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La Rivoluzione Francese.
Dopo l’apertura degli Stati Generali (5 V 1789, l’ultima convocazione risale al 1614)
sorgono gravi contrasti tra Luigi XVI di Borbone re di Francia ed il Terzo Stato, che
chiede riforme sociali, economiche e politiche. Gli stati generali assumono il nome di
Assemblea Nazionale (17 VI), poi quello di Assemblea Costituente (9 VII), cioè
con il compito di scrivere la costituzione.
La folla prende la Bastiglia e libera i prigionieri politici (15 VII). Gli ufficiali
della guardia del re presentano le loro dimissioni, che sono accettate.
L’Assemblea Costituente abolisce i privilegi feudali, proclama la separazione dei poteri
legislativo, giuridico ed amministrativo e proclama i diritti dell’uomo (4 VIII).
Il re è obbligato dalla folla a trasferirsi da Versailles a Parigi (6 X 1790) e
dopo la morte del presidente moderato Honorè-Gabriel Riqueti conte di Mirabeau,
il suo maggior sostenitore (2 IV 1791), tenta la fuga all’estero ma è arrestato (20/21
VI). L’Assemblea Costituente si scioglie e torna a riunirsi come Assemblea Legislativa
(20 IX 1791).
Luigi XVI è costretto a chiamare i Girondini al governo (III 1792) ed a
dichiarare guerra all’Austria (20 IV), contro la volontà dei Giacobini; la causa
primaria è lo scontro di politica interna tra i due partiti. L’Austria possiede
il Belgio ed il Lussemburgo (dal trattato di Utrech, 1713) ed è alleata alla
Prussia (convenzione di Pilnitz, 1791, e trattato di Berlino, II 1792, che tra l’altro
prevede la spartizione della Polonia tra le due potenze e la Russia).
La folla penetra a Le Tuileries ed affronta il re (20 VI).
La patria è dichiarata in pericolo (11 VIII) ed appare il “Manifesto di
Brunswick” (25 VII), che invita insolentemente alla disobbedienza e causa
l’indignazione popolare. La folla penetra nuovamente a Le Tuileries costringendo Luigi
XVI a rifugiarsi presso l’Assemblea Legislativa che lo sospende dal trono e lo chiude
nel tempio. La folla massacra i nobili ed i preti nelle prigioni (6 IX).
L’Assemblea Legislativa diviene Convenzione Nazionale (20 IX) che abolisce la monarchia,
proclama la repubblica (21-22 IX) ed emette un proclama nel quale accorda
fraternità e soccorso a tutti i popoli che vogliano conquistare le propria
libertà (IX 1792). Luigi XVI è messo sotto processo (20 XII).
L’Esercito Francese.
Tra gli atti dell’Assemblea Costituente c’è la riorganizzazione dell’esercito
(1791) che secondo la Costituzione sarebbe dovuto rimanere volontario.
Agli antichi corpi regolari mercenari (abiti bianchi), che forniscono 150.000 uomini
(la ferma è di 8 anni), sono affiancati i corpi di volontari a ferma annuale
(abiti azzurri), previsti in numero di 100.000 (sono circa la metà nel 1792) e la
guardia nazionale obbligatoria dei cittadini tra i 18 ed i 50 anni limitata a impieghi
locali. Sono inoltre previsti 30.000 cavalieri ma è difficile reperire i
cavalli.
Dopo che la patria è dichiarata in pericolo (11 VIII 1792), è decretato
l’arruolamento di 600.000 “volontari” fissando il contingente che ogni dipartimento
deve fornire.
La fanteria è organizzata in battaglioni di 9 compagnie (1
di granatieri) e 6 pezzi d’artiglieria (che nella pratica sono spesso in numero
inferiore).
La cavalleria è organizzata in reggimenti di 3 squadroni,
più uno squadrone deposito, ed è armata di sciabola e pistola (senza
moschetti né lance).
L'artiglieria è organizzata in batterie di 6 cannoni e 2 obici.
Le Armi del Periodo | |
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Moschetto | Gittata massima teorica 200 metri; gittata d’impiego 100 metri; cadenza di tiro dai 2 (soldati mediamente addestrati) ai 5 colpi al minuto (veterani). I colpi a segno sono circa il 20%. |
Moschetto Rigato | Gittata massima di 300 metri; cadenza 5 colpi in 2,5 minuti; precisione alle distanze 80-100, 100-200, 300 metri per soldati mediamente addestrati rispettivamente 40, 18 e 15 %, per soldati bene addestrati 53-75, 25-40, 16-23%. |
Cannone da 3 libbre | Precisione 100% a 450 metri, 34% a 750 metri; cadenza di 8 colpi in 2,5 minuti. Mitraglia entro 675 metri. |
Cannone da 6-7 libbre | Precisione 100% a 520 metri (con eventuale rimbalzo a 6-700
metri), 31% a 950 metri, con una cadenza di 8 colpi in 2,5 minuti. Mitraglia entro 400 metri. |
Cannone da 8-9 libbre | Precisione simile ai precedenti (400 metri con eventuale
rimbalzo a 8-900 metri, 700 metri con rimbalzo a 1.000 metri), gittata massima 900
metri. Cadenza di 6 colpi in 2,5 minuti. Mitraglia entro 450-475 metri. |
Cannone da 12 libbre | Precisione 100% a 600 metri, 26% a 950 metri; gittata massima a parabola 1.200-1.800 metri; cadenza 3 colpi in 2,5 minuti. Mitraglia entro 550-600 metri. |
I regolamenti del 1764, 1766 e 1769, del duca di Broglia e del
maggior generale conte di Guibert, introducono il sistema divisionario (unità
formate da reparti delle varie armi), prevedono l’uso della colonna serrata detta
appunto "alla Guibert", istituiscono i volteggiatori e le regole per l’evoluzione delle
linee.
I regolamenti del 1774, 1775 e 1776, sotto l’influenza
dell’ufficiale prussiano Pirch, è una regressione in quanto prevede solo
l’ordine lineare di tipo prussiano e distribuisce alla fanteria pezzi d’artiglieria da
4, 8 e 12 libbre.
Il regolamento del 1778, sul servizio di campagna, reintroduce
l’uso dei volteggiatori.
Il regolamento del 1778 di Vaussieux reintroduce il sistema
divisionario, espone i difetti delle colonne straordinarie proposte dal barone de
Meslin-Durand ed i vantaggi delle colonne per i movimenti di preparazione alla
battaglia. La colonna "alla Guibert" diventa la formazione normale di manovra, o
è usata congiuntamente alla linea per il combattimento. Non si diffonde invece
l’uso dei volteggiatori.
Il regolamento provvisorio del 1788 regola la formazione di colonne
anche per le grandi unità, oltre a quelle piccole, e riduce le linee da 3 a 2
ranghi, ma dopo essere stato distribuito a tutti i colonnelli una commissione è
incaricata di rivederlo ed emette il regolamento definitivo il 1 VIII 1791.
Il regolamento del 1 I 1791 è la versione semplificata di
quello provvisorio del 1788 ed è rivolto alla Guardia Nazionale. Adotta la linea
su due ranghi e riduce il numero di formazioni allo stretto necessario.
Al momento dell’entrata in guerra le truppe sono generalmente istruite secondo il
regolamento provvisorio del 1788, i due regolamenti del 1791 sono ancora poco studiati
mentre alcuni reparti sono istruiti ancora con quello "alla prussiana" del 1776. Le
truppe istruite dal 1792 in poi si dimostreranno superiori a tutte le truppe
avversarie.
Gli ufficiali sono autodidatti ed è loro consigliato lo studio dei più
diffusi testi di storia militare. L’Ancient Regime ha istituito una scuola
ufficiali solo per le armi tecniche dell’artiglieria e del genio.
La Crisi di Comando Francese.
La guerra è condotta dal ministro degli esteri Charles François Dumouriez che
dispone delle seguenti armate (139.500 uomini presenti su 160.000 nominali):
Armata del Nord - maresciallo J.B. Donatien conte di Rochambeau, 24.000 nei Paesi Bassi e 19.000 a Sedan,
Armata del Centro - generale La Fayette, 17.000 uomini tra Montmédy e Bitche,
Armata del Reno - maresciallo Lückner, 24.000 uomini in Alsazia,
Armata del Mezzogiorno - generale Montesquiou, 15.000 uomini,
L’ufficiale del genio Rouget de Lisle, dell'Armata del Reno e di guarnigione a
Strasburgo, scrive le parole e la musica del “Canto di Guerra dell'Armata del Reno”
che i federè marsigliesi fanno conoscere a Parigi e riceve il nome “La
Marsigliese”.
I francesi iniziano l’invasione dei Paesi Bassi (18 IV) ma gli scontri di
Quiérvain e Tournai si risolvono con scene di panico tra le truppe
(29-30 VII).
Il maresciallo Lückner sostituisce il maresciallo Rochambeau e l’Armata del Reno
viene affidata a Biron, sottoposto al generale La Fayette. Senza consultare il
ministero, Lückner e La Fayette si accordano per scambiarsi di posizione con
tutte le loro truppe (VIII). La Fayette diserta (10 VIII) ed è sostituito dal
generale Dumouriez (20 VIII) che ha perso il ministero.
L’Invasione e la battaglia di Valmy (20 IX 1792).
Karl Wilhelm Ferdinand duca di Brunswick (Braunschweig in tedesco), eroe della guerra
dei Sette Anni, passa la frontiera (20 VIII) con 42.000 prussiani, seguiti da 6.000
uomini dell’Assia e 15.000 francesi emigrati.
L’Austria ha in linea 49.000 uomini sulle Ardenne e nei Paesi Bassi ed il corpo
austriaco del generale Cleyfayt si unisce ai prussiani presso Arlon (19 VIII).
Gli invasori avanzano su Metz, prendono la fortezza di Longwy (23-29 VIII) e quella di
Verdun (30 VIII-2 IX).
Il maresciallo Lückner viene destituito perchè inoperoso e sostituito da
François Christophe Kellerman (veterano della guerra dei sette anni) che è
inviato in soccorso di Domouriez.
Domouriez dispone di 19.000 uomini, ne riceve altri 3.000 dalla Sambre e si schiera
dietro le Argonne (3 IX), tra La Chênein (a nord) e Les Islettes (a sud) ma dopo
alcune scaramucce (12-14 IX), Brunswick aggira queste posizioni (10 XI) e continua
l’avanzata nonostante che le sue truppe siano colpite da malattie.
Domouriez lo tallona, è raggiunto da Kellerman con 16.000 uomini (17 IX) ed
infine anche da Beurnonville con 10.000 uomini (19 IX), che lo aveva scambiato per il
nemico ed era ripiegato su Châlon (16 IX). I Francesi respingono un accenno di
attacco prussiano a Valmy (20 IX 1792).
Brunswick dispone di solo 17.000 uomini validi ed ottiene un armistizio (22-29 IX) che
gli consente di ritirarsi oltre confine nel Palatinato. La vittoria ha un grande
effetto morale in Francia.
Goethe, presente alla battaglia, vent’anni dopo dichiara che "questo giorno, in questo
luogo, una nuova era comincia nella storia del mondo".
La Controffensiva Francese e la battaglia di Jemappes (16 XI 1792).
L’Armata del Reno (Custine, 17.000 uomini) penetra nelle terre del
Reno, occupa Spira con i suoi preziosi magazzini prussiani, Worms, Magonza,
Francoforte, diffonde le idee rivoluzionari tedeschi cercando proseliti ma crea
malcontento con l’imposizione di contribuzioni di guerra. L’intervento di prussiani
(Brunswick, 43.000 uomini) costringe l’armata a tornare sulla riva destra del Reno
(16 XII).
L’Armata del Mezzogiorno (Montesquiou, 10.000 uomini), passa il
confine del regno di Sardegna senza preventiva dichiarazione di guerra (22 IX), occupa
la Savoia (25 IX) e Nizza (27 IX), mentre la flotta francese tenta inutilmente di
effettuare sbarchi in Sardegna.
L’Armata del Nord (Dumouriez, 92.000 uomini), in quattro colonne,
invade il Belgio difeso dall’armata austriaca (duca di Sassonia-Teschen, 25.000 uomini)
che accetta battaglia a Jemappes, presso Mons, ed è
sconfitta (16 XI 1792).
Entro la fine dell’anno il Belgio è interamente occupato dai francesi.
La Crisi Francese.
A dicembre è costituita l’Armata d’Italia, su 40 battaglioni (20.000 uomini) ma
l’esercito è investito da una crisi causata dalla richiesta del congedo dei
volontari annuali (del ’91) e dalla crisi logistica causata dalla burocratizzazione
delle requisizioni del ministro della guerra Jean Nicolas Pache (è suo il detto
“Libertè, Egalitè, Fraternitè ou la Mort”). Si verificano
60.000 diserzioni.
La crisi militare è affiancata da una crisi politica interna. I Girondini sono
cacciati dal governo (2 VI) ed è istituito il Comitato di Salute Pubblica, atto
che segna l’inizio del periodo del Terrore. Dopo l’uccisione di Marat, nella vasca da
bagno da parte di Carlotta Corday (13 VI), il suo posto è preso da Robespierre.
Maria Antonietta è decapitata (16 X), poi anche Luigi XVI (21 I 1793).
L’atto provoca la dichiarazione di guerra alla Francia da parte dell’Inghilterra,
dell’Olanda, della Spagna, del Portogallo, della Toscana, dello Stato Pontificio,
del Regno di Napoli e Sicilia e dell’Impero Germanico (II 1793). In Vandea ed in
Bretagna scoppiano sommosse anti-rivoluzionarie (III 1793), che si diramano a Lione,
Marsiglia e Bordeaux (VI 1793).
I coalizzati dispongono di 3-400.000 uomini (compresi i 10.000 uomini del contingente
inglese) contro i 225-270.000 francesi, accresciuti da una leva straordinaria di
300.000 "volontari" (II-VII 1793), scelti a sorteggio e per i quali è abolita
la scadenza annuale.
La Campagna del '93 in Belgio.
L’Armata del Nord (Dumouriez, 35.000 uomini) invade l’Olanda (II 1793) in due colonne
che dovrebbero incontrarsi a Nimega:
Il generale Dumouriez con 10.000 uomini da Anversa supera
Biesbosch ed avanza su Rotterdam.
Il generale Miranda con 20.000 uomini investe Maastricht che
resiste.
Altri 70.000 uomini dell’armata sono lasciati nei presidi del
Belgio e del Lussemburgo.
L’Olanda è difesa da 40.000 austriaci guidati dal feldmaresciallo principe
Josias di Sassonia-Coburgo, con l’abile Karl Mack come capo di stato maggiore ed il
giovane Arciduca Carlo d'Asburgo alla guida dell’avanguardia.
L’Arciduca Carlo passa a forza il fiume Roer (2 III) ed avanza verso la Mosa
costringendo i francesi a ritirarsi a Sanit Trond ed a dare battaglia presso
Neerwinden (18 III). Dumouriez attacca gli austriaci in otto colonne disgiunte, privo
di riserve, ed è sconfitto. Dopo un’altra sconfitta presso Louvian, Dumouriez
diserta con pochi ufficiali, un migliaio di uomini (5 V) e passa al servizio
dell’Inghilterra (dall’inizio dell’anno ha avuto 10.000 caduti e 25.500 disertori).
I coalizzati si fermano ad assediare le piazzeforti piuttosto che marciare su Parigi
approfittando della grave crisi nell’alto comando dell’esercito francese. Il nuovo
comandante Dampierre è ucciso presso Famars, il successore Lamarche è
sostituito da Custine che viene decapitato, l’irlandese Kilmain (in Francia dal 1774)
è nominato a sua volta comandante ma è arrestato e sostituito da
Houchard.
La crisi militare francese termina grazie alla nomina del matematico Lazare-Nicolaus
Carnot nel Comitato di Salute Pubblica, da parte di Robespierre, con il compito di
organizzare l’esercito e condurre la guerra. I primi risultati sono ottenuti con il
miglioramento delle requisizioni e nella loro distribuzione. L’esercito subisce la
Prima Amalgama (VIII 1793), legge che affianca 2 battaglioni di volontari o guardie
nazionali per ogni battaglione mobilitato (già attuata sul campo da Dumouriez e
La Fayette dal 1791); è soppressa l’uniforme bianca, sono istituite le prime
compagnie di zappatori del genio (inquadrate con i pontieri e l’artiglieria) e 2
compagnie di aerostieri. Nel corso dell’anno è anche adottato il reggimento (o
mezza brigata) formato da 2 battaglioni (uno completo ed uno deposito), portati poi a
4 (tre completi, uno deposito).
L’esercito ammonta a 9 armate con 500.000 uomini presenti su 658.000 nominali.
Carnot è fautore del “Confine Naturale” ed è soprannominato “Organisateur de la Victorie”.
Federico duca di York, figlio di Giorgio III d’Hannover re d’Inghilterra, dispone di
22.000 tra inglesi ed hannoveriani e 15.000 imperiali, appoggiati dalla flotta, marcia
su Dunkerque fiancheggiato da Freytag con 10.000 uomini verso Bergues, mentre il
principe d’Orange si trova a Menin con 14.000 olandesi (sulla Lys).
Houchard dispone di 40.000 uomini, più altri 50.000 provenienti dalla Mosella e
dal Reno, per la prima volta organizzati in divisioni (grandi unità che
comprendono fanteria, cavalleria ed artiglieria).
I francesi attaccano gli olandesi a Menin (28 VIII) ma l’iniziale vantaggio è
vanificato alla sera, quando si disperdono per saccheggiare. Successivamente i francesi
attaccano il corpo di Freytag a Hondschoote (6 VIII), presso Dunkerquue, e dopo un
giorno di sosta lo sconfiggono (8 VIII) spiegandosi in dense linee di tiratori. Il
duca di York subisce una sortita del venticinquenne Lazare Hoche, è minacciato
da Houchard, ed è costretto a levare l’assedio.
I successi francesi proseguono con la netta vittoria di Houchard sugli olandesi guidati
dal principe d’Orange a Menin (IX) ma non impediscono a Coburgo di costringere Le
Quesnoy alla resa.
Houchard raduna le forze sullo Scarpe presso Arras ma una divisione è sorpresa
e distrutta dagli avversari. Houchard è ritenuto responsabile, processato con
altri sei generali, ghigliottinato e sostituito dal divisionale Jean Baptiste
Jourdan.
Jordan attacca è sconfigge a Wattignies (14-15 X 1793)
il corpo di Clerfayt, che copre l’assedio di Mauberge da parte di Coburgo con 80.000
uomini. Mauberge èliberata (16 X) ma Coburgo raccoglie le proprie forze e rimane
sulla difensiva.
Poiché il Belgio non è stato liberato il Comitato di Salute Pubblica sostituisce
Jourdan.
La Campagna del '93 sul Reno.
I coalizzati ottengono la resa di Magonza (23 VII) e proseguono l’avanzata.
Il generale austriaco Sigismondo von Wurmser respinge l’Armata del Nord (Haouchard) e
l’Armata del Reno (Alexadre visconte di Beauharnais).
I francesi falliscono il tentativo di levare in massa la popolazione dell’Alsazia e
l’Armata del Reno, molto disorganizzata, è sconfitta a Pirmasens (IX).
Landremont sostituisce Beauharnais che è ghigliottinato (1794) lasciando vedova
Joséphine Tascher de la Pagerie (in seguito moglie di Napoleone Bonaparte ed
imperatrice dei Francesi).
Robespierre invia due membri del comitato (X) : Lebas e S. Just, descritti come
“cupe figure”, che ristabiliscono l’ordine e la disciplina, quindi le due armate
soccorrono Landau, assediata da Brunswick (XI).
L’Armata della Mosella, ora guidata da Hoche, eroe della resistenza di Dunkerque,
attacca per tre giorni le forti posizioni di Brunswick a Kaiserlautern ma è
respinto.
L’Armata del Reno, ora guidata da Charles Pichegru, attacca gli austriaci guidati da
Wurmser e trincerati sul Moder (XII). Hoche con 4 divisioni forza il passaggio di
Hardt (22 XII) ed avanza verso Wörth, costringendo Wurmser a ritirarsi sulle
forti posizioni presso Weissenbourg, sul Lauter, dove è attaccato dall’Armata
del Reno e dall’Armata della Mosella, unite sotto il comando di Hoche. L’attacco
principale è effettuato da 3 divisioni ed i francesi riportano la vittoria
(26 XII). Landau è liberata, l’Alsazia ed il Palatinato sono occupate.
La Campagna del '93 in Piemonte.
L’esercito di Vittorio Amedeo II di Savoia re di Sardegna ammonta a 30.000 fanti di
linea e 15.000 fanti (teorici) della milizia guidati dal generale Thaon de
Rével: 34 reggimenti di fanteria, 9 reggimenti di cavalleria, il Corpo Reale
d’Artiglieria, il Genio, un Reggimento di Guarnigione, la Legione Leggera, i
Granatieri Reali, le Compagnie Franche, i Cacciatori Franchi ed i Cacciatori
Nizzardi.
Kellerman caccia i Sardi che hanno rioccupato la Savoia mentre il terreno montano
presso il mare ostacola l’avanzata francese.
Il generale Brunet con 18.000 uomini attacca le posizioni sarde al monte Authion (8 VI)
ma è respinto. L’ala sinistra francese subisce il contrattacco nemico ed
è ricacciata in disordine.
I francesi tentano di avvolgere il colle di Brouis per la destra, verso la Roja,
debolmente contestati dal reggimento provinciale di Vercelli. Maggior resistenza
è offerta da 2 battaglioni di granatieri riuniti presso Béolet,
nonostante l’enorme vantaggio numerico degli attaccanti.
Il giorno seguente Thaon de Rével con i suoi 7.000 uomini ripiega verso Saorgio
ed i francesi occupano Breglio.
Il successivo attacco francese è respinto su tutta la linea e vede la fuga di
interi battaglioni francesi (12 VII). Dumerbion sostituisce Brounet che è
ghigliottinato.
La Guerra sugli Altri Fronti.
L’ammiraglio Hood con 25 vascelli, truppe sarde, napoletane e spagnole, occupa Tolone
(27 VIII), dove cattura 15 fregate e 31 vascelli francesi che il trentacinquenne
capitano di vascello Orazio Nelson consiglia invano di distruggere. Gli spagnoli
occupano il Roussillon.
I francesi reprimono le rivolte in Vandea. Il generale Dugommier riconquista Tolone,
grazie al giovane generale d’artiglieria Napoleone Bonaparte (riprendendo 15
vascelli).
L’Inghilterra occupa alcune basi in Corsica (a Calci Nelson perde un occhio) ma è
preoccupata dalla guerra di corsa mentre la rivolta della Polonia impensierisce
Austria e Prussia.
Il contrammiraglio Villaret Joyeuse esce da Brest con 25 vascelli per incontrare e
scortare un convoglio di 130 navi carico di viveri proveniente dall’America (V 1794).
Raggiunto dalla flotta inglese, tecnicamente superiore e guidata da lord Howe (28 V),
lo attira lontano dal convoglio ma non riesce ad evitare la battaglia (1 VI) e perde
7 vascelli prima di riuscire a sganciarsi. La sua manovra ha tuttavia permesso al
convoglio di giungere indisturbato a Brest.
La Campagna del '94 in Belgio.
L’Armata del Nord (Pichegru, 165.000 uomini in 12 divisioni più altri 85.000
uomini) sconfigge il duca di York a Boxtel, poi più gravemente Coburgo a Tourcoing
(18 V) ed ottiene la resa di Ypres (17 VI).
Il generale Desjardin, con i commissari S. Just, Lebas e 7 divisioni francesi, passa la
Sambre tra Maubeuge e Charleroi e marcia contro 30.000 austriaci guidati da Kaunitz,
ma questi sono raggiunti da 25.000 austro-olandesi del principe d’Orange e respingono
quattro attacchi francesi (tra il 20 V ed il 3 VI).
Il comandante dell’Armata della Mosella Hoche è sostituito dal ritorno di
Jourdan che caccia gli austriaci dal Lussemburgo (IV), si unisce a Desjardins e
Charbonnier tagliando la ritirata a Coburgo.
Jourdan dispone di 4 divisioni di fanteria ed 1 di cavalleria (40.000 uomini) mentre
le 6 divisioni di Desjardins e Charbonnier sono fortemente provate ed i due comandanti
sono esonerati.
Jourdan riorganizza le forze in divisioni, ciascuna formata da 2 brigate di fanteria su
6 battaglioni, 2 reggimenti di cavalleria su 3 squadroni ed 1 batteria per un totale di
circa 7.000 uomini. Solo la divisione di cavalleria è priva d’artiglieria. Le
divisioni sono riunite in tre grandi unità (anteprima dei Corpi d'Armata)
più una riserva:
Ala Destra - François Séverin Marceau (veterano in Vandea) con 2 divisioni, dislocata nelle Ardenne,
Centro - Jourdan con 5 divisioni, sulla Mosella,
Ala Sinistra - Jean Baptiste Kléber (veterano in Vandea) con 2 divisioni, a nord,
Riserva - formata dalle 2 divisioni più provate, sulla Sambre,
Jourdan forza la Sambre (12 VI), investe Charleroi assumendo uno schieramento sottile ed
uniforme su un arco di 24 chilometri ma è respinto oltre il fiume da Orange (16
VI). Sono necessari altri 6 attacchi per riuscire a forzare nuovamente la Sambre (18
VI). Jourdan ottiene la resa di Charleroi (25 VI) e respinge l’attacco di Coburgo
presso Fleurs (26 VI 1794), costringendolo ad effettuare una
ritirata generale su Bruxelles e oltre la Mosa. Le divisioni vittoriose sono inquadrate
nella gloriosa “Armata della Sambre e della Mosa”.
La Conquista Francese dell’Olanda.
Jourdan occupa Bruxelles, Anversa, Liegi e Condè, sconfigge sulla linea
dell’Amblève a Sprimont (18 IX) e sulla linea del Roer ad Aldenhoven (2X)
l’armata di Clerfayt, che ha sostituito Coburgo, cacciandolo dall’Ourthe e
dall’Amblève. Questa battaglie non sono altro che duri attacchi frontali
francesi, senza manovra e senza riserve, vinte grazie alla superiorità numerica
(120.000 di Jourdan contro gli 85.000 di Clerfayt) e morale. I francesi prendono
Colonia (6 X) e Maastricht (4 XI) dopo un assedio di 40 giorni.
Dopo la vittoria di Sprimont (18 IX), l’Armata di Mosella (generale Jean Victor Moreau)
e l’Armata del Reno (generale Michaud), rinforzate da 30.000 uomini dalla Vandea e
dalle Alpi, respingono i coalizzati oltre il Reno. Moreau avanza su Coblenza mentre
Michaud mette l’assedio a Magonza (XI).
Nell’inverno il generale Charles Pichegru approfitta dei canali ghiacciati in Olanda ed
alcuni squadroni di ussari catturano la flotta bloccata dai ghiacci nel
Texelstroom.
Marie Joseph Chénier compone “Le Chant de Depart”, poi inno nazionale
(1794).
È proclamata la Repubblica Batava (1795) ma l’Inghilterra, con il consenso del
principe d’Orange, inizia l’occupazione delle colonie olandesi (metà 1795), ottiene
la resa di Città del Capo, dei possedimenti in Malacca ed in India mentre deve
prendere a forza Colchin e Ceylon. L’anno successivo solo Giava e Ternate sono rimaste
olandesi (III 1796).
La Campagna del '94 in Piemonte.
L’Armata della Alpi (Dumerbion) riceve in rinforzo 6.000 uomini preparati a Tolone per
una spedizione in Corsica (tra i quali il generale Napoleone Bonaparte) che la portano
a 40.000 uomini, contro i 6.000 regolari austro-sardi e 1.500 miliziani piemontesi,
favoriti nella loro tattica difensiva dal terreno montagnoso.
Andrè Massena avanza con 4 divisioni (20.000 uomini) in tre colonne su un fronte
di 40 chilometri (6 IV):
a sinistra la divisione Hammel verso monte Muratone,
al centro le divisioni Laharpe e François,
a destra la divisione Mouret (1.500 uomini) verso Oniglia
(raggiunta il 9 IV).
Nel settore i piemontesi dispongono di 1 battaglione a Dolceacqua, 1 battaglione ad
Oniglia e 400 miliziani tra Pigna, Rocchetta Nevrina e Triora, posizioni scardinate
violando la neutralità della repubblica di Genova. I passi sono presi grazie alla
superiorità numerica ed il timore di essere aggirati da sud.
Dumerbion con 12.000 uomini e 16 cannoni avanza per le Alte Langhe, Scalizzano,
Montezemolo, Millesimo e Colloredo (nord-est) per attaccare gli austriaci, che
dispongono di 42 cannoni ed hanno avamposti a Colloredo, Bormide di Malcare e
Pallare.
I francesi iniziano con degli attacchi diversivi sulle Alpi di Cuneo, poi a nord la
brigata Cervoni (2.000 uomini) avanza da Loano a Finale (17 IX), raggiunto il giorno
seguente da Massena (9.000 uomini). Il grosso, riunito a Dego ma privo di artiglierie
a causa delle strade cattive, attacca le posizioni austriache che resistono (21 IX).
La notte Colloredo, minacciato sul fianco, si ritira ed i francesi tornano in
Liguria.
La Situazione Politica e Militare nel '95.
La Francia firma la pace con la Toscana (5 II), la Prussia (Basilea, 5 IV) e, grazie
anche all’invasione della Catalogna da parte del generale Dugommier (‘94), con la
Spagna (Basilea, 25 VII). La Spagna riottiene i territori persi sui Pirenei e cede parte
dell'isola di Santo Domingo.
Il Comitato di Salute Pubblica è abbattuto ponendo fine al periodo del Terrore
(27 VII 1794, 5 brumaio IV). Sono istituiti il Consiglio dei 500 ed il Consiglio degli
Anziani (250 membri) che insieme prendono il nome di Direttorio (26 X 1795). Il governo
è in mano alla corrotta oligarchia giacobina (anti-clericale, contro la famiglia
ed il rilassamento dei costumi) che effettua delle periodiche elezioni parziali,
cassandole se sgradite.
L’esercito francese dispone delle seguenti truppe (III 1795):
Armata della Sambre e della Mosa - Jourdan con 87.000 uomini
(170.000 sulla carta),
Armata del Reno e della Mosella - Pichegru con 57.000 uomini
(174.000 sulla carta),
Armata d’Italia - 54.000 uomini (100.000 sulla carta), dei quali
solo 17.000 in prima linea.
La Campagna del '95 sul Reno.
Pichegru e Jourdan forzano il Reno ed assediano Magonza, soccorsa da Clerfayt con 97.000
austriaci e Brunswick con parte dei suoi 87.000 uomini. Attorno alla città i
francesi subiscono una serie di smacchi:
presso Heidelberg è distrutta una divisione di Pichegru,
presso Magonza un’altra divisione di Pichegru è quasi
interamente distrutta (28 VIII),
presso Pfrimm due divisioni francesi, più una respinta da
Heidelberg ed i resti delle due divisioni precedenti, sono attaccate e respinte da
forze doppie (10 XI),
sullo Speyer le stesse forze sono nuovamente attaccate e respinte
(14 XI),
Jordan con 35.000 uomini rischia di essere bloccato ma riesce
abilmente a sfuggire alla caccia.
La Campagna del '95 in Piemonte – Lo Sbocco nella Pianura Padana.
Il Piemonte è difeso dal Corpo del Sud (Colli, 9.000 piemontesi), rinforzato da
30.000 austriaci (De Wins e generale Wallis), e dal Corpo Ausiliario (generale
Argenteau, 9.000 uomini), formato da 7 battaglioni e 2 squadroni, pagato dal regno di
Sardegna (trattato di Valenzana).
Philbert Sérurier con 6.000 uomini e Massena con 20.000 uomini riaprono le
ostilità (VI) con scacchiere principale in Liguria.
Gli austriaci tentano invano di forzare Val Quiliano (23-27 VI). I francesi attaccano
su tutto il fronte tra Bormida di Millesimo e la Vermanagna. Colli prende monte
Spinarda, Argenteau prende il nodo di Settepani costringendo Massena a ripiegare
l’ala destra (27 VI). Verso metà luglio gli attacchi austro-sardi si
esauriscono.
Al fronte torna il generale Schérer (IX), dopo la pace con la Spagna, e giungono
nuove truppe (X).
Un uragano obbliga l’abbandono delle posizioni più elevate (XI) e Schérer
sposta le truppe dalla val Tanaro verso la Liguria. Wins interpreta questa mossa come
l’inizio degli acquartieramenti invernali e cede il comando a Wallis (21 XI).
I francesi invece attaccano (23 XI): a sinistra Sérurier, a cavallo del Tanaro e
sulla cresta verso San Berbardo, ma è respinto sanguinosamente; al centro
Massena respinge Argenteau oltre la cresta fino Bernardino.
Le gravi perdite subite e la scarsezza di munizioni costringono Argenteau a ripiegare
durante la notte verso il colle dei Giovetti, lasciando scoperta la destra austriaca
in Liguria e la sinistra piemontese in val Tanaro. Massena avanza subito fino al Col
di Melogno, dove lascia un distaccamento, invia una colonna a San Giacomo e con il
migliaio di uomini prosegue per Finale (ore 24:00).
I 12 battaglioni tra Ravinet e monte Coastellano hanno combattuto per l’intera giornata
e sono respinti da Castellaro fino a Loano. Gli austriaci sono costretti a ripiegare
su Savona. Wallis prosegue per la valle Sansobbia fino ad Aqui abbandonando le
artiglierie.
Sérurier preme le truppe di Colli in ritirata ed invia colonne per Mallare verso
Carcare e Montezemollo, minacciano di aggiramento Colli ed Argenteau che quindi
ripiegano sulla linea San Giovanni-Montezemolo. La notte sul 30 sono costretti a
ripiegare su Ceva per il pericolo di aggiramento da sud.
Sérurier non insegue e si limita a mantenere il possesso dei passi.
Le parti raggiungono l’armistizio di Loano, valido anche per la frontiera renana, ma si
formalizza l’alleanza tra Inghilterra, Austria, Piemonte e Russia (IX 1795).
Le Forze Contrapposte nel '96 in Piemonte.
I francesi riorganizzano l’esercito con la Seconda Amalgama; i battaglioni sono
rimescolati facendo sparire le differenze regionali. In Piemonte i 208 battaglioni
(II ’96) diventano 60 battaglioni inquadrati in 20 mezze-brigate, poi in 9 divisioni
di fanteria ed una di cavalleria (58.000 uomini) affidati al generale Napoleone
Bonaparte (III 1796).
Napoleone, che ha da poco sposato Joséphine Tascher de la Pagerie (Parigi, 9
III), riordina l’Armata d’Italia:
Massena dispone delle divisione Laharpe (8.500 uomini) tra Noli ed
Orco Feglino e della divisione Maynier (9.000 uomini) tra Vado e Savona,
la divisione Augereau (10.000 uomini) è tra Albenga e
Finale,
la divisione Sérurier (9.500 uomini) è tra val
Tanaro e monte Gerassio,
la divisione di cavalleria Stengel (5.000 uomini) è a
Savona,
le altre 5 divisioni (meno di 3.000 uomini ognuna) sono di
presidio sulla costa e sull’arco alpino.
L’Austria accresce il contingente in Piemonte a 30.000 uomini guidati dal settantenne
generale fiammingo Jean Pierre signore di Beaulieu (veterano della guerra dei Sette
Anni) che dispone delle seguenti forze:
5.000 piemontesi tra Demonte e Cuneo,
16.000 piemontesi tra Mondovì e Ceva,
4.000 austriaci del Corpo Ausiliario (Provera) a Bormida di
Millesimo,
24.000 austriaci tra Alessandria, Tortona (Argenteau), Pavia e
Lodi (Sebotiendorf), ancora ai quartieri invernali,
6.000 austriaci (alcuni battaglioni di Argenteau) tra Aqui e Nizza
Monferrato.
La Campagna del '96 in Piemonte.
Le operazioni iniziano con l’occupazione di Voltri da parte della brigata Cervoni,
della divisione francese Meynier (26 III), poi rinforzata da una brigata della
divisione Laharpe (in tutto sono così 4.000 uomini).
Sebotiendorf muove per la val di Lemme verso Genova (IV) mentre Argenteau raccoglie le
truppe ad Aqui ed i piemontesi rinforzano Bormide (a sinistra) e Ceva (al centro)
sguarnendo i dintorni di Cuneo (a destra).
Sérurier avanza al monte Sotta e mincaccia le truppe di Colli.
Sebottendorf e Beaulieu con 9.000 austriaci attaccano Genova (8 IV) costringendo le due
brigate guidate da Cervoni ad arretrare, la ritirata è continuata anche il
giorno 10.
Argenteau, fermato e contrattaccato a Montenotte (11-12
IV) fugge in disordine lungo val d’Erro. Napoleone forza la posizione austro-piemontese
a Millesimo (13-14 IV). Massena con la brigata Cervoni e
2.000 uomini racimolati della divisione Laharpe insegue gli austriaci lungo la Bormida
ma trova 4 battaglioni piemontesi (distaccati con Beaulieu ad inizio dell’offensiva)
ed i reparti austriaci sfuggiti da Montenotte, è quindi costretto a ripiegare
su Cairo.
Augereau sconfigge gli austro-sardi a Dego (14-15 IV), li insegue
e li sconfigge nuovamente a Ceva (16 IV) ed a
Mondovì (19-21 IV), dove si impadronisce
dei preziosi magazzini. Nei giorni successivi i francesi inseguono i piemontesi e
travolgono gli ultimi tentativi di resistenza.
Napoleone riporta la cattura di 21 bandiere, 55 cannoni, 15.000 prigionieri e 10.000
tra caduti e feriti.
L’Armistizio di Salasco, 28 IV 1796.
Il regno di Sardegna è costretto a firmare l’armistizio di Salasco e cessare le
ostilità. L’Esercito Sardo sparisce dai campi di battaglia per più di
mezzo secolo. La pace è perfezionata a Parigi (21 V).
La guerra prosegue contro gli austriaci che sono inseguiti verso Milano.
Napoleone con le divisioni Laharpe, Augereau, Massena e Sérurier (36.000 uomini)
finge di voler passare il Po a Valenza (3-5 V), ed inizia invece il passaggio con
traghetti a Piacenza (7-8 V), ultimandolo dopo che è gettato un ponte (9-10 V).
In un combattimento presso Codogno prendono parte dalla parte austriaca cavalieri
napoletani ed artiglieri piemontesi e cade il generale francese Laharpe (8 V).
I francesi attendono l'arrivo di una divisione dell’Armata delle Alpi, una dalla Roja
(12.000 uomini) ed in seguito dispongono anche di una Legione Cisalpina, 2 brigate
Piemontesi (alleato) e 2 Legioni Polacche (formate da esuli).
La Campagna del '96 in Italia – Il Blocco di Mantova.
Gli austriaci guidati da Beaulieu ripiegano oltre l’Adda. Napoleone effettua il celebre
forzamento dell’Adda a Lodi (10 V), entra a Milano (15 V),
impone un ingente contributo di guerra e numerose requisizioni (anche di opere d’arte),
e procede nell’inseguimento (22 V).
Gli austriaci si ritirano disponendosi a catena lungo il Mincio tra le munite piazze di
Peschiera e Mantova ma i francesi forzano il passaggio a Borghetto (30 V).
La divisione Sérurier (9.000 uomini) blocca 10.000 austriaci dentro Mantova, che
essendo circondata da paludi offre scarse possibilità di uscire e schierarsi
rapidamente. Il direttorio affida il blocco a Kellerman (7 VI), che dispone dei
cannoni del Castello Sforzesco dopo la sua resa (29 VI), ed ordina una spedizione in
Italia centrale:
Augereau occupa l’Emilia e le Marche,
Claudes Henry conte di Vaubois occupa la Toscana, nonostante
la neutralità, e Livorno,
Napoleone occupa Bologna, le Legazioni Pontificie ed Ancona,
imponendo contribuzioni allo Stato Pontificio, poi occupa Firenze (25 VI) e torna a
Milano (13 VII).
È poi creata la Repubblica Cispadana (27 XII 1796), che
comprende i ducati di Modena e Reggio, le città pontificie di Ferrara e Bologna,
ed adotta il tricolore verde-bianco-rosso (7 I 1797). A Milano si raccoglie la Prima
Legione Lombarda, a Modena, Bologna e Ferrara un’altra, si formano inoltre delle
compagnie di cacciatori, ussari e dragoni cisalpini, riunite nel primo reggimento
ussari e cacciatori a cavallo (futuri dragoni Regina).
La Campagna del '96 in Germania.
In Germania l’arciduca Carlo dispone di 175-177.000 uomini, ma dopo i successi di
Napoleone in Italia 25.000 austriaci guidati da Wurmser devono essere inviati dal
Reno su questo scacchiere.
La Francia dispone di 158.000 uomini, ai quali in seguito si aggiungono una Legione
Batava (di Belgi ed Olandesi), una legione Svizzera (dei cantoni di Ginevra e del
Vallese che sono incorporati alla Francia) e 18.000 svizzeri della confederazione:
Due divisioni guidate da Kléber avanzano dalla Wipper per
Düsseldorf su Lahn, dove dovrebbero incontrarsi con Jourdan, ma contro di loro
l’arciduca Carlo distacca Wartensleben con 36.000 uomini.
L’Armata della Sambre e della Mosa (Jourdan) avanza su Lahn ma
è attaccata dal Palatinato dall’arciduca Carlo con 40.000 uomini, è
avvolto sulla sinistra per Wetzlar e deve ripassare il Reno.
L’Armata del Reno e della Mosella (Moreau) passa il Reno a Kehl ed
avanza lungo il Kinzig, mentre una colonna respinge le truppe della Svevia. Il grosso
raggiunge Rastatt (5 VII) dove sconfigge l’austriaco Latorur, che in posizione
difensiva sul Murg attendeva l’arciduca Carlo. L’avanzata procede su Ettlingen dove ha
luogo un combattimento non decisivo con l’arciduca che ordina la ritirata generale per
riunire le truppe.
Jourdan può quindi passare nuovamente il Reno. Wartensleben
è sconfitto a Friedberg (10 VII) e si ritira oltre Meno, occupando una forte
posizione sul Naab per coprire la Boemia, e Jourdan non osa attaccarlo.
L’arciduca Carlo ripiega oltre il Neckar per le valli di Rems e di
Vils inseguito da Moreau con il grosso. A Nerewsheim presso il Danubio decide di dare
battaglia (11 VII) ma lo scontro non è decisivo e la notte passa sull’altra
riva presso Donauwörth.
Frölisch lascia la linea difensiva sul Reno presso monte Kehl
e ripiega lungo il Danubio seguito dal generale Ferino.
L’arciduca Carlo lascia Latour con 30.000 uomini davanti Moreau,
scende con 28.000 uomini il Danubio fino Ingolstadt senza essere scoperto, lo passa e
si unisce a Wartensleben che dispone di 34.000 uomini (62.000 in tutto) costringendo
Jourdan con solo 36.000 uomini a ripiegare lungo il Meno.
Jourdan si ferma ed accetta la battaglia a Würzburg (3 IX) ma à sconfitto
e deve ripiegare fino al Lhan dove si unisce alle truppe che bloccano Magonza.
L’arciduca finge di attaccare Wetzlar poi si rivolge contro l’ala destra francese, la
sconfigge, la incalza e sconfigge poi la retroguardia ad Altenkirchen. Frattanto
Jourdan è sul Sieg (20 IX).
Moreau passa il Danubio a monte di Dillingen, si unisce a Ferino
(disponendo di 55.000 uomini) ed attacca Latour schierato a cordone lungo la Lech, lo
sconfigge, ne disperde le forze, occupa Monaco e tenta di raggiungere Jourdan.
Latour ripiega oltre l’Istar ma da Landshut attacca la destra francese (la divisione
del ventottenne Louis Desaix de Veygoux) che sta marciano verso Neustadt e solo a
fatica è ricacciato oltre l’Isar.
Moreau si ritira sul Reno, verso Kehl, infliggendo presso Biverach una dura sconfitta
a Latour che lo incalza, poi però perde tempo per disporre le proprie
unità secondo la priorità di marcia (avanguardia, grosso, retroguardia).
Latour è raggiunto dall’arciduca Carlo (40.000 austriaci in tutto), insieme
raggiungono Moreau, lo sconfiggono (fine X) e lo obbligano a passare il Reno presso
Huningue. Nonostante le perdite, Moreau è portato in trionfo per aver eseguito
abilmente la ritirata. Desaix resiste due mesi assediato in Kehl.
L’armistizio di Villafranca pone fine alle operazioni.
La Campagna del '96 in Italia
– Il Primo Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
Mantova è l’ultima piazzaforte austriaca rimasta in Italia. Qualsiasi altro
generale, secondo i metodi guerra dell’epoca, l’avrebbe assediata concentrandovi tutte
le truppe. Napoleone invece mira alla distruzione dell’esercito avversario, sapendo che
l’Austria manderà sicuramente truppe in soccorso della città.
Perciò davanti a Mantova c'è una sola divisione (Sérurier, 9-10.000
uomini), sufficiente a bloccare il presidio di 8-10.000 uomini, poichè il
terreno paludoso che circonda la città impedisce di uscire e schierarsi
velocemente. Nell'assedio sono impiegati anche i cannoni austriaci prelevati dal
castello Sforzesco di Milano e quelli pontifici di Ferrara e di Castelfranco
d’Emilia.
Il resto dell’Armata d’Italia è disposto a ventaglio, non sapendo da quale
direzione giungano gli austriaci ammassati in Tirolo.
Divisione Massena (15.000 uomini): presso Rivoli. Previene
l’arrivo di rinforzi austriaci dalla Val d'Adige.
Divisione Sauret (4.000 uomini): tra Salò e Gavardo.
Previene l’arrivo di rinforzi austriaci dalle valli dell’Oglio, della Mella e del
Chiese.
Divisioni Despinoy (4.500 o 7.000 uomini) ed Augereau (4.500 o
5.000 uomini): sul fiume Adige, tra Ronco e Castagnaro. Bloccano l’arrivo di rinforzi
austriaci dalla pianura Veneta.
Divisione di cavalleria guidata da Charles Joseph Kilmaine (1.200
o 1.500 uomini) e riserva d’artiglieria: a Valeggio sul Mincio.
Le forze francesi sono disposte ad ombrello in modo che ogni divisione possa resistere
il tempo necessario alle altre per raggrupparsi ed affrontare l’avversario, secondo la
strategia chiamata della “Posizione Centrale”.
Il grosso degli austriaci sta infatti scendendo per la Val d’Adige verso Verona, guidato
dall’anziano maresciallo Wurmser, mentre un distaccamento guidato dal generale
Quasdanovic scende dalla Val Sabbia, per la Val Sugana verso Bassano, da dove
può dirigersi a Verona o a Legnano. In tutto sono 59.000 uomini (18.000
ritiratisi dalla Lombardia, 20-30.000 tolti dallo scacchiere tedesco). Altre fonti
elevano gli austriaci a 100.000 uomini contro 30.000 francesi.
L’errore strategico della manovra austriaca è che il Lago di Garda impedisce a
Wurmser ed a Quasdanovic di comunicare tra loro ed operare congiuntamente.
Durante tutte queste operazioni il territorio della repubblica di Venezia viene
ripetutamente violato nonostante la sua neutralità.
La brigata Joubert (della divisione Massena) è respinta da Wurmser da Corona a
Rivoli (28 VII), dove si unisce alle brigate Valette e Victor (Claude Victor, poi
maresciallo). Le tre brigate sono minacciate di aggiramento da parte di un’altra
colonna austriaca giunta a Chiusa, quindi ripiegano su Pastrengo. Una terza colonna
austriaca è respinta da Verona mentre il grosso si trova ancora a Montebello in
Valsugana, guidato dal generale Meszaros.
Napoleone riceve le prime notizie dell'avanzata austriaca a Brescia, dove si trova con
la moglie Joséphine Beauharnais, sposata da poco, emana gli ordini per
concentrare le divisioni contro Wurmser, invia il tesoro ed i bagagli del quartier
generale a Milano e si porta a Castelnuovo (29 VII).
Quasdanovic attacca Sauret a Gavardo ed a Salò, dove la brigata Guieu resiste
appoggiandosi ad un vasto fabbricato (29 VII) mentre Wurmser respinge Massena sulla
riva destra del Mincio ed occupa Verona (29 VII). Contro di lui stanno concentrandosi
i francesi a tenaglia lungo il Mincio:
Despinoy muove a Desenzano per unirsi a Massena (ala sinistra).
Kilmaine muove a Roverbella (centro), rinforzato da tre brigate di
fanteria di Augereau e Massena.
Augereau passa sulla riva destra del Mincio verso Castel d’Ario per
unirsi alle forze respinte da Verona (ala destra).
Quasdanovic respinge Sauret da Gavardo su Desenzano (30 VII), occupa Brescia con i
magazzini francesi e Ponte San Marco, minacciando così le retrovie francesi.
Alcuni reparti di cavalleria muovono verso Milano.
Napoleone decide di affrontare prima Quasdanovic e sospende la manovra contro Wurmser
il quale marcia verso Mantova, evitando di ingaggiare i francesi.
Tutto il dispositivo Francese viene modificato per affrontare Quasdavic e guardarsi da
Wurmser (31 VII):
Kilmaine muove verso Brescia per affrontare Quasdanovic.
Sauret raggiunge a Salò la brigata Guieu per unirsi a
Kilmaine.
Despinoy respinge una colonna austriaca da Lonato oltre il
Chiese.
Augereau muove verso Montichiari per appoggiare Kilmaine.
Massena muove verso Lonato e Calcinato in appoggio ai precedenti
lasciando la brigata Valette a Castiglione per sorvegliare Wurmser.
Sérurier abbandona l'assedio di Mantova e raggiunge Marcaria
con 5.000 uomini mentre altri 4.000 (due mezze brigate) sono inviati ad Augereau.
Quasdanovic privo di notizie di Wurmser e saputo delle manovre Francesi, ripiega su
Gavardo, inducendo Sauret a ritirarsi a Desenzano.
Mentre i francesi rioccupano Brescia, Quasdanovic unisce le sue truppe a Gavardo.
Wurmser entra trionfalmente a Mantova (1 VIII) ed invia un distaccamento guidato dal
generale Liptay a Goito a riconoscere i movimenti avversari.
L’abbandono dell’assedio di Mantova da parte dei francesi è interpretato come
l’inizio di una ritirata generale. Wurmser ordina quindi al Quasdanovic di colpire sul
fianco i presunti reparti francesi in ritirata e al Liptay di iniziare l’inseguimento
il giorno successivo.
Il grosso di Wurmser è ancora oltre il Mincio (2 VIII) mentre Liptay blocca
Peschiera ed invia una colonna da Goito a Castiglione da dove il generale di brigata
Valette ripiega senza combattere ed è quindi esonerato dal comando da
Napoleone.
Despinoy procede da Rezzato a Paitone. Guieu prende il posto di comando di Sauret ferito
e la divisione raggiunge Salò senza accorgersi che parallelamente in senso
opposto Quasdanovic muove da Salò a Desenzano. Lo scontro attorno a
Lonato (3 VIII) è favorevole ai francesi.
Napoleone lascia una brigata della divisione Sauret a controllare Quasdanovic (4 VIII)
che si ritira per la Val Stabbia verso il Trentino. Il grosso dell'Armata d'Italia,
per un totale di 30-34.000 uomini, converge contro Wurmser e lo sconfigge a
Castiglione (5 VIII).
Nei giorni seguenti Massena incalza d'appresso Wurmser fino Rivoli (17 VIII),
costringendolo a tornare in Tirolo.
Il cardinale Mattei arcivescovo di Ferrara, che ha esortato i suoi fedeli ad unirsi agli
austriaci contro i francesi, è rinchiuso per tre mesi.
La manovra è chiamata “La Guerra dei Cinque Giorni”, perchè decisa dai
combattimenti a Desenzano, due a Salò, Lonato e Castiglione.
La Campagna del '96 in Italia
– Il Secondo Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
Napoleone riforma lo schieramento ad ombrello attorno a Mantova (fine VIII):
La divisione Vabois (8.200 uomini), formata con i resti delle
divisioni Sauret e Despinoy, è tra i Garda ed il Chiese per bloccare eventuali
iniziative del Quasdanovic,
Massena è a Rivoli,
Augereau con 10.000 uomini è a Verona,
Kilmaine (cavalleria) è presso Legnago, copre Verona e
sorveglia il Veneto,
Sahuguet sostituisce l’affaticato Sérurier nel blocco di
Mantova,
La nuova divisione Serviez (6.000 uomini) rimane di riserva a
Cremona.
Gli austriaci dispongono di 11.000 uomini a Bassano (Maszaros), 9.000 uomini a Trento
(Quasdanovich e Sebottendorf) e 21.000 uomini tra Riva, Ala e Rovereto
(Dawidowich).
I francesi vogliono sfruttare la divisione delle forze avversarie:
Vaubois marcia su Storo e Salù, da dove con dei battelli
raggiunge Riva e marcia su Trento,
Massena con la brigata di cavalleria Dubois (10.000 uomini) risale
la Val d’Adige verso Trento,
Augereau fiancheggia Massena a destra risalendo la Val Paterna
verso Rovereto.
I francesi respingono gli austriaci di Dawidowich (20.000 uomini) con duri
combattimenti alle strette di Marco e di Calliano, in val Longarina (2-5 IX) ed
entrano a Trento (5 IX).
Wurmster ha frattanto lasciato Trento (2 IX) con truppe di Quasdanovich e di
Sebottendorf, diretto verso Bassano (Napoleone ne è informato).
Quasdanovich è cacciato oltre Dawidowich da Massena (5 IX) mentre Murat, che ha
sostituito Dubois (ucciso il 4 IX), lo minaccia di aggiramento e lo costringe a
ritirarsi velocemente su Egna. Intanto Meszaros avanza da Vicenza verso Verona senza
attendere Wurmser.
Augereau per Vignolo Vattaro e Borgo, e Massena per Pergine e Levico, raggiungono la
val Sugana e la discendono (6 IX) mentre Napoleone lascia 20.000 uomini a fronteggiare
i 9.000 austriaci di Sebottendorf.
Napoleone e l’avanguardia di Augereau attaccano presso Primolano la retroguardia di
Wurmser (7 IX), costretta ad arredersi, e giungono a Cismon, mentre Meszaros attacca
invano Verona.
Il giorno seguente le divisioni Augereau e Massena attaccano i 7.000 austriaci rimasti a
Wurmser schierati davanti Bassano (8 IX), in vantaggio numerico 3:1, li respingono in
disordine catturano circa 3.500 uomini e tutti i cannoni. Quindi Massena muove su
Vicenza e Augerai su Padova, per bloccare la ritirata austriaca.
Quasdanowich elude Augereau e raggiunge il Piave (10 IX) mentre Wurmser raduna gli
avanzi della divisione Sebottendorf e la divisione Meszanos (intatta) disponendo
così di 12.000 uomini. Un distaccamento di cavalleria è inviato oltre
l’Adige ed il battaglione francese di guardia al ponte di Legnago abbandona la
posizione.
Augereau da Padova avanza per Este e Legnago; Seruiez blocca il ponte di Macaria;
Massena avanza per Ronco e scende l’Adige per intercettare la strada Legnago-Mantova;
la sua avanguardia si scontra a Cerea con Wurmser al completo (11 IX), che si apre la
strada prima dell’arrivo del grosso e di Sahuguet dal ponte di Villimpenta. Wurmser
arriva sotto Mantova ma l’arrivo delle due divisioni (Massena e Sahguet) lo costringe
a ritirarsi in città (13 IX) portando il presidio a 24.000 uomini (9.000 malati
e feriti).
La Campagna del '96 in Italia
– Il Terzo Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
Napoleone dispone di 25-30.000 uomini, più 9.000 guidati da Kilmaine sotto Mantova,
19.000 promessi dal Direttorio (ma ne arrivano solo 1.500) e 6.000 volontari italiani
inquadrati in Legioni (la I è istituita il 7 X).
La situazione sfavorevole in Germania sconsiglia la marcia su Vienna e Napoleone
riprende la disposizione ad ombrello attorno Mantova:
la divisione Vaubois (10.500 uomini) è ad Avisio, oltre
Trento,
la divisione Massena (5.200 uomini) è sul Brenta,
le divisioni Augereau (6.500 uomini), Macquard (6.500 uomini) e
Dumas (2.300 cavalieri) sono di riserva dietro l’Adige.
In Ottobre truppe austriache sono segnalate in val d’Adige, giunte dalla Germania
(Dawidowich, 18.500 uomini che Napoleone stima meno di 14.000) ed in Friuli oltre il
Piave (generale Alvinczy, 35.000 uomini che Napolone stima 25.000). Altre cronache
riportano in tutto 60.000 austriaci.
Vabois avanza verso Avisio contro Quasdanowich che procede in senso inverso (30 X) e
dopo una serie di scontri (1-3 XI) grazie al vantaggio numerico minaccia di
avvolgimento Vaubois e lo costringe a ripiegare a Calliano (3 XI).
Alvinczy avanza in due colonne su Bassano e Fontaniva (3 XI).
Joubert con 3.000 uomini (distaccato da Marcquard) è inviato a Rivoli con
l’ordine di tenere ad oltranza mentre su Vicenza convergono Massena, Augereau, Dumas
ed i 2.500 uomini rimasti a Marcquard (per un totale di 15.000 uomini).
Massena avanza per Bassano e Augereau per Fontanariva, ed incontrano presso Marostica e
Ospitale di Brenta gli austriaci (6 XI) che resistono tenacemente. I francesi subiscono
gravi perdite e ricevono da Napoleone l’ordine di ritirarsi a Vicenza. Gli austriaci
seguono la Sarca fino a Mori.
I francesi da Vicenza ripiegano a Verona. Napoleone giunge a Rivoli (7-8 XI) e trova
Vaubois, che si è dovuto ritirare velocemente da Calliano, e Joubert (8.500
uomini in tutto).
Alvinczy giunge sull’Alpone (11 XI) con avanguardie a Caldiero e Colognola. A ovest si
trovano Villanova ed Albarero che limitano la sacca dei Monti Lesini dove ci sono
Augereau (5.000 uomini) e Massena (18.000 uomini). Marquard (2.600 uomini) è a
Verona.
Massena ed Augereau attaccano le avanguardie di Alvinczy (12 XI) ma l’arrivo del grosso
causa loro gravi perdite e li costringe a ripiegare.
Napoleone scrive al Direttorio che teme di perdere l’Italia (13 XI), sottrae forze a
Vaubois ed a Kilmaine (sotto Mantova) riportando Massena ed Augerau a 19.000 uomini
con i quali passa sulla destra dell’Adige a Verona (14 XI) e marcia verso il ponte di
Villanova e gli acquitrini della destra dell’Alpone per colpire le spalle di Alvinczy.
In giornata è gettato un ponte sull’Adige a Ronco, frattanto Alvinczy spinge
l’avanguardia presso Verona mentre i carriaggi passano l’Alpone a Villanova. Dai
combattimenti ad esito alterno attorno Arcole (15-17 XI) esce
vincitore Napoleone, che costringe gli austriaci a ripiegare oltre il Brenta.
Dawidowich nel frattempo ha respinto Vaubois dalla corona di Rivoli, poi a Castelnuovo
dietro il Mincio (oltre Peschiera), ma saputo della sconfitta di Arcole ripiega a
Rivoli (19 XI), poi ad Ala e Riva (20 XI).
Wurmser tenta una sortita da Mantova ma è respinto (23 XI).
La Campagna del '97 in Italia
– Il Quarto Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
L’Austria rigetta le trattative di pace avanzate del Direttorio e prosegue la guerra.
In Italia dispone di 42.000 uomini (Alvinczy) più 24.000 bloccati dentro
Mantova (Wurmser) ed un contingente pontificio (Colli). In mano austriaca sono rimaste
Ala, Rovereto e Trento.
Napoleone dispone di 47.000 uomini, compresi pochi rinforzi, mentre altri 40.000 in
arrivo dalla Francia non giungono in tempo per entrare in azione. I pezzi dei
battaglioni sono aboliti mentre le batterie divisionali sono portate a due (invece che
una sola). La disposizione delle forze è ancora una volta quella ad
ombrello:
la divisione Rey (4.000 uomini) guarda val Chiese tra Brescia e
Salò,
la divisione Joubert (10.500 uomini) guarda val Longarina tra
Corona e Rivoli,
la divisione Massena (9.500 uomini) copre l’Adige a Verona, con
avanguardie a San Martino Buon Albergo,
la divisione Augereau (10.500 uomini) è disposta lungo
l’Adige, con avanguardie a Bevilacqua mentre la brigata Victor è sul Molinella
con parte della divisione di cavalleria e copre il blocco di Mantova,
la divisione Lannes (3.500 uomini) copre l’Emilia da Bologna,
la divisione Sérurier (8.500 uomini) blocca Mantova con il
resto della divisione di cavalleria,
il generale Dugua con 600 cavalieri è a Villafranca.
Gli austriaci perseverano nell’errore di avanzare con le forze divise tra la pianura e
le valli alpine.
Provera caccia Augereau da Bevilacqua ed avanza su Legnago (8 I 1797) mentre Bajalicz
con una colonna scende da Bassano a Villanova, verso Verona (9 I).
Napoleone a Bologna è informato dell’avanzata austriaca (10 I), lascia la
Legione Lombarda e raggiunge il quartier generale Roverbella (ore 23:00). Frattanto
Lannes avanza su Rovigo, sull’Adige gli austriaci sono respinti da Badia Polesine
mentre Rey e Joubert sono tranquilli ed Argereau ha raccolto il grosso della divisione
a Ronco.
Al mattino del giorno seguente Bajalicz attacca a San Martino Massena (12 I) che
impiegando la divisione al completo lo sconfigge e lo respinge su Villanava.
Rey lascia la brigata Murat presso Salò ed avanza su Valeggio mentre Dogua
raggiunge Legnago e Lannes con 3.000 uomini muove sul basso Adige. Questi movimenti
permettono a Napoleone si concentrare contro Provera 26.000 uomini. Joubert ricaccia
gli austriaci da Corona ed Augereau segnala la presenza in pianura di 12.000
austriaci.
Gli austriaci attaccano in massa Joubert (13 I) minacciandolo di avvolgimento e lo
costringono a ritirarsi a Rivoli, dove chiede ordini a Napoleone dichiarandosi pronto a
ripiegare il giorno seguente su Castelnuovo.
Napoleone sospende l’ammassamento contro Provera e concentra le forze a Rivoli
inviando:
Massena con gran parte della divisione (2.600 uomini
all’avanguardia seguiti da altri 4.400 con 14 cannoni),
Rey (3.500 uomini con 10 cannoni),
la brigata Victor (1.800 uomini) e due reggimenti di cavalleria
(1.000 uomini) con due batterie leggere (8 pezzi) delle divisioni Augereau e
Sérurier,
la brigata Murat, che si imbarca a Salò attraversa il lago
di Garda e sbarca a Torri del Benaco.
Napoleone sconfigge duramente gli austriaci presso Rivoli
(14 I).
La Resa di Mantova.
Provera frattanto ha passato l’Adige (sera del 13 I) ed avanza verso Nogara, sul Mincio
(14 I) tentando di forzare il blocco di Mantova a Porto San Giorgio (15 I) ma è
respinto dalle truppe di Sérurier. Contro di lui si rivolge il grosso dei
francesi:
Augereau giunge alle sue spalle ad Anghiari (dove ha luogo un
celebre duello tra il capitano Duvivier, di uno squadrone del nono reggimento dragoni,
ed un ufficiale superiore degli Ulani), distrugge il ponte costruito dagli austriaci,
cattura 2.000 uomini e 14 cannoni e lo tallona (14 I) verso Castel d’Ario (15 I).
Napoleone con Massena ed il battaglione Victor da Rivoli
raggiungono Roverbella (15 I).
Provera effettua un secondo tentativo di forzare il blocco di Mantova a La Favorita (16
I), contemporaneo ad una sortita di Wurmser presso Sant’Antonio che però
è respinta dalla 57esima mezza brigata guidata dal generale Victor. Provera
è avvolto disordinatamente a San Giorgio, perde 3 cannoni, subisce la perdita
degli ussari di Herdendy ed è costretto ad arrendersi con i suoi 5-6.000 uomini
(compresi i volontari d Vienna) e 20 cannoni.
In quattro giornate i prigionieri totali sono quindi 25.000, compresi un luogotenente
generale, due generali, 12-15 colonnelli, 20 bandiere e 60 cannoni oltre ai 6.000 tra
feriti e caduti austriaci.
Bajalicz è incalzato fino a Treviso e gran parte del Veneto è occupato
dai francesi.
Wurmser (con l’aiutante maggiore Klenau) è infine costretto ad arrendersi con
16.000 uomini (2 II) ed ottiene di essere lasciato libero.
La Pace con lo Stato Pontificio.
Napoleone torna a Bologna con la divisione Victor (8.600 uomini) che comprende 4.000
uomini delle Legioni Cisalpina e Transpadana guidati dal milanese Pietro Teulié
(1 II). Teulié caccia le truppe mercenarie pontificie dalle posizioni sul
fiume Senio a cavallo della via Emilia, cattura 14 cannoni, 8 bandiere ed un migliaio
di uomini (6 II). Victor occupa Ancona (7 II).
Lo Stato Pontificio è costretto ad accettare la pace di Tolentino (19 II) con la
quale cede alla Francia Avignone, le Legazioni (con Bologna e Ferrara), Ancona, versa
30.000.000 di indennità di guerra e consegna numerose opere d’arte.
La Guerra sul Mare.
Carlo IV di Borbone re di Spagna dichiara guerra all'Inghilterra (1796).
La flotta spagnola (25 vascelli) si unisce con quella francese a Tolone costringendo
gli inglesi a rinunciare al blocco (14 navi), evacuare la Corsica e riparare a
Gibilterra (13 II 1797).
L’ammiraglio Cordova con 25 vascelli spagnoli parte da Cartagena (1 II) diretto in
Atlantico ma presso Capo San Vincenzo è intercettato e sconfitto da 15 vascelli
dell’ammiraglio Jervis, con il commodoro Nelson (14 II). Gli spagnoli riparano nel
porto di Cadige dove sono bloccati per due anni.
Gli inglesi riportano un'altra vittoria sulla flotta spagnola nei Caribi ed occupano Trinidad. Fallisce invece un colpo di mano contro
le Canarie (25 VII 1797) da parte di Nelson, che perde il braccio destro.
La Marcia su Vienna.
Il Direttorio porta le forze in Italia a 79.000 inviando a Napoleone le divisioni di
Charles Bernadotte e Delmas dal fronte renano, dove a Moreau ne restano 130.000 (Armata
della Sambre e della Mosa, Armata del Reno e della Mosella).
In marzo Napoleone dispone di una divisione di cavalleria (Dugua) e 7 divisioni di
fanteria per un totale di 63.000 uomini, più le guarnigioni che ammontano a
16.000 francesi, 10.000 piemontesi (dell’alleato Carlo Emanuele IV di Savoia re di
Sardegna) ed altri 8.000 italiani. Ogni divisione di fanteria comprende un reggimento
di fanteria leggera, due brigate di fanteria di linea (su due reggimenti), una brigata
di cavalleria (su due reggimenti) ed una batteria.
L’Austria destina al fronte italiano 90.000 uomini (10.000 di milizia locale):
Dawidowich con 25.000 uomini è sull’Alviso, fronteggiato da
Joubert con la propria divisione e quelle di Baraguay e Delmas (20.000 uomini in
tutto),
l’arciduca Carlo con 27.000 uomini respinge Guyeux oltre il Brenta
ma è fermato sul Tagliamento (con avanguardie a Conegliano) da Napoleone con le
divisioni Massena, Guieu, Sérurier, Bernadotte e Dugua (credeva che il grosso
dei francesi si trovasse a Roma),
Lusignan con 3.000 uomini è a Feltre come collegamento tra
le due masse precedenti,
30.000 uomini sono ancora in marcia dal Reno.
Massena avanza (11 III) per Bassano, Feltre, Belluno e cattura presso Longarone parte
della colonna Lusignan (14 III) i cui resti sono inseguiti per la val di Piave.
Frattanto Napoleone con il grosso avanza per Conegliano, Sacile e Pordenone.
L’arciduca Carlo schiera il grosso a Codroipo (15 III) e distende il resto delle
truppe sul Tagliamento (in magra) tra Osoppo e Latisana. Napoleone lo fronteggia tra
Valvasone, Casarsa e San Vito mentre Massena da Longarone dovrebbe scendere per Monte
Cavallo ad Aviano ma ne è impedito dalla neve, quindi per Fadalto raggiunge
Vittorio Veneto.
Napoleone consiglia Joubert in Germania di iniziare la marcia su Vienna ed attacca gli
austriaci sul Tagliamento: All’ala sinistra avanza a divisione Guieu, al centro la
divisione Sérurier, all’ala destra la divisione Bernadotte. Le ali sono
appoggiate da due batterie di 12 pezzi. Dopo un duello d’artiglieria ed alcune
schermaglie tra cavalleggeri, i francesi eseguono una finta ritirata attirando gli
austriaci. I combattimenti tra cavalleria e fanti leggeri proseguono per due ore, dopo
di che i francesi attaccano schierando ogni reggimento in ordine misto (Il primo e
terzo battaglione in colonna ed il secondo spiegato). L’avanguardia (Bernadotte)
comprende il 27esimo leggeri (Duphot) ed il 15esimo (Murat).
L’arciduca si disimpegna e ripiega sulle fortezze di Palamanova e Gradisca, inviando
Bajalicz con 5.000 uomini per Udine, Cividale, Caporetto, Predil a Tarvisio.
Guieu insegue la colonna Bajalicz e l’attacca sull’alto Natisone. Napoleone con
Sérier, Bernadotte e Dugua insegue l’arciduca Carlo e sollecita l’intervento di
Massena verso Tarvisio, passando il fiume a San Daniele.
Sérurier passa l’Isonzo a sud di Gradisca e minaccia di avvolgimento l’arciduca
Carlo che ripiega da Gradisca per Postumia verso Lubiana. Gradisca è occupata
da Bernadotte (19 III) e Gorizia da Napoleone (21 III).
Massena respinge Ocksay con 2.000 austriaci, occupa Pontebba (21 III) e Tarvisio (22
III), ricacciando Bajalicz oltre Predil, da dove per Ratace e Wurzen raggiunge
l’arciduca Carlo. Insieme riprendono Tarvisio (23 III) ma Massena li ricaccia su
Villach e torna e Predil dove Bajalicz, minacciato alle spalle da Guieu a Plezzo,
è costretto ad arrendersi.
Frattanto si apre il fronte in Tirolo. Joubert attacca Dawidowich in val Cembra (20
III), lo respinge ed occupa Bolzano (22 III), dove lascia la divisione Baraguay a
fronteggiare il campo austriaco di Merano (presidiato da Laudon). Quindi prosegue su
Bressanone resistendo agli attacchi di Kerpen che è costretto a ripiegare oltre
Mezzaselva verso il Brennero. Ai primi di aprile Joubert è padrone della val
Pusteria.
Dugua occupa Trieste (23 III) ed avanza su Fiume mentre Bernadotte avanza a Vipacco e Prevallo.
Napoleone organizza il passaggio delle Alpi istituendo a Palamanova una “piazza di
deposito” dove accumula munizioni, materiali ed istituisce un ospedale, poi con
Sérurier raggiunge Guie e Massena tra Treviso e Villach ed avanza con 25.000
uomini occupando Klagenfurt (29 III) dove istituisce un’altra “piazza di deposito”,
richiama Bernadotte (che lascia una brigata a Prevallo) e Victor (dalle Romagne).
L’arciduca Carlo si trova a nord, sulla strada di Neumarkt, con i corpi di Dawidowich,
Ocksay, i 30.000 austriaci provenienti dal Reno e nuove truppe, più il corpo di
Kerpen in arrivo da Innsbruck per un totale di 50.000 uomini (ne ha persi 15.000 nella
ritirata).
Napoleone invia all’arciduca una proposta di trattative di pace (31 III), azzarda
un’avanzata da Klagenfurt a Michelsdorf, dove la sua avanguardia (Massena) respinge un
distaccamento austriaco, rifiuta di concedere un armistizio, occupa Neunarckt (2 IV)
ed entra nella valle della Mur (3 IV). Una brigata è inviata fino a S. Micael a
fronteggiare Kerpen, costretto ad un lungo giro per la valle dell’Ens per unirsi
all’arciduca.
Alle spalle francesi scoppiano rivolte in Tirolo e nelle Venezie. Baranguay deve
abbandonare Bolzano e si unisce a Joubert a Bressanone. Trieste è sgombrata.
Victor seda la rivolta nelle Venezie ma deve fronteggiare Laudon sceso da Merano a
Bolzano. Hoche passa il Reno a Düsseldorf.
Napoleone spinge parte delle sue truppe fino al Semmering (7 IV), a due tappe da Vienna,
e lo stesso giorno è firmato l’armistizio di Judenburg.
Baraguay e Joubert per la valle della Drava raggiungono Villach (8 IV) con 7.000
prigionieri.
Nei preliminari di pace (Leoben, 18 IV), Napoleone offre Venezia, il Friuli e la
Dalmazia (non suoi) in cambio della cessione della Lombardia, dei Paesi Bassi Austriaci
e dei territori oltre il Reno.
Le Pasque Veronesi.
Alcuni sudditi veneziani (tra i quali i fratelli Lecchi) insorgono nel Bresciano e nel
Bergamasco contro il proprio governo per aderire alla causa francese, formano alcuni
battaglioni, squadroni ed una compagnia di cannonieri.
A Verona scoppia una rivolta anti-francese. 3-400 francesi sono uccisi negli ospedali
ed il generale Ballard è costretto a chiudersi nel castello. La rivolta è
repressa da truppe francesi ed italiane.
Baraguay occupa Venezia ponendo fine alla millenaria repubblica. I celebri Quattro
Cavalli (frutto del sacco di Bisanzio) sono portati a Parigi.
L'Austria occupa i territori venziani in Istria con il pretesto di proteggerli (10 VI).
La Pace di Campoformido.
La Repubblica Cispadana è ingrandita con la Lombardia e cambia nome in Repubblica Cisalpina (12 IV 1797).
Napoleone nel ritorno si ferma a Trieste (29 IV) con Marat, Bernadotte e Desaix. La città è evaquata dai
francesi (24 V). Una legione francese ed una italiana occupano Corfù, Cefalonia e Zante (V 1797).
La pace è firmata a Campoformido (17 X 1797).
Dopo l’assassinio del generale Duphot a Trastevere, il generale Victor con 9.000 uomini
(molti italiani) occupa anche lo stato Pontificio che diviene Repubblica Romana.
L’Inghilterra rimane sola in guerra contro la Francia.
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