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BATTAGLIE NAPOLEONICHE

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La Guerra contro la Prima Coalizione (1792-1797)

La Rivoluzione Francese.
Dopo l’apertura degli Stati Generali (5 V 1789, l’ultima convocazione risale al 1614) sorgono gravi contrasti tra Luigi XVI di Borbone re di Francia ed il Terzo Stato, che chiede riforme sociali, economiche e politiche. Gli stati generali assumono il nome di Assemblea Nazionale (17 VI), poi quello di Assemblea Costituente (9 VII), cioè con il compito di scrivere la costituzione.
La folla prende la Bastiglia e libera i prigionieri politici (15 VII). Gli ufficiali della guardia del re presentano le loro dimissioni, che sono accettate.
L’Assemblea Costituente abolisce i privilegi feudali, proclama la separazione dei poteri legislativo, giuridico ed amministrativo e proclama i diritti dell’uomo (4 VIII).
Il re è obbligato dalla folla a trasferirsi da Versailles a Parigi (6 X 1790) e dopo la morte del presidente moderato Honorè-Gabriel Riqueti conte di Mirabeau, il suo maggior sostenitore (2 IV 1791), tenta la fuga all’estero ma è arrestato (20/21 VI). L’Assemblea Costituente si scioglie e torna a riunirsi come Assemblea Legislativa (20 IX 1791).
Luigi XVI è costretto a chiamare i Girondini al governo (III 1792) ed a dichiarare guerra all’Austria (20 IV), contro la volontà dei Giacobini; la causa primaria è lo scontro di politica interna tra i due partiti. L’Austria possiede il Belgio ed il Lussemburgo (dal trattato di Utrech, 1713) ed è alleata alla Prussia (convenzione di Pilnitz, 1791, e trattato di Berlino, II 1792, che tra l’altro prevede la spartizione della Polonia tra le due potenze e la Russia).
La folla penetra a Le Tuileries ed affronta il re (20 VI).
La patria è dichiarata in pericolo (11 VIII) ed appare il “Manifesto di Brunswick” (25 VII), che invita insolentemente alla disobbedienza e causa l’indignazione popolare. La folla penetra nuovamente a Le Tuileries costringendo Luigi XVI a rifugiarsi presso l’Assemblea Legislativa che lo sospende dal trono e lo chiude nel tempio. La folla massacra i nobili ed i preti nelle prigioni (6 IX).
L’Assemblea Legislativa diviene Convenzione Nazionale (20 IX) che abolisce la monarchia, proclama la repubblica (21-22 IX) ed emette un proclama nel quale accorda fraternità e soccorso a tutti i popoli che vogliano conquistare le propria libertà (IX 1792). Luigi XVI è messo sotto processo (20 XII).

L’Esercito Francese.
Tra gli atti dell’Assemblea Costituente c’è la riorganizzazione dell’esercito (1791) che secondo la Costituzione sarebbe dovuto rimanere volontario.
Agli antichi corpi regolari mercenari (abiti bianchi), che forniscono 150.000 uomini (la ferma è di 8 anni), sono affiancati i corpi di volontari a ferma annuale (abiti azzurri), previsti in numero di 100.000 (sono circa la metà nel 1792) e la guardia nazionale obbligatoria dei cittadini tra i 18 ed i 50 anni limitata a impieghi locali. Sono inoltre previsti 30.000 cavalieri ma è difficile reperire i cavalli.
Dopo che la patria è dichiarata in pericolo (11 VIII 1792), è decretato l’arruolamento di 600.000 “volontari” fissando il contingente che ogni dipartimento deve fornire.
La fanteria è organizzata in battaglioni di 9 compagnie (1 di granatieri) e 6 pezzi d’artiglieria (che nella pratica sono spesso in numero inferiore).
La cavalleria è organizzata in reggimenti di 3 squadroni, più uno squadrone deposito, ed è armata di sciabola e pistola (senza moschetti né lance).
L'artiglieria è organizzata in batterie di 6 cannoni e 2 obici.



Le Armi del Periodo

Moschetto
Gittata massima teorica 200 metri; gittata d’impiego 100 metri;
cadenza di tiro dai 2 (soldati mediamente addestrati) ai 5 colpi al minuto (veterani).
I colpi a segno sono circa il 20%.
Moschetto Rigato
Gittata massima di 300 metri; cadenza 5 colpi in 2,5 minuti;
precisione alle distanze 80-100, 100-200, 300 metri per soldati mediamente addestrati rispettivamente 40, 18 e 15 %, per soldati bene addestrati 53-75, 25-40, 16-23%.
Cannone da 3 libbre
Precisione 100% a 450 metri, 34% a 750 metri;
cadenza di 8 colpi in 2,5 minuti.
Mitraglia entro 675 metri.
Cannone da 6-7 libbre
Precisione 100% a 520 metri (con eventuale rimbalzo a 6-700 metri), 31% a 950 metri, con una cadenza di 8 colpi in 2,5 minuti.
Mitraglia entro 400 metri.
Cannone da 8-9 libbre
Precisione simile ai precedenti (400 metri con eventuale rimbalzo a 8-900 metri, 700 metri con rimbalzo a 1.000 metri), gittata massima 900 metri.
Cadenza di 6 colpi in 2,5 minuti.
Mitraglia entro 450-475 metri.
Cannone da 12 libbre
Precisione 100% a 600 metri, 26% a 950 metri;
gittata massima a parabola 1.200-1.800 metri;
cadenza 3 colpi in 2,5 minuti.
Mitraglia entro 550-600 metri.

Le Dottrine d’Impiego.

Al momento dell’entrata in guerra le truppe sono generalmente istruite secondo il regolamento provvisorio del 1788, i due regolamenti del 1791 sono ancora poco studiati mentre alcuni reparti sono istruiti ancora con quello "alla prussiana" del 1776. Le truppe istruite dal 1792 in poi si dimostreranno superiori a tutte le truppe avversarie.
Gli ufficiali sono autodidatti ed è loro consigliato lo studio dei più diffusi testi di storia militare. L’Ancient Regime ha istituito una scuola ufficiali solo per le armi tecniche dell’artiglieria e del genio.

La Crisi di Comando Francese.
La guerra è condotta dal ministro degli esteri Charles François Dumouriez che dispone delle seguenti armate (139.500 uomini presenti su 160.000 nominali):

L’ufficiale del genio Rouget de Lisle, dell'Armata del Reno e di guarnigione a Strasburgo, scrive le parole e la musica del “Canto di Guerra dell'Armata del Reno” che i federè marsigliesi fanno conoscere a Parigi e riceve il nome “La Marsigliese”.
I francesi iniziano l’invasione dei Paesi Bassi (18 IV) ma gli scontri di Quiérvain e Tournai si risolvono con scene di panico tra le truppe (29-30 VII).
Il maresciallo Lückner sostituisce il maresciallo Rochambeau e l’Armata del Reno viene affidata a Biron, sottoposto al generale La Fayette. Senza consultare il ministero, Lückner e La Fayette si accordano per scambiarsi di posizione con tutte le loro truppe (VIII). La Fayette diserta (10 VIII) ed è sostituito dal generale Dumouriez (20 VIII) che ha perso il ministero.

L’Invasione e la battaglia di Valmy (20 IX 1792).
Karl Wilhelm Ferdinand duca di Brunswick (Braunschweig in tedesco), eroe della guerra dei Sette Anni, passa la frontiera (20 VIII) con 42.000 prussiani, seguiti da 6.000 uomini dell’Assia e 15.000 francesi emigrati.
L’Austria ha in linea 49.000 uomini sulle Ardenne e nei Paesi Bassi ed il corpo austriaco del generale Cleyfayt si unisce ai prussiani presso Arlon (19 VIII).
Gli invasori avanzano su Metz, prendono la fortezza di Longwy (23-29 VIII) e quella di Verdun (30 VIII-2 IX).
Il maresciallo Lückner viene destituito perchè inoperoso e sostituito da François Christophe Kellerman (veterano della guerra dei sette anni) che è inviato in soccorso di Domouriez.
Domouriez dispone di 19.000 uomini, ne riceve altri 3.000 dalla Sambre e si schiera dietro le Argonne (3 IX), tra La Chênein (a nord) e Les Islettes (a sud) ma dopo alcune scaramucce (12-14 IX), Brunswick aggira queste posizioni (10 XI) e continua l’avanzata nonostante che le sue truppe siano colpite da malattie.
Domouriez lo tallona, è raggiunto da Kellerman con 16.000 uomini (17 IX) ed infine anche da Beurnonville con 10.000 uomini (19 IX), che lo aveva scambiato per il nemico ed era ripiegato su Châlon (16 IX). I Francesi respingono un accenno di attacco prussiano a Valmy (20 IX 1792).
Brunswick dispone di solo 17.000 uomini validi ed ottiene un armistizio (22-29 IX) che gli consente di ritirarsi oltre confine nel Palatinato. La vittoria ha un grande effetto morale in Francia.
Goethe, presente alla battaglia, vent’anni dopo dichiara che "questo giorno, in questo luogo, una nuova era comincia nella storia del mondo".

La Controffensiva Francese e la battaglia di Jemappes (16 XI 1792).


La Crisi Francese.
A dicembre è costituita l’Armata d’Italia, su 40 battaglioni (20.000 uomini) ma l’esercito è investito da una crisi causata dalla richiesta del congedo dei volontari annuali (del ’91) e dalla crisi logistica causata dalla burocratizzazione delle requisizioni del ministro della guerra Jean Nicolas Pache (è suo il detto “Libertè, Egalitè, Fraternitè ou la Mort”). Si verificano 60.000 diserzioni.
La crisi militare è affiancata da una crisi politica interna. I Girondini sono cacciati dal governo (2 VI) ed è istituito il Comitato di Salute Pubblica, atto che segna l’inizio del periodo del Terrore. Dopo l’uccisione di Marat, nella vasca da bagno da parte di Carlotta Corday (13 VI), il suo posto è preso da Robespierre. Maria Antonietta è decapitata (16 X), poi anche Luigi XVI (21 I 1793).
L’atto provoca la dichiarazione di guerra alla Francia da parte dell’Inghilterra, dell’Olanda, della Spagna, del Portogallo, della Toscana, dello Stato Pontificio, del Regno di Napoli e Sicilia e dell’Impero Germanico (II 1793). In Vandea ed in Bretagna scoppiano sommosse anti-rivoluzionarie (III 1793), che si diramano a Lione, Marsiglia e Bordeaux (VI 1793).
I coalizzati dispongono di 3-400.000 uomini (compresi i 10.000 uomini del contingente inglese) contro i 225-270.000 francesi, accresciuti da una leva straordinaria di 300.000 "volontari" (II-VII 1793), scelti a sorteggio e per i quali è abolita la scadenza annuale.

La Campagna del '93 in Belgio.
L’Armata del Nord (Dumouriez, 35.000 uomini) invade l’Olanda (II 1793) in due colonne che dovrebbero incontrarsi a Nimega:

L’Olanda è difesa da 40.000 austriaci guidati dal feldmaresciallo principe Josias di Sassonia-Coburgo, con l’abile Karl Mack come capo di stato maggiore ed il giovane Arciduca Carlo d'Asburgo alla guida dell’avanguardia.
L’Arciduca Carlo passa a forza il fiume Roer (2 III) ed avanza verso la Mosa costringendo i francesi a ritirarsi a Sanit Trond ed a dare battaglia presso Neerwinden (18 III). Dumouriez attacca gli austriaci in otto colonne disgiunte, privo di riserve, ed è sconfitto. Dopo un’altra sconfitta presso Louvian, Dumouriez diserta con pochi ufficiali, un migliaio di uomini (5 V) e passa al servizio dell’Inghilterra (dall’inizio dell’anno ha avuto 10.000 caduti e 25.500 disertori).
I coalizzati si fermano ad assediare le piazzeforti piuttosto che marciare su Parigi approfittando della grave crisi nell’alto comando dell’esercito francese. Il nuovo comandante Dampierre è ucciso presso Famars, il successore Lamarche è sostituito da Custine che viene decapitato, l’irlandese Kilmain (in Francia dal 1774) è nominato a sua volta comandante ma è arrestato e sostituito da Houchard.
La crisi militare francese termina grazie alla nomina del matematico Lazare-Nicolaus Carnot nel Comitato di Salute Pubblica, da parte di Robespierre, con il compito di organizzare l’esercito e condurre la guerra. I primi risultati sono ottenuti con il miglioramento delle requisizioni e nella loro distribuzione. L’esercito subisce la Prima Amalgama (VIII 1793), legge che affianca 2 battaglioni di volontari o guardie nazionali per ogni battaglione mobilitato (già attuata sul campo da Dumouriez e La Fayette dal 1791); è soppressa l’uniforme bianca, sono istituite le prime compagnie di zappatori del genio (inquadrate con i pontieri e l’artiglieria) e 2 compagnie di aerostieri. Nel corso dell’anno è anche adottato il reggimento (o mezza brigata) formato da 2 battaglioni (uno completo ed uno deposito), portati poi a 4 (tre completi, uno deposito).
L’esercito ammonta a 9 armate con 500.000 uomini presenti su 658.000 nominali.
Carnot è fautore del “Confine Naturale” ed è soprannominato “Organisateur de la Victorie”.
Federico duca di York, figlio di Giorgio III d’Hannover re d’Inghilterra, dispone di 22.000 tra inglesi ed hannoveriani e 15.000 imperiali, appoggiati dalla flotta, marcia su Dunkerque fiancheggiato da Freytag con 10.000 uomini verso Bergues, mentre il principe d’Orange si trova a Menin con 14.000 olandesi (sulla Lys).
Houchard dispone di 40.000 uomini, più altri 50.000 provenienti dalla Mosella e dal Reno, per la prima volta organizzati in divisioni (grandi unità che comprendono fanteria, cavalleria ed artiglieria).
I francesi attaccano gli olandesi a Menin (28 VIII) ma l’iniziale vantaggio è vanificato alla sera, quando si disperdono per saccheggiare. Successivamente i francesi attaccano il corpo di Freytag a Hondschoote (6 VIII), presso Dunkerquue, e dopo un giorno di sosta lo sconfiggono (8 VIII) spiegandosi in dense linee di tiratori. Il duca di York subisce una sortita del venticinquenne Lazare Hoche, è minacciato da Houchard, ed è costretto a levare l’assedio.
I successi francesi proseguono con la netta vittoria di Houchard sugli olandesi guidati dal principe d’Orange a Menin (IX) ma non impediscono a Coburgo di costringere Le Quesnoy alla resa.
Houchard raduna le forze sullo Scarpe presso Arras ma una divisione è sorpresa e distrutta dagli avversari. Houchard è ritenuto responsabile, processato con altri sei generali, ghigliottinato e sostituito dal divisionale Jean Baptiste Jourdan.
Jordan attacca è sconfigge a Wattignies (14-15 X 1793) il corpo di Clerfayt, che copre l’assedio di Mauberge da parte di Coburgo con 80.000 uomini. Mauberge èliberata (16 X) ma Coburgo raccoglie le proprie forze e rimane sulla difensiva.
Poiché il Belgio non è stato liberato il Comitato di Salute Pubblica sostituisce Jourdan.

La Campagna del '93 sul Reno.
I coalizzati ottengono la resa di Magonza (23 VII) e proseguono l’avanzata.
Il generale austriaco Sigismondo von Wurmser respinge l’Armata del Nord (Haouchard) e l’Armata del Reno (Alexadre visconte di Beauharnais).
I francesi falliscono il tentativo di levare in massa la popolazione dell’Alsazia e l’Armata del Reno, molto disorganizzata, è sconfitta a Pirmasens (IX). Landremont sostituisce Beauharnais che è ghigliottinato (1794) lasciando vedova Joséphine Tascher de la Pagerie (in seguito moglie di Napoleone Bonaparte ed imperatrice dei Francesi).
Robespierre invia due membri del comitato (X) : Lebas e S. Just, descritti come “cupe figure”, che ristabiliscono l’ordine e la disciplina, quindi le due armate soccorrono Landau, assediata da Brunswick (XI).
L’Armata della Mosella, ora guidata da Hoche, eroe della resistenza di Dunkerque, attacca per tre giorni le forti posizioni di Brunswick a Kaiserlautern ma è respinto.
L’Armata del Reno, ora guidata da Charles Pichegru, attacca gli austriaci guidati da Wurmser e trincerati sul Moder (XII). Hoche con 4 divisioni forza il passaggio di Hardt (22 XII) ed avanza verso Wörth, costringendo Wurmser a ritirarsi sulle forti posizioni presso Weissenbourg, sul Lauter, dove è attaccato dall’Armata del Reno e dall’Armata della Mosella, unite sotto il comando di Hoche. L’attacco principale è effettuato da 3 divisioni ed i francesi riportano la vittoria (26 XII). Landau è liberata, l’Alsazia ed il Palatinato sono occupate.

La Campagna del '93 in Piemonte.
L’esercito di Vittorio Amedeo II di Savoia re di Sardegna ammonta a 30.000 fanti di linea e 15.000 fanti (teorici) della milizia guidati dal generale Thaon de Rével: 34 reggimenti di fanteria, 9 reggimenti di cavalleria, il Corpo Reale d’Artiglieria, il Genio, un Reggimento di Guarnigione, la Legione Leggera, i Granatieri Reali, le Compagnie Franche, i Cacciatori Franchi ed i Cacciatori Nizzardi.
Kellerman caccia i Sardi che hanno rioccupato la Savoia mentre il terreno montano presso il mare ostacola l’avanzata francese.
Il generale Brunet con 18.000 uomini attacca le posizioni sarde al monte Authion (8 VI) ma è respinto. L’ala sinistra francese subisce il contrattacco nemico ed è ricacciata in disordine.
I francesi tentano di avvolgere il colle di Brouis per la destra, verso la Roja, debolmente contestati dal reggimento provinciale di Vercelli. Maggior resistenza è offerta da 2 battaglioni di granatieri riuniti presso Béolet, nonostante l’enorme vantaggio numerico degli attaccanti.
Il giorno seguente Thaon de Rével con i suoi 7.000 uomini ripiega verso Saorgio ed i francesi occupano Breglio.
Il successivo attacco francese è respinto su tutta la linea e vede la fuga di interi battaglioni francesi (12 VII). Dumerbion sostituisce Brounet che è ghigliottinato.

La Guerra sugli Altri Fronti.
L’ammiraglio Hood con 25 vascelli, truppe sarde, napoletane e spagnole, occupa Tolone (27 VIII), dove cattura 15 fregate e 31 vascelli francesi che il trentacinquenne capitano di vascello Orazio Nelson consiglia invano di distruggere. Gli spagnoli occupano il Roussillon.
I francesi reprimono le rivolte in Vandea. Il generale Dugommier riconquista Tolone, grazie al giovane generale d’artiglieria Napoleone Bonaparte (riprendendo 15 vascelli).
L’Inghilterra occupa alcune basi in Corsica (a Calci Nelson perde un occhio) ma è preoccupata dalla guerra di corsa mentre la rivolta della Polonia impensierisce Austria e Prussia.
Il contrammiraglio Villaret Joyeuse esce da Brest con 25 vascelli per incontrare e scortare un convoglio di 130 navi carico di viveri proveniente dall’America (V 1794). Raggiunto dalla flotta inglese, tecnicamente superiore e guidata da lord Howe (28 V), lo attira lontano dal convoglio ma non riesce ad evitare la battaglia (1 VI) e perde 7 vascelli prima di riuscire a sganciarsi. La sua manovra ha tuttavia permesso al convoglio di giungere indisturbato a Brest.

La Campagna del '94 in Belgio.
L’Armata del Nord (Pichegru, 165.000 uomini in 12 divisioni più altri 85.000 uomini) sconfigge il duca di York a Boxtel, poi più gravemente Coburgo a Tourcoing (18 V) ed ottiene la resa di Ypres (17 VI).
Il generale Desjardin, con i commissari S. Just, Lebas e 7 divisioni francesi, passa la Sambre tra Maubeuge e Charleroi e marcia contro 30.000 austriaci guidati da Kaunitz, ma questi sono raggiunti da 25.000 austro-olandesi del principe d’Orange e respingono quattro attacchi francesi (tra il 20 V ed il 3 VI).
Il comandante dell’Armata della Mosella Hoche è sostituito dal ritorno di Jourdan che caccia gli austriaci dal Lussemburgo (IV), si unisce a Desjardins e Charbonnier tagliando la ritirata a Coburgo.
Jourdan dispone di 4 divisioni di fanteria ed 1 di cavalleria (40.000 uomini) mentre le 6 divisioni di Desjardins e Charbonnier sono fortemente provate ed i due comandanti sono esonerati.
Jourdan riorganizza le forze in divisioni, ciascuna formata da 2 brigate di fanteria su 6 battaglioni, 2 reggimenti di cavalleria su 3 squadroni ed 1 batteria per un totale di circa 7.000 uomini. Solo la divisione di cavalleria è priva d’artiglieria. Le divisioni sono riunite in tre grandi unità (anteprima dei Corpi d'Armata) più una riserva:

Jourdan forza la Sambre (12 VI), investe Charleroi assumendo uno schieramento sottile ed uniforme su un arco di 24 chilometri ma è respinto oltre il fiume da Orange (16 VI). Sono necessari altri 6 attacchi per riuscire a forzare nuovamente la Sambre (18 VI). Jourdan ottiene la resa di Charleroi (25 VI) e respinge l’attacco di Coburgo presso Fleurs (26 VI 1794), costringendolo ad effettuare una ritirata generale su Bruxelles e oltre la Mosa. Le divisioni vittoriose sono inquadrate nella gloriosa “Armata della Sambre e della Mosa”.

La Conquista Francese dell’Olanda.
Jourdan occupa Bruxelles, Anversa, Liegi e Condè, sconfigge sulla linea dell’Amblève a Sprimont (18 IX) e sulla linea del Roer ad Aldenhoven (2X) l’armata di Clerfayt, che ha sostituito Coburgo, cacciandolo dall’Ourthe e dall’Amblève. Questa battaglie non sono altro che duri attacchi frontali francesi, senza manovra e senza riserve, vinte grazie alla superiorità numerica (120.000 di Jourdan contro gli 85.000 di Clerfayt) e morale. I francesi prendono Colonia (6 X) e Maastricht (4 XI) dopo un assedio di 40 giorni.
Dopo la vittoria di Sprimont (18 IX), l’Armata di Mosella (generale Jean Victor Moreau) e l’Armata del Reno (generale Michaud), rinforzate da 30.000 uomini dalla Vandea e dalle Alpi, respingono i coalizzati oltre il Reno. Moreau avanza su Coblenza mentre Michaud mette l’assedio a Magonza (XI).
Nell’inverno il generale Charles Pichegru approfitta dei canali ghiacciati in Olanda ed alcuni squadroni di ussari catturano la flotta bloccata dai ghiacci nel Texelstroom.
Marie Joseph Chénier compone “Le Chant de Depart”, poi inno nazionale (1794).
È proclamata la Repubblica Batava (1795) ma l’Inghilterra, con il consenso del principe d’Orange, inizia l’occupazione delle colonie olandesi (metà 1795), ottiene la resa di Città del Capo, dei possedimenti in Malacca ed in India mentre deve prendere a forza Colchin e Ceylon. L’anno successivo solo Giava e Ternate sono rimaste olandesi (III 1796).

La Campagna del '94 in Piemonte.
L’Armata della Alpi (Dumerbion) riceve in rinforzo 6.000 uomini preparati a Tolone per una spedizione in Corsica (tra i quali il generale Napoleone Bonaparte) che la portano a 40.000 uomini, contro i 6.000 regolari austro-sardi e 1.500 miliziani piemontesi, favoriti nella loro tattica difensiva dal terreno montagnoso.
Andrè Massena avanza con 4 divisioni (20.000 uomini) in tre colonne su un fronte di 40 chilometri (6 IV):

Nel settore i piemontesi dispongono di 1 battaglione a Dolceacqua, 1 battaglione ad Oniglia e 400 miliziani tra Pigna, Rocchetta Nevrina e Triora, posizioni scardinate violando la neutralità della repubblica di Genova. I passi sono presi grazie alla superiorità numerica ed il timore di essere aggirati da sud.
Dumerbion con 12.000 uomini e 16 cannoni avanza per le Alte Langhe, Scalizzano, Montezemolo, Millesimo e Colloredo (nord-est) per attaccare gli austriaci, che dispongono di 42 cannoni ed hanno avamposti a Colloredo, Bormide di Malcare e Pallare.
I francesi iniziano con degli attacchi diversivi sulle Alpi di Cuneo, poi a nord la brigata Cervoni (2.000 uomini) avanza da Loano a Finale (17 IX), raggiunto il giorno seguente da Massena (9.000 uomini). Il grosso, riunito a Dego ma privo di artiglierie a causa delle strade cattive, attacca le posizioni austriache che resistono (21 IX). La notte Colloredo, minacciato sul fianco, si ritira ed i francesi tornano in Liguria.

La Situazione Politica e Militare nel '95.
La Francia firma la pace con la Toscana (5 II), la Prussia (Basilea, 5 IV) e, grazie anche all’invasione della Catalogna da parte del generale Dugommier (‘94), con la Spagna (Basilea, 25 VII). La Spagna riottiene i territori persi sui Pirenei e cede parte dell'isola di Santo Domingo.
Il Comitato di Salute Pubblica è abbattuto ponendo fine al periodo del Terrore (27 VII 1794, 5 brumaio IV). Sono istituiti il Consiglio dei 500 ed il Consiglio degli Anziani (250 membri) che insieme prendono il nome di Direttorio (26 X 1795). Il governo è in mano alla corrotta oligarchia giacobina (anti-clericale, contro la famiglia ed il rilassamento dei costumi) che effettua delle periodiche elezioni parziali, cassandole se sgradite.
L’esercito francese dispone delle seguenti truppe (III 1795):


La Campagna del '95 sul Reno.
Pichegru e Jourdan forzano il Reno ed assediano Magonza, soccorsa da Clerfayt con 97.000 austriaci e Brunswick con parte dei suoi 87.000 uomini. Attorno alla città i francesi subiscono una serie di smacchi:


La Campagna del '95 in Piemonte – Lo Sbocco nella Pianura Padana.
Il Piemonte è difeso dal Corpo del Sud (Colli, 9.000 piemontesi), rinforzato da 30.000 austriaci (De Wins e generale Wallis), e dal Corpo Ausiliario (generale Argenteau, 9.000 uomini), formato da 7 battaglioni e 2 squadroni, pagato dal regno di Sardegna (trattato di Valenzana).
Philbert Sérurier con 6.000 uomini e Massena con 20.000 uomini riaprono le ostilità (VI) con scacchiere principale in Liguria.
Gli austriaci tentano invano di forzare Val Quiliano (23-27 VI). I francesi attaccano su tutto il fronte tra Bormida di Millesimo e la Vermanagna. Colli prende monte Spinarda, Argenteau prende il nodo di Settepani costringendo Massena a ripiegare l’ala destra (27 VI). Verso metà luglio gli attacchi austro-sardi si esauriscono.
Al fronte torna il generale Schérer (IX), dopo la pace con la Spagna, e giungono nuove truppe (X).
Un uragano obbliga l’abbandono delle posizioni più elevate (XI) e Schérer sposta le truppe dalla val Tanaro verso la Liguria. Wins interpreta questa mossa come l’inizio degli acquartieramenti invernali e cede il comando a Wallis (21 XI).
I francesi invece attaccano (23 XI): a sinistra Sérurier, a cavallo del Tanaro e sulla cresta verso San Berbardo, ma è respinto sanguinosamente; al centro Massena respinge Argenteau oltre la cresta fino Bernardino.
Le gravi perdite subite e la scarsezza di munizioni costringono Argenteau a ripiegare durante la notte verso il colle dei Giovetti, lasciando scoperta la destra austriaca in Liguria e la sinistra piemontese in val Tanaro. Massena avanza subito fino al Col di Melogno, dove lascia un distaccamento, invia una colonna a San Giacomo e con il migliaio di uomini prosegue per Finale (ore 24:00).
I 12 battaglioni tra Ravinet e monte Coastellano hanno combattuto per l’intera giornata e sono respinti da Castellaro fino a Loano. Gli austriaci sono costretti a ripiegare su Savona. Wallis prosegue per la valle Sansobbia fino ad Aqui abbandonando le artiglierie.
Sérurier preme le truppe di Colli in ritirata ed invia colonne per Mallare verso Carcare e Montezemollo, minacciano di aggiramento Colli ed Argenteau che quindi ripiegano sulla linea San Giovanni-Montezemolo. La notte sul 30 sono costretti a ripiegare su Ceva per il pericolo di aggiramento da sud.
Sérurier non insegue e si limita a mantenere il possesso dei passi.
Le parti raggiungono l’armistizio di Loano, valido anche per la frontiera renana, ma si formalizza l’alleanza tra Inghilterra, Austria, Piemonte e Russia (IX 1795).

Le Forze Contrapposte nel '96 in Piemonte.
I francesi riorganizzano l’esercito con la Seconda Amalgama; i battaglioni sono rimescolati facendo sparire le differenze regionali. In Piemonte i 208 battaglioni (II ’96) diventano 60 battaglioni inquadrati in 20 mezze-brigate, poi in 9 divisioni di fanteria ed una di cavalleria (58.000 uomini) affidati al generale Napoleone Bonaparte (III 1796).
Napoleone, che ha da poco sposato Joséphine Tascher de la Pagerie (Parigi, 9 III), riordina l’Armata d’Italia:

L’Austria accresce il contingente in Piemonte a 30.000 uomini guidati dal settantenne generale fiammingo Jean Pierre signore di Beaulieu (veterano della guerra dei Sette Anni) che dispone delle seguenti forze:


La Campagna del '96 in Piemonte.
Le operazioni iniziano con l’occupazione di Voltri da parte della brigata Cervoni, della divisione francese Meynier (26 III), poi rinforzata da una brigata della divisione Laharpe (in tutto sono così 4.000 uomini).
Sebotiendorf muove per la val di Lemme verso Genova (IV) mentre Argenteau raccoglie le truppe ad Aqui ed i piemontesi rinforzano Bormide (a sinistra) e Ceva (al centro) sguarnendo i dintorni di Cuneo (a destra).
Sérurier avanza al monte Sotta e mincaccia le truppe di Colli.
Sebottendorf e Beaulieu con 9.000 austriaci attaccano Genova (8 IV) costringendo le due brigate guidate da Cervoni ad arretrare, la ritirata è continuata anche il giorno 10.
Argenteau, fermato e contrattaccato a Montenotte (11-12 IV) fugge in disordine lungo val d’Erro. Napoleone forza la posizione austro-piemontese a Millesimo (13-14 IV). Massena con la brigata Cervoni e 2.000 uomini racimolati della divisione Laharpe insegue gli austriaci lungo la Bormida ma trova 4 battaglioni piemontesi (distaccati con Beaulieu ad inizio dell’offensiva) ed i reparti austriaci sfuggiti da Montenotte, è quindi costretto a ripiegare su Cairo.
Augereau sconfigge gli austro-sardi a Dego (14-15 IV), li insegue e li sconfigge nuovamente a Ceva (16 IV) ed a Mondovì (19-21 IV), dove si impadronisce dei preziosi magazzini. Nei giorni successivi i francesi inseguono i piemontesi e travolgono gli ultimi tentativi di resistenza.
Napoleone riporta la cattura di 21 bandiere, 55 cannoni, 15.000 prigionieri e 10.000 tra caduti e feriti.

L’Armistizio di Salasco, 28 IV 1796.
Il regno di Sardegna è costretto a firmare l’armistizio di Salasco e cessare le ostilità. L’Esercito Sardo sparisce dai campi di battaglia per più di mezzo secolo. La pace è perfezionata a Parigi (21 V).
La guerra prosegue contro gli austriaci che sono inseguiti verso Milano.
Napoleone con le divisioni Laharpe, Augereau, Massena e Sérurier (36.000 uomini) finge di voler passare il Po a Valenza (3-5 V), ed inizia invece il passaggio con traghetti a Piacenza (7-8 V), ultimandolo dopo che è gettato un ponte (9-10 V). In un combattimento presso Codogno prendono parte dalla parte austriaca cavalieri napoletani ed artiglieri piemontesi e cade il generale francese Laharpe (8 V).
I francesi attendono l'arrivo di una divisione dell’Armata delle Alpi, una dalla Roja (12.000 uomini) ed in seguito dispongono anche di una Legione Cisalpina, 2 brigate Piemontesi (alleato) e 2 Legioni Polacche (formate da esuli).

La Campagna del '96 in Italia – Il Blocco di Mantova.
Gli austriaci guidati da Beaulieu ripiegano oltre l’Adda. Napoleone effettua il celebre forzamento dell’Adda a Lodi (10 V), entra a Milano (15 V), impone un ingente contributo di guerra e numerose requisizioni (anche di opere d’arte), e procede nell’inseguimento (22 V).
Gli austriaci si ritirano disponendosi a catena lungo il Mincio tra le munite piazze di Peschiera e Mantova ma i francesi forzano il passaggio a Borghetto (30 V).
La divisione Sérurier (9.000 uomini) blocca 10.000 austriaci dentro Mantova, che essendo circondata da paludi offre scarse possibilità di uscire e schierarsi rapidamente. Il direttorio affida il blocco a Kellerman (7 VI), che dispone dei cannoni del Castello Sforzesco dopo la sua resa (29 VI), ed ordina una spedizione in Italia centrale:

È poi creata la Repubblica Cispadana (27 XII 1796), che comprende i ducati di Modena e Reggio, le città pontificie di Ferrara e Bologna, ed adotta il tricolore verde-bianco-rosso (7 I 1797). A Milano si raccoglie la Prima Legione Lombarda, a Modena, Bologna e Ferrara un’altra, si formano inoltre delle compagnie di cacciatori, ussari e dragoni cisalpini, riunite nel primo reggimento ussari e cacciatori a cavallo (futuri dragoni Regina).

La Campagna del '96 in Germania.
In Germania l’arciduca Carlo dispone di 175-177.000 uomini, ma dopo i successi di Napoleone in Italia 25.000 austriaci guidati da Wurmser devono essere inviati dal Reno su questo scacchiere.
La Francia dispone di 158.000 uomini, ai quali in seguito si aggiungono una Legione Batava (di Belgi ed Olandesi), una legione Svizzera (dei cantoni di Ginevra e del Vallese che sono incorporati alla Francia) e 18.000 svizzeri della confederazione:

L’armistizio di Villafranca pone fine alle operazioni.

La Campagna del '96 in Italia – Il Primo Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
Mantova è l’ultima piazzaforte austriaca rimasta in Italia. Qualsiasi altro generale, secondo i metodi guerra dell’epoca, l’avrebbe assediata concentrandovi tutte le truppe. Napoleone invece mira alla distruzione dell’esercito avversario, sapendo che l’Austria manderà sicuramente truppe in soccorso della città.
Perciò davanti a Mantova c'è una sola divisione (Sérurier, 9-10.000 uomini), sufficiente a bloccare il presidio di 8-10.000 uomini, poichè il terreno paludoso che circonda la città impedisce di uscire e schierarsi velocemente. Nell'assedio sono impiegati anche i cannoni austriaci prelevati dal castello Sforzesco di Milano e quelli pontifici di Ferrara e di Castelfranco d’Emilia.
Il resto dell’Armata d’Italia è disposto a ventaglio, non sapendo da quale direzione giungano gli austriaci ammassati in Tirolo.

Le forze francesi sono disposte ad ombrello in modo che ogni divisione possa resistere il tempo necessario alle altre per raggrupparsi ed affrontare l’avversario, secondo la strategia chiamata della “Posizione Centrale”.

Il grosso degli austriaci sta infatti scendendo per la Val d’Adige verso Verona, guidato dall’anziano maresciallo Wurmser, mentre un distaccamento guidato dal generale Quasdanovic scende dalla Val Sabbia, per la Val Sugana verso Bassano, da dove può dirigersi a Verona o a Legnano. In tutto sono 59.000 uomini (18.000 ritiratisi dalla Lombardia, 20-30.000 tolti dallo scacchiere tedesco). Altre fonti elevano gli austriaci a 100.000 uomini contro 30.000 francesi.
L’errore strategico della manovra austriaca è che il Lago di Garda impedisce a Wurmser ed a Quasdanovic di comunicare tra loro ed operare congiuntamente.
Durante tutte queste operazioni il territorio della repubblica di Venezia viene ripetutamente violato nonostante la sua neutralità.
La brigata Joubert (della divisione Massena) è respinta da Wurmser da Corona a Rivoli (28 VII), dove si unisce alle brigate Valette e Victor (Claude Victor, poi maresciallo). Le tre brigate sono minacciate di aggiramento da parte di un’altra colonna austriaca giunta a Chiusa, quindi ripiegano su Pastrengo. Una terza colonna austriaca è respinta da Verona mentre il grosso si trova ancora a Montebello in Valsugana, guidato dal generale Meszaros.
Napoleone riceve le prime notizie dell'avanzata austriaca a Brescia, dove si trova con la moglie Joséphine Beauharnais, sposata da poco, emana gli ordini per concentrare le divisioni contro Wurmser, invia il tesoro ed i bagagli del quartier generale a Milano e si porta a Castelnuovo (29 VII).
Quasdanovic attacca Sauret a Gavardo ed a Salò, dove la brigata Guieu resiste appoggiandosi ad un vasto fabbricato (29 VII) mentre Wurmser respinge Massena sulla riva destra del Mincio ed occupa Verona (29 VII). Contro di lui stanno concentrandosi i francesi a tenaglia lungo il Mincio:

Quasdanovic respinge Sauret da Gavardo su Desenzano (30 VII), occupa Brescia con i magazzini francesi e Ponte San Marco, minacciando così le retrovie francesi. Alcuni reparti di cavalleria muovono verso Milano.
Napoleone decide di affrontare prima Quasdanovic e sospende la manovra contro Wurmser il quale marcia verso Mantova, evitando di ingaggiare i francesi.
Tutto il dispositivo Francese viene modificato per affrontare Quasdavic e guardarsi da Wurmser (31 VII):

Quasdanovic privo di notizie di Wurmser e saputo delle manovre Francesi, ripiega su Gavardo, inducendo Sauret a ritirarsi a Desenzano.
Mentre i francesi rioccupano Brescia, Quasdanovic unisce le sue truppe a Gavardo. Wurmser entra trionfalmente a Mantova (1 VIII) ed invia un distaccamento guidato dal generale Liptay a Goito a riconoscere i movimenti avversari.
L’abbandono dell’assedio di Mantova da parte dei francesi è interpretato come l’inizio di una ritirata generale. Wurmser ordina quindi al Quasdanovic di colpire sul fianco i presunti reparti francesi in ritirata e al Liptay di iniziare l’inseguimento il giorno successivo.
Il grosso di Wurmser è ancora oltre il Mincio (2 VIII) mentre Liptay blocca Peschiera ed invia una colonna da Goito a Castiglione da dove il generale di brigata Valette ripiega senza combattere ed è quindi esonerato dal comando da Napoleone.
Despinoy procede da Rezzato a Paitone. Guieu prende il posto di comando di Sauret ferito e la divisione raggiunge Salò senza accorgersi che parallelamente in senso opposto Quasdanovic muove da Salò a Desenzano. Lo scontro attorno a Lonato (3 VIII) è favorevole ai francesi.
Napoleone lascia una brigata della divisione Sauret a controllare Quasdanovic (4 VIII) che si ritira per la Val Stabbia verso il Trentino. Il grosso dell'Armata d'Italia, per un totale di 30-34.000 uomini, converge contro Wurmser e lo sconfigge a Castiglione (5 VIII).
Nei giorni seguenti Massena incalza d'appresso Wurmser fino Rivoli (17 VIII), costringendolo a tornare in Tirolo.
Il cardinale Mattei arcivescovo di Ferrara, che ha esortato i suoi fedeli ad unirsi agli austriaci contro i francesi, è rinchiuso per tre mesi.
La manovra è chiamata “La Guerra dei Cinque Giorni”, perchè decisa dai combattimenti a Desenzano, due a Salò, Lonato e Castiglione.

La Campagna del '96 in Italia – Il Secondo Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
Napoleone riforma lo schieramento ad ombrello attorno a Mantova (fine VIII):

Gli austriaci dispongono di 11.000 uomini a Bassano (Maszaros), 9.000 uomini a Trento (Quasdanovich e Sebottendorf) e 21.000 uomini tra Riva, Ala e Rovereto (Dawidowich).
I francesi vogliono sfruttare la divisione delle forze avversarie:

I francesi respingono gli austriaci di Dawidowich (20.000 uomini) con duri combattimenti alle strette di Marco e di Calliano, in val Longarina (2-5 IX) ed entrano a Trento (5 IX).
Wurmster ha frattanto lasciato Trento (2 IX) con truppe di Quasdanovich e di Sebottendorf, diretto verso Bassano (Napoleone ne è informato).
Quasdanovich è cacciato oltre Dawidowich da Massena (5 IX) mentre Murat, che ha sostituito Dubois (ucciso il 4 IX), lo minaccia di aggiramento e lo costringe a ritirarsi velocemente su Egna. Intanto Meszaros avanza da Vicenza verso Verona senza attendere Wurmser.
Augereau per Vignolo Vattaro e Borgo, e Massena per Pergine e Levico, raggiungono la val Sugana e la discendono (6 IX) mentre Napoleone lascia 20.000 uomini a fronteggiare i 9.000 austriaci di Sebottendorf.
Napoleone e l’avanguardia di Augereau attaccano presso Primolano la retroguardia di Wurmser (7 IX), costretta ad arredersi, e giungono a Cismon, mentre Meszaros attacca invano Verona.
Il giorno seguente le divisioni Augereau e Massena attaccano i 7.000 austriaci rimasti a Wurmser schierati davanti Bassano (8 IX), in vantaggio numerico 3:1, li respingono in disordine catturano circa 3.500 uomini e tutti i cannoni. Quindi Massena muove su Vicenza e Augerai su Padova, per bloccare la ritirata austriaca.
Quasdanowich elude Augereau e raggiunge il Piave (10 IX) mentre Wurmser raduna gli avanzi della divisione Sebottendorf e la divisione Meszanos (intatta) disponendo così di 12.000 uomini. Un distaccamento di cavalleria è inviato oltre l’Adige ed il battaglione francese di guardia al ponte di Legnago abbandona la posizione. Augereau da Padova avanza per Este e Legnago; Seruiez blocca il ponte di Macaria; Massena avanza per Ronco e scende l’Adige per intercettare la strada Legnago-Mantova; la sua avanguardia si scontra a Cerea con Wurmser al completo (11 IX), che si apre la strada prima dell’arrivo del grosso e di Sahuguet dal ponte di Villimpenta. Wurmser arriva sotto Mantova ma l’arrivo delle due divisioni (Massena e Sahguet) lo costringe a ritirarsi in città (13 IX) portando il presidio a 24.000 uomini (9.000 malati e feriti).

La Campagna del '96 in Italia – Il Terzo Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
Napoleone dispone di 25-30.000 uomini, più 9.000 guidati da Kilmaine sotto Mantova, 19.000 promessi dal Direttorio (ma ne arrivano solo 1.500) e 6.000 volontari italiani inquadrati in Legioni (la I è istituita il 7 X).
La situazione sfavorevole in Germania sconsiglia la marcia su Vienna e Napoleone riprende la disposizione ad ombrello attorno Mantova:

In Ottobre truppe austriache sono segnalate in val d’Adige, giunte dalla Germania (Dawidowich, 18.500 uomini che Napoleone stima meno di 14.000) ed in Friuli oltre il Piave (generale Alvinczy, 35.000 uomini che Napolone stima 25.000). Altre cronache riportano in tutto 60.000 austriaci.
Vabois avanza verso Avisio contro Quasdanowich che procede in senso inverso (30 X) e dopo una serie di scontri (1-3 XI) grazie al vantaggio numerico minaccia di avvolgimento Vaubois e lo costringe a ripiegare a Calliano (3 XI).
Alvinczy avanza in due colonne su Bassano e Fontaniva (3 XI).
Joubert con 3.000 uomini (distaccato da Marcquard) è inviato a Rivoli con l’ordine di tenere ad oltranza mentre su Vicenza convergono Massena, Augereau, Dumas ed i 2.500 uomini rimasti a Marcquard (per un totale di 15.000 uomini).
Massena avanza per Bassano e Augereau per Fontanariva, ed incontrano presso Marostica e Ospitale di Brenta gli austriaci (6 XI) che resistono tenacemente. I francesi subiscono gravi perdite e ricevono da Napoleone l’ordine di ritirarsi a Vicenza. Gli austriaci seguono la Sarca fino a Mori.
I francesi da Vicenza ripiegano a Verona. Napoleone giunge a Rivoli (7-8 XI) e trova Vaubois, che si è dovuto ritirare velocemente da Calliano, e Joubert (8.500 uomini in tutto).
Alvinczy giunge sull’Alpone (11 XI) con avanguardie a Caldiero e Colognola. A ovest si trovano Villanova ed Albarero che limitano la sacca dei Monti Lesini dove ci sono Augereau (5.000 uomini) e Massena (18.000 uomini). Marquard (2.600 uomini) è a Verona.
Massena ed Augereau attaccano le avanguardie di Alvinczy (12 XI) ma l’arrivo del grosso causa loro gravi perdite e li costringe a ripiegare.
Napoleone scrive al Direttorio che teme di perdere l’Italia (13 XI), sottrae forze a Vaubois ed a Kilmaine (sotto Mantova) riportando Massena ed Augerau a 19.000 uomini con i quali passa sulla destra dell’Adige a Verona (14 XI) e marcia verso il ponte di Villanova e gli acquitrini della destra dell’Alpone per colpire le spalle di Alvinczy. In giornata è gettato un ponte sull’Adige a Ronco, frattanto Alvinczy spinge l’avanguardia presso Verona mentre i carriaggi passano l’Alpone a Villanova. Dai combattimenti ad esito alterno attorno Arcole (15-17 XI) esce vincitore Napoleone, che costringe gli austriaci a ripiegare oltre il Brenta.
Dawidowich nel frattempo ha respinto Vaubois dalla corona di Rivoli, poi a Castelnuovo dietro il Mincio (oltre Peschiera), ma saputo della sconfitta di Arcole ripiega a Rivoli (19 XI), poi ad Ala e Riva (20 XI).
Wurmser tenta una sortita da Mantova ma è respinto (23 XI).

La Campagna del '97 in Italia – Il Quarto Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
L’Austria rigetta le trattative di pace avanzate del Direttorio e prosegue la guerra. In Italia dispone di 42.000 uomini (Alvinczy) più 24.000 bloccati dentro Mantova (Wurmser) ed un contingente pontificio (Colli). In mano austriaca sono rimaste Ala, Rovereto e Trento.
Napoleone dispone di 47.000 uomini, compresi pochi rinforzi, mentre altri 40.000 in arrivo dalla Francia non giungono in tempo per entrare in azione. I pezzi dei battaglioni sono aboliti mentre le batterie divisionali sono portate a due (invece che una sola). La disposizione delle forze è ancora una volta quella ad ombrello:

Gli austriaci perseverano nell’errore di avanzare con le forze divise tra la pianura e le valli alpine.
Provera caccia Augereau da Bevilacqua ed avanza su Legnago (8 I 1797) mentre Bajalicz con una colonna scende da Bassano a Villanova, verso Verona (9 I).
Napoleone a Bologna è informato dell’avanzata austriaca (10 I), lascia la Legione Lombarda e raggiunge il quartier generale Roverbella (ore 23:00). Frattanto Lannes avanza su Rovigo, sull’Adige gli austriaci sono respinti da Badia Polesine mentre Rey e Joubert sono tranquilli ed Argereau ha raccolto il grosso della divisione a Ronco.
Al mattino del giorno seguente Bajalicz attacca a San Martino Massena (12 I) che impiegando la divisione al completo lo sconfigge e lo respinge su Villanava.
Rey lascia la brigata Murat presso Salò ed avanza su Valeggio mentre Dogua raggiunge Legnago e Lannes con 3.000 uomini muove sul basso Adige. Questi movimenti permettono a Napoleone si concentrare contro Provera 26.000 uomini. Joubert ricaccia gli austriaci da Corona ed Augereau segnala la presenza in pianura di 12.000 austriaci.
Gli austriaci attaccano in massa Joubert (13 I) minacciandolo di avvolgimento e lo costringono a ritirarsi a Rivoli, dove chiede ordini a Napoleone dichiarandosi pronto a ripiegare il giorno seguente su Castelnuovo.
Napoleone sospende l’ammassamento contro Provera e concentra le forze a Rivoli inviando:

Napoleone sconfigge duramente gli austriaci presso Rivoli (14 I).

La Resa di Mantova.
Provera frattanto ha passato l’Adige (sera del 13 I) ed avanza verso Nogara, sul Mincio (14 I) tentando di forzare il blocco di Mantova a Porto San Giorgio (15 I) ma è respinto dalle truppe di Sérurier. Contro di lui si rivolge il grosso dei francesi:

Provera effettua un secondo tentativo di forzare il blocco di Mantova a La Favorita (16 I), contemporaneo ad una sortita di Wurmser presso Sant’Antonio che però è respinta dalla 57esima mezza brigata guidata dal generale Victor. Provera è avvolto disordinatamente a San Giorgio, perde 3 cannoni, subisce la perdita degli ussari di Herdendy ed è costretto ad arrendersi con i suoi 5-6.000 uomini (compresi i volontari d Vienna) e 20 cannoni.
In quattro giornate i prigionieri totali sono quindi 25.000, compresi un luogotenente generale, due generali, 12-15 colonnelli, 20 bandiere e 60 cannoni oltre ai 6.000 tra feriti e caduti austriaci.
Bajalicz è incalzato fino a Treviso e gran parte del Veneto è occupato dai francesi.
Wurmser (con l’aiutante maggiore Klenau) è infine costretto ad arrendersi con 16.000 uomini (2 II) ed ottiene di essere lasciato libero.

La Pace con lo Stato Pontificio.
Napoleone torna a Bologna con la divisione Victor (8.600 uomini) che comprende 4.000 uomini delle Legioni Cisalpina e Transpadana guidati dal milanese Pietro Teulié (1 II). Teulié caccia le truppe mercenarie pontificie dalle posizioni sul fiume Senio a cavallo della via Emilia, cattura 14 cannoni, 8 bandiere ed un migliaio di uomini (6 II). Victor occupa Ancona (7 II).
Lo Stato Pontificio è costretto ad accettare la pace di Tolentino (19 II) con la quale cede alla Francia Avignone, le Legazioni (con Bologna e Ferrara), Ancona, versa 30.000.000 di indennità di guerra e consegna numerose opere d’arte.

La Guerra sul Mare.
Carlo IV di Borbone re di Spagna dichiara guerra all'Inghilterra (1796).
La flotta spagnola (25 vascelli) si unisce con quella francese a Tolone costringendo gli inglesi a rinunciare al blocco (14 navi), evacuare la Corsica e riparare a Gibilterra (13 II 1797).
L’ammiraglio Cordova con 25 vascelli spagnoli parte da Cartagena (1 II) diretto in Atlantico ma presso Capo San Vincenzo è intercettato e sconfitto da 15 vascelli dell’ammiraglio Jervis, con il commodoro Nelson (14 II). Gli spagnoli riparano nel porto di Cadige dove sono bloccati per due anni.
Gli inglesi riportano un'altra vittoria sulla flotta spagnola nei Caribi ed occupano Trinidad. Fallisce invece un colpo di mano contro le Canarie (25 VII 1797) da parte di Nelson, che perde il braccio destro.

La Marcia su Vienna.
Il Direttorio porta le forze in Italia a 79.000 inviando a Napoleone le divisioni di Charles Bernadotte e Delmas dal fronte renano, dove a Moreau ne restano 130.000 (Armata della Sambre e della Mosa, Armata del Reno e della Mosella).
In marzo Napoleone dispone di una divisione di cavalleria (Dugua) e 7 divisioni di fanteria per un totale di 63.000 uomini, più le guarnigioni che ammontano a 16.000 francesi, 10.000 piemontesi (dell’alleato Carlo Emanuele IV di Savoia re di Sardegna) ed altri 8.000 italiani. Ogni divisione di fanteria comprende un reggimento di fanteria leggera, due brigate di fanteria di linea (su due reggimenti), una brigata di cavalleria (su due reggimenti) ed una batteria.
L’Austria destina al fronte italiano 90.000 uomini (10.000 di milizia locale):

Massena avanza (11 III) per Bassano, Feltre, Belluno e cattura presso Longarone parte della colonna Lusignan (14 III) i cui resti sono inseguiti per la val di Piave. Frattanto Napoleone con il grosso avanza per Conegliano, Sacile e Pordenone.
L’arciduca Carlo schiera il grosso a Codroipo (15 III) e distende il resto delle truppe sul Tagliamento (in magra) tra Osoppo e Latisana. Napoleone lo fronteggia tra Valvasone, Casarsa e San Vito mentre Massena da Longarone dovrebbe scendere per Monte Cavallo ad Aviano ma ne è impedito dalla neve, quindi per Fadalto raggiunge Vittorio Veneto.
Napoleone consiglia Joubert in Germania di iniziare la marcia su Vienna ed attacca gli austriaci sul Tagliamento: All’ala sinistra avanza a divisione Guieu, al centro la divisione Sérurier, all’ala destra la divisione Bernadotte. Le ali sono appoggiate da due batterie di 12 pezzi. Dopo un duello d’artiglieria ed alcune schermaglie tra cavalleggeri, i francesi eseguono una finta ritirata attirando gli austriaci. I combattimenti tra cavalleria e fanti leggeri proseguono per due ore, dopo di che i francesi attaccano schierando ogni reggimento in ordine misto (Il primo e terzo battaglione in colonna ed il secondo spiegato). L’avanguardia (Bernadotte) comprende il 27esimo leggeri (Duphot) ed il 15esimo (Murat).
L’arciduca si disimpegna e ripiega sulle fortezze di Palamanova e Gradisca, inviando Bajalicz con 5.000 uomini per Udine, Cividale, Caporetto, Predil a Tarvisio.
Guieu insegue la colonna Bajalicz e l’attacca sull’alto Natisone. Napoleone con Sérier, Bernadotte e Dugua insegue l’arciduca Carlo e sollecita l’intervento di Massena verso Tarvisio, passando il fiume a San Daniele.
Sérurier passa l’Isonzo a sud di Gradisca e minaccia di avvolgimento l’arciduca Carlo che ripiega da Gradisca per Postumia verso Lubiana. Gradisca è occupata da Bernadotte (19 III) e Gorizia da Napoleone (21 III).
Massena respinge Ocksay con 2.000 austriaci, occupa Pontebba (21 III) e Tarvisio (22 III), ricacciando Bajalicz oltre Predil, da dove per Ratace e Wurzen raggiunge l’arciduca Carlo. Insieme riprendono Tarvisio (23 III) ma Massena li ricaccia su Villach e torna e Predil dove Bajalicz, minacciato alle spalle da Guieu a Plezzo, è costretto ad arrendersi.
Frattanto si apre il fronte in Tirolo. Joubert attacca Dawidowich in val Cembra (20 III), lo respinge ed occupa Bolzano (22 III), dove lascia la divisione Baraguay a fronteggiare il campo austriaco di Merano (presidiato da Laudon). Quindi prosegue su Bressanone resistendo agli attacchi di Kerpen che è costretto a ripiegare oltre Mezzaselva verso il Brennero. Ai primi di aprile Joubert è padrone della val Pusteria.
Dugua occupa Trieste (23 III) ed avanza su Fiume mentre Bernadotte avanza a Vipacco e Prevallo. Napoleone organizza il passaggio delle Alpi istituendo a Palamanova una “piazza di deposito” dove accumula munizioni, materiali ed istituisce un ospedale, poi con Sérurier raggiunge Guie e Massena tra Treviso e Villach ed avanza con 25.000 uomini occupando Klagenfurt (29 III) dove istituisce un’altra “piazza di deposito”, richiama Bernadotte (che lascia una brigata a Prevallo) e Victor (dalle Romagne).
L’arciduca Carlo si trova a nord, sulla strada di Neumarkt, con i corpi di Dawidowich, Ocksay, i 30.000 austriaci provenienti dal Reno e nuove truppe, più il corpo di Kerpen in arrivo da Innsbruck per un totale di 50.000 uomini (ne ha persi 15.000 nella ritirata).
Napoleone invia all’arciduca una proposta di trattative di pace (31 III), azzarda un’avanzata da Klagenfurt a Michelsdorf, dove la sua avanguardia (Massena) respinge un distaccamento austriaco, rifiuta di concedere un armistizio, occupa Neunarckt (2 IV) ed entra nella valle della Mur (3 IV). Una brigata è inviata fino a S. Micael a fronteggiare Kerpen, costretto ad un lungo giro per la valle dell’Ens per unirsi all’arciduca.
Alle spalle francesi scoppiano rivolte in Tirolo e nelle Venezie. Baranguay deve abbandonare Bolzano e si unisce a Joubert a Bressanone. Trieste è sgombrata. Victor seda la rivolta nelle Venezie ma deve fronteggiare Laudon sceso da Merano a Bolzano. Hoche passa il Reno a Düsseldorf.
Napoleone spinge parte delle sue truppe fino al Semmering (7 IV), a due tappe da Vienna, e lo stesso giorno è firmato l’armistizio di Judenburg.
Baraguay e Joubert per la valle della Drava raggiungono Villach (8 IV) con 7.000 prigionieri.
Nei preliminari di pace (Leoben, 18 IV), Napoleone offre Venezia, il Friuli e la Dalmazia (non suoi) in cambio della cessione della Lombardia, dei Paesi Bassi Austriaci e dei territori oltre il Reno.
Le Pasque Veronesi.
Alcuni sudditi veneziani (tra i quali i fratelli Lecchi) insorgono nel Bresciano e nel Bergamasco contro il proprio governo per aderire alla causa francese, formano alcuni battaglioni, squadroni ed una compagnia di cannonieri.
A Verona scoppia una rivolta anti-francese. 3-400 francesi sono uccisi negli ospedali ed il generale Ballard è costretto a chiudersi nel castello. La rivolta è repressa da truppe francesi ed italiane.
Baraguay occupa Venezia ponendo fine alla millenaria repubblica. I celebri Quattro Cavalli (frutto del sacco di Bisanzio) sono portati a Parigi.
L'Austria occupa i territori venziani in Istria con il pretesto di proteggerli (10 VI).

La Pace di Campoformido.
La Repubblica Cispadana è ingrandita con la Lombardia e cambia nome in Repubblica Cisalpina (12 IV 1797).
Napoleone nel ritorno si ferma a Trieste (29 IV) con Marat, Bernadotte e Desaix. La città è evaquata dai francesi (24 V). Una legione francese ed una italiana occupano Corfù, Cefalonia e Zante (V 1797).
La pace è firmata a Campoformido (17 X 1797).
Dopo l’assassinio del generale Duphot a Trastevere, il generale Victor con 9.000 uomini (molti italiani) occupa anche lo stato Pontificio che diviene Repubblica Romana.
L’Inghilterra rimane sola in guerra contro la Francia.



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