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Le Forze Contrapposte nel '96 in Piemonte.
I francesi riorganizzano l’esercito con la Seconda Amalgama; i battaglioni sono
rimescolati facendo sparire le differenze regionali. In Piemonte i 208 battaglioni
(II ’96) diventano 60 battaglioni inquadrati in 20 mezze-brigate, poi in 9 divisioni
di fanteria ed una di cavalleria (58.000 uomini) affidati al generale Napoleone
Bonaparte (III 1796).
Napoleone, che ha da poco sposato Joséphine Tascher de la Pagerie (Parigi, 9
III), riordina l’Armata d’Italia:
Massena dispone delle divisione Laharpe (8.500 uomini) tra Noli ed
Orco Feglino e della divisione Maynier (9.000 uomini) tra Vado e Savona,
la divisione Augereau (10.000 uomini) è tra Albenga e
Finale,
la divisione Sérurier (9.500 uomini) è tra val
Tanaro e monte Gerassio,
la divisione di cavalleria Stengel (5.000 uomini) è a
Savona,
le altre 5 divisioni (meno di 3.000 uomini ognuna) sono di
presidio sulla costa e sull’arco alpino.
L’Austria accresce il contingente in Piemonte a 30.000 uomini guidati dal settantenne
generale fiammingo Jean Pierre signore di Beaulieu (veterano della guerra dei Sette
Anni) che dispone delle seguenti forze:
5.000 piemontesi tra Demonte e Cuneo,
16.000 piemontesi tra Mondovì e Ceva,
4.000 austriaci del Corpo Ausiliario (Provera) a Bormida di
Millesimo,
24.000 austriaci tra Alessandria, Tortona (Argenteau), Pavia e
Lodi (Sebotiendorf), ancora ai quartieri invernali,
6.000 austriaci (alcuni battaglioni di Argenteau) tra Aqui e Nizza
Monferrato.
La Campagna del '96 in Piemonte.
Le operazioni iniziano con l’occupazione di Voltri da parte della brigata Cervoni,
della divisione francese Meynier (26 III), poi rinforzata da una brigata della
divisione Laharpe (in tutto sono così 4.000 uomini).
Sebotiendorf muove per la val di Lemme verso Genova (IV) mentre Argenteau raccoglie le
truppe ad Aqui ed i piemontesi rinforzano Bormide (a sinistra) e Ceva (al centro)
sguarnendo i dintorni di Cuneo (a destra).
Sérurier avanza al monte Sotta e mincaccia le truppe di Colli.
Sebottendorf e Beaulieu con 9-10.000 austriaci attaccano Genova (8 IV) costringendo le due
brigate guidate da Cervoni ad arretrare lasciando 300 tra caduti e feriti. Gli austriaci
rioccupano Voltri (11 IV).
Argenteau, fermato e contrattaccato a Montenotte (11-12
IV) fugge in disordine lungo val d’Erro. Napoleone forza la posizione austro-piemontese
a Millesimo (13-14 IV). Massena con la brigata Cervoni e
2.000 uomini racimolati della divisione Laharpe insegue gli austriaci lungo la Bormida
ma trova 4 battaglioni piemontesi (distaccati con Beaulieu ad inizio dell’offensiva)
ed i reparti austriaci sfuggiti da Montenotte, è quindi costretto a ripiegare
su Cairo.
Augereau sconfigge gli austro-sardi a Dego (14-15 IV), li insegue
e li sconfigge nuovamente a Ceva (16 IV) ed a
Mondovì (19-21 IV), dove si impadronisce
dei preziosi magazzini. Nei giorni successivi i francesi inseguono i piemontesi e
travolgono gli ultimi tentativi di resistenza.
Napoleone riporta la cattura di 21 bandiere, 55 cannoni, 15.000 prigionieri e 10.000
tra caduti e feriti.
L’Armistizio di Salasco, 28 IV 1796.
Il regno di Sardegna è costretto a firmare l’armistizio di Salasco e cessare le
ostilità. L’Esercito Sardo sparisce dai campi di battaglia per più di
mezzo secolo. La pace è perfezionata a Parigi (21 V).
La guerra prosegue contro gli austriaci che sono inseguiti verso Milano.
Napoleone con le divisioni Laharpe, Augereau, Massena e Sérurier (36.000 uomini)
finge di voler passare il Po a Valenza (3-5 V), ed inizia invece il passaggio con
traghetti a Piacenza (7-8 V), ultimandolo dopo che è gettato un ponte (9-10 V).
In un combattimento presso Codogno prendono parte dalla parte austriaca cavalieri
napoletani ed artiglieri piemontesi e cade il generale francese Laharpe (8 V).
I francesi attendono l'arrivo di una divisione dell’Armata delle Alpi, una dalla Roja
(12.000 uomini) ed in seguito dispongono anche di una Legione Cisalpina, 2 brigate
Piemontesi (alleato) e 2 Legioni Polacche (formate da esuli).
Il Blocco di Mantova.
Gli austriaci guidati da Beaulieu ripiegano oltre l’Adda. Napoleone effettua il celebre
forzamento dell’Adda a Lodi (10 V), entra a Milano (15 V),
impone un ingente contributo di guerra e numerose requisizioni (anche di opere d’arte),
e procede nell’inseguimento (22 V). La neutralità del ducato di Parma è
violata (V 1796).
Gli austriaci si ritirano disponendosi a catena lungo il Mincio tra le munite piazze di
Peschiera, tolta alla neutrale Venezia, e Mantova ma i francesi forzano il passaggio a
Borghetto (30 V). Napoleone si fa cedere da Venezia la piazza di Verona (1 VI) e chiede
20.000 fucili.
La divisione Sérurier (9.000 uomini) blocca 10.000 austriaci dentro Mantova, che
essendo circondata da paludi offre scarse possibilità di uscire e schierarsi
rapidamente. I francesi occupano i territori veneziani del Polesine, Legnano, Este e
Monselice. Venezia rifiuta di allearsi alla Francia.
A Oneglia, il capitano Nelson con 4 navi cattura il parco d'assedio francese diretto a Mantova,
le carte topografiche, i libri militari ed il rolo degli effettivi inviati a Napoleone (31 V
1796).
Il regno di Napoli firma un'armistizio (5 VI).
Il direttorio affida il blocco di Mantova a Kellerman (7 VI), che dispone dei cannoni del Castello
Sforzesco dopo la sua resa (29 VI), ed ordina una spedizione in Italia centrale:
Augereau con un Corpo d'Armata invade gli Stati Pontifici (VI 1796), occupa
l’Emilia e le Marche.
Napoleone occupa Bologna, le Legazioni
Pontificie ed Ancona, imponendo contribuzioni allo Stato Pontificio che firma un armistizio (24 VI), poi occupa Firenze
(25 VI).
Claudes Henry conte di Vaubois con una divisione occupa la Toscana, nonostante
la neutralità, togliendo agli inglesi la base navale di Livorno (28 VI).
Napoleone torna a Milano (13 VII) ed istituisce la Repubblica Cispadana (27 XII 1796), che
comprende i ducati di Modena e Reggio, le città pontificie di Ferrara e Bologna,
ed adotta il tricolore verde-bianco-rosso (7 I 1797). A Milano si raccoglie la Prima
Legione Lombarda, a Modena, Bologna e Ferrara un’altra, si formano inoltre delle
compagnie di cacciatori, ussari e dragoni cisalpini, riunite nel primo reggimento
ussari e cacciatori a cavallo (futuri dragoni Regina).
La Campagna del '96 in Germania.
In Germania l’arciduca Carlo dispone di 175-177.000 uomini, ma dopo i successi di
Napoleone in Italia 25.000 austriaci guidati da Wurmser devono essere inviati dal
Reno su questo scacchiere.
La Francia dispone di 158.000 uomini, ai quali in seguito si aggiungono una Legione
Batava (di Belgi ed Olandesi), una legione Svizzera (dei cantoni di Ginevra e del
Vallese che sono incorporati alla Francia) e 18.000 svizzeri della confederazione:
Due divisioni guidate da Kléber avanzano dalla Wipper per
Düsseldorf su Lahn, dove dovrebbero incontrarsi con Jourdan, ma contro di loro
l’arciduca Carlo distacca Wartensleben con 36.000 uomini.
L’Armata della Sambre e della Mosa (Jourdan) avanza su Lahn ma
è attaccata dal Palatinato dall’arciduca Carlo con 40.000 uomini, è
avvolto sulla sinistra per Wetzlar e deve ripassare il Reno.
L’Armata del Reno e della Mosella (Moreau) passa il Reno a Kehl ed
avanza lungo il Kinzig, mentre una colonna respinge le truppe della Svevia. Il grosso
raggiunge Rastatt (5 VII) dove sconfigge l’austriaco Latorur, che in posizione
difensiva sul Murg attendeva l’arciduca Carlo. L’avanzata procede su Ettlingen dove ha
luogo un combattimento non decisivo con l’arciduca che ordina la ritirata generale per
riunire le truppe.
Jourdan può quindi passare nuovamente il Reno. Wartensleben
è sconfitto a Friedberg (10 VII) e si ritira oltre Meno, occupando una forte
posizione sul Naab per coprire la Boemia, e Jourdan non osa attaccarlo.
L’arciduca Carlo ripiega oltre il Neckar per le valli di Rems e di
Vils inseguito da Moreau con il grosso. A Nerewsheim presso il Danubio decide di dare
battaglia (11 VII) ma lo scontro non è decisivo e la notte passa sull’altra
riva presso Donauwörth.
Frölisch lascia la linea difensiva sul Reno presso monte Kehl
e ripiega lungo il Danubio seguito dal generale Ferino.
L’arciduca Carlo lascia Latour con 30.000 uomini davanti Moreau,
scende con 28.000 uomini il Danubio fino Ingolstadt senza essere scoperto, lo passa e
si unisce a Wartensleben che dispone di 34.000 uomini (62.000 in tutto) costringendo
Jourdan con solo 36.000 uomini a ripiegare lungo il Meno.
Jourdan si ferma ed accetta la battaglia a Würzburg (3 IX) ma à sconfitto
e deve ripiegare fino al Lhan dove si unisce alle truppe che bloccano Magonza.
L’arciduca finge di attaccare Wetzlar poi si rivolge contro l’ala destra francese, la
sconfigge, la incalza e sconfigge poi la retroguardia ad Altenkirchen. Frattanto
Jourdan è sul Sieg (20 IX).
Moreau passa il Danubio a monte di Dillingen, si unisce a Ferino
(disponendo di 55.000 uomini) ed attacca Latour schierato a cordone lungo la Lech, lo
sconfigge, ne disperde le forze, occupa Monaco e tenta di raggiungere Jourdan.
Latour ripiega oltre l’Istar ma da Landshut attacca la destra francese (la divisione
del ventottenne Louis Desaix de Veygoux) che sta marciano verso Neustadt e solo a
fatica è ricacciato oltre l’Isar.
Moreau si ritira sul Reno, verso Kehl, infliggendo presso Biverach una dura sconfitta
a Latour che lo incalza, poi però perde tempo per disporre le proprie
unità secondo la priorità di marcia (avanguardia, grosso, retroguardia).
Latour è raggiunto dall’arciduca Carlo (40.000 austriaci in tutto), insieme
raggiungono Moreau, lo sconfiggono (fine X) e lo obbligano a passare il Reno presso
Huningue. Nonostante le perdite, Moreau è portato in trionfo per aver eseguito
abilmente la ritirata. Desaix resiste due mesi assediato in Kehl.
L’armistizio di Villafranca pone fine alle operazioni.
Primo Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
Mantova è l’ultima piazzaforte austriaca rimasta in Italia. Qualsiasi altro
generale, secondo i metodi guerra dell’epoca, l’avrebbe assediata concentrandovi tutte
le truppe. Napoleone invece mira alla distruzione dell’esercito avversario, sapendo che
l’Austria manderà sicuramente truppe in soccorso della città.
Perciò davanti a Mantova c'è una sola divisione (Sérurier, 9-10.000
uomini), sufficiente a bloccare il presidio di 8-10.000 uomini, poichè il
terreno paludoso che circonda la città impedisce di uscire e schierarsi
velocemente. Nell'assedio sono impiegati anche i cannoni austriaci prelevati dal
castello Sforzesco di Milano e quelli pontifici di Ferrara e di Castelfranco
d’Emilia.
Il resto dell’Armata d’Italia è disposto a ventaglio, non sapendo da quale
direzione giungano gli austriaci ammassati in Tirolo.
Divisione Massena (15.000 uomini): presso Rivoli. Previene
l’arrivo di rinforzi austriaci dalla Val d'Adige.
Divisione Sauret (4.000 uomini): tra Salò e Gavardo.
Previene l’arrivo di rinforzi austriaci dalle valli dell’Oglio, della Mella e del
Chiese.
Divisioni Despinoy (4.500 o 7.000 uomini) ed Augereau (4.500 o
5.000 uomini): sul fiume Adige, tra Ronco e Castagnaro. Bloccano l’arrivo di rinforzi
austriaci dalla pianura Veneta.
Divisione di cavalleria guidata da Charles Joseph Kilmaine (1.200
o 1.500 uomini) e riserva d’artiglieria: a Valeggio sul Mincio.
Le forze francesi sono disposte ad ombrello in modo che ogni divisione possa resistere
il tempo necessario alle altre per raggrupparsi ed affrontare l’avversario, secondo la
strategia chiamata della “Posizione Centrale”.
Il grosso degli austriaci sta infatti scendendo per la Val d’Adige verso Verona, guidato
dall’anziano maresciallo Wurmser, mentre un distaccamento guidato dal generale
Quasdanovic scende dalla Val Sabbia, per la Val Sugana verso Bassano, da dove
può dirigersi a Verona o a Legnano. In tutto sono 59.000 uomini (18.000
ritiratisi dalla Lombardia, 20-30.000 tolti dallo scacchiere tedesco). Altre fonti
elevano gli austriaci a 100.000 uomini contro 30.000 francesi.
L’errore strategico della manovra austriaca è che il Lago di Garda impedisce a
Wurmser ed a Quasdanovic di comunicare tra loro ed operare congiuntamente.
Durante tutte queste operazioni il territorio della repubblica di Venezia viene
ripetutamente violato nonostante la sua neutralità.
La brigata Joubert (della divisione Massena) è respinta da Wurmser da Corona a
Rivoli (28 VII), dove si unisce alle brigate Valette e Victor (Claude Victor, poi
maresciallo). Le tre brigate sono minacciate di aggiramento da parte di un’altra
colonna austriaca giunta a Chiusa, quindi ripiegano su Pastrengo. Una terza colonna
austriaca è respinta da Verona mentre il grosso si trova ancora a Montebello in
Valsugana, guidato dal generale Meszaros.
Napoleone riceve le prime notizie dell'avanzata austriaca a Brescia, dove si trova con
la moglie Joséphine Beauharnais, sposata da poco, emana gli ordini per
concentrare le divisioni contro Wurmser, invia il tesoro ed i bagagli del quartier
generale a Milano e si porta a Castelnuovo (29 VII).
Quasdanovic attacca Sauret a Gavardo ed a Salò, dove la brigata Guieu resiste
appoggiandosi ad un vasto fabbricato (29 VII) mentre Wurmser respinge Massena sulla
riva destra del Mincio ed occupa Verona (29 VII). Contro di lui stanno concentrandosi
i francesi a tenaglia lungo il Mincio:
Despinoy muove a Desenzano per unirsi a Massena (ala sinistra).
Kilmaine muove a Roverbella (centro), rinforzato da tre brigate di
fanteria di Augereau e Massena.
Augereau passa sulla riva destra del Mincio verso Castel d’Ario per
unirsi alle forze respinte da Verona (ala destra).
Quasdanovic respinge Sauret da Gavardo su Desenzano (30 VII), occupa Brescia con i
magazzini francesi e Ponte San Marco, minacciando così le retrovie francesi.
Alcuni reparti di cavalleria muovono verso Milano.
Napoleone decide di affrontare prima Quasdanovic e sospende la manovra contro Wurmser
il quale marcia verso Mantova, evitando di ingaggiare i francesi.
Tutto il dispositivo Francese viene modificato per affrontare Quasdavic e guardarsi da
Wurmser (31 VII):
Kilmaine muove verso Brescia per affrontare Quasdanovic.
Sauret raggiunge a Salò la brigata Guieu per unirsi a
Kilmaine.
Despinoy respinge una colonna austriaca da Lonato oltre il
Chiese.
Augereau muove verso Montichiari per appoggiare Kilmaine.
Massena muove verso Lonato e Calcinato in appoggio ai precedenti
lasciando la brigata Valette a Castiglione per sorvegliare Wurmser.
Sérurier abbandona l'assedio di Mantova e raggiunge Marcaria
con 5.000 uomini mentre altri 4.000 (due mezze brigate) sono inviati ad Augereau.
Quasdanovic privo di notizie di Wurmser e saputo delle manovre Francesi, ripiega su
Gavardo, inducendo Sauret a ritirarsi a Desenzano.
Mentre i francesi rioccupano Brescia, Quasdanovic unisce le sue truppe a Gavardo.
Wurmser entra trionfalmente a Mantova (1 VIII) ed invia un distaccamento guidato dal
generale Liptay a Goito a riconoscere i movimenti avversari.
L’abbandono dell’assedio di Mantova da parte dei francesi è interpretato come
l’inizio di una ritirata generale. Wurmser ordina quindi al Quasdanovic di colpire sul
fianco i presunti reparti francesi in ritirata e al Liptay di iniziare l’inseguimento
il giorno successivo.
Il grosso di Wurmser è ancora oltre il Mincio (2 VIII) mentre Liptay blocca
Peschiera ed invia una colonna da Goito a Castiglione da dove il generale di brigata
Valette ripiega senza combattere ed è quindi esonerato dal comando da
Napoleone.
Despinoy procede da Rezzato a Paitone. Guieu prende il posto di comando di Sauret ferito
e la divisione raggiunge Salò senza accorgersi che parallelamente in senso
opposto Quasdanovic muove da Salò a Desenzano. Lo scontro attorno a
Lonato (3 VIII) è favorevole ai francesi.
Napoleone lascia una brigata della divisione Sauret a controllare Quasdanovic (4 VIII)
che si ritira per la Val Stabbia verso il Trentino. Il grosso dell'Armata d'Italia,
per un totale di 30-34.000 uomini, converge contro Wurmser e lo sconfigge a
Castiglione (5 VIII).
Nei giorni seguenti Massena incalza d'appresso Wurmser fino Rivoli (17 VIII),
costringendolo a tornare in Tirolo.
Il cardinale Mattei arcivescovo di Ferrara, che ha esortato i suoi fedeli ad unirsi agli
austriaci contro i francesi, è rinchiuso per tre mesi.
La manovra è chiamata “La Guerra dei Cinque Giorni”, perchè decisa dai
combattimenti a Desenzano, due a Salò, Lonato e Castiglione.
Secondo Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
Napoleone riforma lo schieramento ad ombrello attorno a Mantova (fine VIII):
La divisione Vabois (8.200 uomini), formata con i resti delle
divisioni Sauret e Despinoy, è tra i Garda ed il Chiese per bloccare eventuali
iniziative del Quasdanovic,
Massena è a Rivoli,
Augereau con 10.000 uomini è a Verona,
Kilmaine (cavalleria) è presso Legnago, copre Verona e
sorveglia il Veneto,
Sahuguet sostituisce l’affaticato Sérurier nel blocco di
Mantova,
La nuova divisione Serviez (6.000 uomini) rimane di riserva a
Cremona.
Gli austriaci dispongono di 11.000 uomini a Bassano (Maszaros), 9.000 uomini a Trento
(Quasdanovich e Sebottendorf) e 21.000 uomini tra Riva, Ala e Rovereto
(Dawidowich).
I francesi vogliono sfruttare la divisione delle forze avversarie:
Vaubois marcia su Storo e Salù, da dove con dei battelli
raggiunge Riva e marcia su Trento,
Massena con la brigata di cavalleria Dubois (10.000 uomini) risale
la Val d’Adige verso Trento,
Augereau fiancheggia Massena a destra risalendo la Val Paterna
verso Rovereto.
I francesi respingono gli austriaci di Dawidowich (20.000 uomini) con duri
combattimenti alle strette di Marco e di Calliano, in val Longarina (2-5 IX) ed
entrano a Trento (5 IX).
Wurmster ha frattanto lasciato Trento (2 IX) con truppe di Quasdanovich e di
Sebottendorf, diretto verso Bassano (Napoleone ne è informato).
Quasdanovich è cacciato oltre Dawidowich da Massena (5 IX) mentre Murat, che ha
sostituito Dubois (ucciso il 4 IX), lo minaccia di aggiramento e lo costringe a
ritirarsi velocemente su Egna. Intanto Meszaros avanza da Vicenza verso Verona senza
attendere Wurmser.
Augereau per Vignolo Vattaro e Borgo, e Massena per Pergine e Levico, raggiungono la
val Sugana e la discendono (6 IX) mentre Napoleone lascia 20.000 uomini a fronteggiare
i 9.000 austriaci di Sebottendorf.
Napoleone e l’avanguardia di Augereau attaccano presso Primolano la retroguardia di
Wurmser (7 IX), costretta ad arredersi, e giungono a Cismon, mentre Meszaros attacca
invano Verona.
Il giorno seguente le divisioni Augereau e Massena attaccano i 7.000 austriaci rimasti a
Wurmser schierati davanti Bassano (8 IX), in vantaggio numerico 3:1, li respingono in
disordine catturano circa 3.500 uomini e tutti i cannoni. Quindi Massena muove su
Vicenza e Augerai su Padova, per bloccare la ritirata austriaca.
Quasdanowich elude Augereau e raggiunge il Piave (10 IX) mentre Wurmser raduna gli
avanzi della divisione Sebottendorf e la divisione Meszanos (intatta) disponendo
così di 12.000 uomini. Un distaccamento di cavalleria è inviato oltre
l’Adige ed il battaglione francese di guardia al ponte di Legnago abbandona la
posizione.
Augereau da Padova avanza per Este e Legnago; Seruiez blocca il ponte di Macaria;
Massena avanza per Ronco e scende l’Adige per intercettare la strada Legnago-Mantova;
la sua avanguardia si scontra a Cerea con Wurmser al completo (11 IX), che si apre la
strada prima dell’arrivo del grosso e di Sahuguet dal ponte di Villimpenta. Wurmser
arriva sotto Mantova ma l’arrivo delle due divisioni (Massena e Sahguet) lo costringe
a ritirarsi in città (13 IX) portando il presidio a 24.000 uomini (9.000 malati
e feriti).
Terzo Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
Napoleone dispone di 25-30.000 uomini, più 9.000 guidati da Kilmaine sotto Mantova,
19.000 promessi dal Direttorio (ma ne arrivano solo 1.500) e 6.000 volontari italiani
inquadrati in Legioni (la I è istituita il 7 X).
La situazione sfavorevole in Germania sconsiglia la marcia su Vienna e Napoleone
riprende la disposizione ad ombrello attorno Mantova:
la divisione Vaubois (10.500 uomini) è ad Avisio, oltre
Trento,
la divisione Massena (5.200 uomini) è sul Brenta,
le divisioni Augereau (6.500 uomini), Macquard (6.500 uomini) e
Dumas (2.300 cavalieri) sono di riserva dietro l’Adige.
In Ottobre truppe austriache sono segnalate in val d’Adige, giunte dalla Germania
(Dawidowich, 18.500 uomini che Napoleone stima meno di 14.000) ed in Friuli oltre il
Piave (generale Alvinczy, 35.000 uomini che Napolone stima 25.000). Altre cronache
riportano in tutto 60.000 austriaci.
Vabois avanza verso Avisio contro Quasdanowich che procede in senso inverso (30 X) e
dopo una serie di scontri (1-3 XI) grazie al vantaggio numerico minaccia di
avvolgimento Vaubois e lo costringe a ripiegare a Calliano (3 XI).
Alvinczy avanza in due colonne su Bassano e Fontaniva (3 XI).
Joubert con 3.000 uomini (distaccato da Marcquard) è inviato a Rivoli con
l’ordine di tenere ad oltranza mentre su Vicenza convergono Massena, Augereau, Dumas
ed i 2.500 uomini rimasti a Marcquard (per un totale di 15.000 uomini).
Massena avanza per Bassano e Augereau per Fontanariva, ed incontrano presso Marostica e
Ospitale di Brenta gli austriaci (6 XI) che resistono tenacemente. I francesi subiscono
gravi perdite e ricevono da Napoleone l’ordine di ritirarsi a Vicenza. Gli austriaci
seguono la Sarca fino a Mori.
I francesi da Vicenza ripiegano a Verona. Napoleone giunge a Rivoli (7-8 XI) e trova
Vaubois, che si è dovuto ritirare velocemente da Calliano, e Joubert (8.500
uomini in tutto).
Alvinczy giunge sull’Alpone (11 XI) con avanguardie a Caldiero e Colognola. A ovest si
trovano Villanova ed Albarero che limitano la sacca dei Monti Lesini dove ci sono
Augereau (5.000 uomini) e Massena (18.000 uomini). Marquard (2.600 uomini) è a
Verona.
Massena ed Augereau attaccano le avanguardie di Alvinczy (12 XI) ma l’arrivo del grosso
causa loro gravi perdite e li costringe a ripiegare.
Napoleone scrive al Direttorio che teme di perdere l’Italia (13 XI), sottrae forze a
Vaubois ed a Kilmaine (sotto Mantova) riportando Massena ed Augerau a 19.000 uomini
con i quali passa sulla destra dell’Adige a Verona (14 XI) e marcia verso il ponte di
Villanova e gli acquitrini della destra dell’Alpone per colpire le spalle di Alvinczy.
In giornata è gettato un ponte sull’Adige a Ronco, frattanto Alvinczy spinge
l’avanguardia presso Verona mentre i carriaggi passano l’Alpone a Villanova. Dai
combattimenti ad esito alterno attorno Arcole (15-17 XI) esce
vincitore Napoleone, che costringe gli austriaci a ripiegare oltre il Brenta.
Dawidowich nel frattempo ha respinto Vaubois dalla corona di Rivoli, poi a Castelnuovo
dietro il Mincio (oltre Peschiera), ma saputo della sconfitta di Arcole ripiega a
Rivoli (19 XI), poi ad Ala e Riva (20 XI).
Wurmser tenta una sortita da Mantova ma è respinto (23 XI).
Quarto Tentativo Austriaco di Sbloccare Mantova.
L’Austria rigetta le trattative di pace avanzate del Direttorio e prosegue la guerra.
In Italia dispone di 42.000 uomini (Alvinczy) più 24.000 bloccati dentro
Mantova (Wurmser) ed un contingente pontificio (Colli). In mano austriaca sono rimaste
Ala, Rovereto e Trento.
Napoleone dispone di 47.000 uomini, compresi pochi rinforzi, mentre altri 40.000 in
arrivo dalla Francia non giungono in tempo per entrare in azione. I pezzi dei
battaglioni sono aboliti mentre le batterie divisionali sono portate a due (invece che
una sola). La disposizione delle forze è ancora una volta quella ad
ombrello:
la divisione Rey (4.000 uomini) guarda val Chiese tra Brescia e
Salò,
la divisione Joubert (10.500 uomini) guarda val Longarina tra
Corona e Rivoli,
la divisione Massena (9.500 uomini) copre l’Adige a Verona, con
avanguardie a San Martino Buon Albergo,
la divisione Augereau (10.500 uomini) è disposta lungo
l’Adige, con avanguardie a Bevilacqua mentre la brigata Victor è sul Molinella
con parte della divisione di cavalleria e copre il blocco di Mantova,
la divisione Lannes (3.500 uomini) copre l’Emilia da Bologna,
la divisione Sérurier (8.500 uomini) blocca Mantova con il
resto della divisione di cavalleria,
il generale Dugua con 600 cavalieri è a Villafranca.
Gli austriaci perseverano nell’errore di avanzare con le forze divise tra la pianura e
le valli alpine.
Provera caccia Augereau da Bevilacqua ed avanza su Legnago (8 I 1797) mentre Bajalicz
con una colonna scende da Bassano a Villanova, verso Verona (9 I).
Napoleone a Bologna è informato dell’avanzata austriaca (10 I), lascia la
Legione Lombarda e raggiunge il quartier generale Roverbella (ore 23:00). Frattanto
Lannes avanza su Rovigo, sull’Adige gli austriaci sono respinti da Badia Polesine
mentre Rey e Joubert sono tranquilli ed Argereau ha raccolto il grosso della divisione
a Ronco.
Al mattino del giorno seguente Bajalicz attacca a San Martino Massena (12 I) che
impiegando la divisione al completo lo sconfigge e lo respinge su Villanava.
Rey lascia la brigata Murat presso Salò ed avanza su Valeggio mentre Dogua
raggiunge Legnago e Lannes con 3.000 uomini muove sul basso Adige. Questi movimenti
permettono a Napoleone si concentrare contro Provera 26.000 uomini. Joubert ricaccia
gli austriaci da Corona ed Augereau segnala la presenza in pianura di 12.000
austriaci.
Gli austriaci attaccano in massa Joubert (13 I) minacciandolo di avvolgimento e lo
costringono a ritirarsi a Rivoli, dove chiede ordini a Napoleone dichiarandosi pronto a
ripiegare il giorno seguente su Castelnuovo.
Napoleone sospende l’ammassamento contro Provera e concentra le forze a Rivoli
inviando:
Massena con gran parte della divisione (2.600 uomini
all’avanguardia seguiti da altri 4.400 con 14 cannoni),
Rey (3.500 uomini con 10 cannoni),
la brigata Victor (1.800 uomini) e due reggimenti di cavalleria
(1.000 uomini) con due batterie leggere (8 pezzi) delle divisioni Augereau e
Sérurier,
la brigata Murat, che si imbarca a Salò attraversa il lago
di Garda e sbarca a Torri del Benaco.
Napoleone sconfigge duramente gli austriaci presso Rivoli
(14 I).
La Resa di Mantova.
Provera frattanto ha passato l’Adige (sera del 13 I) ed avanza verso Nogara, sul Mincio
(14 I) tentando di forzare il blocco di Mantova a Porto San Giorgio (15 I) ma è
respinto dalle truppe di Sérurier. Contro di lui si rivolge il grosso dei
francesi:
Augereau giunge alle sue spalle ad Anghiari (dove ha luogo un
celebre duello tra il capitano Duvivier, di uno squadrone del nono reggimento dragoni,
ed un ufficiale superiore degli Ulani), distrugge il ponte costruito dagli austriaci,
cattura 2.000 uomini e 14 cannoni e lo tallona (14 I) verso Castel d’Ario (15 I).
Napoleone con Massena ed il battaglione Victor da Rivoli
raggiungono Roverbella (15 I).
Provera effettua un secondo tentativo di forzare il blocco di Mantova a La Favorita (16
I), contemporaneo ad una sortita di Wurmser presso Sant’Antonio che però
è respinta dalla 57esima mezza brigata guidata dal generale Victor. Provera
è avvolto disordinatamente a San Giorgio, perde 3 cannoni, subisce la perdita
degli ussari di Herdendy ed è costretto ad arrendersi con i suoi 5-6.000 uomini
(compresi i volontari d Vienna) e 20 cannoni.
In quattro giornate i prigionieri totali sono quindi 25.000, compresi un luogotenente
generale, due generali, 12-15 colonnelli, 20 bandiere e 60 cannoni oltre ai 6.000 tra
feriti e caduti austriaci.
Bajalicz è incalzato fino a Treviso e gran parte del Veneto è occupato
dai francesi.
Wurmser (con l’aiutante maggiore Klenau) è infine costretto ad arrendersi con
16.000 uomini (2 II) ed ottiene di essere lasciato libero.
La Pace con lo Stato Pontificio.
Napoleone torna a Bologna con la divisione Victor (8.600 uomini) che comprende 4.000
uomini delle Legioni Cisalpina e Transpadana guidati dal milanese Pietro Teulié
(1 II). Teulié caccia le truppe mercenarie pontificie dalle posizioni sul
fiume Senio a cavallo della via Emilia, cattura 14 cannoni, 8 bandiere ed un migliaio
di uomini (6 II). Victor occupa Ancona (7 II).
Lo Stato Pontificio è costretto ad accettare la pace di Tolentino (19 II) con la
quale cede alla Francia Avignone, le Legazioni (con Bologna e Ferrara), Ancona, versa
30.000.000 di indennità di guerra e consegna numerose opere d’arte.
La Spagna a fianco della Francia.
Carlo IV di Borbone re di Spagna firma una convenzione con la Francia (19 VIII 1796), ratificata
a Parigi (12 IX): ciascuno si impegna a mettere a disposizione 15 vascelli e 10 tra fregate e
corvette. L'Inghilterra dichiara l'embargo dei vascelli spagnoli nei suoi porti (15 IX) e la
Spagna le dichiara guerra.
L'Inghilterra possiede 108 vascelli, 400 bastimenti e 120.000 marinai. La Spagna possiede 76
vascelli, 51 fregate, 184 tra corvette, brigantini e navi minori ma gli equipaggi sono
insufficenti (66.000 effettivi sui 104.000 necessari) ed indisciplinati.
Il contingente navale spagnolo si unisce alla flotta francese a Tolone costringendo gli inglesi a
rinunciare al blocco (14 navi).
I franco-spagnoli sbarcano in Corsica, a Capo Corso (18 X 1796) ed entrano a Bastia (20 X) evaquata
da Nelson. La flotta inglese lascia le acque della Corisica (2 IX) e ripara a Gibilterra (2 XI
1796). Nelson evacqua il materiale di marina da Porto Ferraio (26 XII) e raggiunge a sua volta
Gibilterra (2 II 1797).
La Battaglia di Capo san Vincenzo.
L’ammiraglio José di Cordova con 25 vascelli ed 11 fregate spagnole parte da Cartagena (1 II
1797) diretto in Atlantico ma presso Capo San Vincenzo è intercettato e sconfitto da 15
vascelli, 4 fregate e 2 corvette inglesi dell’ammiraglio John Jervis, con il commodoro Nelson (14
II). Gli spagnoli restano con 21 vascelli e riparano nel porto di Cadige dove sono bloccati per
due anni. Cordova è destituito assime ad altri 7 ufficiali. Jervis è premiato con
la nomina a conte di Saint Vincent, due ufficiali sono nominati baronetti, Nelson ha catturato
due vascelli e riceve l'ordine del Bagno.
Gli equipaggi della squadra di lord Birdport a Spithead si ribellano, rifiutano di salpare (15 IV
1797) e mandano al parlamento una petizione chiedendo un aumento della paga, un'equa ripartizione
delle prede, alcuni modesti vantaggi per i feriti ed i malati, cibo migliore e permessi per le
visite ai familiari. Dopo un mese di trattative le richieste sono accettate ma uno dei comandanti,
Richard Parker, è giustiziato (VI 1797).
La Marcia su Vienna.
Il Direttorio porta le forze in Italia a 79.000 inviando a Napoleone le divisioni di
Charles Bernadotte e Delmas dal fronte renano, dove a Moreau ne restano 130.000 (Armata
della Sambre e della Mosa, Armata del Reno e della Mosella).
In marzo Napoleone dispone di una divisione di cavalleria (Dugua) e 7 divisioni di
fanteria per un totale di 63.000 uomini, più le guarnigioni che ammontano a
16.000 francesi, 10.000 piemontesi (dell’alleato Carlo Emanuele IV di Savoia re di
Sardegna) ed altri 8.000 italiani. Ogni divisione di fanteria comprende un reggimento
di fanteria leggera, due brigate di fanteria di linea (su due reggimenti), una brigata
di cavalleria (su due reggimenti) ed una batteria.
L’Austria destina al fronte italiano 90.000 uomini (10.000 di milizia locale):
Dawidowich con 25.000 uomini è sull’Alviso, fronteggiato da
Joubert con la propria divisione e quelle di Baraguay e Delmas (20.000 uomini in
tutto),
l’arciduca Carlo con 27.000 uomini respinge Guyeux oltre il Brenta
ma è fermato sul Tagliamento (con avanguardie a Conegliano) da Napoleone con le
divisioni Massena, Guieu, Sérurier, Bernadotte e Dugua (credeva che il grosso
dei francesi si trovasse a Roma),
Lusignan con 3.000 uomini è a Feltre come collegamento tra
le due masse precedenti,
30.000 uomini sono ancora in marcia dal Reno.
Massena avanza (11 III) per Bassano, Feltre, Belluno e cattura presso Longarone parte
della colonna Lusignan (14 III) i cui resti sono inseguiti per la val di Piave.
Frattanto Napoleone con il grosso avanza per Conegliano, Sacile e Pordenone.
L’arciduca Carlo schiera il grosso a Codroipo (15 III) e distende il resto delle
truppe sul Tagliamento (in magra) tra Osoppo e Latisana. Napoleone lo fronteggia tra
Valvasone, Casarsa e San Vito mentre Massena da Longarone dovrebbe scendere per Monte
Cavallo ad Aviano ma ne è impedito dalla neve, quindi per Fadalto raggiunge
Vittorio Veneto.
Napoleone consiglia Joubert in Germania di iniziare la marcia su Vienna ed attacca gli
austriaci sul Tagliamento: All’ala sinistra avanza a divisione Guieu, al centro la
divisione Sérurier, all’ala destra la divisione Bernadotte. Le ali sono
appoggiate da due batterie di 12 pezzi. Dopo un duello d’artiglieria ed alcune
schermaglie tra cavalleggeri, i francesi eseguono una finta ritirata attirando gli
austriaci. I combattimenti tra cavalleria e fanti leggeri proseguono per due ore, dopo
di che i francesi attaccano schierando ogni reggimento in ordine misto (Il primo e
terzo battaglione in colonna ed il secondo spiegato). L’avanguardia (Bernadotte)
comprende il 27esimo leggeri (Duphot) ed il 15esimo (Murat).
L’arciduca si disimpegna e ripiega sulle fortezze di Palamanova e Gradisca, inviando
Bajalicz con 5.000 uomini per Udine, Cividale, Caporetto, Predil a Tarvisio.
Guieu insegue la colonna Bajalicz e l’attacca sull’alto Natisone. Napoleone con
Sérier, Bernadotte e Dugua insegue l’arciduca Carlo e sollecita l’intervento di
Massena verso Tarvisio, passando il fiume a San Daniele.
Sérurier passa l’Isonzo a sud di Gradisca e minaccia di avvolgimento l’arciduca
Carlo che ripiega da Gradisca per Postumia verso Lubiana. Gradisca è occupata
da Bernadotte (19 III) e Gorizia da Napoleone (21 III).
Massena respinge Ocksay con 2.000 austriaci, occupa Pontebba (21 III) e Tarvisio (22
III), ricacciando Bajalicz oltre Predil, da dove per Ratace e Wurzen raggiunge
l’arciduca Carlo. Insieme riprendono Tarvisio (23 III) ma Massena li ricaccia su
Villach e torna e Predil dove Bajalicz, minacciato alle spalle da Guieu a Plezzo,
è costretto ad arrendersi.
Frattanto si apre il fronte in Tirolo. Joubert attacca Dawidowich in val Cembra (20
III), lo respinge ed occupa Bolzano (22 III), dove lascia la divisione Baraguay a
fronteggiare il campo austriaco di Merano (presidiato da Laudon). Quindi prosegue su
Bressanone resistendo agli attacchi di Kerpen che è costretto a ripiegare oltre
Mezzaselva verso il Brennero. Ai primi di aprile Joubert è padrone della val
Pusteria.
Dugua occupa Trieste (23 III) ed avanza su Fiume mentre Bernadotte avanza a Vipacco e Prevallo.
Napoleone organizza il passaggio delle Alpi istituendo a Palamanova una “piazza di
deposito” dove accumula munizioni, materiali ed istituisce un ospedale, poi con
Sérurier raggiunge Guie e Massena tra Treviso e Villach ed avanza con 25.000
uomini occupando Klagenfurt (29 III) dove istituisce un’altra “piazza di deposito”,
richiama Bernadotte (che lascia una brigata a Prevallo) e Victor (dalle Romagne).
L’arciduca Carlo si trova a nord, sulla strada di Neumarkt, con i corpi di Dawidowich,
Ocksay, i 30.000 austriaci provenienti dal Reno e nuove truppe, più il corpo di
Kerpen in arrivo da Innsbruck per un totale di 50.000 uomini (ne ha persi 15.000 nella
ritirata).
Napoleone invia all’arciduca una proposta di trattative di pace (31 III), azzarda
un’avanzata da Klagenfurt a Michelsdorf, dove la sua avanguardia (Massena) respinge un
distaccamento austriaco, rifiuta di concedere un armistizio, occupa Neunarckt (2 IV)
ed entra nella valle della Mur (3 IV). Una brigata è inviata fino a S. Micael a
fronteggiare Kerpen, costretto ad un lungo giro per la valle dell’Ens per unirsi
all’arciduca.
Alle spalle francesi scoppiano rivolte in Tirolo e nelle Venezie. Baranguay deve
abbandonare Bolzano e si unisce a Joubert a Bressanone. Trieste è sgombrata.
Victor seda la rivolta nelle Venezie ma deve fronteggiare Laudon sceso da Merano a
Bolzano. Hoche passa il Reno a Düsseldorf.
Napoleone spinge parte delle sue truppe fino al Semmering (7 IV), a due tappe da Vienna,
e lo stesso giorno è firmato l’armistizio di Judenburg.
Baraguay e Joubert per la valle della Drava raggiungono Villach (8 IV) con 7.000
prigionieri.
Nei preliminari di pace (Leoben, 18 IV), Napoleone offre Venezia, il Friuli e la
Dalmazia (non suoi) in cambio della cessione della Lombardia, dei Paesi Bassi Austriaci
e dei territori oltre il Reno.
La Repubblica Cispadana è ingrandita con la Lombardia e cambia nome in Repubblica Cisalpina (12 IV 1797).
Le Pasque Veronesi.
Alcuni sudditi veneziani (tra i quali i fratelli Lecchi) insorgono a Bergamo (16 III) e Brescia (18 III). I francesi
occupano la cittadella di Bergamo. Si ribellano anche Crema e Salò. I veneziani ribelli formano alcuni
battaglioni, squadroni ed una compagnia di cannonieri.
Le relazioni diplomatiche tra Napoleone e Venezia sono interrotte (9 IV).
A Verona scoppia una rivolta anti-francese (17 IV - 25 IV): 3-400 francesi sono uccisi negli ospedali
ed il generale Ballard è costretto a chiudersi nel castello. La rivolta è
repressa da truppe francesi ed italiane.
La nave "Liberatore d'Italia" forza il lido veneziano ma è saccheggiata da una galeotta di
Cattaro (20 IV); il capitano Laugier è tra i caduti.
I francesi creano governi rivoluzionari a Vicenza e Padova. Venezia firma un'armistizio con le
truppe francesi.
La Spedizione contro Teneriffe.
Gli inglesi riportano un'altra vittoria sulla flotta spagnola nei Caribi ed occupano Trinidad.
Nelson con 4 vascelli, 3 fregate ed un cutter lascia il blocco di Cadige (5 III 1797) e attacca
l'isola di Teneriffe (21 VII), difesa da 8.000 spagnoli guidati da Juan Gutierrer. Troubridge
sbarca con 1.100 marinai e fanti di marina ma trova accanita resistenza e deve reimbarcarsi.
Nelson forza l'entrata del porto (notte del 25 VII) ma il cutter affonda con 97 uomini. Gli inglesi
catturano ed inchiodano i cannoni sul molo. Nelson è ferito al gomito destro ed il braccio
deve essere amputato. Troubridge, Samuel Hood e Miller sono bloccati in città ma minacciano
di incendiarla ed ottengono una tregua, il permesso di reimbarcarsi e lo scambio dei
prigionieri.
La flotta inglese lascia l'isola (27 VII) e torna al blocco di Cadige (18 VIII).
La Pace di Campoformido.
Napoleone nel ritorno si ferma a Trieste (29 IV) con Marat, Bernadotte e Desaix (la città è evaquata dai
francesi il 24 V).
A Palmanova Napoleone pubblica un manifesto contro Venezia, che equivale ad una dichiarazione di guerra (1 V), ed
occupa Treviso (2 V).
A Venezia i filo-francesi si riuniscono in consulta (9 V), chiedono l'apertura delle prigioni, la libertà di stampa,
l'erezione di un albero della libertà, il licenziamento delle truppe schiavone e l'elezione di un governo
democratico. In città è accolto Baranguay d'Hilliers con 3.000 francesi.
Il senato, presenti solo 537 senatori (il numero legale è 600), sancisce l'occupazione francese con due clausule, il
mantenimento delle feste religiose e la concessione ad un vitalizio ai patrizi che perdono il posto in senato (512
voti favorevoli, 30 contrari, 5 astenuti). La folla nel pomeriggio assale le case ed i negozi dei giacobini, compreso il
palazzo dei Carmini.
Venezia e Napoleone firmano un trattato di pace a Milano (16 V), con la quale la prima chiede ufficialmente l'invio di
truppe francesi ed accetta cinque articoli segreti: lo scambio dei territori, il versamento di una grossa indennità,
la consegna del materiale cantieristico, di 3 vascelli di linea, 2 fregate e di 20 quadri e 500 manoscritti sceltri da
Napoleone.
Una legione francese ed una italiana, guidata dal generale Gentili, occupano Corfù (28 V), Cefalonia e Zante. La
guarnigione di Zara (generale Antonio Stratico e 170 ufficiali schiavoni) si congeda con una cerimonia solenne (1 VI).
Il comissario imperiale conte Raimondo della Torre occupa i territori veneziani in Istria con il pretesto di
proteggerli (10 VI).
Venezia, Bergamo e Brescia sono annessi alla Repubblica Cisalpina (20 VI).
La pace è firmata a Villa Manin di Passariano (17 X 1797); il trattato è detto trattato "di Campoformido",
luogo dove sono iniziati i negoziati.
Seurier con 10.000 uomini è acquartierato a Mestre. La municipalità veneziana vota all'unanimità
l'annessione alla Cisalpina (28 X) mentre un plebiscito determina di combattere (12.725 voti contro 10.843), ma non
ha seguito.
I francesi asportano i celebri Quattro Cavalli ed il Leone Sasanide (frutto del sacco di Bisanzio), tutti i cannoni ed il
materiale dell'arsenale. Le navi sono affondate.
Brueys con 6 vascelli ed alcune fregate occupa le isole Ionie e cattura la flotta veneziana a Corfù.
Dopo l’assassinio del generale Duphot a Trastevere, il generale Victor con 9.000 uomini (molti italiani) occupa anche lo
Stato Pontificio che diviene Repubblica Romana.
L’Inghilterra rimane sola in guerra contro la Francia. Fulton illustra inutilmente a Napoleone i suoi proggetti per la
costruzione di sottomarini "Nautilus" e di torpedini (1797).
Jevis soffoca la ribellione degli "Irlandesi Riuniti" (1798).
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