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Gaio Aurelio Valerio "DIOCLEZIANO" (284-305).
Nato in Dalmazia nella città di Diocle, da cui il soprannome.
Generale sotto gli Imperatori Aureliano e Probo, diviene capo della guardia sotto l'Imperatore
Numeriano. Uccide personalmente il prefetto del pretorio Ario Apro, che ha assassinato
Numeriano, ed è acclamato Imperatore dai soldati a Calcedonia (17 XI 284).
Affronta poi l'Imperatore Carino a Viminacium (odierna Orasje) e sta per essere sconfitto quando
Carino è ucciso dai propri ufficiali (285).
Ottenuto l'Impero, Dicleziano effettua notevoli riforme (293-297):
Le province:
Le province sono portate da 57 a 87 (poi 101), raggruppate in 12 diocesi (7 in occidente e 5
in Oriente), ciascuna con a capo un vicarius. Solo le province di Asia, Acaia ed Africa
Proconsolare restano in mano a 3 proconsoli.
Il potere civile è separato da quello militare. Il primo è affidato a
praesides, consulares o correctores (governatori) ed il secondo ai
duces, entrambi scelti tra gli equites, nominati dall'Imperatore (il Senato
è esautorato).
L'economia:
Riorganizza le finanze tassando la ricchezza mobile e lo iugum (la superficie di
terra lavorabile da un singolo colono). Inoltre obbliga i sudditi a seguire il mestiere del
padre istituendo praticamente delle caste.
Fallisce invece la sua riforma monetaria e l'istituzione di un calmiere (l'Editto dei Prezzi
massimi imposto nel 301 è abrogato l'anno successivo).
L'esercito:
Le legioni divengono 60 ma perdono ogni assetto tradizionale. I loro effettivi scendono a
1-3.000 uomini, privi di disciplina ed addestramento. Ogni proprietario deve fornire un numero
fisso di contadini all'esercito oppure pagare in denaro, mentre continua l'arruolamento di
volontari, soprattutto Illirici. Ai legionari è anche concesso di sposarsi (293).
L'armamento comprende cassis (elmo), corazza, spiculum (lancia), veratum e
plumbatae (giavellotti che sostituiscono il pilum), archi, fionde, dardi e
soprattutto spathae germaniche, ma non più artiglieria.
Le legioni sono classificate in:
palatine: truppe scelte di manovra al seguito degli augusti e dei cesari.
Tra queste troviamo la legione Ioviana (al seguito di Diocleziano), la legione Herculiana (al
seguito di Massimiano), i lanciarii (veterani armati di lancia), i Solenses,
i Martenses ed il sacer comitatus (elementi scelti).
comitatenses: truppe di manovra stanziate ai confini.
limitanee: di guarnigione permanente alle frontiere.
A fianco delle legioni sono utilizzati:
alae e cohortes di ausiliari tradizionali.
vexillationes equites (unità autonome di 500 cavalieri).
numerus composti da barbari (diffusamente).
laeti (barbari alleati o prigionieri).
gentiles (volontari provenienti da fuori l'impero).
In totale l'esercito è valutato a circa 350-500.000 uomini.
Tutte le città vengono munite di mura.
La Tetrarchia:
La riforma più importante riguarda il vertice del potere. Per rendere più facile
il controllo del grande impero ed evitare le lotte di successione Diocleziano adotta i criteri
di temporaneità e collegialità delle cariche, già utilizzati all'epoca
repubblicana.
L'Impero è retto da un "augusto massimo" ed un "augusto", in carica 20 anni, affiancati
da due "cesari" ai quali è garantita la successione ad augusti. La carica di augusto
massimo, con diritto di nomina dei cesari, è ricoperta alternativamente in oriente ed in
occidente.
Dapprima Diocleziano associa Marco Aurelio Valerio MASSIMIANO "Erculeo" come cesare (285), poi lo nomina augusto (305) e divide l'Impero in quattro parti così assegnate:
L'augusto massimo Diocleziano governa Asia Minore, Siria, Palestina, Egitto e Cappadocia, che governa da Nicomedia (Bitinia).
L'augusto Massimiano ottiene Italia, Rezia ed Africa Latina, governa da Milano che munisce di mura.
Il cesare Flavio COSTANZO I Valerio "CLORO" (305-306) ottiene Gallia, Britannia, Spagna e Mauretania, che governa da Treviri.
Il cesare Caio GALERIO Valerio Massimiano (305-311) ottiene Tracia, Macedonia, Acaia, Epiro, Illirio, Pannonia, Mesia e Norico, che governa da Sardica (Mesia).
L'Impero combatte le seguenti guerre:
Contro la rivolta dei bacaudae (285-6).
Il cesare Massimiano reprime la rivolta dei bacaudae ("bande" di contadini gallici), che
hanno eletto imperatori Eliano e Amanno, hanno saccheggiato Augustodunum (odierna Autun) ed i
dintorni.
Contro Carausio e Alletto (286-294).
L'ufficiale menapio Carausio, inviato dall'augusto Massimiano a combattere la pirateria dei
Franchi sulla Manica, si limita a sequestrare loro il bottino lasciandoli in
attività.
Intimato di smettere, sfugge ad un tentativo di assassinio, si proclama imperatore (286),
ripara in Britannia e respinge la flotta dell'augusto Massimiano (289) che è costretto a
riconoscerlo (290).
Il cesere Cloro gli toglie Gesaoriacum (293, odierna Boulogne), sbarca in Britannia, sconfigge
Alletto (296), comandante delle guardie che ha assassinato Carausio, e celebra con Massimiano
il trionfo a Roma (296).
Contro i Mauri ed i Baquati (297-298).
L'augusto Massimiano con una campagna in profondità respinge Mauri e Baquati dalla
Mauretania Tigrana, entra trionfalmente a Cartagine (10 III 298) ma abbandona l'oramai inutile
limes di Volubile (298).
Alla campagna prendono parte vexillationes delle legioni XI Claudia (da Aquileia), II
Erculia (dal Danubio) e II Traiana (dall'Egitto), numerus di Galli e Germani, reclute di
Tracia ed evocati (veterani richiamati).
Contro i Burgundi (286).
L'augusto Massimiano combatte i Burgundi.
Contro gli Alemanni (286-287).
L'augusto Massimiano respinge gli Alemanni che hanno effettuato un'incursione in Gallia.
Contro i Bosforiani.
Il prefetto del pretorio Costanzo "Cloro", alleato ai Cherossonenici, invade i domini dei
Bosforiani che cedono parte delle loro terre.
Contro i Germani (293-295).
Il cesare Galerio sconfigge Eruli, Franchi e Batavi.
Contro Achilleo (295-296).
Lucio Elpidio Achilleo solleva l'Egitto e si proclama imperatore con nome L. Domizio Domiziano (286).
Dicoleziano lo assedia 8 mesi in Alessandria che fa saccheggiare, giustizia il ribelle, divide
l'Egitto in tre province, installa sulla frontiera i Nabatei affinché contrastino le
incursioni dei Blemmi ed evaqua l'alto corso del Nilo.
Ad Alessandria è eretta una colonna commemorativa.
Contro i Sasanidi (296-298).
Il re dei re Narseh invade l'Armenia, la Mesopotamia (296) e sconfigge presso Carrhe il
cesare Galerio che dispone di forze insufficienti (296).
Galerio ottiene rinforzi, tra i quali mercenari Goti e Daci, e sconfigge Narseh in Armenia
catturando la famiglia imperiale (estate 297). La pace raggiunta a Nisibi (298) garantisce a
Roma il possesso della Mesopotamia, il protettorato sull'Iberia e sull'Armenia (allargata con 5
satrapie) e la pace per 40 anni. In onore di Galerio viene eretto un arco di trionfo.
Sul confine viene costruita la Strata Diocletiana, limes dall'Eufrate a Palmira e verso
il deserto tra Damasco e Bostra, presidiato da 2 legioni, 5 coorti e 7 alae di
auxilia e 12 vexillationes equites.
Contro i Sarmati (294 e 298).
Diocleziano combatte i Sarmati (294) ed è poi affiancato dal cesare Galerio (298).
Contro i Carpi e i Bastarni (294-295).
Mentre Galerio è occupato in Oriente, l'Augusto d'Occidente Massimiano sconfigge sul
basso Danubio i Carpi (deportati nell'Impero) ed i Bastarni.
Contro i Franchi e Alemanni (298 e 305).
Il cesare Costanzo "Cloro" è sorpreso e ferito dai Franchi e Alemanni invasori ad
Andematunnum (odierna Langres) che sono contrattaccati e sbaragliati (298).
Costanzo "Cloro" fa edificare a Parigi il palazzo "Delle Terme" (dove poi risiederanno
l'Imperatore Giuliano "L'Apostata" ed i re di Francia).
Contro i Calèdoni (306).
Il cesare Costanzo "Cloro" respinge le incursioni dei Picti, che hanno occupato la Calèdonia (297).
A Roma Massimiano fa erigere in onore dell'imperatore le gigantesche Terme di Dioclaziano
(302-305), capaci di 3.000 bagnanti (alcune parti sono inglobate nelle attuali chiese di
San Bernardo e Santa Maria degli Angeli, dove 4 colonne in granito sono al loro posto
originario).
Diocleziano perseguita i seguaci del manicheismo (297), religione che media cristianesimo, zoroastrismo
e buddismo, ed assime e a Galerio scatena una persecuzione contro i cristiani (24 II 303). Diocleziano
celebra un unico, modesto trionfo nella sua unica visita a Roma (X 303), infine abdica (1 V 305) inducendo
Massimiano a fare lo stesso, e si ritira nel proprio palazzo in Dalmazia.
Muore a Spalato (3 XII 316) dopo aver visto il fallimento delle sue riforme politiche (il periodo
tra l'abdicazione e la morte è detto Quies Augustorum (Riposo degli Augusti).
Caio GALERIO II Valerio Massimiano (305-311).
Pastore proveniente dalla Tracia, percorre la carriera militare fino a diventare cesare
(293).
All'abdicazione di Diocleziano e Massimino (305) diviene augusto in oriente e dirige la
politica imperiale più del suo collega augusto massimo Costanzo "Cloro".
Durante il suo governo hanno luogo i seguenti avvenimenti politici:
La nomina dei cesari (305):
Galerio nomina i due nuovi cesari:
Galerio Valerio MASSIMINO DAIA (305-313) per l'oriente,
FLAVIO Valerio SEVERO (305-307) per l'occidente.
L'elevazione di Costantino (306):
L'augusto Costanzo "Cloro" muore a Eboracum (VII 306, odierna York) e le truppe proclamano
imperatore il figlio di questi Costantino (25 VII 306), riconosciuto cesare da Galerio che
nomina augusto Flavio Severo.
L'elevazione di Massenzio (306):
Il fatto precedente, e le misure di Galerio contro Roma (l'abrogazione dell'esenzione
delle tasse e l'ordine di sciogliere i pretoriani) causano la ribellione nell'Urbe e la
proclamazione a princeps di Marco Aurelio Valerio MASSENZIO (28 X 306), al quale si
unisce il padre Massimiano (ex-augusto).
L'usurpatore non ottiene il riconoscimento di Galerio, che invia contro di lui l'augusto Flavio
Severo, ma questo è abbandonato presso Roma dalle truppe (già di Massimiano),
è costretto ad arrendersi ed è giustiziato.
In estate dello stesso anno scende in Italia Galerio, ma anche lui deve ritirarsi perchè
parte delle sue truppe passano a Massenzio, che forte di questi successi si proclama augusto.
A Roma edifica un tempio al figlio Romolo e, sulla via Appia, un ippodromo.
Il congresso di Carnuntum (308):
Galerio convoca un congresso a Carnuntum (308), al quale partecipa anche l'anziano Diocleziano.
Qui conferma i cesari Costanino e Massimino Daia (che rinuncia al titolo di augusto preso nel
307) e nomina augusto Caio Flavio LICINIO Liciniano.
La ribellione di Domizio Alessandro (308-311).
Le truppe di africane si ribellano, proclamano augusto L. Domizio Alessandro (308) ed
interrompono le forniture di grano per Roma finché sono sconfitte da Volusiano, prefetto
del pretorio di Massenzio (311) che celebra a Roma il trionfo.
Colpito da grave malattia, Galerio passa l'ultimo anno a Sardica (Mesia) dove revoca le
misure contro i cristiani (V 311) ponendo fine a quella che è chiamata "Era dei Martiri"
(303-311). Muore pochi giorni dopo (VI 311).
Caio Flavio LICINIO Liciniano (308-323).
Originario della Dacia, diviene augusto al congresso di Carnuntum (308) e combatte le seguenti
guerre:
Contro Massimino Daia (313).
Dopo la morte di Galerio, i suoi territori asiatici sono rapidamente occupati da Massimino
Daia, mentre quelli balcanici sono presi da Licinio. I due si incontrano sul Bosforo e
riconoscono i rispettivi possessi (311).
Ma poi Massimino Daia invade di sorpresa i territori di Licino, prende Bisanzio, Eraclea ed
incontra l'avversario a Campus Serenus, presso Hadrianopolis (30 IV 313) dove parte delle sue
truppe lo tradisce ed è sconfitto. Si avvelena a Tarso poco dopo (autunno 313), lasciando
Licinio padrone dell'Oriente.
Contro Costantino (316, 323-324).
Vedi seguito.
Claudio Flavio Varelio Aurelio COSTANTINO I "IL GRANDE" (311-337).
Figlio illegittimo dell'augusto Costanzo Cloro, dopo la morte del padre (306) è acclamato
augusto dalle legioni di galliche. Galerio lo riconosce come cesare e conferma questo titolo
al congresso di Carnuntum (308) al quale Costantino non prende parte.
Combatte le seguenti guerre:
Contro i Germani (310-313).
Costantino contrasta le scorrerie di Franchi, Camavi, Bructeri, Cheruschi ed Alemanni,
inseguendoli anche oltre il Reno.
Contro Massimiano (310).
Massimiano, escluso dal congresso di Carnuntum, prende il tesoro di Costantino ad Arelate
(Arles) e ripara a Massilia (Marsiglia) dove è assediato. I suoi uomini aprono le porte
a Costantino che lo fa giustiziare.
Contro Massenzio (312).
Costantino scende in Italia sconfigge i generali di Massenzio a Torino, Brescia e Verona, e
giunge alle porte di Roma. Dipingendo sugli scudi dei propri soldati le iniziali di Cristo
(XP incrociate, somiglia anche ad un simbolo solare), Costantino affronta Massenzio tra ponte
Milvio ed i Saxa Rubra (Rocce Rosse) e lo sconfigge. Nella rotta Massenzio muore annegato
nel Tevere (28 X 312).
La città lo accoglie in trionfo. Il Senato gli conferisce in titolo di Maximus, fa
erigere una sua statua d'Oro, un arco di Trionfo a Roma (togliendo i bassorilievi marmorei dell'arco
di Traiano, presso il Colosseo, esistente) e un altro presso l'ultimo accampamento (a Malborghetto).
Costantino scioglie definitivamente le coorti pretoriane e quelle urbane.
Contro Licinio (316).
Costantino sventa una congiura contro di lui appoggiata dall'augusto Licinio, quindi invade i
Balcani (autunno 316), lo sconfigge a Cibalae sulla Sava (8 X 314, odierna Sevilej), ed a
Campus Mardiensis, presso Hadrianopolis.
La stagione inoltrata sospende le attività belliche ed i due si accordano (I 317).
Costantino ottiene Pannonia, Dalmazia, Dacia, Macedonia e Grecia, riconoscendo l'autonomia
legislativa a Licinio.
Contro i Sarmati (322).
Costantino e Licinio si preparano per una nuova guerra sguarnendo i confini dell'Impero. Ne
approfittano i Sarmati guidati da Rausimodo che passano il Danubio ma sono sconfitti da
Costantino che ne accoglie 300.000 nell'impero come soldati e coloni.
Contro i Goti (323).
I Goti invadono le Mesia e la Tracia ma sono sconfitti da Costantino che ottiene il titolo
di "Vincitore dei Goti" e da questi un contingente di truppe (40.000 uomini nelle cronache).
Contro Licinio la seconda volta (323-324).
Costantino invade la Tracia e, innalzando la prima volta il Labaro, sconfigge l'augusto Licinio
ad Hadrianopolis (3 VII 323) assediandolo in Bisanzio.
Suo figlio Crispo sconfigge nell'Ellesponto la flotta di Licino, ma questo riesce a fuggire
dalla città assediata ed è infine sconfitto a Crysopolis (18 IX 323, odierna
Scutari). Assediato a Nicomedia, si arrende e l'anno seguente viene giustiziato con tutta la
famiglia, lasciando così Costantino padrone di tutto l'impero.
Contro i Goti (332).
I Goti minacciano i Sarmati alleati all'Impero ma sono attaccati e sbaragliati dai Romani,
divenendone alleati e coloni dei Balcani ed in Italia.
Contro i Sasanidi (334).
Sapore II fa invadere l'Armenia e viene contrastato da Costanzo e Annibaliano (rispettivamente
figlio e nipote di Costantino).
Costantino completa le seguenti riforme, iniziate da Diocleziano:
Le province:
L'Impero comprende 117 province raggruppate in 12 diocesi, a loro volta raggruppate in quattro
prefetture (non più Tetrarchie) : Italia, Gallia, Illirico e Oriente. In ciascuna
prefettura un prefetto del pretorio detiene il potere civile e si occupa della polizia, dei
tribunali, delle tasse e dell'amministrazione militare (reclutamento, soldo, forniture). Le giurisdizioni
ecclesiastiche in seguito ricalcano questa suddivisione dell'impero.
L'Italia è divisa in due vicariati : Vicariato di Roma (10 Province) e vicariato d'Italia con capitale Milano
(7 provincie, alle quali sono poi aggiunte anche Istria, Alpi Cozie, Rezia I e II). Il Senato è ridotto a
governare solo Roma.
La burocrazia:
Crea una serie di cariche per il controllo centralizzato dell'Impero : Il quaestor sacri
platii per la giustizia, il magister officiorum per l'amministrazione ed i rapporti
diplomatici, i comes sararum largitioninum per le tesse e la gestione dei beni statali.
Crea inoltre una rigida gerarchia di cariche pubbliche (nobilissimi, patrizi, egregi,
clarissimi), che diviene classe nobiliare ereditaria con i senatoriali, facendo di fatto
sparire quella degli equites.
La capitale:
È spostata a Bisanzio che è rinominata Costantinopoli e sontuosamente edificata
(324-330). Dei suoi sette colli, quattro ospitano gli edifici pubblici (Il foro, il mausoleo, le
terme) e gli altri tre i quartieri urbani.
La religione:
Emette l'editto di Tolleranza a Roma (312), parifica la religione cristiana alle altre
(esenzione delle imposte), crea un tribunale ecclesiastico, dichiara indissolubile il
matrimonio e festiva la domenica, abroga i sacrifici all'imperatore e vieta i giochi dei
gladiatori.
L'esercito:
Le legioni hanno gli effettivi ulteriormente ridotti, anche fino a 100 uomini, e sono
classificate nel seguente modo:
palatine: agli ordini dell'Imperatore, sono composte da domestici, protectores (guardie iniziate alla carriera di ufficiale) e scholares (cavalieri scelti). Comprendono barbari anche tra gli ufficiali.
comitatenses: guidate da due magister equitum e due magister peditum (due in Oriente e due in Occidente), ai quali sono sottoposti 10 comes e 25 dux. Sono formate da cittadini e barbari, acquartierati nelle città.
ripenses: (ex limitanee di Diocleziano) di qualità inferiore, formate da coloni locali, barbari e proletari con servizio più lungo e paga inferiore, agli ordini dei duces.
pseudo-comitatenses: ripenses tolte dalla frontiera e usate come le comitatenses, senza tuttavia che ne raggiungano la qualità.
A fianco delle legioni sono impiegati:
auxilia: unità di 500 fanti o anche meno (sostituiscono le cohortes).
cunei equitum: unità di 500-1.200 cavalieri (sostituiscono le alae e le vexillationes equites).
L'esercito in tutto ammonta a circa 400.000 uomini, dei quali 1/4 di cavalleria. Scene militari sono raffigurate anche sui sarcofagi in porfido rosso di santa Elena e santa Costanza, rispettivamente madre e sorella di Costantino (in Vaticano).
La successione:
Costantino, che ha giustiziato per tradimento il figlio Crispo, la moglie Fausta ed il nipote
Licinio (326), spartisce il governo dell'Impero tra gli altri figli e nipoti (335):
Il primogenito Costantino (19enne) riceve Mauretania, Spagna, Gallia e Britannia.
Il secondogenito Costanzo (18enne) riceve Asia Minore, Siria ed Egitto.
Il terzogenito Costante (12enne) riceve Balcani, Italia ed Africa.
Il nipote Dalmazio riceve Tracia, Macedonia e Acaia.
Annibaliano, fratello del precedente, riceve il regno di Armenia allargato al Ponto ed alla Cappadocia.
A Roma sono erette delle terme sul Quirinale, decorandole con statue e marmi tolti ad altri
edifici, una basilica e l'Arco di Giano Quadrifronte.
Costantino, diretto contro i Sasanidi, sconfigge per strada i Goti e si ammala. Si fa battezzare
dal vescovo ariano Eusebio (primo imperatore a battezzarsi) e pochi giorni dopo muore (22 V
337). È santo della chiesa ortodossa.
COSTANZO II (337-361).
Secondogenito di Costantino "Il Grande", alla morte del padre è acclamato Imperatore dalle
truppe assieme ai fratelli COSTANTINO II "Il Giovane" (337-343) e COSTANTE
(337-350). Ciascuno governa nei territori assegnati dal padre.
I maggiori avvenimenti politici dell'impero sono i seguenti:
Il massacro di Costantinopoli (337).
Costante II istiga le truppe al massacro degli altri parenti al quali sfuggono solo pochi
giovani, relegati in esilio.
Costante aggiunge ai suoi domini orientali Ponto, Cappadocia, Acaia e Tracia (assegnate dal
padre ai suoi cugini), assegna al fratello Costante la Macedonia e al fratello Costanino II
il controllo sul governo del giovane fratello Costante.
Contro i Sasanidi (338-350).
Costanzo II porta avanti la guerra iniziata sotto suo padre ma raggiunge una tregua per
affrontare i problemi sorti nelle province occidentali.
La guerra tra Costante e Costantino II (340-343).
Costante vuole liberarsi della tutela del fratello che quindi invade l'Italia (340) ma è
ucciso in un agguato mentre assedia Aquileia (343). Costante governa così su tutte le
provincie occidentali dove favorisce i cristiani (anche in Oriente, dove Costante II favorisce
gli ariani), perseguita i pagani ed i donasiti d'Africa.
La ribellione di Vertrarione (350).
Comandante dell'esercito in Illiria, dopo la ribellione di Magnezio (vedi seguito) si proclama
imperatore (1 III 350) riconosciuto dalla Pannonia e la Mesia. Costanzo II corrompe le sue
truppe e lo costringe a ritirarsi a vita privata.
La ribellione di Magnenzio (350-353).
Il magister militum di origine franca Flavio Magno Magnenzio, appoggiato dai pagani, si
proclama imperatore ad Autun (18 I 350) e insegue Costante fino ai Pirenei, dove si suicida
(I 350).
Viene riconosciuto da Britannia, Africa e occupa l'Italia sconfiggendo e giustiziando il nipote
di Costantino; Flavio Pompilio NEPOZIANO (VI 350), proclamatosi imperatore.
È affrontato e sconfitto da Costanzo II nella sanguinosa battaglia a Mursa sulla Drava (28 IX
351, odierna Esseg), fugge ed infine si suicida a Lione (11 VIII 353).
Tutto l'Impero è unito sotto il governo di Costanzo II.
Contro Franchi e Alemanni (351-356).
Istigati da Costanzo II contro Magnezio, non sospendono le ostilità, occupano Magonza,
Treviri, Strasburgo e sbaragliano un esercito romano ai Campi Canini, sul lago di Costanza (355).
Costanzo II invia suo cugino Flavio Claudio Giuliano (sfuggito al massacro del 337) che li
sconfigge a Brotomagus (356) sottomettendone una parte. Gli altri mettono in rotta il
magister militum Barbazione a Eckenbach (357) facendo un ricco bottino ma sono
sbaragliati da Giuliano nella grande battaglia di Argentorarum (VIII 357, odierna
Strasburgo).
Molti prigionieri sono installati in Gallia mentre Costanzo II celebra a Roma il trionfo per
le vittorie del cugino (356).
Contro i Sasanidi (359-361).
Sapore II, riorganizzato l'esercito e migliorato il parco macchine, assedia Amida e dopo due
mesi e mezzo la prende e la saccheggia (7 X 359).
Costanzo si prepara ad affrontarlo ma il cugino Giuliano si rifiuta di inviare parte delle sue
truppe e si ribella costringendolo a firmare la pace con i Sasanidi.
Contro Giuliano (361).
Costanzo si prepara a combattere Giuliano che si è proclamato augusto ed ha invaso i
Balcani, ma si ammala gravemente, quindi lo riconosce prima di morire a Tarso, in Cilicia (3 IX 361).
Flavio Claudio GIULIANO "L'APOSTATA" (361-363).
Discendente dell'augusto Costanzo "Cloro" (suo bisnonno), per la sua giovane età sfugge al
massacro dei parenti di Costantino "Il Grande".
Studia ad Atene (355) e diviene generale del cugino Costanzo II, per il quale libera la Gallia
e sconfigge gli Alemanni ad Argentorarum (VIII 357), poi si proclama imperatore in Gallia
(II 360) e la guerra civile è evitata per la morte di Costanzo.
Salito al trono Giuliano alleggerisce la pressione fiscale, ristabilisce la disciplina
nell'esercito e proclama la libertà religiosa, ma perseguita violentemente i cristiani
che non vogliono rinunciare ai loro privilegi e lo soprannominano "L'Apostata".
Deve inviare legioni in Britannia a contrastare le incursioni dei Picti e dei Galelici.
Effettua l'ultima grande spedizione romana contro i Sasanidi (III 362), raggiunge Cestifonte
(363) senza tuttavia riuscire a prenderla. Subisce la tattica della terra bruciata ed è
colpito a morte da una lancia durante un attacco dei Sasanidi a Samarra (26 VI 363).
È l'ultimo discendente di Costantino sul trono.
Flavio Claudio GIOVIANO (363-364).
Ufficiale delle guardie, è proclamato Imperatore dalle legioni dell'Illiria dopo la morte
del precedente.
Per salvare l'esercito deve concludere la pace con i Sasanidi cedendo loro le province
oltre il Tigri, Nisibi, Singara e l'egemonia in Armenia.
Abroga le misure contro i Cristiani del predecessore e muore, forse assassinato dalle truppe, a
Dadastana, in Galazia (17 II 364).
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