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Servio Sulplicio GALBA (68-69).
Legato di Spagna, è acclamato imperatore a 72 anni dai legionari, viene riconosciuto dai
pretoriani e solo dopo la morte di Nerone anche dai senatori (X 69).
Inizia a riformare le finanze, la morale e l'esercito:
La guardia germanica di Nerone viene sciolta.
I pretoriani sono ridotti a 4.500 e non gli viene pagato il consueto donativo.
Le coorti urbane e le coorti dei vigili subiscono un'epurazione.
La legione I Classis è epurata e diviene I Adiutrix.
La legione I Macriana, formata da L. Clodio Macro che non l'ha riconosciuto imperatore, è sciolta.
Crea la legione VII Gemina (11 I 68) con elementi spagnoli (è detta anche Galbiana o Hispana) che invia in Pannonia (portando così a 30 le legioni).
Tuttavia le sue riforme causano la ribellione dei soldati che lo uccidono (15 I 69) insieme a
L. Calpurnio Pidone Liciniano associato al trono 5 giorni prima.
Marco Salvio OTTONE "Nerone" (69).
Ex marito di Poppea, proclamato imperatore sembra tornare alla monarchia all'orientale di Nerone
(come appare soprannominato in atti ufficiali) ed è riconosciuto dalle legioni I Adiutrix
(a Roma), III Gallica, VII Claudia, VIII Augusta, VII Gemina, XIII Gemina, (danubiane), XI
Claudia, XIV Gemina (illiriche), in Aquitania ed in Oriente (Siria, Giudea, Egitto, Ponto,
Cappadocia).
Subisce l'invasione del ribelle L. Aulo Vitellio governatore della Germania Inferiore appoggiato
da Gallia e Britannia, è sconfitto a Bedriacum (15 IV) ed il giorno seguente si
suicida.
L. Aulo VITELLIO (69).
Legato della Germania Superiore, è acclamato imperatore dalla I Germanica (2 I 69) ed
è riconosciuto dalla legioni I Italica (gallica), II Augusta, IV Macedonica, V Alaudae,
XVI Gallica, XXI Rapax, XXII Primigenia (renane) e XX Valeria Victrix (britannica).
Anche numerosi ufficiali della III Augusta (della Numidia) si pronunciano per Vitellio
ma sono imprigionati dal legato Valerio Festo.
Vitellio scende in Italia e sconfigge Ottone a Bedriacum, presso Cremona (15 IV 69). Si racconta
che mentre lo sconfitto si sia suicidato a causa degli orrori della guerra civile, Vitellio
visitando il campo di battaglia abbia detto che l'odore del corpo di un nemico è sempre
buono, soprattutto se è un compatriota.
Il vincitore entra a Roma (VII 69), dove eleva a 16 le coorti dei pretoriani (8.000 uomini).
Contro di lui scende in Italia M. Antonio Primo legato della VII Gemina, accompagnato
dalla XIV Gemina (danubiane) che si è dichiarato per Vespasiano, lo sconfigge a
Bedriacum (27 X 69) e a Campo Marzio, presso Roma.
La capitale è presa combattendo casa per casa e Vitellio è gettato nel Tevere (21 XII 69).
Tito Flavio VESPASIANO (69-79).
Proclamato imperatore mentre assedia Gerusalemme, è riconosciuto dalle legioni V
Macedonica, VI Ferrata (orientali), I Adiutrix, III Gallica, III Partica, VII Gemina,
XI Claudia, XIII Gemina, XIV Gemina (già ottoniane), VI Victrix (spagnola), Sesto Licinio
Basso prefetto della flotta di Ravenna (i cui marinai sbarcati formano nel 70 la II Adiutrix) e
dai principi di Sofena, Commagene, Giudea e Parzia.
Lascia l'assedio di Gerusalemme al figlio Tito e marcia verso l'Italia, conquistata prima del suo
arrivo dal legato Antonio Primo. Entra a Roma, sessantenne, nella primavera del 70, primo
imperatore della dinastia Flavia, e riceve dal Senato poteri straordinari (23 XII) che fa poi
promulgare nella Lex de Imperio Vespasiani.
Il 69 d.C. è quindi chiamato "L'Anno dei Quattro Imperatori".
Vespasiano effettua le seguenti riforme, necessarie alla luce della recente guerra civile:
Le finanze (73-74):
Effettua minuto controllo delle ricchezze dell'Impero revocando le concessioni dei suoi
recenti predecessori ed ordina la tenuta dei bilanci. Inoltre concede il diritto latino
alla Spagna.
A Roma istalla delle latrine a pagamento (Vespasiani) facendo multare chi non le usa ed alle
proteste appoggiate dal figlio Tito risponde facendo notare che i soldi non hanno odore,
frase rimasta proverbiale.
L'esercito:
Riduce la legioni da 30 a 29 (o 28), le coorti pretoriane a 9 e le coorti urbane a 4 mentre
accresce l'impiego di auxilia creando coorti di 10 centurie (a fianco di quelle con 6
centurie), alae di 24 turmae (a fianco di quelle con 16) e corti equitate con
10 centurie e 8 turmae. Queste nuove unità sono chiamate "Miliarie" mentre
quelle tradizionali sono dette "Quingenarie" (anche se il numero di effettivi non
raggiunge rispettivamente 1.000 e 500 uomini).
I Legionari sono arruolati prevalentemente tra i provinciali e prestano servizio nel luogo
d'origine (concede perciò a molte città la cittadinanza romana), mentre gli
auxilia sono arruolati tra i provinciali delle campagne o i barbari e prestano servizio
lontano dai luoghi d'origine. Anche gli ufficiali di legioni e auxilia prestano servizio
lontano dai luoghi d'origine e con frequenti spostamenti.
Gli stati clienti (69-72):
Vespasiano annette l'Armenia Minore, la Sofene e la Commagene occupata dalla VI Ferrata.
Durante il suo governo l'Impero combatte le seguenti guerre:
Contro i Giudei (66-73 d.C.).
Tito con le legioni V Macedonica, X Fretensis, XII Fulminata, XV Apollinaris,
vexillationes della III Cyrenaica e numerosi auxilia assedia Gerusalemme elevando
una circonvallazione lunga 7 chilometri con 13 fortezze. La città è espugnata e
rasa al suolo (70 d.C.). Tito celebra il trionfo a Roma con il padre e gli viene eretto un arco
di Trionfo (esistente ma rifatto sotto Pio VII).
Il legato Cesto Gallo con vexillationes della X Fretensis assedia per altri tre anni
nella rocca di Masada l'ultimo migliaio di ribelli che infine si suicida in massa (73 d.C.).
La vittoria è commemorata con l'erezione a Roma del tempio della Pace (75 d.C.), che
accolgie le reliquie saccheggiate nel tempio di Salomone.
Lo storico Giuseppe Flavio descrive la rivolta nell'opera De Bellum Judaico.
Contro i Batavi (69-70 d.C.).
I generali di Vespasiano hanno istigato contro Vitellio i Batavi, una tribù dei Catti
sul basso Reno, guidati da Giulio Civile (già comandante di auxilia) ma questi non
cessano le ostilità alla fine della guerra civile.
La rivolta trova il sostegno delle popolazione germaniche oltre Reno (Cauci, Bructeri, Tancteri
e Catti), si estende in Gallia, sotto la guida di Giulio Sabino, e nella Germania Renana, sotto
la guida della profetessa Velleda.
Gli insorti assediano ai Casta Verera le legioni V Alaudae e XV Primigenia (a effettivi ridotti
perché impegnate nella recente guerra civile), ne ottengono la resa e le distruggono.
Anche le legioni renane I Germanica, XVI Gallica, IV Macedonica parte si arrendono e parte
passano agli insorti, poi si uniscono a Petillo Ceriale con le legioni XXI Rapax (renana),
VI Victrix, X Gemina (spagnole), II Adiutrix (dall'Italia, riceve poi l'epiteto
Pia Fedelis), XIII Gemina (dalla Pannonia), XVI Gemina (dalla Britannia)
ma senza auxilia.
I ribelli sono respinti oltre il Reno e firmano la pace con la quale ottengono l'amnistia e
l'esenzione dai tributi in cambio di truppe come alleati (70 d.C.).
Le legioni XV Primigenia e I Germanica sono sciolte mentre la IV Macedonica e la XVI Gallica
sono reclutate ex-novo con Italici e Galli (IV Flavia e XVI Flavia).
Velleda è portata in trionfo da Domiziano (figlio di Vespasiano) e muore in prigionia.
Giulio Sabino si nasconde fingendosi morto ma 9 anni dopo viene tradito e giustiziato con la
moglie Eponina (78 d.C.).
Contro i Roxolani (69 d.C.).
La III Gallica stermina 9.000 cavalieri Roxolani carichi di bottino saccheggiato in Mesia.
Contro i Britanni (71-77 d.C.).
Petillo Ceriale, seguito da Sesto Giulio Frontino, espandono verso nord e nel Galles i confini
dell'Impero in Britannia e fondano Eboracum (71, odierna York).
Sotto il governo di Vespasiano sono restaurati numerosi edifici di Roma, ne sono realizzati
di nuovi come il templum Sacrae Urbis, che custodiva la forma urbis; lastra
di marmo con scolpite le mappe del catasto (restano numerosi frammenti). È inoltre
costruita la via Flavia, da Tergestum a Pola (78 d.C.).
Flavio Sabino Vespasiano TITO (79-81).
Figlio del precedente, gli succede al trono.
Un eruzione del Vesuvio (24 VI 79) distrugge Pompei, Ercolano e Stabia, riscoperte nel 1748.
Nell'eruzione muore anche Plinio "Il Vecchio", comandante della flotta di Miseno e noto
naturalista.
Tito, soprannominato "Delizia del Genere Umano", restaura l'aquedotto dell'Acqua Marcia,
riedifica il teatro di Pompeo (rimane la statua d'Ercole in Vaticano),
inaugura l'Anfiteatro Flavio iniziato dal padre, la più grande costruzione
dell'antichità noto come Colosseo (80) e muore misteriosamente l'anno seguente
appena quarantunenne (13 IX 81).
Tito Flavio DOMIZIANO (81-96).
Fratello del precedente, è proclamato imperatore dai pretoriani e poi dal
Senato.
Instaura un regime basato sul terrore, vieta a due legioni di risiedere nello stesso
campo (l'impero dispone di 37 legioni di 5.000 uomini), aumenta a 3000 denari il soldo
ai legionari e sostiene le seguenti guerre:
Contro i Britanni (77-84).
Gneo Giulio Agricola raggiunge la Caledonia, sconfigge i Picti ed i Britanni insorti nell'83
a Mons Graupius (83 d.C.) ma è richiamato per la guerra in Dacia.
Contro i Catti (83-85).
Domiziano rafforza respinge la tribù germanica dei Catti che compie incursioni
nell'Impero, occupa gli Agres Decumates, tra Reno e Danubio, li fortifica (resti
monumentali esistenti) e colonizza con Galli in cambio di una decima.
Alla campagna prendono parte la I Minervia (creata appositamente), vexillationes delle
legioni V Macedonica, VIII Augusta, XIV Gemina, XXI Rapax, XX Valeria Victrix (questa dalla
Britannia).
La vittoria è celebrata da un Trionfo ma è ridicolizzata dai contemporanei.
Contro i Daci (85-89).
Il popolo meglio organizzato oltre il Danubio, guidato da re Decebalo, compie
incursioni in Mesia e sconfigge i Romani che hanno invaso la Dacia (86-87).
I Romani vincono a Tapae (89) ma Decebalo ottiene l'alleanza di Sarmati e Suebi (come i
Romani chiamano i Quadi e Marcomanni), che abbandona ottenendo da Domiziano un sussidio e
aiuti militari.
Alla campagna prendono parte le legioni IV Flavia (della Dalmazia), I Italica, I Adiutrix,
II Adiutrix, V Macedonica, XIII Gemina e vexillationes della IX Hispana (questa dalla
Britannia, dall'88).
Contro L. Antonio Saturnino (88-89).
Governatore della Germania Superiore, si proclama imperatore a Magonza con l'appoggio delle
legioni XIV Gemina, XXI Rapax e dei Catti, ma è abbandonato dalle truppe, sconfitto ad
Adernach e ucciso da Lappio Massimo Norbano legato della Germania Inferiore.
Domiziano assegna alle legioni I Minervia e VI Victrix che non hanno appoggiato la rivolta
l'epiteto Pia Fidelis e respinge i Catti intervenuti tardivamente a causa dello sgelarsi
precoce del Reno.
Contro Suebi e Sarmati (92).
Domiziano trasferisce le due legioni ribelli sul Danubio (dove la XXI Rapax è distrutta
dagli Jazigi nel 92) e respinge Quadi, Marcomanni e Sarmati che minacciano la Pannonia.
Contro i Nasamoni.
I Nasamoni compiono scorrerie in Cirenaica e sono sterminati dalla III Augusta.
L'imperatore ultima o fa erigere a Roma e numerosi edifici, tra i quali il palazzo dei
Flavi con la Domus Augustana (notevoli resti) ed il Pedagogium (collegio dei
paggi, con i loro curiosi graffiti), uno stadio (odierna piazza Navona), il tempio di
Vespasiano (pochi resti, tra i quali tre colonne corinzie di un angolo). In Campo Marzio
fa riedificare il tempio d'Iside e Serapide (si conservano ancora obelischi, sfingi e
statue). Gli edifici esistenti sono decorati con statue e soprattutto quadrighe (su una
di queste un anonimo scrisse "satis", cioè "basta"). Nel foro fa erigere
l'Equus Domitiani, una grande statua equestre (resta solo il basamento) e presso
il Colosseo la monumentale fontana chiamata Meta Sudans.
Domiziano è assassinato da una congiura della ex-moglie Domizia, dei prefetti del
pretorio e dei ministri (18 IX 96 d.C.), ultimo della dinastia Flavia (ed ultimo dei
"Dodici Cesari" contando da Giulio Cesare).
Durante il suo regno, nell'isola di Pathmos, Giovanni scrive l'Apocalisse.
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