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Caio Giulio Vero MASSIMINO "IL TRACE" (235-238).
Pastore tracio, soldato poi generale delle legioni pannoniche.
E' eletto Imperatore dalle truppe a Magonza (18 III 235) dopo l'assassino dell'Imperatore Severo
Alessandro. E' il primo imperatore proveniente dai più bassi ranghi, combatte spesso
nell'arena contro i gladiatori e le seguenti guerre:
Contro Germani, Sarmati e Daci (235).
Massimino con le legioni I Adiutrix e II Italica invade i territori oltre il Danubio e conduce
una guerra di sterminio che deve interrompere per le ribellioni in Italia e in Africa.
Contro Gordiano (238).
I proprietari terrieri dell'Africa si ribellano e nominano imperatore l'ottantenne Marco Antonio
GORDIANO I "Il Vecchio" (238) che associa il figlio Marco Antonio GORDIANO II Semproniano.
Questi è sconfitto e ucciso presso Cartagine da C. Giulio Vero Cappelliano governatore
della Numidia con la III Augusta (VI 238).
Saputo della morte del figlio, Gordiano I si suicida, dopo aver regnato 36 giorni.
Contro Pupieno e Balbino (237-238).
Il senato, al quale Massimino non ha comunicato la propria elezione, gli contrappone Marco
Clodio PUPIENO Massimo (237), ucciso dopo tre mesi dai pretoriani, poi Decio Celio Calvino
BALBINO (238), che fa la stessa fine (X 238).
I due imperatori hanno ricevuto l'appoggio della legione II Parthica.
Massimino scende in Italia, passa l’Isonzo su un ponte galleggiante realizzato con anfore da
vino ed assedia Aquileia ma è ucciso dalle truppe per i suoi modi tirannici (VII 238).
Marco Antonio GORDIANO III "Il Pio" (238-244).
Nipote per parte di madre di Gordiano I, è eletto tredicenne dal popolo, riconosciuto dal
senato e dai pretoriani (X 238).
Il governo è in mano a C. Fulvio Sabino "Aquila" Timesiteo, prefetto del pretorio e
suocero dell'Imperatore.
L'Impero combatte le seguenti guerre:
Contro i Mauri e i Baquati (240-245).
Timesiteo scioglie la III Augusta e invia in Africa una vexillatio della XXII Primigenia
con numerosi auxilia a contrastare le scorrerie di Mauri e Baquati oltre il limes
di Volubile in Mauretania Tigrana.
Contro i Carpi e i Goti (238-242).
Passano le foci del Dabubio (238) ma sono respinti ed accettano di entrare nell'esercito come
foederati, imitati da altri Germani.
Contro i Sasanidi (242-244).
Il re dei re Sciahpur I "Il Conquistatore" invade la Mesopotamia (241), la Siria e giunge ad
Antiochia.
Timesiteo raggiunge l'oriente con Gordiano III, le legioni I Adiutrix e II Adiutrix (danubiane),
respinge i Sasanidi all'Eufrate e li sconfigge a Resaina (242) ma l'anno seguente muore.
Filippo "L'Arabo" gli succede come prefetto del pretorio e fa uccidere Gordiano III.
Marco Giulio Vero FILIPPO "L'ARABO" (244-249).
Nato in Arabia, da cui il soprannome, diviene prefetto del pretorio alla morte di Timesiteo,
uccide l'Imperatore Gordiano III e prende il suo posto (11 II 244).
Raggiunge la pace con i Sasanidi rinunciando ad Edessa e all'Osroene.
L'Impero subisce le seguenti invasioni e ribellioni:
In Dacia penetrano i Carpi, respinti da Filippo mentre rientra dall'Oriente in Italia.
Pannonia, Mesia e Tracia sono invase dai Goti (248) mentre Filippo celebra sontuosamente l'anniversario dei 1.000 anni della fondazione di Roma.
In Siria Iotapiano si dice discendente di Alessandro Magno e si ribella, affrontato dal fratello dell'Imperarore, Prisco.
In Mesia si ribella il centurione T. Claudio Marino Pacaziano ed è sottomesso da Cneo
Messio Decio, inviato dal senato.
Decio è a sua volta acclamato imperatore dalle truppe, scende in Italia e sconfigge
presso Verona (IX 249) Filippo "L'Arabo" che viene ucciso dai suoi soldati.
Cneo Quinto Messio "Traiano" DECIO (249-251).
Illirco, legato di Mesia e Pannonia, combatte contro i Visigoti. E' poi proclamato Imperatore
dalle legioni di Mesia, scende in Italia ed ottiene il trono dopo aver sconfitto Filippo
"L'Arabo" presso Verona (IX 249).
Governa d'accordo con il Senato e con lo scopo di ripristinare l'unità dell'Impero, ordina
a tutti i sudditi di sacrificare all'imperatore ed al rifiuto da parte dei Cristiani ordina la
prima grande persecuzione contro di loro (XII 249). Suo figlio Ostilio muore per la peste
portata dai Visigoti, che colpisce l'Impero per 15 anni.
Le legioni ammontano a 30, con effettivi di 5.280 uomini ognuna, e l'impero sostiene le seguenti
guerre:
Contro Alessandria (251):
Alessandria d'Egitto, insorta sotto la guida di un indovino, è presa dalle truppe romane
che la taglieggiano per un anno.
Contro i Goti (252):
Decio torna nei Balcani a combattere i Visigoti ma è tradito da G. Trebonio Gallo, legato
di Mesia, cade in un'imboscata ad Abritto (in Dobrugia) e muore con il figlio (VI 251).
G. Vibio TREBONIO GALLO (251-253).
Acclamato dalle legioni di Mesia, associa al trono il figlio Caio Vibio VULSIANO e promette ai
Visigoti un tributo.
Subisce l'invasione dell'Italia del pretendente al trono imperiale Marco Emilio Emiliano, che lo
sconfigge a Interamma (VIII 253), ed è assassinato dalle sue truppe.
Marco Emilio EMILIANO (253).
Abile generale veterano contro i Sasanidi, ferma i Visigoti, e promette alle truppe l'oro che
Gallo ha promesso ai Visigoti facendosi proclamare Imperatore.
Scende in Italia e sconfigge l'Imperatore Trebonio Gallo a Interamma (VIII 253). Entra a Roma ma
pochi mesi dopo deve fronteggiare l'arrivo di Valeriano presso Spoleto, dove è
abbandonato e ucciso dai suoi stessi soldati.
Publio Licinio VALERIANO (253-260).
Sessantenne senatore e governatore della Germania, giunge tardi in aiuto di Trebonio Gallo
ed è acclamato Imperatore dalle legioni di Gallia e Germania (X 253), alle quali si
uniscono quelle di Mesia già per Emiliano.
Ricrea la III Augusta in Africa, agli ordini del proconsole. Associa al trono il figlio Gallieno,
porta la guerra contro i Sasanidi che hanno preso Antiochia (256) ma presso Edessa (in Siria)
è sconfitto e catturato dal re dei re Sciahpur I "Il Conquistatore" che lo umilia e fa
morire (260).
Publio Licinio Egnazio GALLIENO (253-268).
Associato al trono dal padre Valeriano (X 253), governa solo l'Italia, dispone delle legioni I
Adiutrix, II Italica, III Italica (riceve l'epitero Pia Fedelis), X Gemina e XXII Primigenia,
e compie le seguenti riforme militari:
I comandi:
Sostituisce i legati legionis senatoriali con praefectus legionis scelti tra
gli equites che provengono dalla carriera militare.
Toglie ai senatori anche il governo della province.
La cavalleria:
Crea reparti autonomi di cavalleria riunendo promoti (cavalieri delle legioni),
cavalieri Mauri ed Illirici. Aumenta a 726 i cavalieri nelle legioni (6 volte più
numerosi).
Un'importante riserva è posta a Milano agli ordini del Comandante di Cavalleria che
diviene la carica più importante dell'impero dopo l'imperatore.
La fanteria:
Arruola vexillationes autonome (1.000 uomini), specie di Illirici, e più barbari
tra gli auxila, specialmente arcieri, frombolieri e fanti leggeri.
Tutte le province sono invase o in mano a ribelli, chiamati i "30 tiranni":
In Mauretania Tigrana, Mauretania Cesariense e Numidia si intensificano le scorrerie dei Mauri, dei Baquati e dei montanari chiamati "Quinquegeziani" (253-262).
Nei Balcani prosegue l'invasione dei Goti che saccheggiano la Macedonia, l'Acaia e giungono a Tessalonica (254-260).
La Gallia è invasa dai Franchi che proseguono poi in Spagna (258) e sono infine cacciati da Gallieno.
In Mesia le truppe si ribellano ed eleggono governatore Ingenuo (258), sconfitto da Gallieno.
La Rezia è invasa dagli Alemanni, che penetrano nella pianura Padana e sono sconfitti presso Milano da Gallieno (259), al quale è elevato un arco di Trionfo. Le cronache indicano 10.000 Romani contro 100.000 Alemanni. Parte degli sconfitti divengono auxilia.
La Grecia è in mano al ribelle Valente "Il Tessalonico" che è sconfitto da Pisone, il quale si proclama a sua volta imperatore.
Gli "Agri Decumates" sono occupati dagli Alemanni (260) e definitivamente persi per Roma.
In Mesia le truppe si ribellano nuovamente e acclamano imperatore il dacio Quinto Nonio Regilliano (260). L'anno seguente lo uccidono ed acclamano Aureolo. Gallieno lo riconosce ma poi gli invia contro Macriano che lo sconfigge (261), si ribella a sua volta ed è sconfitto in Illiria da Galliano (261).
In Gallia Marco Cassiano Latinio Postumo comandante delle legioni si ribella e si dichiara "Imperatore delle Gallie" (261) con la legione I Minervia (renana). Postumo condanna a morte Salonino, figlio di Gallieno, riunisce sotto il suo governo anche la Spagna e la Britannia, respinge i Germani oltre il Reno ed è soprannominato "Germanico Massimo". Il suo regno (9 anni) risulta il più lungo tra quelli dei 24 "Imperatori Militari".
In Siria si ribella il generale Ballista che eleva imperatore (261) Caio Fulvio Quieto
(figlio di Macriano), ma sono entrambi assediati in Hemesa e giustiziati (262) da P. Settimio
Odenato che ottiene il titolo di dux orinetalis (264).
Odenato si ribella a sua volta e si dichiara "Principe di Palmira", poi "Augusto" (265)
ottenendo il riconoscimento da Gallieno. Dopo il suo assassino (267) il governo è
assunto dalla moglie Zenobia.
In Egitto il prefetto Emiliano si auto-proclama imperatore (262-265) ma è abbandonato dai suoi al generale Teodoto e giustiziato a Roma.
L'Asia Minore è invasa da Borani ed Eruli che forzano il Bosforo, raggiungono Cipro, Corinto, Argo, Sparta e Atene.
In Africa il tribuno Celso si proclama Imperatore ma è ucciso sette giorni dopo.
La Bitinia e la Sicilia sono infestate da briganti.
Le coste della Britannia e della Gallia vedono l'intensificarsi delle scorrerie dei Sassoni (268-282).
A Milano il comandante di cavalleria Acilio Aureolo si ribella e si dichiara imperatore con
l'appoggio di Postumo imperatore delle Gallie.
Gallieno interrompe la campagna nei Balcani contro i Goti e lo assedia a Milano ma durante
l'assedio viene assassinato da una congiura guidata dai propri generali L. Domizio Aureliano e
M. Aurelio Claudio (VII 268), questo è proclamato imperatore dalle truppe.
A Roma riedifica il tempietto a Minerva Medica ed erige un arco di trionfo.
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