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Marco Cocceio NERVA (96-98).
Dopo l'assassinio di Domiziano (96 d.C.), il Senato nomina imperatore il settantenne senatoriale
malato Marco Cocceio Nerva, che promette una donazione ai pretoriani.
Richiama i proscritti, alleggerisce le tasse e adotta come successore l'abile generale
Marco Ulpio Traiano (X 97).
A Roma ultima il terzo Foro, detto "Transitorio" perchè unisce i due precedenti,
iniziato dal predecessore. Il tempio a Minerva (98 d.C.) è demolito da papa Paolo V
che utilizza il materiale per erigere la sua cappella a Santa Maria Maggiore.
Poiché l'imperatore tarda a pagare il saldo ai pretoriani, questi lo assediano nel
palazzo e lo uccidono (25 I 98 d.C.).
Marco Ulpio TRAIANO (98-117).
Abile generale spagnolo e governatore delle due Germanie, è adottato dal precedente e
viene confermato dal Senato, primo imperatore non italico.
Con lui inizia l'Età degli Antonini che prende il nome dal più illustre degli
imperatori di questa era, tutti non italici che ottengono il trono per adozione (perciò
detti "Imperatori Adottivi"). Quest'età rappresenta l'apogeo dell'Impero Romano (Italia e
province) nei campi commerciale, economico, urbano (vedi sotto), della romanizzazione e
della pax romana.
Traiano, che risiede a Colonia fino al 99, rafforza il limes del Reno e quello del
Danubio con numerose strade militari e fortezze, porta i pretoriani a 10 coorti (5.000 uomini),
crea l'Ala I Ulpia Contariorum (cavalieri armati di contus, cioè di lancia),
l'Ala I Ulpia Dromedariorum (su dromedari) e gli equites singulares, cavalieri
scelti reclutati in Tracia, Pannonia, Resia e Dacia (raffigurati sulle lapidi del loro
cimitero, presso la chiesa di San Pietro e Marcellino).
All'epoca i legionari ammontano a 159.000 (30 legioni di 5.280 uomini in 10 coorti di
6 centurie, senza cavalleria), gli auxilia sono stimati in 80.000 cavalieri e
140.000 fanti.
L'imperatore intraprende le ultime guerre d'espansione dell'Impero:
Contro i Daci (101-102).
Il regno di Decebalo re dei Daci, da dove partono continue scorrerie, è invaso da tre
direzioni dalle legioni I Adiutrix, I Italica, V Macedonica, XI Claudia, XIII Gemina,
XIV Gemina (danubiane), X Gemina (dalla Spagna), XXX Ulpia (creata appositamente), alcune coorti
pretorie e numerosi auxilia (compresi cavalleggeri Mauri). Per la prima volta sono
impiegati anche numerus, unità di 300-900 uomini formate da barbari poco
romanizzati (numerosi Britanni), con proprie armi, insegne e grido di guerra. In tutto sono
circa 100.000 uomini.
I Romani vincono nuovamente a Tapae (101) ma la capitale Sarmizegethusa è occupata solo
nel 102. Triaiano si accorda con Decebalo (che promette di fornire ausiliari), riceve il
soprannome di "Dacius" e celebra il trionfo : in 123 giorni nell'arena sono uccise 11.000 belve.
Seconda guerra contro i Daci (104-106).
Decebalo re dei Daci attacca le fortezze di Dacia e Mesia (104).
Traiano fa costruire un grande ponte sul Danubio alle Porte di Ferro (nella valle di Orsova,
sono ancora presenti i resti di alcuni dei 20 piloni) e fa invadere nuovamente il paese con
12-13 legioni. Decebalo sconfitto si suicida, i Daci sono massacrati e ridotti in
schiavitù, la Dacia, con le sue miniere d'oro, diviene provincia romana ed è
colonizzata.
Nella campagna si distinguono la legione I Adiutrix, che riceve l'epitero Pia Fideli, la legioni
XXX Ulpia, che riceve quello di Victrix, e la coorte equitata Ulpia Torquata, che è
congedata anticipatamente con onore.
La vittoria è celebrata in quattro riguadri dell'arco nel Foro di Traiano ed
innalzando la Colonna Traiana (113 d.C.), sulla quale sono scolpiti 19 riquadri con 2.500
figure, per una lunghezza di 260 metri (tuttora esistente). Vi è raffigurata anche
la carroballista, diffusa tra le legioni nel II sec.
Contro gli Arabi (105-106).
Cornelio Palma con la VI Ferrata riduce a provincia l'Arabia Petrea togliendola a Rabbel II.
La legione III Cyrenaica è inviata di presidio a Bostra (107).
Contro gli Ebrei della Cirenaica.
Gli ebrei della Cirenaica insorgono e massacrano 200.000 tra cirenei e romani. La
ribellione è domata ma la regione rimane spopolata.
Contro i Parti (114-117).
Finita la pressione a oriente da parte dei Hiung-Nu ed i cinesi Han, i Parti tornano a farsi
minacciosi sulla frontiera romana.
Il re dei re Cosroe pone il nipote sul trono Armeno ma subisce l'invasione di Traiano con 9
legioni tra le quali la III Gallica, IV Scythica, VI Ferrata, X Fretensis, XII Fulminata,
XVI Flavia (orientali) e la II Traiana (creata nel 108).
Traiano prende Ctesifonte (116), asporta il trono d'oro del re dei re, depone Cosroe ed
innalza al suo posto il proprio candidato Pratamaspate (raffigurazione sull'Arco di
Traiano).
L'Armenia, la Mesopotamia e l'Assiria diventano province romane portando l'Impero alla sua
massima espansione. Traiano riceve il soprannome di "Parthicus" (II 116).
Mesopotamia e Assiria insorgono, imitate dalle comunità ebraiche di Palestina, Cipro,
Egitto e Cirenaica. Traiano è costretto a ritirarsi e muore in Cilicia, a Selinunte (8
VIII 117). Prima della partenza per l'oriente ha fatto erigere a Benevento un Arco che
invece di immagini militari ha raffigurate le istituzioni da lui promosse in tempo di pace
(l'attuale "Porta Aurea").
Traiano, già dai contemporanei, è considerato il miglior imperatore romano e
riceve il soprannome di "Optimus" dal Senato.
A Roma sono riedificate lussuosamente le Terme di Tito (notevoli resti) dove è
stato trovato il celebre Laocoonte (ora in Vaticano) ed altri gruppi di statue chiamati
"grotteschi", perchè trovati in una grotta. Sono eretti l'anfiteatro Castrense
(dove si addestrano gli equites singulares visti sopra), in Trastevere
l'exubitorium (la settima caserma dei vigili). Nei Fori sono risistemati i
Rostri (si conservano i bassorilievi) ed è rifatto il tempio a Venere Genitice
(pochi resti e tre colonne).
Il celebre architetto Apollodoro di Damasco dirige la costruzione del monumentale Foro di
Traiano a Roma, dove sono eretti la basilica Ulpia, due biblioteche, il tempio di
Triaiano, una arco di trionfo (distrutto da Costantino che utilizza gli 8 medaglioni ed i 4 riquadri sui fianchi
del proprio), la colonna Traiana già menzionata ed una statua equestre dell'imperatore. I resti del foro
di Traiano sono in parte dispersi, in parte inglobati in edifici successivi ed in parte ancora sepolti.
Publio Elio ADRIANO (117-138).
Originario della Spagna e cugino del precedente, che lo adotta poco prima di morire. Riconosciuto
imperatore dall'esercito in Siria.
Riconosce Corsoe e gli rende Mesopotamia ed Assiria fissando il confine all'Eufrate. Torna poi a
Roma (sconfiggendo per strada Sarmati e Roxolani) e celebra il trionfo postumo del predecessore
(118 d.C.).
Abbandona la politica espansiva, riduce da 30 a 28 le legioni ed arruola spesso numerus
(reparti di barbari con proprie armi, vessilli e gridi di guerra). Ogni legione risulta
formata da 6.100 fanti e 726 cavalli, suddivisi in una coorte miliare più
9 coorti di 5 centurie di 111 uomini. Gli auxili aggregati alla legione aumentano gli
effettivi a 12.500 uomini.
Ispeziona le province (121-125, 128-134), ne rafforza le difese con strade militari e
città fortezze ed installa numerosi coloni che forniscano affitti e soldati:
In Siria aumenta da 4 a 5 le legioni riducendo i poco affidabili auxilia (117).
In Germania rafforza il Limes e riduce da 8 a 4 le legioni che presidiano gli Agri Decumates (121).
In Dacia estende i confini e pone sul trono di Jazigi e Bosforiani re filo-romani (124).
Il Danubio è presidiato da 4 legioni in Pannonia, 3 in Mesia e 3 alle foci del fiume,
dove si trovano anche 30-40.000 auxilia.
In Africa è costruita la fortezza a Gemellae, munita di terme, per la III Augusta (126-133).
Nei suoi viaggi Adriano affida al Consilium Principis quasi tutte le prerogative senatoriali, promulga l'Editto Perpetuo che riordina le leggi (132).
Rivolte in Britannia.
I Britanni insorgono e massacrano la IX Hispana.
Adriano invia vexillationes della VIII Augusta, XXII Primigenia (renane) e VII Gemina
(dalla Spagna), inoltre fa costruire il Vallum Hadriani (127), munito di 300 torri e 18
campi militari, contro le incursioni dei Calèdoni, detti anche Picti
(perché tatuati). Alla costruzione del vallum partecipano le legioni II Augusta,
VI Victrix Pia Fidelis, XX Valeria Victrix, fanti di marina ed unità di auxilia,
tra le quali la IV coorte Lingonum (All'epoca l'isola è presidiata da 64
unità di auxilia).
La Rivolta Giudaica (132-134).
E' l'unica grossa guerra che disturba il cinquantennio di pace nell'impero (dal 117 al 160).
Adriano intende edificare la città militare di Aelia Capitolina nel luogo dove sorgeva
Gerusalemme, ed inoltre vieta la circoncisione, provocando l'insurrezione dei Giudei guidati dal
falso messia Shimon "Bar Kosebah" (cioè "Figlio della Stella").
Sesto Giulio Severo con la VI Ferrata, X Fretensis (orientali), II Traiana, III Cyrenaica,
(dall'Egitto), XXII Deiotariana (dall'Egitto, ma è sciolta o distrutta nella campagna) e
con la X Gemina (danubiana) doma la rivolta dopo tre anni di lotte e devastazioni.
Sotto il suo governo l'arte romana è all'apice. Ad Atene è ultimato il
tempio di Giove Olimpico, edifica il tempio a Giunone ed a Giove Panellenio. A Terragona
(Spagna) riedifica il tempio di Augusto, in Egitto il sepolcro di Pompeo (e progetta il
colosso di Antinoè), a Tivoli una villa dove colleziona la riproduzione degli
edifici di tutto l'impero.
Risiede poco a Roma, dove riedifica il tempio al Divo Adriano ornato di statue che
rappresentano le provincie dell'Impero, con raffigurate sui piedistalli i suppellettili e
le armi tipiche (in parte conservate, l'edificio ospita poi la Borsa), ed il Pantheon
(112-126 d.C.), lasciandogli la primitiva targa di Agrippa (conservato quasi intatto).
Inizia inoltre la costruzione del proprio Mausoleo
(130-139 a.C.), detto "Mole Adriana" (odierno Castel sant'Angelo), dell'antistante ponte
Elio (restano 5 delle 8 arcate ed è l'unico ponte imperiale ancora esistente), e
del tempio dedicato a Roma ed a Venere (135 d.C.). Nel Mausoleo sono sepolti tutti i
successori fino a Caracalla e le loro mogli (il coperchio del sarcofago di Porfido di
Adriano è ora una conca battesimale nella basilica di San Pietro).
Per la propria successione adotta L. Elio Vero, ma questo gli premuore (I 138). Adotta
quindi il ricco Tito Aurelio Antonino (138 d.C.) imponendogli però l'adozione di
M. Annio Vero (figlio di Elio) che assume nome Marco Aurelio.
Tito Aurelio ANTONINO "PIO" (138-161).
Originario della Gallia, adottato dal precedente, segue gli antichi riti religiosi ed è
perciò soprannominato "Pio".
Continua la politica del predecessore e durante il suo regno hanno luogo i seguenti conflitti,
sostenuti con largo impiego di auxilia, formati da provinciali, schiavi, gladiatori,
Illirici e Germani.
Contro i Mauri (138-145).
Per respingere le incursioni in Mauretania sono inviate a fianco della III Augusta le legioni
I Minervia (renana) e vexillationes della II Adiutrix, XIV Gemina (danubiane),
VII Gemina (dalla Spagna), III Cyrenaica (dall'Egitto), VI Ferrata (orientale), l'Ala miliaria
Flavia Britannica, l'Ala I Ituraeorum Sagittariorum (arcieri a cavallo), l'Ala I Ulpia
Contariorum e l'Ala I Cananefatium.
Contro i Britanni (142-143).
Le rivolte dei Britanni obbligano i Romani ad abbandonare le conquiste di Agricola e ad erigere
più a sud il Vallum Antonini (142).
Lollio Urbico con le legioni II Agugusta e XX Valeria Victrix reprime le rivolte (143).
Contro i Parti (148-161).
Il re dei re Vologese III (in pace dal 117) occupa l'Armenia (148), detronizza Soemo di
Emesa e la assegna al fratello Pacoro III.
P. Elio Severiano Massimo governatore della Cappadocia lo assale incautamente con una legione,
è sconfitto a Elegia e si suicida (161). Volgese III solleva i principi orientali contro Roma,
invade la Siria e sconfigge le deboli legioni orientali.
All'epoca è documentata l'esistenza della coorte di auxilia I Lusitanica, i cui effettivi
ammontano a 363 fanti, 114 fanti montati e 19 cammellieri.
Erige un tempio in onore della moglie Faustina (141 d.C., il meglio conservato nel Foro,
sebbene rimaneggiato nel '600), in Campo Marzio la propria colonna funebre (il basamento,
con scene di battaglia, si trova nel cortile della Pigna in Vaticano).
Antonino "Pio" muore il 6 III 161 d.C.
MARCO AURELIO Vero (161-180).
Genero del precedente impostogli come successore da Adriano (138 d.C.). Associato dal 147.
Salito al trono cambia nome in Marco Aurelio "Antonino" e concede al fratellastro
Lucio Elio Commodo di chiamarsi Lucio Vero.
Durante il suo governo, dominato dalla moglie Faustina Minore, i Romani combattono le seguenti guerre:
Contro i Parti (161-166).
Marco Aurelio invia in oriente il fratellastro Lucio Vero e Avidio Cassio con 40.000 legionari
della II Traiana, III Gallica, VI Ferrata (orientali), I Minervia (dal Reno), II Adiutrix,
V Macedonica (danubiane), vexillationes ed altrettanti auxilia.
I Romani rioccupano l'Armenia per Soemo d'Emesa (162-163), sconfiggono Vologese III a
Dura-Europos (o Zaugma, 164), prendono Ctesifonte (165), conquistano l'Assiria e la Media (166)
costringendo il re dei re a firmare una pace umiliante.
La Mesopotamia superiore torna provincia romana, l'Impero tiene contatti con la Cina ma
è stremato finanziariamente. Marco Aurelio e Lucio Vero (rimasti ad Antiochia) prendono
il titolo di "Partici" e celebrano a Roma il trionfo (166) ma i veterani tornando in occidente portano
la peste bubbonica che imperversa per vent'anni, decimando anche la popolazione di Roma (170 d.C.).
Contro i Catti (163).
I Catti approfittano dei confini sguarniti, invadono gli Agri Decumates e la Germania
Superiore, ma sono sconfitti.
Contro i Suebi (167-169).
È la prima grossa offensiva contro l'Impero, sferrata da Suebi (cioè Quadi e
Marcomanni) ai quali si uniscono Vandali, Jazigi, Ermunduri, Chiavii e Longobardi, approfittando
dei confini sguarniti per la guerra Partica.
Invasa la Pannonia, sbaragliano un esercito di 20.000 Romani sul fiume Mur, giungono fino
al Piave. Aquileia resiste nonostante le difese improvvisate (167). Sono i primi Germani in
Italia settentrionale dai tempi del console Mario!
La città è soccorsa da Marco Aurelio con Lucio Vero e le legioni I Minervia
(segue Marco Aurelio in tutte le campagne), vexillationes della III Augusta (dall'Africa),
le nuove legioni II Pia e III Concors, create con elementi poco romanizzati, schiavi e gladiatori
(assumono poi nome Italica) grazie alla vendita degli ornamenti del palazzo imperiale e delle vesti
dell'imperatrice, e l'intervento delle legioni I Italica e I Adiutrix (danubiane).
Gli invasori sono respinti ed accettano un trattato (167), ma nella fase finale della campagna
muore Lucio Vero (169 d.C.).
Seconda guerra contro i Suebi (172-175).
I Marcomanni invadono nuovamente la Pannonia ma sono costretti alla pace e riconosciuti come
laeti (alleati), ricevendo terre entro i confini dell'Impero in cambio di truppe.
Accettano un trattato anche i Quadi (174) e i Sarmati (175). L'imperatore prende i soprannomi
di "Germanico" e "Sarmatico", ed erige una colonna commemorativa (brutta copia
di quella di Traiano).
Contro Avidio Cassio (175).
Alla notizia della morte di Marco Aurelio, Avidio Cassio governatore di Siria si proclama
Imperatore, riconosciuto dalla III Gallica, da Flavio Calusio governatore d'Egitto e dagli Ebrei,
ma tre mesi dopo la notizia si rivela falsa ed è ucciso dai suoi soldati.
Marco Aurelio giunge in oriente e fa bruciare la compromettente corrispondenza del ribelle.
La legione XII Fulminata, che non ha preso parte alla rivolta, riceve l'epiteto Certa Constans.
Nel ritorno l'imperatrice Faustina muore a Halala (in Cappadocia, 176) che è rinominata
Faustinopoli. Marco Aurelio celebra a Roma il trionfo per le vittorie sui Germani, rappresentate
sulla colonna Antonina (176, esistente), e gli è eretta una statua equestre in bronzo (178),
ora sul Campidoglio.
Terza guerra contro i Suebi (178-180).
Quadi, Marcomanni ed altre popolazioni germaniche continuano le scorrerie ai danni dell'Impero e
sono sbaragliati sul Danubio da Tarrutenio Paterno (179). L'Imperatore partecipa alla campagna
con il figlio Marco Aurelio Commodo, associato al trono dal 177 d.C., ma si ammala e muore
a Vindobona (odierna Vienna, 17 III 180 d.C.).
Marco Aurelio è passato alla storia come imperatore-filosofo ed ha scritto in greco i suoi
"Pensieri" (titolo originario "A Se Stesso"), intrisi di stoicismo.
Marco Aurelio COMMODO (180-192).
E' associato al trono dal padre Marco Aurelio (177 d.C.) causando le ire del senato (è il
primo imperatore che succede al padre).
Dopo la morte del padre nella campagna contro i Marcomanni, conclude con questi la pace evacuando
le terre occupate e ritirandosi oltre al Danubio (180 d.C.). Ha così fine la serie di
invasioni innescata dai Parti nel 162.
Commodo favorisce i provinciali e reprime sanguinosamente i complotti degli aristocratici,
come pure la "Guerra dei Disertori" in Spagna, Gallia, Britannia (186) ed Africa (190), causata
dal dissesto economico.
Un grande incendio distrugge parte di Roma (191 d.C.) compreso l'Atrium Vestae, il
collegio delle vestali.
Di grande forza e statura, combatte 750 volte contro belve e gladiatori, si auto-nomina "Ercole
Romano", ribattezza Roma con il nome "Colonia Commodiana" ma muore strangolato nell'arena ad
opera di un gladiatore per la congiura della favorita Marcia (1 I 193).
Con lui ha termine l'Età degli Antonini.
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