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La donazione

 

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La disponibilità di sangue umano per uso trasfusionale dipende essenzialmente dalla disponibilità di donatori spontanei o organizzati nelle varie Associazioni e dalla presenza di una rete ben organizzata di strutture trasfusionali.

Superata da tempo la fase pionieristica della donazione, quanto gravita intorno a tale attività è stato attualmente completamente ricondotto ad un atto medico, del quale è stato chiarito pressoché ogni aspetto, mentre ogni novità viene affrontata secondo criteri scientifici.

I principi basilari dell'autosufficienza basata su donazioni volontarie e non remunerate quali quelli su cui è fondato il sistema italiano sono stati raccomandati e promossi anche dal Consiglio d'Europa e, quindi, adottati dalla Commissione Europea nella Direttiva 39/381 che, all'articolo 3, paragrafo 4, stabilisce: "gli Stati membri debbono prendere tutte le misure atte a promuovere l'autosufficienza in sangue e plasma umano. A questo fine, essi debbono incoraggiare la donazione volontaria ... e prendere ... i provvedimenti necessari per sviluppare la produzione e l'uso di prodotti derivati dal sangue o dal plasma umano che provengano da donazioni gratuite e volontarie ...".
 

Una donazione può essere considerata volontaria e gratuita soltanto se il donatore la compia di propria volontà e non riceva per essa alcuna ricompensa, sia di tipo tradizionale che in altre forme che possano esserne considerate un sostituto. Le più recenti normative europee (raccomandazione R(95)14, art. 2) tendono attualmente a considerare in quest'ultimo modo anche le astensioni remunerate dal lavoro per un tempo superiore a quello ragionevolmente necessario alla donazione ed all'accesso alle strutture ad essa legato, mentre considerano compatibili con il principio di donazione gratuita minimi pagamenti simbolici, ristori e rimborsi delle spese di viaggio effettivamente sostenute.

 

In linea di massima, una donazione può essere compiuta:

  1. da parte di donatori volontari, per chiunque necessiti di trasfusione (donazione "omologa" o "allogenica"); questa donazione viene definita "dedicata" qualora il donatore designi il paziente destinatario;

  2. per uso personale (donazione "autologa"): prima di un intervento chirurgico programmato il donatore deposita il sangue destinato ad essergli trasfuso in caso di necessità.

Caratteristiche generali del donatore

Soltanto una persona in buona salute e con una idonea storia clinica può essere accettata come donatore di sangue.

Il problema principale nella selezione è dunque quello di stabilire se l'aspirante donatore è realmente in buona salute, al fine di tutelarlo contro possibili danni e nel contempo proteggere il ricevente dalla eventuale trasmissione di malattie, farmaci o altre sostanze dannose.
In Italia, l'idoneità alla donazione di sangue è attualmente attribuita in base a quanto previsto dal Decreto 3 marzo 2005, che ha aggiornato quanto nei precedenti DM 15/01/1991 e DM 26/01/2001.

Tali criteri sono ovviamente diversi da quelli cui è sottoposto il donatore autologo ("Caratteristiche generali del donatore").

FASI DELLA DONAZIONE

Una donazione richiede circa un'ora di tempo, a partire dalla compilazione del questionario fino al momento in cui il donatore lascia la struttura. Alle procedure di selezione (valutazione dell'analisi e visita di idoneità) sono riservati all'incirca una ventina di minuti, al prelievo un quarto d'ora cui si deve aggiungere un altro quarto d'ora destinato al ristoro post-donazione; durante tutto questo periodo il donatore deve essere attentamente controllato.

ANAMNESI ED ESAME OBIETTIVO

Il questionario previsto dal Decreto 26 gennaio 2001 serve a facilitare le operazioni di raccolta dei dati relativi alla storia medica del donatore. Il donatore deve rispondere a domande molto specifiche, relative alla sua salute e ad eventuali pratiche a rischio in cui possa essere incorso. Queste saranno quindi vagliate dal medico che approfondirà il colloquio sui punti meno chiari con il fine ultimo di assicurare quanta più possibile sicurezza sia a chi dona che a chi è destinato a ricevere quanto donato.

L'anamnesi è quindi seguita dall'esame obiettivo, consistente in una valutazione clinica mirata a documentare alcuni dati fondamentali quali temperatura, polso e pressione, emoglobina nonché ad evidenziare le condizioni generali di salute del candidato donatore con particolare attenzione a stati quali debilitazione, iponutrizione (variazioni del peso), edemi, anemia, ittero, cianosi, dispnea, instabilità mentale, segni di intossicazione alcoolica, uso di stupefacenti ed abuso di farmaci.

Al termine dell'iter sopra descritto il medico responsabile della selezione, valutati i dati anamnestici nel rispetto dei criteri di esclusione permanente e temporanea ed i risultati dell’esame obiettivo, accertato il possesso dei requisiti fisici per l’accettazione del candidato donatore e tenendo conto, ove disponibili, di dati clinici e di laboratorio relativi a precedenti donazioni esprime formalmente il giudizio di idoneità, comprensivo dell’indicazione al tipo di donazione e lo riporta nella cartella sanitaria del donatore.

FASE DEL PRELIEVO

Per ogni donazione vengono prelevati circa 450 mL di sangue in apposite sacche; una quota addizionale di 20-30 mL viene raccolta in provette per gli esami di laboratorio. Il volume totale prelevato si aggira sul 10-12% del volume ematico totale.

In linea di massima, solo 1-2% dei donatori va incontro a delle reazioni durante il prelievo; queste sono in genere di tipo vaso-vagale, causate da una risposta emotiva. I sintomi possono andare da un abbassamento transitorio della pressione ad uno svenimento durante o dopo la donazione. Questi sintomi si risolvono in genere nel giro di qualche minuto.

PERIODO DI RECUPERO

Dopo la donazione è opportuno che il donatore riposi una quindicina di minuti e che assuma delle bevande. Sono raccomandate le bevande fresche, in quantità eccedente le normali abitudini; sono invece da evitare nell'immediato sigarette ed alcoolici.

La maggior parte dei donatori è in grado di riprendere le normali attività nel giro di una mezzora; è comunque necessario prescrivere di riprendere l'attività con una maggiore attenzione a quei donatori che esercitino occupazioni o sport ad alto rischio.

Con un adeguato apporto di liquidi il volume ematico si ristabilisce completamente entro 12 ore, mentre per rimpiazzare gli eritrociti perduti sono necessarie diverse settimane.

LA DONAZIONE DEDICATA O "AD PERSONAM"

Si definisce "dedicata" la donazione effettuata da un donatore contattato direttamente dal ricevente, basandosi sulla convinzione che essendo a lui noto offra una maggiore sicurezza dei donatori abituali.

Nonostante vengano messi in atto ad opera della struttura trasfusionale tutti i sistemi preventivi predisposti per i donatori (visita di idoneità, indagini sierologiche) la donazione dedicata non viene attualmente considerata una soluzione del tutto sicura e valida, in quanto:

  • è difficile per chiunque conoscere a fondo una persona e, quindi, il rischio "comportamentale" deve essere considerato in questi donatori almeno sovrapponibile a quello della popolazione di donatori abituali; una dimostrazione di ciò è data anche dalla prevalenza dell'HBsAg, più alta nei donatori dedicati rispetto a quelli periodici, così come accade nei primi donatori (i donatori dedicati si trovano infatti molto spesso in questa condizione);

  • il rischio aumenta ovviamente quando si debba ricorrere a più di un donatore;

  • la raccolta del sangue da donatori dedicati impone una diversa organizzazione logistica, con un maggior carico di lavoro per la necessità di un coordinamento tra personale della struttura trasfusionale, paziente e familiari o amici del paziente e, in definitiva, un aumento dei costi;

  • il partner non deve donare per una donna fertile che possa avere future gravidanze per il rischio di un'immunizzazione pre-gravidica, con conseguenti maggiori rischi di malattia emolitica neonatale;

  • aumento dell'incidenza della graft versus host disease in pazienti immunodepressi.

In base alle considerazioni sopra delineate, l'Associazione americana delle banche del sangue (AABB) ha ufficialmente scoraggiato l'attivazione di programmi di donazioni dedicate.

PROGRAMMI AFERETICI

Per "aferesi", parola di derivazione greca che significa sottrazione, si intende un procedimento tecnico che comporta un prelievo di sangue ad un soggetto e la sua successiva separazione nelle singole componenti, destinate poi a seguire destini differenti, a seconda delle necessità.

A seconda del fine ultimo che si propone, l'emaferesi può essere distinta in produttiva e terapeutica.

Se la prima si propone quale scopo precipuo quello di ottenere ognuna delle componenti ematiche in quantità utili per usi successivi, generalmente d'ordine terapeutico, la seconda offre invece la possibilità di rimuovere dal sangue componenti patogene per quantità e qualità.

Per la plasmaferesi, sia produttiva che terapeutica, possono essere attualmente utilizzati vari tipi di strumenti che utilizzano la centrifugazione a flusso continuo o discontinuo, nonché tecniche di filtrazione o di assorbimento selettivo di sostanze qualitativamente o quantitativamente abnormi presenti nel plasma.

I separatori cellulari sono attrezzature costituite fondamentalmente da centrifughe o filtri (o entrambi i dispositivi assieme) inseriti in un circuito extracorporeo; il sangue viene spinto tramite pompe in appositi contenitori (bowls) e separato nelle sue componenti che imboccano delle vie di uscita prestabilite; l'operatore può in tal modo allontanarne alcune e reinviarne altre al paziente.

Le possibilità operative dell'emaferesi sono raccolte nella tabella.

 

Possibilità operative dell'emaferesi

 

Plasmaferesi

Citoaferesi

Eritrocitoaferesi

granulocitoaferesi

linfocitoaferesi

piastrinoaferesi

Raccolta di cellule staminali periferiche
Lavorazione e concentrazione del midollo osseo

Per quanto riguarda le aferesi a scopo produttivo, a parte circostanze eccezionali (che devono essere valutate di volta in volta dal medico responsabile della selezione) chi dona deve innanzitutto rispondere ai requisiti richiesti per la donazione di sangue intero.
In aggiunta, debbono essere osservati dei criteri di idoneità specifici.

La donazione mirata e multicomponente

Un moderno servizio trasfusionale deve essere in grado di trarre dalla donazione il massimo vantaggio per il ricevente, ovviamente nel rispetto delle condizioni individuali e dello stato di salute e benessere del donatore. Grazie alle più recenti tecnologie, tra le quali in particolare le apparecchiature per l'aferesi, è attualmente possibile prevedere una donazione "mirata" sulle necessità del ricevente e scevra di danni per il donatore, sia nel breve che nel lungo termine.

Nel contempo, la donazione mirata rappresenta una delle strade percorribili al fine di ottimizzare le risorse donazionali disponibili ed evitare il non raggiungimento del fabbisogno trasfusionale nei prossimi anni.

Il principio di base su cui si fonda la donazione mirata è uno studio accurato della popolazione dei donatori, che ne permetta una suddivisione in differenti classi sulla base dei loro parametri ematologici e caratteristiche fenotipiche.

Ad ogni classe può quindi essere assegnata una tipologia di donazione ideale ai fini di ottenere il miglior prodotto per il paziente.

Oltre allo studio dei dati della popolazione dei donatori, la donazione mirata comporta una rivoluzione tecnico-organizzativa, essendo necessario modificare in maniera sostanziale l’approccio dell’arruolamento del donatore volontario, aumentando in parallelo la collaborazione con le associazioni dei donatori ed il sistema informativo per ottenere un consenso veramente informato, cercando di coniugare i valori del dono con una esigenza di efficienza e produttività.

La donazione multicomponente rappresenta un primo tipo di approccio "mirato" alla donazione, basato sull'impiego di separatori cellulari.

Come tutte le procedure, anche questo tipo di donazione presenta vantaggi e svantaggi; con la maggiore diffusione, tuttavia, è pensabile che si possano ridurre ulteriormente questi ultimi.

In Italia, il Decreto 25 gennaio 2001, al titolo I, fissa le caratteristiche previste per la donazione di ogni singolo emocomponente.

Bibliografia

  1. AABB Standards for Blood Banks and Transfusion Services, 16th edition. American Association of Blood Banks, Bethesda, MD, 1994.

  2. AABB Technical Manual, 11th edition. American Association of Blood Banks, Bethesda, MD, 1993.

  3. Kleinman S. Blood Donor Screening: Principles and Policies. In: Clinical Practice of Transfusion Medicine. Petz LD, Swisher SN, Kleinman S, Spence RK, Strauss RG, eds., 3rd edition, Churchill Livingstone, NY, 1996, pp. 271-293.

  4. Silvergleid AJ. Autologous and Designated Donor Programs. In: Clinical Practice of Transfusion Medicine. Petz LD, Swisher SN, Kleinman S, Spence RK, Strauss RG, eds., 3rd edition, Churchill Livingstone, NY,1996, pp. 271-293.

  

 Copyright© 1999/2005 - Francesco Angelo Zanolli - Ultimo aggiornamento in data 16/11/2005