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Il Regno Franco (776-800).
Sconfitti i longobardi, Carlo “Magno”re dei Franchi e dei Longobardi assume il controllo totale della regione, prosegue l’espansione e
la cristanizzazione ad est ai danni degli Slavi e soprattutto degli Avari:
Carlo “Magno” re dei Franchi e dei Longobardi nomina Marquardo comes del Friuli (776), accresce il
feudalesimo, abolisce la Curia e le cariche bizantine, toglie ai Comuni la giurisdizione sul territorio, affida il governo a magistrati regi
(Centarchi) ed impone le servitù feudali.
Carlo “Magno” fa eleggere patriarca Paolino II da Cividale (787-802), già alla corte di Aquisgrana
(777), rettore e poeta.
I Franchi proseguono la conquista dell’Istria (780-790), prendono Trieste (788) e Pola (790).
Carlo “Magno” guida la prima grossa spedizione dalla Baviera, affiancato dal figlio Pipino e dal comes
Erico che dal Friuli si congiungono a lui in Pannonia Inferiore e devastano i territori degli Avari (791).
Paolino II patriarca di Aquileia partecipa al concilio di Ratisbona (792) contro gli Adozionisti e riceve da Carlo
“Magno” re dei Franchi e del Longobardi la conferma dei privilegi e donazioni ottenute. L’importante diploma (4 VIII 792) divide
definitivamente il governo della regione tra le due cariche con che dichiara i beni patriarcali "Immunitari", quindi sottratti alla
giurisdizione del comes. L’atto segna l’inizio del potere temporale del patriarcato che comprende Friuli, Slovenia, Carinzia
meridionale e parte del Cadore. è la più vasta diocesi europea (sarà soppressa nel 1751).
Il comes Erico, con Paolino patriarca d’Aquileia, guida la seconda spedizione contro gli vari, in
appoggio del partito avaro favorevole ai Franchi (795-796).
Il patriarca Paolino partecipa al concilio di Francoforte (796) contro gli Adozionisti.
Paolino II patriarca d’Aquileia convoca un concilio regionale a Cividale (797), che stabilisce norme per
l’attività missionaria presso gli slavi e per il rinnovamento monastico.
Pipino dalla Baviera ed il comes Erico dal Friuli, con il patriarca Paolino ed il principe Vojnomir alla testa
di Slavi e Carantani, raggiungono la Drava, passano il Danubio e distruggono il Ring, l’accampamento fortificato capitale degli Avari
(796). La nobiltà avara è sterminata, la popolazione trucidata e dispersa. Gli Avari spariscono dalla storia.
Salisburgo è elevata sede metropolita (798) con la Drava confine con il patriarcato, che cede vaste aree
e l’opera di cristianizzazione dei Bavari, Avari e Slavi.
Il comes Erico cade presso Lovrana (o a Tersatto, presso Fiume) combattendo i Croati (o Liburni,
799). Il patriarca Paolino II gli dedica la poesia “Planctus de Herico”.
Paolino II patriarca d’Aquileia invia propri scritti al concilio di Aquisgrana (799), contro l’Adozionista Felice di
Urgel.
L’Impero Franco (800-814).
Carlo “Magno” viene incoronato imperatore a Roma (25 XII 800).
Giovanni Galbaio doge di Venezia, favorevole al basileus Niceforo, assale Grado, cattura e
giustizia numerosi ecclesiastici tra i quali Giovanni patriarca di Grado, che si è rifiutato di investire un vescovo (802).
L'imperatrice Irene conferma il possesso Franco dell'Istria.
Paolino II patriarca di Aquileia, indice un concilio a Cividale dove è proclamata l’indissolubilità
del matrimonio. Ottiene poi di poter nominare numerosi vescovi istriani (802), muore l’anno seguente (4 VIII 803) ed è
proclamato santo.
Carlo Magno istituisce la marcha Austriae Italiae (marca dell’Italia orientale) che comprende il Friuli,
l’Istria, la Carinzia, la Stiria meridionale e la Dalmazia (803), assegnandola al comes Cadolao.
Il triestino Fortunato II patriarca di Grado (803-826), nipote del patriarca Giovanni e già vescovo di
Trieste, ordisce una congiura contro il doge di Venezia (803) ma è scoperto e fugge presso Carlo Magno.
Fortunato II patriarca di Grado partecipa all’importante Placito del Risano (804), nel quale i
rappresentanti delle città istriane protestano contro le usurpazioni dei vescovi, la tassazione di Giovanni comes
d’Istria, più gravosa della precedente bizantina, e contro l’insediamento di Slavi pagani in Istria, ottenendo la destituzione del
comes, la riduzione delle tasse, i tribuni ed altri magistrati bizantini. È il più antico documento che attesti la
situazione politica di Trieste e dell’Istria.
L’ostilità dei Veneziani costringe nuovamente Fortunato II a fuggire in Francia (805), torna con Pipino
(figlio di Carlo Magno) che assedia vanamente Venezia per sei mesi (809-810) e muore a Milano. La pace di Aquisgrana (810) fissa i
confini tra gli imperi Franco (che ottiene l’Istria e la Dalmazia) e Bizantino (che ottiene Venezia).
Orso patriarca di Aquileia (802-811), ottiene il diritto di estendere la giurisdizione al Danubio (811).
Fortunato II conduce a Costantinopoli trattative per Venezia che scontentano il doge, è quindi costretto
a fuggire nuovamente in Francia (811) ed è presente ad Aquisgrana alla morte di Carlo Magno (28 I 814).
La Dissoluzione dell’Impero Franco (814-888).
L’Impero Franco è un mosaico feudale che dopo la morte di Carlo Magno inizia a dissolversi.
Per dispute sui confini, Ljudevit duca della Pannonia invade il Friuli ma è sconfitto dal comes
Cadolao (818).
Fortunato II patriarca di Grado rientra dalla Francia (818) ma è costretto a fuggire in Istria, poi a Zara ed
infine a Costantinopoli (821-824). Raggiunge in seguito il pontefice a Roma e muore poco dopo (824).
Al concilio di Mantova (827), Massenzio patriarca di Aquileia (811-837) rivendica la giurisdizione sui vescovati
istriani (alcuni hanno già fatto atto di dedizione) ma trova l’opposizione di Venerio patriarca di Grado, appoggiato dalla
repubblica di Venezia (827).
Ljudevit duca della Pannonia invade nuovamente il Friuli e subisce un’altra sconfitta dal comes
Belderico (828), fugge in Dalmazia ed è assassinato.
Il comes Balderico rifiuta di affrontare i Bulgari, che dopo aver occupata la Pannonia Inferiore effettuano
scorrerie sul Carso Istriano (828), quindi è destituito da Lotario I (figlio di Ludovico "Il Pio", governa la Lotaringia) re
d’Italia che spezza il comitato in quattro contee.
Il governo del comes Everardo “Il Santo” (836-865) è celebrato dal poeta Sedurio Scoto ed
è considerato il migliore della dominazione franca, forse perché imparentato ai sovrani Carolingi tramite la moglie
Gisella (figlia di Ludovico "Il Pio"). Everardo lotta nel Beneventano contro i Saraceni e contro il vicino Kocely margravio slavo della
Pannonia Inferiore.
Una flotta araba dalla Sicilia effettua una scorreria nell’Adriatico, sconfigge la flotta veneziana presso Taranto e
presso Ancona, saccheggia le coste della Dalmazia, dell’Istria e cattura nel golfo di Trieste un convoglio veneziano rientrato dalla
Siria (840).
Giovanni vescovo di Trieste riceve da Lotario I re d’Italia il governo di parte del territorio circostante la
città (8 VIII 848).
Ludovico II concede a Teodemaro patriarca d’Aquileia la giurisdizione sulle chiese istriane (855).
Gli Arabi, facendo base a Bari (emirato dal 842 al 871) effettuano scorrerie in Adriatico, assediano vanamente
Grado (865) e Ragusa (867), salvata dopo quindici mesi da una flotta bizantina.
Alla morte del comes Everardo “Il Santo” (865) la contea passa al figlio Unroc, poi al secondogenito
Berengario.
Partecipazio doge di Venezia sconfigge una flotta di pirati dalmati presso Grado (875).
Trieste respinge un’incursione della flotta araba (880).
Valperto patriarca d’Aquileia accompagna Carlo "Il Grosso" a Roma per l’incoronazione imperiale ed a re
d’Italia (880).
Capodistria paga un tributo a Venezia in cambio di protezione, con reciproca libertà di commercio
(882).
La deposizione (887) e la morte di Carlo “Il Grosso” (888) segnano il definitivo smembramento dell’Impero
Franco.
Berengario del Friuli re d’Italia (888-924).
Il comes Berengario, grazie alla discendenza carolingia ed al prestigio del padre Everardo, acquista il titolo di marchese (875)
e dopo la morte di Carlo "Il Grosso" è eletto re d’Italia (888), ma deve sostenere continue lotte contro gli altri feudatari della
penisola e gli Ungari.
Berengario I sconfigge presso Brescia (888) Widone (Guido) marchese di Spoleto, per il quale combatte un
contingente borgognone. I due raggiungono una tregua. Federico I patriarca d’Aquileia occupa il Friuli (889).
Berengario I, per il quale combatte un contingente tedesco, è sconfitto in battaglia presso il fiume
Trebbia (I 889) da Widone marchese di Spoleto. Berengario, ferito nello scontro, è portato in salvo grazie all’intervento di
300 Triestini. Widone è incoronato re d’Italia (16 II) ed imperatore (21 II 891), ma all’estinguersi della casa spoletina (896),
Berengario riottiene il trono.
Prima spedizione in Friuli degli Ungari (889), che devastano anche il monastero di Santa Maria in
Sylvis (VIII 889). Dopo aver occupato la Dacia gli Ungari colpiscono con scorrerie e saccheggi l’Italia (una trentina di volte in
cinquanta anni), la Moravia, l’Austria, la Baviera e la Svevia. La pianura friulana è devastata più volte e la Stradalda,
che la attraversa, è ribattezzata Strata Hungarorum.
Arnolfo di Germania scende in Italia e ne assume la corona. Berengario fugge in Germania (895), torna e
riprende il regno.
Spedizione degli Ungari fino al Brenta (898).
Gli Ungari saccheggiano la pianura padana fino a Pavia (899). Nel ritorno Berengario I con 15.000 uomini vince
un primo scontro presso Verona e blocca i 2-5.000 Ungari al Brenta ma questi passano il fiume più a monte, attaccano di
sorpresa il suo accampamento presso Cartigliano e gli infliggono una grave disfatta (24 IX 899). Quindi saccheggiano Vicenza
(XII), i dintorni di Milano, Como, Aosta, Bergamo, Piacenza, Modena, Bologna, Padova, Iesolo, sono sconfitti dai Veneziani a
Chioggia (29 VI 900), Altino, Treviso.
Gli Ungari effettuano una scorreria in Friuli (compresa Osoppo) ed in val Padana (901).
Gli Ungari effettuano una scorreria in Italia fino a Piacenza (904) ed ottengono un tributo da Berengario I (905)
in cambio di una tregua (durante la quale intensificano le scorrerie in Germania).
Berengario I, con pochi vassalli fedeli ed un contingente di Ungari, entra a Verona e cattura Ludovico re di
Provenza pretendente al trono d’Italia, che fa accecare (21 VII 905). Berengario riesce a farsi incoronare imperatore a Roma
(XI 905) ma gran parte dei feudatari italiani resta ostile.
L’imperatore Berengario I dona Taurino vescovo di Trieste beni e castelli presso Pisino e Parenzo (911).
Gli Ungari entrano in Italia da occidente e saccheggiano la pianura Padana (919).
L’imperatore Berengario I, con un contingente di Ungari, sconfigge a Verona Odalrico marchese del Friuli ed
altri feudatari ribelli (920).
Il patriarca Federico I sconfigge gli Ungari presso Lupoglava (921), vendicando parzialmente l’incendio della
basilica di Aquileia con il suo prezioso archivio.
I feudatari italiani si ribellano nuovamente e chiamano Rodolfo II re di Borgogna (921). Berengario I si ritira,
interviene dopo le prime ribellioni contro Rodolfo II e lo affronta a Firenzuola d’Arda, presso Piacenza (17 VII 923). Le truppe di
Berengario, che comprendono un contingente di Ungari, inizialmente vincono ma si disperdono per saccheggiare e sono sconfitte.
Berengario e Rodolfo si dividono il regno.
Gli Ungari saccheggiano l’Italia Meridionale scontrandosi anche con i Bizantini (922).
L’imperatore Berengario I dona Clausas de Abintione (Chiusa di Venzone) al vescovo di Belluno (923).
Gli Ungari chiamati da Berengario I saccheggiano Mantova, Brescia, Bergamo ed assediano Pavia, fedele a
Rodolfo II, la incendiano con le macchine (12 III 924), ottengono un riscatto e se ne vanno.
Berengario I muore assassinato, anche a causa della sua incapacità di contrastare gli Ungari (7 IV
924).
L’Avvento dell’Impero Germanico (924-962).
Dopo la morte di Berengario I, Orso patriarca d’Aquileia assume il governo temporale del Friuli (924).
Venezia occupa alcune località istriane (924) e Wintherio margravio d’Istria reagisce occupando
Grado.
La corona d’Italia passa a Ugo di Vienne (6 VII 926) che deve combattere i feudatari ribelli.
Gli Ungari saccheggiano il Friuli (927) ed a causa delle loro devastazioni Ugo di Vienne re d’Italia sopprime il
vescovato di Concordia aggregandolo ad Aquileia (12 II 928). Concordia rimane per 37 anni senza vescovo.
Gli Ungari entrano in Italia da occidente, saccheggiano la Toscana, l’Umbria e gli Abruzzi (928).
Ugo di Vienne re d’Italia dona al vescovo di Trieste i castelli di Umago e Sipar (7 VIII 929).
Venezia ottiene vantaggi commerciali dal comune di Capodistria (932) e boicotta i commerci di Wintherio
margravio d’Istria costringendolo a concedere (in nome di Ugo di Vienne) l’esenzione dei dazi con il trattato di Rialto (933),
mediato da Marino patriarca di Grado.
Ratto delle Spose (2 II 933): I Triestini rapiscono le spose veneziane dalla chiesa di San Pietro di
Castello, sono raggiunti a Caorle dalla flotta veneziana e sconfitti.
Gli Ungari saccheggiano la pianura Padana (933).
Gli Ungari saccheggiano i Balcani ed ottengono un tributo da Costantinopoli (IV 934).
Gli Ungari saccheggiano la pianura Padana ma sono respinti da Bergamo (935).
Berengario II d’Ivrea re d’Italia, nipote di Berengario I, occupa Aquileia (935).
Gli Ungari saccheggiano Capodistria (936).
Gli Ungari entrano in Italia da occidente, saccheggiano la Toscana, il Lazio e la Campania (937-938).
Gli Ungari saccheggiano il Friuli, scendono in Italia centrale, sono respinti da Roma e da Rieti (942).
Pietro Candiano doge di Venezia media un accordo che regola i confini tra Lupo II patriarca di Aquileia e
Marino patriarca di Grado (942).
Gli Ungari invadono l’Italia ed ottengono un tributo da Ugo di Vienne re d’Italia, impegnato contro il ribelle
Berengario II d’Ivrea (943).
Lupo II patriarca di Aquileia con Gottifredo marchese d’Istria e suo fratello Bernardo soccorrono i Carinziani
contro gli Ungari ma sono sconfitti. Lupo II fugge ed i due fratelli rimangono tra i caduti (944).
Gli Ungari invadono l’Italia (947) ed ottengono un tributo da Berengario II dal quale sono diretti a
saccheggiare la Puglia ed i domini Bizantini fino ad Otranto.
Enrico I duca di Baviera, fratello di Ottone I re di Germania, libera la Lombardia ed il Friuli dagli
Ungari, occupa Aquileia e giustizia il patriarca Lupo II, elevando al suo posto il tedesco Engelfrido (948). Le famiglie
più potenti della nobiltà tedesca (Andechs, Babenberg, Eppestein, Lurngau, Ortenburg-Sponheim, Treffen,
Weimar e più tardi Asburgo) si contendono a lungo il titolo patriarcale ed il controllo dei feudi vicini (i
principali sono Carantania, Carinzia, Gorizia, Istria).
Giovanni II vescovo di Trieste riceve da Lotario II re d’Italia l’immunità per la sua diocesi e
il territorio intorno nel raggio di tre miglia, la giurisdizione civile e penale (21 II 948). I successori di
Giovanni saranno a lungo tedeschi.
Giovanni II vescovo di Trieste, indebitatosi per difendere la città dagli Ungari, vende i diritti su Trieste
al comune, per la durata della sua nomina, mantenendo il dominio spirituale, le decime ed i censi feudali (12 II 948).
Gli Ungari compiono un’incursione in Italia ed ottengono un tributo da Berengario II (949).
Berengario II toglie la corona d’Italia ad Ugo di Vienne (15 XII 950) ma la perde ad opera di Ottone I di
Sassonia re di Germania, incoronato a Pavia (23 IX 951).
Gli Ungari, dopo un’ultima scorreria in Friuli e in pianura Padana (951), sono costretti alla difensiva. Enrico I
duca di Baviera, partendo da Aquileia penetra nel loro territorio e riporta alcuni successi (952).
Alla Dieta di Augusta (952) Ottone I re di Germania ridistribuisce i feudi:
Il regno d’Italia è assegnato in feudo a Berengario II re d’Italia.
La marca del Friuli (fino all’Adda), con gli importanti passi alpini, è ridotta a contea ed aggregata al
ducato di Baviera.
Il ducato di Carinzia è assegnato al fratello Enrico I (di Sassonia) duca di Baviera, che riceve anche la
Carantania, elevata a ducato, e l’Istria.
Gli Ungari sconfitti in Borgogna entrano in Italia da occidente (954) percorrendo la pianura Padana ed il
Friuli.
Gli Ungari sono sconfitti sulla Lech da Ottone I "Il Grande" di Sassonia re di Germania (10 VIII 955). La
sconfitta segna la fine delle loro invasioni.
I pirati serbi di Narenta saccheggiano Rovigno.
La sconfitta dei ribelli Berengario II d’Ivrea (964) e del figlio Guido (25 VI 965) segnano la fine del regno
d’Italia indipendente. La corona è assunta da Ottone I che ha ottenuto anche quella imperiale (962).
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