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Gregorio da Montelongo (1251-1268).
È il primo patriarca italiano, originario del castello di Montelongo (presso Campobasso).
ISTRIA: Poiché il patriarca è un accanito sostenitore del papa, l’Imperatore Corrado IV di Svevia (figlio di Federico
II) sobilla i comuni istriani alla rivolta e concede al comune di Parenzo libero commercio nel regno di Sicilia. A sua volta Gregorio
concede il controllo del territorio circostante a Capodistria (1251) e la libera elezione del podestà a Pola ed a Pirano.
TIROLO: Dopo la morte di Alberto VI conte del Tirolo (1253) i suoi domini sono spartiti tra le sue due figlie: Adelaide, moglie di
Mainardo III conte di Gorizia, ottiene le terre a sud del Brennero mentre quelle a nord sono assegnate ad Elisabetta, vedova di
Ottone VIII di Andechs e risposata con Gebardo conte di Hirshberg. Entrambi mantengono il titolo di conti del Tirolo.
Mainardo I conte del Tirolo, III di Gorizia, ottiene alcune avvocature dai vescovi di Trento e Bressanone, l’eredità della zia
Elisabetta priva di eredi e diviene uno dei più potenti principi dell’Impero. Possiede feudi in Istria, Stiria, Carinzia, Carniola,
è imparentato con gli Asburgo, i Carraresi, i conti di Celje ed i Frankopani conti di Veglia e Modrussa.
TRIESTE: A Trieste prosegue l’affrancamento del comune dal Vescovo:
Voldarico vescovo di Trieste, anche a causa delle spese sostenute nelle campagne militari, vende al comune
alcuni diritti: l’elezione dei magistrati, i giudizi penali, la polizia cittadina (1253) Questi diritti non sono reclamati dai successori e
rimangono al comune.
Arlongo vescovo di Trieste dal 1254 è scomunicato e deposto da papa Alessandro IV.
Il comune di Trieste conia le prime monete (1254-1257), interrompendo la serie emessa dai vescovi.
Si ha prima notizia certa dell’esistenza del Consiglio (1261, forse esistente dal 1236), in lega con il capitolo.
Dopo la morte di Leonardo vescovo di Trieste (1262), il comune nomina capitano del popolo per otto anni
Mainardo IV conte di Gorizia, II del Tirolo.
Dopo la morte di papa Alessandro IV, Arlongo è rieletto vescovo (1262) e conferma le concessioni di
Voldarico con formula vaga (investe il comune dei diritti che ha e non lo investe dei diritti che non ha).
FRIULI: Gregorio da Montelongo (dopo un breve conflitto con Bernardo di Ortenburg-Sponheim duca di Carinzia) partecipa alla
crociata contro Ezzelino, è personalmente alla difesa di Padova (VIII 1255) ed invia truppe ai crociati anche nel 1257. Il
patriarca concede il castello di Cassacco in feudo ai Mantignacco (1254), un mercato a Tolmezzo (1258) e fa occupare Pordenone
(1262).
GORIZIA E TIROLO: Alla morte di Mainardo I conte del Tirolo, III di Gorizia (22 VI 1258), i suoi domini passano ai figli Mainardo
IV (sposato alla vedova dell’Imperatore Corrado IV), ed Alberto II (sposato a Eufemia di Ortenburg-Sponheim, della casa ducale
Carinziana).
I due fratelli occupano Lucinico, Cormons e sconfiggono il patriarca costringendolo alla pace. Gregorio li affronta ma è
sconfitto e costretto alla pace (1259).
Mainardo IV occupa poi Trento al vescovo Egone che lo scomunica (1265) e fa intervenire una commissione del papa Celestino V
ma questa toglie la scomunica e media la pace (1268).
ISTRIA: Capodistria assale Parenzo che fa atto di dedizione a Venezia (6 VII 1267) accettando un podestà nominato dal
doge.
FRIULI: Il Patriarca e ed Alberto II conte di Gorizia decidono di intervenire contro Venezia ma non trovano un accordo ed Alberto II
fa rapire Gregorio da Montelongo, addormentato e seminudo, a Villanova dello Judrio (20 VII 1267), lo trattiene un mese (fino al 27
VIII), fa assassinare da Giacomo d’Orzone il vicedomino Vescovo di Concordia ed il suo seguito presso il colle di Medea
(1268).
I Veneziani occupano Capodistria (1268) e si accordano con il patriarca per il ripristino status quo ante (IX 1268).
Gregorio muore l’anno seguente (8 IX 1269).
Filippo di Ortenburg-Sponheim (1269).
Arcivescovo di Salisburgo e fratello di Ulrico III di Ortenburg-Sponheim duca di Carinzia.
È eletto con l’appoggio del cugino Ottokar II Premsyl re di Boemia e marchese di Moravia ma muore dopo un mese senza
aver ricevuto la conferma da papa Clemente IV.
Ulrico III svolge le funzioni di capitano ma muore senza eredi diretti. Ha così fine la casata di Ortenburg-Sponheim. La
Carinzia, la Carniola e la marca Vendica passano a Ottokar II (1269).
L’Anarchia (1269-1274).
I domini patriarcali piombano nell’anarchia.
FRIULI: Ottokar II Premsyl re di Boemia e marchese di Moravia prende possesso di Pordenone (1272).
ISTRIA: Venezia ottiene la dedizione di Umago (1269), Cittanova (1270) e San Lorenzo (1271), mentre a Pola, durante la
processione del venerdì santo, i Gionatesi ed i loro seguaci si travestono da frati ed aggrediscono i rivali Sergi facendone
strage (1271).
GORIZIA e TIROLO: I domini dei Lurngau sono divisi tra i due fratelli (1271-72): Alberto II tiene la contea di Gorizia, la marca
Vendica, l’avvocatura del Patriarcato, i domini in Istria, Carsia, il palatinato Carinziano e la Pusteria, mentre Tirolo è
assegnato a Mainardo II (IV come conte di Gorizia).
Nella dieta di Norimberga (1273), Mainardo II conte del Tirolo sostiene la candidatura di Rodolfo IV conte d’Asburgo al trono
tedesco, eletto come Rodolfo I (1273-1291).
Raimondo della Torre (1273-1299).
Già vescovo di Como, appartiene alla famiglia milanese che guida il partito popolare. è nominato da Gregorio X
appena nell’ottobre del 1273, giunge a Udine nell’agosto successivo.
ISTRIA: Il patriarca interviene contro l’espansione di Venezia ed inizia la Guerra di Capodistria (1274-1279):
Capodistria e di Trieste si ribellano a Venezia (1274) e le parti raggiungono la pace.
Raimondo cerca di imporre propri podestà, cede Cormons ad Alberto II conte di Gorizia in cambio
dell'alleanza, prende Capodistria (1275) ma è respinto da Pola (1276), appoggiata da Venezia.
La rottura dell’alleanza con il conte di Gorizia costringe il patriarca ad una nuova pace (1277).
Raimondo rinnova l’alleanza con il conte di Gorizia ed assale nuovamente Capodistria (1278). I Veneziani
prendono la città, atterrano le mura dalla parte del mare, costruiscono il castello Leone ed ottengono la dedizione di
Montona.
Le parti raggiungono una nuova pace (1279) ma il patriarca deve soccorrere Trieste, minacciata dai
Veneziani.
FRIULI: Il patriarca tenta di comporre le dispute in Friuli ed Istria per potersi recare il Lombardia a combattere i Visconti, per la
signoria di Milano (Guerra della Torre). Le trattative con Alberto II conte di Gorizia sono mediate da Gerardo da Camino e da
Ottokar II re di Boemia, il cui lodo arbitrale (24 III 1281), assegna Cormons ai conti di Gorizia.
Raimondo è già in Lombardia, dove rimane due anni (1278-1279).
GORIZIA e TIROLO: Frattanto i fratelli Mainardo II conte del Tirolo e Alberto II conte di Gorizia combattono due guerre a fianco
dell’imperatore Rodolfo I d’Asburgo contro Ottokar II re di Boemia:
Nella prima guerra Mainardo II occupa la Carinzia, Alberto II la Carniola (1275) ed insieme invadono la Stiria
(1276).
Ottokar è costretto a cedere parte dei suoi domini (22 IX 1276) che sono spartiti tra i vincitori: Alberto
e Mainardo ricevono il palatinato di Carinzia mentre Alberto I e Rodolfo II d’Asburgo (figli di Rodolfo I) ottengono il ducato di
Carinzia ed il margraviato di Carniola (1278).
Mainardo II conte del Tirolo toglie Bolzano al vescovo di Trento (10 VII 1277).
La seconda guerra si chiude con la vittoria di Rodolfo I a Dürnkurut (26 VIII 1278) dove Ottokar rimane
tra i caduti.
Nella dieta di Augusta (XII 1282), Alberto I e Rodolfo II d’Asburgo ottengono i ducati d’Austria, di Stiria e
Pordenone, primo possedimento asburgico in Friuli (1282, tenuto fino al 1508). Mainardo II conte del Triolo occupa Trento
esiliando il vescovo (1282), riceve in pegno il margraviato di Carniola e la marca Vendica (1282), ottiene il ducato di Carinzia (1286)
ed è elevato a Principe dell’Impero (1286).
FRIULI: Il patriarca fa restaurare la chiesa patriarcale di Aquileia (1279) ancora danneggiata dal terremoto del 1222, e torna in
Lombardia con milizie patriarcali ma è sconfitto dai Viscontei a Vaprio (25 V 1281), dove cade suo fratello Gastone della
Torre. Numerosi profughi Lombardi trovano rifugio in Friuli ed il patriarca affronta con maggior decisione i problemi locali (emana
leggi, affranca numerosi servi e regola i costumi).
ISTRIA: Poiché Isola ha fatto atto di dedizione a Venezia (1280) il patriarca ospita un sinodo (1281) e scomunica chiunque
occupi territori patriarcali. Venezia in risposta occupa Trieste, combatte una breve guerra, raggiunge un’instabile pace con Trieste
ed Alberto II conte di Gorizia e marchese d’Istria, continuando la penetrazione politica in Istria fino ad ottenere la dedizione di
Pirano e Rovigno (1283), che accettano podestà nominati dal doge.
Rimondo della Torre si allea con Alberto II conte di Gorizia e marchese d’Istria (nominato capitano generale), Treviso, Padova,
Trieste, Genova ed inizia contro Venezia la Guerra di Trieste (1283-1291):
Le truppe della lega occupano Capodistria (1283) mentre le flotte veneziane e genovesi iniziano una reciproca
guerra di corsa nel Mediterraneo (dalla Sardegna alla Siria).
I Veneziani occupano Pirano, Isola ed assediano Trieste (1283-1285), prendono la rocca di Belforte alle bocche
del Timavo e costringono la città alla resa. Le parti firmano la pace.
Il patriarca erige ad Udine un nuovo palazzo (1287).
Trieste si ribella a Venezia sotto la guida dal vescovo Brissa di Toppo, assieme a Capodistria (1287).
I Veneziani guidati da Marino Morosini riprendono Capodistria, occupano Muggia ed assediano Trieste, difesa
dal vescovo Brissa di Toppo che riceve aiuti da Mainardo II conte del Tirolo e duca di Carinzia (fratello di Alberto II).
La prima spedizione di soccorso, guidata da Goffredo marchese d’Istria (nipote del patriarca), assale inutilmente
i Veneziani asserragliati nel castello di Moccò (1287) e deve ritirarsi per mancanza di viveri. Muggia fa atto di dedizione a
Venezia (1288).
Venzone è ceduta in feudo a Mainardo II conte del Tirolo e duca di Carinzia (1288).
Raimondo della Torre ordina la taglia straordinaria (leva di tutti gli uomini tra i 18 ed i 70 anni), impone una tassa
straordinaria sulla terra, raduna 5.000 cavalieri e 30-50.000 fanti a Monfalcone e guida con Alberto II conte di Gorizia e suo figlio
Enrico II la seconda spedizione di soccorso. Gli alleati attaccano inutilmente il forte Romagna (24 IV 1289) eretto dai Veneziani.
Alberto II, dopo l’uccisione di suo nipote, conclude un accordo separato con Venezia abbandonando Raimondo, che è
costretto ritirasi (6 V).
La terza spedizione guidata da Raimondo delle Torre ottiene la liberazione della città (7 VI
1289). I Triestini distruggono il forte Romagna e compiono rappresaglie fino Malamocco e Caorle, subendo quindi un nuovo
assedio.
La Pace di Treviso (XI 1291), mediata dal comune di Padova, pone fine al conflitto. Venezia tiene
l’Istria occidentale in cambio di un tributo in attesa di un giudizio arbitrale. Muggia, Moccò, Buie e Pola
rimangono al Patriarca. Trieste deve pagare a Venezia i danni di guerra, abbattere le mura lungo il mare, cedere le
macchine da guerra che sono bruciate in piazza San Marco e fare atto di fedeltà a Venezia, pur rimanendo al
Patriarca.
La pace con Venezia non pone fine alle lotte tra feudatari, sobillati da Gerardo III da Camino signore di Treviso, ed alle dispute tra
comuni ed i loro vescovi:
FRIULI: Il comune di Gemona occupa il castello di Artegna (1293).
TRIESTE: Trieste invia 200 fanti in aiuto ai signori di Spilimbergo contro Artico di Castello (1294).
Il comune di Trieste acquista dal vescovo Brissa di Toppo la nomina del gastaldo e la giurisdizione laica del
territorio, che i successori non reclamano, e diventa ufficialmente indipendente (10 III 1295).
Tra il 1292 ed il 1295 sono scritti i quattro libri dello statuto comunale.
ISTRIA: Mentre il patriarca è in Lombardia, Alberto II conte di Gorizia e suo figlio Enrico II invadono
l’Istria, occupano Fianona, Albona, Pinguente (1295), Tolmino (1299) e le rendono solo dopo l’intervento di un grosso esercito
patriarcale.
Bonifacio vescovo di Parenzo, città soggetta a Venezia, reclama i diritti usurpati dal comune ed
è cacciato dal podestà e dal popolo che assaltano il palazzo vescovile (1297).
TIROLO: Mainardo II conte del Tirolo e duca di Carinzia muore dopo aver debellato in Trentino i cavalieri-predoni, da lui favoriti
nelle lotte contro i vescovi, e lascia eredi i figli Ottone, Ludovico ed Enrico (1295).
Raimondo della Torre istituisce la corte patriarcale nel castello di Suffumbergo (1298) e muore l'anno seguente (23 II 1299).
Corrado di Slesia (1299).
Eletto ma non confermato da papa Bonifacio VIII.
Il patriarcato è governato dal capitano Enrico II di Lurngau (figlio di Alberto II conte di Gorizia) che non lascia la carica
neppure dopo la nomina dei due successivi patriarchi.
Il capitano Enrico II e Gerardo III da Camino signore di Treviso assediano vanamente Udine (1299). Venezia media un accordo.
Pietro II Gera da Farentino (1299-1301).
Vescovo di Capua, giunge in Friuli a fine settembre 1299 e muore dopo 17 mesi (10 II 1301).
ISTRIA: Venezia occupa Cittanuova d’Istria (1300).
Ottobono Rovari de Razzi (1302-1315).
Piacentino, già vescovo di Padova. La sua nomina è contestata da Gherardo III da Camino, Gualtier Pertold III
signore di Spilimbergo ed altri feudatari appoggiati dagli Ortenburg.
Il patriarca concede a Guglielmo di Walsee visconte di Mels e feudatario di Venzone il permesso di edificare un nuovo castello
presso l’antico di Meles; il castello e la famiglia assumono il nome di Colloredo (1302).
GORIZIA: Alberto II conte di Gorizia vive i suoi ultimi anni a Lienz e prima della sua morte (1304) effettua la divisione dei suoi
domini tra i suoi due figli che in seguito la modificano (1307): Enrico II (1304-1323), ottiene i feudi in Friuli, Istria, Carniola,
Carinzia, lasciando ad Alberto III (1307-1327) solo la Pusteria (in Tirolo).
TIROLO: I fratelli Ottone, Ludovico ed Enrico conti del Tirolo e duchi di Carinzia subiscono l’invasione delle forze inviate da
Filippo Buonaccolsi vescovo esiliato di Trento, suo fratello Guido Buonaccolsi signore di Mantova, Alberto della Scala signore di
Verona (1301) e devono firmare la pace a Verona (22 I 1302) con la quale rendono al vescovo i beni usurpati ricevendoli in feudo,
ma costringono all’esilio anche il vescovo successore (1305).
Con Rizzardo IV da Camino signore di Treviso assediano tre mesi il castello di Spilimbergo e lo prendono (1305).
Enrico conte del Tirolo e duca di Carinzia perde i suoi due fratelli e co-governanti Ludovico (1305) ed Ottone (1310), ed alla morte
del suocero Venceslao III Premsyl re di Boemia, ottiene questa corona (1308), ma la perde subito ad opera dell’ostilità della
nobiltà locale e dei Lussemburgo (1310).
La regione è dominata dalla politica di Enrico II conte di Gorizia:
FRIULI: Il patriarca prende il castello di Odorico di Cuccagna, costretto a riparare presso Rizzardo IV da
Camino (1310).
GORIZIA: Enrico II cede al comune di Gorizia parte del governo e dell’amministrazione della giustizia per la
parte alta città (1307).
DUINO: Sconfigge Ugone II signore di Duino (1308), imprigionato nel castello di Primano di sua
proprietà.
FRIULI: Con Rizzardo IV da Camino assedia Udine, aiutata da Cividale. Un traditore apre loro le porte ma
sono cacciati (14 XII 1309) lasciando tra i caduti Gualtier Pertold III signore di Spilimbergo. Il conte di Gorizia è
nuovamente respinto da Udine nel 1212.
TRIESTE: è nominato podestà a Trieste (1311), dove appoggia i patrizi triestini che ottengono
la neutralità di Venezia e sventano la Congiura dei Ranfi (VIII 1313): Marco Ranfi castellano di Matteria e
vassallo del vescovo trama per togliere il potere al consiglio comunale e renderlo al vescovo ma la congiura è
scoperta, i capi sono giustiziati, numerosi altri cittadini sono esiliati, le loro case saccheggiate.
FRIULI: Ottiene dal patriarca la nomina a capitano generale a vita (1314), distrugge il castello di Susans dei
Varmo e quello di Cassacco dei Mantignacco (1315).
Il patriarca prende parte al concilio di Vienne (1311), presenti altri 30 vescovi, dove è soppresso l’ordine dei Templari,
concede a Cividale l’università (sulla carta), ma i disordini lo costringono a rifugiarsi presso il cardinale Luca Fieschi.
Mentre è diretto ad Avignone per l’elezione papale, alla quale si candida, muore nel proprio castello di Arguto, nel piacentino
(3 I 1315).
Gillone di Vall’Alta e Caporiaco (1315).
Arcidiacono d’Aquileia, eletto patriarca si reca ad Avignone ma non riceve la conferma da Giovanni XXII.
Il patriarcato è governato da Enrico II conte di Gorizia, confermato capitano dal parlamento.
Gastone della Torre (1317-1318).
Arcivescovo di Milano, nipote del patriarca Raimondo della Torre, è nominato patriarca su raccomandazione di Roberto I
d’Anjou re di Napoli ma muore a Firenza per una caduta da cavallo (VIII 1318), senza raggiungere la sede.
ISTRIA: Venezia occupa Valle e Pola cacciando i Sergi (1318).
Pagano della Torre (1318-1332).
Già candidato al patriarcato nel 1302, elevato invece al vescovado di Padova lasciato libero da Ottobono Rovari.
FRIULI: Il patriarca giunge in Friuli (12 XI 1319) accompagnato dal poeta Dante Alighieri, poi ospite anche di Ugone VI
signore di Duino.
TRIESTE: Alcune famiglie ghibelline esuli dalla Toscana, ed anche Corso di Arlberto Ristori, cacciato assieme a Dante Alighieri da
Firenze (1302), si trasferiscono a Trieste, dove si dedicano al commercio (principalmente con Ferrara, Ragusa ma anche con le
Fiandre e l’Inghilterra). Le merci comuni comprendono legname, frumento, pellami e carne, quelle di lusso panni, seterie ed olio di
Puglia.
Raimondo della Torre è nominato capitano a Trieste (1318) dove l’anno seguente sono eletti due vescovi, Giusto e Guidone,
che danno il via ad una serie di azioni legali finché sono entrambi deposti e sostituiti da Pace de Vedano (1327).
GORIZIA Enrico II conte di Gorizia si accorda con il patriarca, rinuncia alla carica di capitano generale in cambio delle terre
acquisite, di una rendita e della Carnia in pegno.
Enrico II è poi nominato vicario imperiale di Federico III "Il Bello" d’Asburgo (che contende la corona tedesca a Ludovico
IV di Wittelsbach, I duca dell’Alta Baviera, detto "Il Bavaro"). Con i fratelli Jacopo e Marsilio da Carrara soccorre Padova assediata
dagli Scaligeri che sono sconfitti a Bassanello (25 VII 1320), entra in città ma si fa corrompere e torna a Gorizia. Enrico II
riceve la nomina di capitano da Trieste (1320) giungendo all’apice della potenza. Marsilio da Carrara è nominato dal duca di
Carinzia vicario di Padova (1323) e si fa nominare signore dai cittadini (1324).
FRIULI: Pagano della Torre partecipa alla crociata contro i Visconti, finanziata con la vendita d’indulgenze (pubblicate anche a
Trieste, il 13 I 1322). Con i crociati in Lombardia subisce le sconfitte di Bassignana (6 VII 1322) e Vaprio (16 VIII 1324). Rientrato
in Friuli risiede ad Udine favorendo i Savorgnan ed altri nobili, mentre il parlamento si afferma anche in campo esecutivo. I debiti
tuttavia lo costringono a vendere la mitra e la biblioteca.
Il gastaldo di Cividale, dopo inutili lotte contro i briganti che infestano le Alpi Giulie, concede loro un diploma che li autorizza ad
esercitare la loro attività eccetto che nel Canale di Tolmino (1324).
GORIZIA: Enrico II conte di Gorizia muore improvvisamente (1323) ed è sepolto nella tomba di famiglia a Rosazzo. Suo
figlio ed erede Giovanni Enrico (1323-1338) ha appena due mesi ed è sotto la tutela dell’abile madre Beatrice di Baviera
(l’altro figlio, Mainardo VI, è morto nel 1318). Giovanni Enrico è confermato come vicario imperiale di Treviso e
della marca Trevigiana ma queste sono occupate dagli Scaligeri (1328).
Rizzardo VI da Camino signore di Treviso interviene contro Beatrice di Baviera me è sconfitto e ferito a Sacile.
FRIULI: Il patriarca respinge le truppe dell’imperatore Ludovico “Il Bavaro” che effettuano una spedizione in Friuli (1328) e si allea
a Mastino della Scala signore di Verona per bloccare i passi alpini all’imperatore (1332).
ISTRIA: L’aumento di tassazione induce Rovigno (1330), Pola (1331), Valle (22 XII 1332) ed altre città istriane a fare atto di
dedizione a Venezia. I Sergi esiliano da Pola a Treviso. Il Patriarca saccheggia il territorio Veneziano ma è catturato da
Giovanni Corner. La pace è mediata dal papa Giovanni XXII (1332).
Pagano muore il 18 dicembre 1332.
Bertrand de Saint Geniés (1334-1350).
Ultra settantenne francese.
FRIULI: Il patriarca riorganizza l’amministrazione, l’esercito, indice un concilio ad Udine (1335), seguito da quattro sinodi con i
quali riforma la vita religiosa, e reprime i feudatari, mirando soprattutto al controllo dei passi alpini:
Riconquista il Cadore a Rizzardo da Camino (1335), la cui famiglia lo teneva da due secoli. Rizzardo muore per
le ferite riportate.
Bregonia signore di Spilimbergo per il patriarca assedia un mese Venzone, dei conti di Gorizia, ne ottiene la
resa (1336). Il patriarca conferma i privilegi e concede un mercato settimanale.
TIROLO e CARINZIA: Muore Enrico conte del Tirolo, duca di Carinzia e re spodestato di Boemia (1335) che ha seguito una
politica di neutralità tra “Il Bavaro” ed i Lussemburgo, ha restituito i beni ai vescovi, ha accresciuto il potere delle
comunità cittadine ed è rimasto tre volte vedovo (da Anna di Boemia, Beatrice di Brunswick e Beatrice di Savoia).
La Carinzia e la marca Carniola (elevata a ducato nel 1364) sono assegnate da Ludovico "Il Bavaro" dietro pagamento ad Alberto
II “Il Saggio” ed Ottone “L’Allegro” d’Asburgo (1335). Il Tirolo rimane a Margherita di Carinzia “Maultasch” (“Boccalarga”, della
seconda moglie) grazie all’appoggio del marito Giovanni Enrico di Boemia e del suocero Giovanni di Lussemburgo re di
Boemia.
GORIZIA: Giovanni Enrico conte di Gorizia reclama invano parte dell’eredità della linea del Tirolo e muore senza eredi
diretti (1338). La contea di Gorizia passa ai cugini del piccolo feudo di val Pusteria (figli di Alberto III): Alberto IV (1338-1374),
Mainardo VII (1338-1385) ed Enrico III (1338-1363) che risiedono quasi sempre a Lienz o a Vienna, favoriscono il clero, non
seguono una politica concorde e si indebitano dovendo cedere numerosi beni in garanzia.
FRIULI: Il patriarca indice un concilio ad Aquileia (1339) e conferma le norme contro gli eretici emesse dal patriarca Pertold di
Andechs (1218-1251).
Per il possesso di Venzone, i conti di Gorizia, favorevoli a Alberto V duca d’Austria, invadono le terre del patriarca, favorevole ai
Lussemburgo:
Il patriarca Bertrand saccheggia Cormons, il Goriziano ed assedia il castello di Gorizia (1340). La messa di
natale è celebrata dal patriarca e dall’abate di Moggio rivestiti d’armatura. Il fatto si ripete tradizionalmente a Udine (fino al
1848), poi a Gorizia ed è perpetuato tutt’oggi con la Messa dello Spadone. L’assedio è tolto a causa di
alcuni tumulti scoppiati in Friuli.
Il patriarca assedia Belgrado di Varmi e costringe i conti ad una tregua (7 I 1341).
TIROLO: Margherita di Carinzia “Maultasch”, appoggiata dalla nobiltà trentina e da Ludovico “Il Vecchio” di Wittelsbach
margravio di Brandeburgo (figlio di Ludovico “Il Bavaro”), estromette il marito Giovanni Enrico (2 IX 1341), fa annullare il
matrimonio dichiarandolo non consumato e sposa Ludovico “Il Bavaro” (1342). Il vescovo di Frisinga, che celebra le nozze
ignorando le scomuniche papali, muore poco dopo per una caduta da cavallo. L’imperatore Ludovico “Il Bavaro” si assicura
così il passaggio alpino per scendere in Italia.
GORIZIA: I conti di Gorizia raggiungono un accordo per la spartizione dei domini (1342): Alberto IV ottiene i beni in Istria (che
assumono il nome di “contea” d’Istria, perché governati da un conte) e la marca Vendica, Mainardo VII ed Enrico III
tengono la contea di Gorizia, i beni in Carsia, Friuli, Carinzia e Pusteria.
Alberto IV apre le ostilità contro Venezia per il possesso di San Lorenzo ma è sconfitto e catturato presso
Antignana (1344). Una volta rimesso in libertà deve recarsi a Venezia ed accettare dure condizioni di pace.
FRIULI: Il Patriarca protegge le arti, istituisce a Cividale l’università (1344, dopo la concessione papale del 1339), partecipa
alla spedizione di Luigi “Il Grande” re d’Ungheria in soccorso di Zara (V-VII 1346), assediata e presa dai Veneziani, fa costruire
una nuova cinta muraria a Sacile (1347) e trasferisce numerosi dicasteri amministrativi da Cividale a Udine, dove completa e
riconsacra il duomo, convoca due concili provinciali e quattro sinodi diocesani.
Francesco d’Emilia vescovo di Trieste è inviato come nunzio in Ungheria a seguito dell’assassinio a Napoli di Andrea
d’Ungheria, imputato alla moglie Giovanna d’Anjou regina di Napoli (1345).
TIROLO: Mentre Ludovico “Il Vecchio” di Wittelsbach margravio di Brandeburgo è con il padre a una crociata contro i
Prussiani, Carlo di Lussemburgo re di Boemia ed il figlio Giovanni Enrico invadono il Tirolo, occupano Trento, Bolzano, Merano
(1347) ma non riescono a prendere il castello di Tirolo, tenacemente difeso da Margherita di Carinzia “Maultasch” che resiste fino
all’arrivo dei soccorsi guidati dal marito. Gli assedianti sono costretti a ritirarsi.
FRIULI: Il Patriarcato è colpita da un grosso terremoto che distrugge Gemona, Venzone, il palazzo patriarcale di Udine e la
parte alta della basilica di Aquileia (1348), poi dalla Peste Nera, che dilaga in tutta Europa.
Il Patriarca si allea ai conti di Gorizia, al loro fratello Alberto IV conte d’Istria, ad Alberto II “Il Saggio” d’Asburgo duca d’Austria
ed ai Croati contro Venezia (1348) invadendone le terre istriane. Capodistria si ribella ma è assediata dai Veneziani che la
costringono alla resa ed ottengono dal conte d’Istria la restituzione delle terre occupate.
Dopo la breve alleanza si riaccende la guerra tra il Patriarca ed i conti di Gorizia:
I conti si alleano a Cividale (1348), divenuta rivale di Udine, appoggiano altri feudatari ribelli: Gualtier Pertold IV
signore di Spilimbergo, suo fratello Enrico di Spilimbergo, i Villalta, Federico da Portis; invadono il Friuli (1348), prendono Fagagna,
San Daniele e Buia. Udine, privata dell’acqua, è costretta ad accettare una tregua.
Il legato papale e cardinale Guy de Montfort tenta inutilmente di mediare la pace a Padova.
I coalizzati approntano una congiura a Cividale (15 IV 1350): Mentre il novantenne patriarca rientra da Sacile, al
guado di San Giorgio della Richinvelda subisce un agguato da Enrico di Spilmbergo ed è ucciso (6 VI 1350). In seguito
è proclamato beato.
Alberto II “Il Saggio” d’Asburgo duca d’Austria è nominato capitano generale dal parlamento (1350) ed invade il Friuli.
TRIESTE: Antonio Negri vescovo di Trieste usa per la prima volta il titolo di conte (sarà soppresso
nel 1789), reclama il dominio della città e del territorio, scomunica il comune e gli fa causa (1349).
Il comune di Trieste compila il Codice degli Statuti (1350), che dichiara validi in appello i codici Romano,
Teodosiano, Giustinianeo, Imperiale e le consuetudini (ma non nomina il diritto canonico).
Riguardo la causa intentata dal vescovo, gli arbitri danno ragione al comune (1352).
FRIULI: Muore a Udine fra Odarico Mattussi da Pordenone (1351, poi beato), nato a Villanova di Pordenone (1265).
Verso il 1320 parte missionario per l’Oriente, visita Tresibonda, Erzarum, Homs, Baghdad, Ceylon, Canton e dopo 8 anni di viaggio
giunge a Pechino dove è ospite dell’Imperatore per tre anni. Al ritorno visita la Cina, il Tibet con la capitale Lhasa (primo tra
gli europei), la Persia, l’Armenia e giunge in Europa. Mentre è diretto dal papa ad Avignone si ammala e torna ad Udine dove
muore.
Lascia interessanti memorie raccolte nell’Itinerarium Terrarum.
Niccolò I di Lussemburgo (1350-1358).
Figlio di Giovanni I di Lussemburgo re di Boemia, favorisce i comuni e reprime con violenza i feudatari ribelli (fino al giugno 1353)
ma non i conti di Gorizia ed i signori di Spilimbergo:
Alberto II “Il Saggio” d’Asburgo duca d’Austria occupa la Carnia, Venzone, Udine, Gemona ed assedia
Cividale, dove per la prima volta in regione sono impiegate delle bombarde (1351).
Il castello di Cassacco (dei Colloredo) è distrutto da Enrico III conte di Gorizia (1350).
Niccolò di Lussemburgo riottiene da Alberto II “Il Saggio” d’Asburgo i territori occupati infeudandogli
Venzone ed il castello superiore di Vipacco (1351).
Il patriarca concede a Sacile la fiera degli uccelli e dell’uccellagione (1351), tuttora perpetuata con la Sagra
degli Osei.
Riottiene i castelli e le località occupate da Mainardo VII ed Enrico III conti di Gorizia, oberati dai
debiti.
Fa giustiziare Federico da Portis per aver preso parte all’assassinio del patriarca Bertrand de Saint
Geniés.
Fa distruggere il castello di Villalta, i cui possessori hanno partecipato all’assassinio del predecessore.
Fa inspiegabilmente giustiziare Ermanno di Carnia feudatario di Invillino, benché fedele a Bertrand de
Saint Geniés, ed ordina di distruggere il suo castello (1353).
Il patriarca ottiene dal fratello naturale Carlo IV di Lussemburgo re di Germania il privilegio di istituire
un’università (1353), la nomina a vicario per Trieste e distretto (1354), lo ospita in Friuli (1354) e lo
accompagna a Roma dove riceve la corona imperiale (1355).
TRIESTE: Il comune installa il primo orologio pubblico (1356).
Il vescovo ed il clero di Trieste sono scomunicati per il ritardo nei pagamenti delle collette pontificie (1357).
ISTRIA: I Veneziani guidati da Paganino Doria saccheggiano Parenzo (1354).
Contro Venezia si forma una lega tra il patriarca, i conti di Gorizia, Francesco “Il Vecchio” da Carrara signorie di Padova, Carlo IV
di Lussemburgo re di Germania, Luigi I d’Anjou "Il Grande" re d’Ungheria e gli Asburgo duchi d’Austria.
I patriarcali occupano Grado e devastano Muggia (1356).
Luigi "Il Grande" toglie gran parte della Dalmazia a Venezia, fallisce l’assedio di Treviso (VII-VIII 1356) ma
sconfigge i veneziani a Nervesa (14 I 1358).
Le parti firmano la pace a Zara (18 II 1358). Venezia cede la Dalmazia e la Croazia all’Ungheria.
Niccolò muore a Belluno (30 VII 1358).
Lodovico II della Torre (1359-1365).
Già vescovo di Trieste (1347-1350), discende da una famiglia stabilitasi in Friuli dopo la sconfitta di Desio (1277).
Concede a Cáneva di dotarsi di statuto comunale (V 1360).
TRIESTE: Il vescovo ed il clero di Trieste sono nuovamente scomunicati per il ritardo nei pagamenti delle collette pontificie (1359,
1362).
La scena politica è dominata da Rodolfo IV d’Asburgo "Il Magnanimo" duca d’Austria (figlio di Alberto II “Il Saggio”):
FRIULI: Alla richiesta del Patriarca di restituire tutti i feudi usurpati, Rodolfo IV si allea a Mainardo VII ed
Enrico III conti di Gorizia ed a Gualtier Pertold IV signore di Spilimbergo, invade il Friuli (IX 1361) ed occupa Cormons. Il
patriarca è condotto a Vienna praticamente prigioniero e torna libero solo dopo aver sottoscritto gravosi patti (VI
1362).
ISTRIA: Alberto IV conte d’Istria, che a causa dei debiti ha dato in pegno numerosi beni, conclude con
Rodolfo IV un trattato di “Fratellanza” con il quale si nominano reciprocamente eredi (1361-63).
TIROLO: Marghetita di Carinzia “Maultasch”, dopo la morte del marito Ludovico “Il Vecchio” di Wittelsbach
margravio di Brandeburgo (1361) e del figlio Mainardo III (1363), nomina il consuocero Rodolfo IV erede (26 I 1363) ed abdica
(29 IX 1363). Al congresso di Brünn (1364), l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo conferma il Tirolo dominio
Asburgico. Margherita ottiene una rendita e si ritira a Vienna fino alla morte (3 X 1369).
FRIULI: Il Patriarca si allea con Francesco “Il Vecchio” da Carrara signore di Padova, con l’imperatore Carlo
IV di Lussemburgo, che dichiara nulli i patti estorti dagli Asburgo (5 IV 1363), e toglie a Rodolfo IV l’alleato Mainardo VII conte di
Gorizia che sperava di ereditare il Tirolo, ed in cambio delle garanzie di neutralità ottiene i possessi acquisiti e l’avvocatura
ereditaria (1361-63), patto rinnovato il 3 IV 1365.
Rodolfo d’Asburgo si allea a Gualtier Pertold IV signore di Spilimbergo, ai feudatari di Polcenico, Strassoldo,
Prata Villalta, invade nuovamente il patriarcato (IX 1363), è respinto da San Vito, incendia Valvasone (7 IX 1363) ma
è sconfitto dai patriarcali e dai carraresi (1364), cerca l’aiuto di Barnabò Visconti a Milano, dove muore (27 VII
1365).
La guerra è continuata dai suoi fratelli Alberto III e Leopoldo III “Il Pio” d’Asburgo duchi d’Austria,
che fanno occupare il castello di Zoppola (1365).
Lodovico II muore nel castello di Soffumbergo (30 VIII 1365) ed il parlamento nomina vicedomino Francesco
Savorgnan.
Marquard di Randeck (1365-1381).
Nato ad Augusta, ne diviene vescovo.
Gran cancelliere dell’imperatore Carlo IV di Lussemburgo, con lui a Pisa contro i Gambacorta (1355), vicario imperiale contro i
Visconti, è sconfitto e catturato a Casorate Primo, presso Pavia (13 IX 1356), da Lodrisio Visconti.
FRIULI: Il vicedomino Francesco Savorgnan sconfigge presso Fagagna i feudatari ribelli Gualtier Pertold IV
signore di Spilimbergo (catturato), Villalta, Strassoldo, Pertistain e Ragona con truppe degli Asburgo (1365).
Venzone si arrende ai patriarcali.
Giunto in Friuli, il patriarca solleva Francesco Savorgnan dall’incarico e conclude la pace con Alberto III e
Leopoldo III “Il Pio” d’Asburgo duchi d’Austria, ai quali restano i beni patriarcali di Stiria, Carinzia e Carniola. Inoltre ottengono il
giuramento di fedeltà da Ugo signore di Duino (1366).
La pace permette al patriarca di dedicarsi al governo della regione:
Si reca a Francoforte e chiede aiuti all’imperatore Carlo IV, ma ottiene solo la conferma dei diritti, beni e
immunità (4 VII 1366).
Fa ricostruire in stile gotico la basilica di Aquileia (distrutta dal terremoto dal 1348).
Attua una riforma legislativa nota come "Constituiones Patriae Forijulii" (1366), detta anche Codice
Marquardiano, in uso fino al XVIII sec., adottato anche dai conti di Gorizia.
Ospita l’imperatore Carlo IV, sceso la seconda volta in Italia per vendere diplomi imperiali ai signori della
penisola (1368).
Rioccupa Tolmino, usurpata dai conti di Gorizia.
Contro Venezia, alleata con i Visconti signori di Milano e con i Lusignano re di Cipro, si forma l’alleanza tra il patriarca, Luigi I "Il
Grande" re d’Ungheria (dal 17 XI 1370 anche re di Polonia), Alberto III e Leopoldo III “Il Pio” d’Asburgo, la repubblica di Genova,
Enrico IV (1374-1454) e Giovanni Mainardo conti di Gorizia (1374-1430) ancora minorenni, e Francesco "Il Vecchio" da Carrara
signore di Padova:
I Triestini catturano una fusta veneziana che interdisce il contrabbando (VII 1368).
I Veneziani guidati da Paolo Loredan e Taddeo Giustiniani investono Trieste (24 XII 1368), che chiede
invano aiuto agli Asburgo, al Patriarca, ai Visconti, aiCarraresi, all’imperatore Carlo IV ed a Luigi “Il Grande” ed
è costretta ad arrendersi.
Trieste si ribella pochi mesi dopo (I 1369) e subisce un nuovo assedio.
Leopoldo III “Il Pio” d’Asburgo duca d’Austria giunge in soccorso con 10.000 uomini ma è affrontato dai Veneziani
nella valle di Montecavo mentre Taddeo Giustiniani sbarca un contingente alle sue spalle, ed è sconfitto (5 XI).
Leopoldo III raduna nuove forze e torna verso Trieste ma è corrotto e abbandona l'impresa. Trieste è
costretta alla resa (18 XI 1369).
Con il trattato di Lubiana (30 X 1370) il duca d’Austria esce dall’alleanza e cede i diritti su Trieste a Venezia che
costruisce un castello sul colle di San Giusto (ultimato l’anno seguente).
La flotta Genovese saccheggia Umago (1372).
Patriarcali, Carraresi ed Ungheresi sono sconfitti dai Veneziani sul Piave (1372) e presso Treviso (1 VII 1373)
dal doge Andrea Contarini, che impiega anche mercenari turchi.
Le parti firmano la pace (12 IX 1373). Venezia toglie a Francesco “Il Vecchio” Feltre e Belluno.
ISTRIA: Alla morte di Alberto IV “conte” d’Istria senza eredi (1374) questo feudo, con la signoria della Carsia e la marca Vendica,
passa a Leopoldo III “Il Pio” d’Asburgo, che lo dà in pegno a Ugo signore di Duino (1380). Il feudo di Pisino è
confermato a Leopoldo III dal vescovo di Parenzo (8 X 1381).
Il patriarca fa erigere il castello di Muggia (1375).
La lega anti-veneziana è rinnovata (1 VI 1376). Dopo che Genova sostiene un cambio dinastico a Bisanzio ai danni di
Venezia (12 VIII 1376), scoppia la Guerra di Chioggia (1378-1381):
I Veneziani occupano Trieste (1376) che ancora si ribella, li sconfigge sul colle di San Vito, subisce
un nuovo assedio (dal 15 XII 1377) guidato da Domenico Micheli e capitola. I Veneziani costruiscono il castello A Marina
(ultimato nel 1378).
L’ammiraglio veneziano Carlo Zeno è inviato in Oriente ad effettuare guerra di corsa (1378).
La flotta genovese guidata da Luciano Doria sconfigge quella veneziana di Vittor Pisani presso le isole Brioni
(7 V 1378). Pola è occupata e saccheggiata. Vittor Pisani è ritenuto responsabile della sconfitta e imprigionato.
Gli Ungheresi, guidati da Carlo duca di Durazzo, non riescono a prendere Treviso (1379) mentre la flotta
Genovese guidata da Pietro Doria occupa Caorle, Grado, Rovigno, Umago, Palestrina e Chioggia (13-16 VIII 1379).
La flotta genovese attacca Venezia ma è respinta (2 IX 1379). I Veneziani, guidati dall’ottuagenario doge
Andrea Contarini e da Vittor Pisani, affondando alcuni vascelli all’imboccatura del porto di Chioggia ed assediano i Genovesi
utilizzando anche alcune bombarde.
Gualtier Pertold IV signore di Spilimbergo, con 100 barbute e 4 bandiere di fanti, combatte per Venezia
contro Genova.
L’Istria è invasa dal patriarca e da Leopoldo III “Il Pio” d’Asburgo con contingenti ungheresi,
appoggiati dalla flotta genovese guidata da Matteo Maruffo. Dopo un mese d’assedio, alcuni Triestini aprono una porta e la città
è conquistata con aspri combattimenti per le strade. Il castello A Marina e distrutto. Capodistria è presa e
saccheggiata, Pirano e Parenzo respingono gli assalitori mentre Pola è nuovamente presa e saccheggiata.
Recuperata la libertà di manovra sul mare, i Veneziani assalgono Trieste, nuovamente soccorsa da
Leopoldo III d’Asburgo con 10.000 uomini. Gli Asburgici assalgono il campo dei Veneziani, guidati da Paolo Loredan, ma dopo i
primi successi sono respinti dalle truppe sbarcate dalle 34 galee di Taddeo Giustiniani (compresa la galea ducale). I vincitori
ottengono la resa della città (1379).
I Veneziani ottengono la resa per fame dei Genovesi a Chioggia (24 VI 1380).
Vittor Pisani caccia Maruffo dall’Istria, riprende Capodistria e Pola.
Il Patriarca prende Trieste, la saccheggia (26 VI 1380), fa distruggere la rocca veneziana sul colle di San Giusto
ed ottiene atto di dedizione (14 VII VI 1380). L’anno seguente muore a Udine (3 I 1381).
La pace di Torino chiude il conflitto a favore di Venezia (2 V 1381). Trieste (che in questa guerra ha
innalzato il vessillo Visconteo e si è poi data al patriarca) torna autonoma.
FRIULI: Frattanto Cividale acquista Tolmino (1379) ed ottiene il controllo dei passi alpini verso la Carniola e la Carinzia.
Filippo d’Alençon (1381-1388).
Cardinale figlio di Carlo d’Alençon, nipote di Filippo VI di Valois re di Francia e parente di Luigi "Il Grande" re d’Ungheria e
Polonia. è nominato patriarca in commenda (cioè con il permesso di risiedere altrove).
La sua nomina è contestata dai comuni di Udine, Sacile, Marano, dai feudatari Federico Savorgnan, Venceslao da
Spilimbergo, Nicoletto da Castello, i conti di Colloredo, i conti di Maniago, appoggiati da Venezia, dai signori di Duino e da
Antonio della Scala signore di Verona, che si alleano formando la "Felice Unione" (8 II 1382).
Filippo d’Alençon è appoggiato da Cividale, da Francesco “Il Vecchio” da Carrara signore di Padova e dal re d’Ungheria.
Scoppia quindi la Guerra di Successione del Patriarcato (1381-1388):
Venezia invia 24 galee ad occupare Trieste (25 I 1381) costringendola ad aderire alla Felice Unione.
I signori di Duino, per Leopoldo III d’Asburgo duca d’Austria, penetrano a Trieste (7 VIII 1382), che fa
atto di Dedizione a Leopoldo III “Il Pio” d’Asburgo (Graz, 30 IX 1382). Il governo della città rimane al Consiglio, la nomina
del capitano e la riscossione delle tasse passa a Leopoldo III d'Asburgo. Dopo la sua morte combattendo gli Svizzeri nella battaglia
di Sempach (9 VII 1386), il dominio su Trieste è assunto dal figlio Alberto IV (30 XII).
La città resta agli Asburgo fino al 1918.
I Patriarcali e gli Ungheresi prendono Gemona dopo 7 giorni d’assedio (14 X 1383).
Federico Savorgnan è ascritto al patriziato veneziano e provvisionato (3 IV 1385).
Gli Udinesi riprendono Gemona (1385), assaltano il castello di Villalta (1385), investono Cividale per 8 giorni
con 4 bombarde, respingono una sortita (23 I 1386) e saccheggiano i dintorni.
I Carraresi sconfiggono gli Scaligeri a Brentelle (25 VI 1386) ed a Castagnaro (1 III 1387). Entrambe le signorie
sono aiutate segretamente dai Visconti.
I Carraresi respingono gli Udinesi a Savorgnan (30 VII 1387), bombardano e costringono alla resa Sacile (6
VIII 1387) ma sono sconfitti dagli Udinesi al passo del Torre (1 X 1387). Il castello di Artegna viene distrutto (1387).
I Viscontei occupano Verona, ponendo fine alla signoria Scaligera (Brunoro della Scala, ultimo della casata,
vive in esilio nel castello di Aviano) ed estromettono i Carraresi da Padova (dal 1387 al 1392). Venezia occupa Treviso ed i suoi
domini giungono a contatto con quelli viscontei.
Filippo d’Alençon rinuncia all’investitura di patriarca ponendo fine alla guerra (XI 1388).
Giovanni IV di Sobieslav (1388-1394).
Fratello di Jodoco marchese di Moravia e nipote dell’Imperatore Carlo IV di Lussemburgo.
Per contrastare i Savorgnan, il patriarca aumenta la rappresentanza popolare nel consiglio di Udine.
Il maresciallo del patriarca assassina Federico Savorgnan nella chiesa di Santo Stefano a Udine causando un’insurrezione popolare,
appoggiata da Venezia, che costringe il patriarca a rifugiarsi nel castello di Soffumbergo.
Agostino vescovo di Concordia è a sua volta assassinato presso Venzone da Nicolò Savorgnan (22 VI 1392).
Il patriarca è attirato a Udine con finte trattative, è assassinato da Tristano Savorgnan (figlio di Federico) e sepolto di
nascosto la notte stessa nel duomo per evitare reazioni popolari (13 X 1394). Il giorno seguente Tristano Savorgnan è eletto
capitano di Udine.
Antonio I Caetani (1395-1402).
Vescovo di Concordia, di nobile famiglia romana.
Riorganizza la cancelleria e l’archivio, stermina i briganti che infestano il Carso.
GORIZIA: I fratelli Enrico IV e Giovanni Mainardo conti Gorizia escono dalla minorità (1394) ma i numerosi debiti li
costringono ad accordarsi per la reciproca successione con gli Asburgo (questi solo per i beni in Carniola ed Istria), patto
rinnovato due anni dopo (1396).
DUINO: Alla morte di Ugo VII signore di Duino (1399) termina la dinastia ed il parente Lamberto barone di Walsee è
investito della signoria dagli Asburgo.
FRIULI: Il patriarca abbandona il Friuli (1401), acquista la porpora cardinalizia e lascia l’incarico.
Antonio II Pancera (1402-1408).
Nato a Protogruaro, già vescovo di Concordia, è nominato patriarca dall’anti-papa Bonifacio IX.
Il castello di Torre di Pordenone è assalito ed incendiato, Giovanni di Ragona è ucciso con tutti i suoi familiari
(1402).
Il patriarca assegna alla propria famiglia il castello di Zoppola (1405) e segue politica filo-Veneziana suscitando le proteste di Cividale
che scrive a Roma (1407). Gregorio XII lo rimuove dall’incarico (1408) ma è confermato dal concilio di Pisa.
DUINO: Lamberto Walsee signore di Duino ottiene in pegno la “contea” d’Istria (1407).
Antonio III da Ponte (1409-1412).
Veneziano, vescovo di Concordia.
FRIULI: Nominato al posto del precedente da Gregorio XII che indice a Udine il concilio ecumenico (VI 1409) ma l’ostilità
dei Savorgnan, degli Udinesi e di Venezia che appoggiano Antonio Pancera costringono il papa a fuggire con pochi conciliari.
Presso Belgrado il papa è assalito da alcune centinaia di cavalieri e fanti, perde il bagaglio ma ripara a Porto Latisana dove
s’imbarca per Rimini.
Cividale trova l’aiuto di Sigismondo I di Lussemburgo re d’Ungheria (figlio dell’imperatore Carlo IV) e di Enrico IV conte di
Gorizia, mentre il fratello Giovanni Mainardo patteggia per Antonio II Pancera.
Federico di Ortenburg conte di Carinzia, rettore imperiale del patriarcato, occupa alcune località friulane, è accolto a
Cividale (XII 1409), e guerreggia contro Udine con brevi tregue d’intervallo.
Antonio da Ponte rimane latitante, si limita ad avere rapporti epistolari con Udine finché riceve la nomina a cardinale
dall’antipapa Giovanni XXIII ed è sollevato dall’incarico (VI 1411) assieme ad Antonio II Pancera.
Lodovico III di Teck (1412-1439).
Magnate Ungherese, nominato principe temporale (non patriarca) da Sigimondo I di Lussemburgo re di Germania, (dal 21 VII
1411).
Riceve l’investitura da Enrico IV conte di Gorizia (10 VII 1412).
È frattanto scoppiata la Guerra tra Venezia e l’Ungheria (1411-1413), la prima mira al controllo dei passi alpini
mentre la seconda cerca uno sbocco sull’Adriatico:
FRIULI: Il fuoriuscito fiorentino Filippo Scolari, detto Pippo Spano, al servizio di Sigismondo di Lussemburgo
re d’Ungheria con 12-14-16.000 Ungheresi e Boemi invade il Friuli, prende e saccheggia Monfalcone, Marano, Portoguaro (20 IV
1411), Ceneda, Serravalle, Belluno, Feltre, il Trevisano, il Veronese ed il Padovano (dove sperava nell’insurrezione a favore degli
spodestati Carraresi, Scaligeri e Caminesi).
Sigismondo re di Germania e Pippo Spano con 6.000 cavalieri entrano a Udine (28 XI 1411), che ha chiesto
invano protezione a Ernesto “Il Ferreo” d’Asburgo duca d’Austria, ed è costretta a pagare una grossa taglia per evitare il
saccheggio. Anche Cividale è occupata (30 XI).
Tristano Savorgnan, dopo quattro mesi d’assedio nel castello di Savorgnan, fa atto di sottomissione ma subito
ripara a Venezia dove è nominato provveditore. I Veneziani invadono il Friuli che subisce stragi e saccheggi.
Tristano Savorgnan per Venezia, con 400 cavalieri, numerosi fanti e innalzando insegne ungheresi inganna la
guarnigione e riesce ad entrare a Udine ma svelato il trucco è subito cacciato (28 III 1412).
ISTRIA: Venezia occupa Buie, Portole, Rozzo, Colmo (1412). Gli Ungheresi occupano il castello di Montona
credendolo di Venezia, scoprono invece che era presidiato da milizie patriarcali (1412).
FRIULI: Carlo I Malatesta al soldo di Venezia, con 8.000 cavalieri e 6.000 fanti, saccheggia i territori friulani di
Enrico IV conte di Gorizia (V-VI 1412) e realizza 22 miglia di fossi e terrapieni lungo il Livenza, che è pattugliato da una
flottiglia munita d’artiglierie.
Pippo Spano con 3.000 cavalieri e truppe raccolte nelle guarnigioni (Boemi, Tedeschi, Ungheresi e Patriarcali)
attacca di sorpresa all’alba il campo veneziano a Motta di Livenza (24 VIII 1412). Carlo Malatesta (ferito tre volte) e Taddeo del
Verme (ferito) sono soccorsi da Grasso da Venosa. Gli attaccanti sono respinti lasciando 1.400 tra caduti e feriti, Guglielmo da
Prata ed altri tre capitani tra i prigionieri, cinque bandiere perse (su sei).
I Veneziani pongono l’assedio a Udine (15 X 1412), sconfiggono Pippo Spano ma sono cacciati dall’esercito
guidato da Sigismondo di Lussemburgo, divenuto re di Germania, accolto in città (13 XII 1412).
Venezia occupa i porti della Dalmazia ed assolda Pandolfo Malatesta signore di Fano, Brescia e Bergamo
(1413) ma nessuno raggiunge un successo decisivo.
Le parti firmano a Castelletto del Friuli una tregua di cinque anni (17 IV 1413), anche a causa dell’avanzata
osmana nei Balcani. Inoltre l’ostilità di Venezia impedisce a Sigismondo di recarsi a Roma ed ottenere l’incoronazione
imperiale. Ognuno tiene i territori occupati.
TRIESTE: Il comune di Trieste per evitare di farsi coinvolgere nella guerra affida per quattro mesi il governo a 6 patrizi riuniti nel
Collegio della Balia (31 I 1411). Perdurando la guerra il collegio vede rinnovati i propri poteri e ne abusa, soprattutto ai
danni della curia vescovile alla quale occupa il castello di Vichumberg all’estinzine dei vassalli, usurpa i beni (1416), avvoca a
sé l’amministrazione e la burocrazia, si intromette nell’elezione del vescovo (viene perciò scomunicato). Il Collegio
inoltre autorizza un omicidio, espelle dal concilio tre patrizi e li mette al bando, ma questi si appellano al duca che impone di
sciogliere il collegio. Tranne l’espulsione dei tre patrizi tutte le altre sentenze rimangono valide, è garantita l’impunità
e la protezione ai membri del collegio, gli statuti e gli atti del collegio sono bruciati (per far sparire prove compromettenti).
FRIULI: Mentre l’Ungheria combatte nei Balcani, Venezia sconfigge rapidamente gli Osmani sul mare, firma con essi la pace (9
VII 1416) ed intraprende l’Occupazione del Patriarcato (1418-1420):
Tristano Savorgnan reclama i beni confiscati dal patriarca ed inizia i saccheggi. È colpito anche il
territorio di Capodistria (27 VIII 1418).
Muggesani (sudditi di Venezia), Duinati (sudditi imperiali) e Triestini (ufficialmente neutrali) si scambiano
scorrerie (1418).
I condottieri Taddeo d’Este e Filippo Arcelli, al soldo di Venezia, invadono il Friuli, saccheggiano Aquileia,
bombardano Cividale costringendola alla resa (13 VII 1419), seguita da quella di Sacile (14 VIII 1419), mentre Tristano Savorgnan
fallisce la presa di Udine (12 IX 1419).
Ludovico di Teck con Enrico IV conte di Gorizia, 6.000 Patriarcali ed Ungheresi (alleati anche ai Carraresi ed al
conte di Ortemburg) assale Cividale, la bombarda per 115 giorni ma è sconfitto dall’esercito di soccorso veneziano guidato
da Taddeo d’Este (XI 1419). Enrico conte di Gorizia è catturato e deve pagare un grosso riscatto. Ludovico di Teck
è costretto a lasciare il Friuli per cercare aiuti in Ungheria (1420) ma Sigismondo è impegnato nelle Guerre Hussite
(1420-1434).
I Veneziani procedono nell’occupazione del patriarcato: Filippo Arcelli prende Feltre (14 III 1420) e Belluno (23
III). Tristano Savorgnan ottiene la resa di Udine (4 VI 1420), che paga una grossa taglia per evitare il saccheggio, poi prende
Spilimbergo, San Vito, Portogruaro e Venzone (30 VI).
Il doge Tommaso Mocenigo ottiene la resa di Monfalcone (14 VII 1420), il porto adriatico più
settentrionale, quindi chiamato “Occhio della Patria del Friuli”.
I Veneziani prendono Marano ed Aquileia, controllando quindi la costa, ed occupano la Carnia mentre il
Cadore cessa la resistenza solo dopo aver ottenuto il riconoscimento dei propri diritti giurisdizionali. Muggia e Capodistria fanno
atto di dedizione a Venezia che assedia e prende anche Pinguente (VII 1420), Albona, Fianona, Spalato e Cattaro. Tutto il
Patriarcato è in mano veneziana (VII 1420).
Occupato il patriarcato, Venezia lo difende dai tentativi di riscossa diplomatici e militari di Ludovico di Teck:
Respinge la mediazione di papa Martino V (IX 1420-1421).
Blocca sui passi alpini Ludovico di Teck con 4.000 mercenari Ungheresi (IV 1422).
Respinge un nuovo assalto di Ludovico di Teck che riesce a distruggere Chiusa e l’abbazia di Moggio
(X 1422).
Ottiene la sottomissione per i feudi in Friuli di Enrico IV conte di Gorizia (1424), che vende a Trieste
Castelnovo (1425).
Assolda Francesco Bussone di Carmagnola per sventare l’ultimo tentativo militare di Ludovico di Teck, che
con 5.000 mercenari Ungheresi assedia l’abbazia fortificata di Rosazzo e la distrugge (1427) ma deve poi ritirarsi.
Respinge le proposte di mediazione del Concilio di Basilea. In questa città muore Ludovico di Teck
(1439).
Principali Cariche della “Contea” d’Istria | |
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Capitano |
Rappresenta il conte di Gorizia (poi il duca d’Austria). Si occupa della difesa e della giustizia, esclusa la pena di morte. |
Landrichter (Giudice) |
Si occupa della giustizia. |
Gastaldo |
Si occupa della riscossione delle decime e delle prestazioni, registrati negli Urbari. Nessuna città gode di autonomie
municipali. |
Nobili |
Governano feudi diretti o d’abitanza. Forniscono servizio militare gratuito nel territorio della contea, a pagamento se fuori. Si
riuniscono in assemblea dai poteri limitati. |
Zupani |
Eletti annualmente dai capifamiglia e confermati dal capitano. Curano l’ordine pubblico e la bassa giustizia delle ville affiancati da
giudici. Sono inoltre eletti un portinaro, uno sbirro, un mesner ed un fabro. |
Principali Cariche dei Comuni nel Marchesato d’Istria | |
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Podestà |
Detiene i poteri civili e militari. |
Consoli o Giudici |
Curano l’amministrazione, le milizie o la giustizia, in seguito sono solo consiglieri affiancati al podestà. |
Consiglio Minore, di Credenza o di Governo |
Cura l’amministrazione e il governo cittadino. |
Consiglio Maggiore o del Popolo | Vota le leggi, decide la pace e la guerra, determina le imposte ed elegge i magistrati. |
Arengo |
Riunione di tutto il popolo, riunito sempre più raramente e solo per comunicazioni importanti. |
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