L'Ascesa di Ezzelino III (1230 - 1240).
La rivalità tra Montecchi e Sambonifacio a Verona dà inizio ad una lunga
contesa, alimentata da continue ricerche e coinvolgimenti di nuovi alleati.
Nel 1230, con l'aiuto dei Montecchi, dei Quattrovento e di Alberto conte del
Tirolo, Ezzelino fa eleggere podestà il cognato Salinguerra, ai danni dei
Sambonifacio, appoggiati da Padova, Vicenza e Mantova. La parte estromessa
dà inizio alle devastazioni del veronese ed anche un tentativo di
mediazione di Antonio di Lisbona (futuro santo patrono di Padova) fallisce
di fronte all'intransigenza di Ezzelino, deciso a mantenere il controllo
della città.
L'allontanamento del Salinguerra è ottenuto con l'intervento della Lega
Lombarda, interessata al controllo dei passi alpini e che diffida
dell'ambizioso Ezzelino, il quale si rivolge alla parte imperiale.
Il 14 aprile Ezzelino assume il potere a Verona in nome dell'imperatore
Federico II, ricevendo di rinforzo cavalieri e balestrieri guidati dal
conte del Tirolo.
Lo scontro, prima di divenire una guerra tra la Lega e l'Impero, si svolge
per cinque anni con saccheggi e devastazioni nei contadi. Il veronese e il
trevigiano subiscono le incursioni di Mantovani e Padovani, ai quali poi
si uniscono Milanesi, Bresciani, Faentini, Bolognesi e feudatari del
Patriarcato di Aquileia, tra i quali Gerardo da Camino.
La superiorità della Lega Lombarda ottiene di trarre Treviso dalla sua parte
nel 1234, e la sottomissione di Ezzelino nel 1235. Tuttavia questa si
dimostra un espediente per prendere tempo, poiché l'anno seguente Ezzelino,
con un'ardita marcia invernale, rientra a Verona e caccia nuovamente
Rizzardo di Sambonifacio il quale torna a rivolgersi ai Padovani,
Vicentini e Trevigiani, ricominciando a saccheggiare e devastare il
contado. Ma il 16 aprile giungono a Verona le avanguardie dell'esercito
imperiale, 500 mercenari tedeschi e 300 balestrieri saraceni guidati da
Gebhard von Arnstein, seguito dall'Imperatore Federico II che con la dieta
di Magonza ha riordinato la Germania dopo la sconfitta del figlio ribelle
Enrico. L'alleanza garantisce all'Imperatore una porta aperta tra la
Germania e la pianura Padana, e ad Ezzelino assicura il possesso di Verona,
ma entrambi sono decisi a farla ancora fruttare.
La campagna del 1236, condotta da Federico II con le alleate Cremona, Parma,
Reggio e Modena, porta alla presa di Peschiera, che resta ad Ezzelino, al
sacco del mantovano e del bresciano e si chiude con un successo a sorpresa.
Mentre Azzo VII d'Este podestà di Vicenza, con Padovani e Trevigiani
assediano Rivalta e saccheggiano il Veronese, Ezzelino richiama Federico II
ed insieme precedono gli avversari a Vicenza che il primo novembre viene
presa d'assalto e saccheggiata. Anche se il podestà vicentino è di nomina
imperiale, il controllo di questa ricca preda rimane ad Ezzelino poiché
l'Imperatore è costretto a tornare in Germania a combattere contro
Federico II di Babemberg duca d'Austria, lasciando all'alleato 1.000
cavalieri e 3.000 fanti guidati da Gebhard.
Ezzelino intende sfruttare a fondo il momento favorevole ed inizia la
campagna del 1237 in febbraio, marciando contro la preda più ambita:
Padova.
L'esercito comprende Veronesi, Tedeschi e Lombardi, e vi è presente il
fratello Alberico con i Bassanesi, tuttavia Ezzelino conta sopratutto sui
propri partigiani all'interno della città minacciata. Infatti dopo la
presa dei castelli intorno alla città e la sottomissione di Azzo d'Este,
Ezzelino si ritira davanti al grosso esercito padovano, guidato dal podestà
Marino Badoer, ed il giorno seguente è accolto dagli stessi padovani,
timorosi di tradimenti interni e rappresaglie. Il 25 febbraio Ezzelino con
il fratello Alberico e numerosi nobili padovani, entra trionfalmente in
città baciando la porta Torreselle, gesto che può avere numerose e diverse
interpretazioni.
Treviso, rimasta sola, si sottomette e viene occupata il tre marzo. I
successi subiscono subito un arresto sotto le mura di Montagnana, che per
un mese respinge gli assalti dei Tedeschi, Bassanesi e Padovani di
Ezzelino, il quale comprende che il suo potere non è assoluto ed
incontrastato ed inizia a Padova una triste serie di arresti, esili,
sequestro dei beni e demolizione dei palazzi di chi è appena sospettato di
non essergli favorevole.
La sua politica repressiva è interrotta dal ritorno di Federico II che con
metodi concilianti mira a raccogliere il maggior numero di sostenitori.
Azzo VII, Riccardo di Sambonifacio ed alcuni nobili padovani, per porre
fine alle violenze subite si appellano subito all'Imperatore, ma la dieta a
Mantova degenera in lite, tanto che Giacomo da Carrara colpisce Ezzelino
con uno schiaffo e tenta di farlo anche con la spada. Ezzelino rimane tra
le grazie di Federico II mentre gli altri, visto fallire il tentativo, alla
prima occasione abbandonano l'esercito imperiale.
La seconda campagna di Federico II porta alla vittoria di Cortenuova il 27
novembre 1237 alla quale Ezzelino partecipa valorosamente, subisce una
ferita alla spalla ma guadagna la mano di Selvaggia, figlia naturale
dell'Imperatore, (23 maggio 1238) e l'investitura come Vicario Imperiale
della Marca Trevigiana, alla quale Federico II l'anno precedente ha
aggregato anche il Trentino.
Tuttavia le armi imperiali vengono bloccate nell'assedio di Brescia ed
Ezzelino, il cui dominio non è ancora consolidato, si trova a dover
fronteggiare un tentativo di riscossa guelfa.
Nella notte tra il 2 ed i 3 luglio 1238, Azzo con 300 uomini si avvicina
alla porta Torreselle di Padova, presso Prato della Valle, che alcuni
nobili padovani intendono aprirgli sperando in un'insurrezione dei
cittadini, mentre Giacomo da Carrara con altri 100 uomini si prepara ad
intervenire da un'altra direzione. Ezzelino però è stato avvisato,
ha sostituito i nobili alla porta con fidati arcieri saraceni, fa pattugliare
le strade da cavalieri scelti e con 500 Bassanesi esce per Porta del Prato,
prendendo in trappola gli attaccanti. Azzo fugge a stento mentre Giacomo da
Carrara, rifugiato ad Agna, è catturato, ma presto liberato.
Ezzelino reagisce prendendo il castello di Montagnone ed Este, mentre è
respinto da Montagnana. Dopo il fallimento Azzo VII torna a rivolgersi a
Federico II, che nel lungo soggiorno a Padova, dal gennaio al marzo 1239,
insiste con una politica conciliante e combina le nozze tra Adelaide,
figlia di Alberico da Romano, con Rinaldo, figlio di Azzo VII, inviandoli
poi in Puglia come ostaggi. Ottiene però il risultato opposto, perché
causa la defezione di Alberico che il 14 aprile si impossessa di Treviso,
con l'appoggio di Guecellone da Camino, e resiste all'assedio condotto da
Ezzelino e Federico II.
La successiva assenza di Federico II permette ad Ezzelino di ricorrere a
misura repressive più incisive, ed invece di limitarsi ad esili e
prigionie ordina sentenze di morte degli avversari e dei loro parenti,
senza risparmiare donne, bambini ed ecclesiastici.
I guelfi ottengono un successo la primavera seguente, quando Salinguerra II
dei Torelli è assediato a Ferrara e costretto ad arrendersi dal legato
papale Gregorio da Montelongo con Azzo VII, Alberico da Romano, Mantovani
con i Sambonifacio, Milanesi, Bolognesi ed un decisivo apporto di Venezia,
interessata a tenere libera la via del Po. La città dal 1242 diverrà
dominio estense. Ezzelino commette l'errore di inviare solo pochi aiuti al
cognato, preferendo saccheggiare il trevigiano al fratello.
Sulla scia di questo successo Azzo tenta un nuovo assalto a Padova nel
giugno del 1240 con 2.000 uomini, ma la città è ben presidiata da 1.000
tedeschi, 2.000 cittadini e 200 saraceni, guidati da Francesco Teobaldo, e
gli attaccanti lasciano 500 tra feriti e caduti. Ezzelino riporta due
piccole vittorie a Selvazzano (VII 1240) contro i Ferraresi che
saccheggiano il padovano, ed a Trevenzuolo (3 IX) contro i Mantovani che
saccheggiano il veronese, uscendo appena scalfito dalla riscossa guelfa.
Introduzione.
La Marca e gli Ezzelini.
Piccole Guerre (1220 - 1230).
L'Ascesa di Ezzelino III (1230 - 1240).
Mire di Ezzelino a Est (1240 - 1250).
Mire di Ezzelino a Ovest (1250 - 1260).
Dopo Ezzelino.
Gli Eserciti e le Armi.