Monsampolo del Tronto - Turismo Storia
Arte
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PIAZZA ROMA

il Cinquecento è un secolo di grande trasformazione urbana e intensa attività edilizia nella Villa Nuova, sorta fuori la Porta da Monte.

Nel 1572 l'incremento demografico determinò l'avvio del cantiere della nuova prepositura dei SS. Maria e Paolo, che diventerà l'elemento centralizzante di tutto l'impianto urbano di Monsampolo, distinguibile nei tre nuclei di Terra Vecchia, Borgo Vecchio e Villa Nuova.

Il luogo scelto per la costruzione della nuova chiesa, ricadde nella zona più alta della contrada Piano delle Fosse, originata toponomasticamente dalla presenza dei depositi di grano (fosse granaie).

Entrando nella piazza dal corso dapprima incontriamo Porta da Monte; di fronte è posta la Chiesa Parrocchiale, a Est si affacciano i maestosi Palazzo Malaspina e Palazzo Guiderocchi (sec. XVI - XVII) arroccati sulla parte più alta del paese, costruiti sulle mura dell'antico castello.

Ai piedi del palazzo Malaspina, addossato al campanile, due piccoli stemmi lapidei segnalano la sede di due antiche confraternite quella del SS.Sacramento e quella del Nome di Gesù le cui prime notizie storiche risalgono al sec. XVII.

Dall'altro lato della piazza merita uno sguardo il monumento a Giordano Bruno, opera giovanile (1910) dell'artista, originario di Monsampolo, R. Binni.

Appena attraversato l'arco del campanile ottocentesco, sulla destra, si noti, sotto le mura dell'antico castello, l'uscita di uno dei percorsi ipogei di Palazzo Malaspina.


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LA CHIESA PARROCCHIALE MARIA SS.ASSUNTA

Già prepositurale dei SS. Maria e Paolo. I maestri lombardi Giovanni di Andrea e Donato di Alessandro furono incaricati dal Comune, nel 1572, della "fabbrica della nova Ecclesia".

La Chiesa fu ultimata nel 1577, come attesta la data commemorativa posta sull'architrave del portale principale. L'edificio era più basso, rispetto a quello attuale, aveva il cimitero nell'ipogeo, il portale principale sovrastato da un oculo magno, tre finestre con grate di ferro negli alzati laterali e il soffitto costituito da 12 travi con copertura a mattonelle.
La chiesa fu sopraelevata e dopo l'invasione napoleonica del 1798-99 ebbero inizio gli ultimi lavori di restauro e ampliamento e la costruzione del maestoso
campanile che portarono alla configurazione attuale.

La chiesa di Maria SS.Assunta si connota e spicca proprio per l'unità cronologica e stilistica del suo arredo, tutto di questa età, fra '500 e '600, all'interno sono visibili i segni del barocco sia sugli altari che sugli stucchi.
Sopra all'ingresso laterale è posto un
crocifisso ligneo policromo del sec. XV-XVI.

Sull'altare maggiore, dietro la mensa sono collocati un tabernacolo ligneo dorato “M. R. PRIO” datato 1628-1632 e attribuibile a A. Evangelisti (ambito di D. Bonfini) e una pala d'altare, raffigurante: l' Ultima Cena di P. Gaia, 1596; gli altari laterali sono adornati dalle seguenti pale: la Regina Sanctorium Omnium dei fratelli G.B. e F. Ragazzini da Ravenna, 1583; la Deposizione di A. Vitali, allievo del Barocci (sec. XVI-XVII); la Circoncisione di P. Gaia, 1616. Sull'altare della Deposizione è custodita, una pietà lignea, (fine sec. XV).

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(Cliccare sulle foto per ingrandirle)

Menzione particolare merita la “croce a stilo” in argento del sec.XVI con applicate due superbe piccole sculture di recente attribuite a Pietro Vannini (sec.XV).

A tanta floridezza artistica contribuì certamente l'anomala posizione civile ed ecclesiastica in cui Monsampolo si venne a trovare. Questa particolare situazione fu molto utile a diversi vescovi di Teramo che utilizzarono il paese come luogo di rifugio in caso di difficoltà con la corte di Napoli, come nel caso di Mons. F.Monti nel 1669, o con il Capitolo di Teramo, come nel caso di Mons. L.Cassiani che dal 1770 al 1785 governò la diocesi da Monsampolo.

L'Altare di S.Teopista V.M.
Il 14 giugno 1665, Don Giovan Battista Corradi, una delle più importanti figure del Seicento marchigiano, vissuto tra Roma e il Piceno, fa traslare nel suo paese natio il corpo reliquia di Santa Teopista dalle Catacombe di Priscilla (Roma) alla Chiesa prepositurale dove ancora oggi è custodita in un'urna sotto il primo altare sinistro.

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Busto reliquiario e dipinto a olio

Santa Teopista venne subito eletta compatrona di Monsampolo, protettrice dei prodotti della terra dalla grandine e dalle tempeste.
Il 5 giugno 1667 è la data dell'approvazione ufficiale del culto da parte del Consiglio Comunale che sentenziò la decisione di onorare S.Teopista supplicandola “per nostra Avocata et Protettrice, acciò ci difenda et sovvenga nelli nostri bisogni “.
Alla fine del Seicento per onorare la reliquia della Santa venne istituita, nel giorno del suo arrivo a Monsampolo, il 14 giugno, una fiera mercato che si è svolta fino al 1946
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Galleria
Fotografica
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TERRA VECCHIA - PIAZZA CASTELLO

Il primo nucleo di Monsampolo del Tronto si sviluppa, dopo il 1299, nella parte più alta dell'attuale paese, conseguenza della unione dei tre castelli di Fano, Monte Donnello e Monte San Paolo.

Luogo strategico di frontiera sotto il controllo di Ascoli, dotato di consuetudini giuridiche e amministrative, il piccolo Castrum Montis Sancti Poli dispone di una cinta fortificata e di una Torre di massimo avvistamento per dominare il territorio.

All'interno delle mura vi erano la parrocchiale di San Paolo, il Palazzo Civico e le dimore dei cittadini articolati su rughe, vicoli e cortili; poi di pari passo con lo sviluppo demografico, venne costruita la nuova chiesa di S.Maria che ingloberà la torre di massimo avvistamento, allo scopo di dotare la nuova parrocchia di un superbo campanile che, allo stesso tempo, mantenesse inalterate le funzioni di avvistamento.

Nella seconda metà del XIV secolo si verificò la prima fase di espansione spontanea del Castrum verso il sottostante borgo fortificato con mura e torrioni.

La crescita castellana, che spostò a Sud il vecchio recinto fortificato di Terra Vecchia, portò inevitabilmente alla cancellazione delle fortificazioni trecentesche e all'alienazione delle torri. Dal Cinquecento in poi le costruzioni di palazzi di importanti famiglie edificate a ridosso delle antiche mura nasconderanno definitivamente le ultime tracce del vetusto castello.

Trasferita nel borgo la residenza comunale e assurta a parrocchiale la nuova chiesa dei SS. Maria e Paolo, Terra Vecchia cessa di costituire il punto di riferimento politico e religioso dell'intera comunità.

L'Ottocento, purtroppo, è un secolo di continue trasformazioni e distruzioni e nell'antica Terra Vecchia scompariranno le chiese di S.Paolo e S.Maria con un certo numero di abitazioni medievali che lasceranno il posto all'attuale Piazza Castello.

Un recente restauro ha reso possibile il recupero dei camminamenti e vani ipogei di Terra Vecchia.
Da una finestra posta su un lato della piazza è possibile sbirciare nelle rinvenute cantine delle antiche abitazioni esistenti al centro della piazza e scorgere l'incrocio di percorsi e vie di fuga che attraversano tutto il castello.


TORRE DI AVVISTAMENTO

L'antica torre di massimo avvistamento, risalente al sec. XIV, assolveva a funzioni di controllo del territorio comunale e di vedetta verso il mare Adriatico e il Regno di Napoli.

È possibile accedere al suo interno per gustare il fascino medievale assicurato dalle feritoie, dalla volta gotica e dalla botola che immette nella battagliera, in origine dotata di merli e campana d'allarme.

Nella sua stesura originaria, la torre era aperta nella gola, intendendo con questo l'assenza della parete verso piazza, che fu aggiunta in un secondo momento. Per più di quattro secoli, la torre assolse a funzioni campanarie, militari e cimiteriali.

Vale la pena di avvicinarsi nella parete Nord per vedere un arco tamponato di antico passaggio e uno scudo gotico in travertino, presumibilmente della comunità o di qualche magistratura podestarile.

PALAZZO GUIDEROCCHI

La famiglia Guiderocchi, proveniente dall'acquasantano, si era trasferita ad Ascoli già nel 1300 e subito i suoi membri si erano distinti per coraggio, astuzia, valore e dedizione alla città. Una famiglia ricca che aveva possedimenti lungo tutta la vallata del Tronto, dai monti al mare. Numerosi sono i personaggi di spicco della famiglia tra cui, nel 1400, emergono Tommaso e i figli Astolfo e Flavia.

Tra gli eredi di Tommaso chi senza dubbio è ritenuto il suo degno erede è il nipote Astolfo II che, purtroppo, il carattere irascibile condusse ad una morte prematura. Astolfo lascia, ancora molto giovane, la moglie Drusolina e le due piccole figlie Francesca e Aurelia che da subito divengono oggetto di contesa per futuri matrimoni.
Ed è per questo che Aurelia, ancora giovanissima viene mandata per 5 anni alla corte di Urbino dove conosce l'allora dodicenne Torquato Tasso che, secondo alcuni studiosi del poeta, nella Gerusalemme Liberata trae ispirazione per alcuni personaggi dalle storie degli avi di cui la piccola Aurelia Guiderocchi lo aveva reso partecipe.
Nel 1589 la contessa Aurelia Guiderocchi, dopo aver sposato in seconde nozze Giovanni Vincenzo Valignani, si ritira nel Palazzo di Terra vecchia.

Tra il 1600 e il 1605 perde nel giro di pochi anni i due figli e il secondo marito a cui farà seguito nel 1611 la scomparsa della sorella.
Ormai sola, assiste alla lenta agonia della sua famiglia e prima di morire lascia parte delle sue proprietà alle nipoti Giulia e Porzia, figlie di Francesca. Sarà Porzia, sposata con il cavaliere Candido Malaspina, a ereditare il Palazzo di Monsampolo.
Da notare sul portale cinquecentesco del Palazzo, lo scudo inquartato dei Guiderocchi riproducente le spighe con la falce e i monti con l'elmo a becco di passero. Più avanti su altro portale è posta la partizione araldica di un altro stemma, diviso in otto sezioni cariche dei simboli dei Malaspina e dei Guiderocchi.


PALAZZO MALASPINA

Spostandoci nell'estremo limite di Piazza Castello, si incontra la maestosa residenza seicentesca dei Malaspina, caratterizzata da un portale bugnato sovrastato dal bassorilievo araldico della potente dinastia: un'aquila bicipite in travertino, sormontata dalla corona imperiale, avente in petto lo scudo con lo spino secco.

In un disegno stilizzato del Seicento, il palazzo si rivela con una suggestiva decorazione di merli.
La struttura poggia sulle antiche mura comunali individuabili in altri settori di Terra Vecchia con feritoie da moschetto. Tutte le altre fortificazioni sono state distrutte o incorporate in costruzioni successive.

 
IL BORGO FORTIFICATO

Monsampolo è un tipico esempio di borgo fortificato che ancora conserva l'impianto che gli diede il Comune tra il XIV e il XV secolo.

L'aggregazione edilizia del borgo sorse spontaneamente in un pianoro al di fuori della cerchia muraria del “Castello Antico”, in corrispondenza della “Porta Vecchia” e sul ciglio della strada principale.

L'impianto del borgo è un mosaico di vie, rue, archi, icone ed edifici. In origine le torri avevano soppalchi di legno ed erano aperte nella gola, vale a dire, sprovviste della parete verso l'interno: un espediente architettonico, dal punto di vista della tattica militare, che avrebbe consentito alle unità difensive di rivolgere le loro armi verso l'interno in caso di penetrazione nemica.

Solo più tardi, con la crescita castellana, l'autorità comunale avrebbe alienato ai cittadini le mura di cinta e i torrioni rompitratta riservandosi il diritto di utilizzarli nel parapetto merlato, nel curriturum e nelle camere di manovra delle artiglierie.

Nella prima metà del XVII secolo le muraglie del borgo presentavano lacerazioni in diversi punti e bucature di finestre disposte a vari livelli. I torrioni servivano per le sentinelle armate di archibugi a ruota, l'artiglieria pesante era già scomparsa.

Tra il Settecento e l'Ottocento si colloca la profonda lacerazione al tessuto medievale che compromise per sempre le affascinanti vedute prospettiche. Non mancarono comunque episodi di riqualificazione urbana che registrò il momento più importante nel rimaneggiamento dell'elegante facciata del Palazzo Costantini oggi Tassetti.


LA PORTA DA MARE

L'androne è suggestivo e le volte a crociera evocano immagini di vetusto sapore. La porta (denominata anche ARCO DELLA MORTE) è sormontata da un incasso rettangolare che ospitava uno scudo fregiato degli emblemi del potere.

La documentazione iconografica la raffigura provvista del sistema difensivo piombante su sporto di beccatelli e caditoie.
Ulteriori tutele provenivano dalle bombardiere dei torrioni laterali e da alcune feritoie da moschetto aperte nelle mura castellane.


LA PORTA DA MONTE

E' detta Maggiore in relazione al suo grande arco ottenuto mediante la dilatazione dell'ingresso originario. La Ianua Castri disponeva in origine di un duplice sistema difensivo: il primo costituito dall'apparato sommitale in aggetto su sporto di beccatelli e caditoie, il secondo da un rivellino esterno, demolito nell'800.

I TORRIONI ROMPITRATTA

Dalla Porta da Monte ci dirigiamo “Sotto i Torrioni” felicemente collocati nel settore orientale del borgo fortificato e terrazza panoramica del paese. Lungo la camminata sotto le mura sono facilmente individuabili due torrioni rompitratta.

Alla base del torrione meglio conservato, di nitida verticalità, si possono ancora osservare le bombardiere riconoscibili dal foro circolare acconciato con laterizi disposti a raggiera.
Nelle feritoie erano poste in batteria le armi da fuoco quattrocentesche.

L'apparato superiore, benché trasformato, ancora presenta beccatelli e caditoie deputate alla difesa piombante e ficcante. Probabilmente i merli erano alla ghibellina. Nel 1556, nell'ambito della Guerra del Tronto, il torrione “Ciavarnella” fu munito di una tettoia poggiante sul coronamento merlato. La torre aveva anche compiti di controllo della Costa del Macello e di rinfianco della Porta da Mare: ne fanno fede la collocazione strategica e la troniera di base per l'installazione di una bombarda.


I TORRIONI D'ANGOLO

Dalla Porta da Mare scendiamo nell'Aia dei Mattoni per ammirare dal basso il torrione angolare più interessante del Borgo.

In origine le sue mura erano a piombo e le bombardiere occhieggiavano da grandi altezze, pronte a intercettare e spazzare via i malcapitati assalitori.

Nel XV secolo, per aggiornare l'obsoleto torrione ai più moderni canoni dell'architettura militare, il Comune affidò ai maestri lombardi la realizzazione di una imponente scarpatura antiossidionale che fu estesa anche nell'ultimo tratto di mura fino all'altro torrione d'angolo.

Lo scopo era di contrastare la dirompente forza di penetrazione delle palle di bombarda adoperate potenzialmente nella conquista delle fortificazioni.
Nella prima metà del XVI secolo il Comune vendette il torrione alla famiglia Vannarelli, che lo avrebbe ingentilito con lo sviluppo di un'elegante loggia dalle spiccate caratteristiche civili, oggi sostituita da un ampio balcone.

L'altro torrione d'angolo ha subito nei secoli trasformazioni, perdendo ogni carattere militare dell'apparato sommitale.

Gli ambienti inferiori, rimasti intatti nella loro iniziale essenza, sono aperti nella gola e presentano una feritoia da moschetto obliterata dalla costruzione della scarpatura antibombarda nella parte opposta del muro.

Da questo torrione si dipartiva il muro di cinta del versante orientale del borgo che andava a ricongiungersi con il castello antico di Terra Vecchia. Non è escluso che lungo la cortina vi fossero elementi turriti oggi non più leggibili.

 
MUSEO LABORATORIO DI ARCHEOLOGIA

A seguito del rinvenimento di una necropoli d'epoca romana sono state ricoverate nei locali comunali due tombe a inumazione e il relativo arredo.

In altre sale sono esposti oggetti provenienti da altri importanti scavi avvenuti nel territorio di Monsampolo relativi ad una necropoli, un insediamento piceno riferibile al VI - V secolo a.C. e un fossato difensivo del IV-III secolo a.C..

All'interno del piccolo Museo si sviluppa un percorso didattico raccontato da Polino, un Picchio Piceno, che guida i fruitori alla scoperta dell'archeologia, ai suoi metodi di indagine e alle usanze della vita quotidiana e del rito della sepoltura nel mondo antico, con riferimenti precisi ai ritrovamenti avvenuti nel territorio di Monsampolo.

LE MUMMIE DI MONSAMPOLO

Nel 2003, a seguito di scavi effettuati per il restauro della cripta della Parrocchiale di SS. Maria Assunta, sono state rinvenute 20 mummie.

Il 14 giugno 2008 il Comune ha presentato presso il Convento di San Francesco un progetto di valorizzazione del ritrovamento.