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La Spedizione in Egitto.
Il Direttorio, il ministro degli esteri Talleyrand ed il generale Napoleone Bonaparte,
reduce dalla gloriosa campagna d’Italia, concordano riguardo l’opportunità di
intraprendere una campagna in Egitto, per colpire il commercio inglese (ed emulare
Alessandro “Magno”).
La spedizione è accuratamente preparata:
è istituita l’Armata d’Inghilterra per far credere che la
spedizione sia rivolta contro gli inglesi, affinché sguarniscano il
Mediterraneo.
l’ammiraglio francese Brueys dispone di 280 bastimenti da trasporto
(per un totale di 48.000 tonnellate) scortate da 13 vascelli, 9 fregate ed 11
corvette, con 10.000 marinai. Sono presenti anche alcune imbarcazioni veneziane.
in Provenza sono preparate 6 divisioni di fanteria (su 3
reggimenti) pari a 30-40.000 uomini, in gran parte veterani della campagna d’Italia.
Sono presenti i generali Berthier, Caffarelli, Kléber, Desaix, Reynier, Lannes,
Damas, Murat, Andréossy, Belliard, Menou, Dumas, Baraguay d'Hilliers,
Vaubois, Bon, Dugua, Dommartin e Zayonscheck.
alla spedizione sono aggregati un centinaio tra orientalisti,
archeologi, naturalisti, chimici, matematici, ingegneri, lettati e musici, che ne
sottolineano l’intento “coloniale”.
L’ammiraglio inglese Jervis continua il blocco della flotta spagnola a Cadige e destina
al blocco di Tolone l’ammiraglio Nelson con 3 vascelli, 4 fregate ed 1 corvetta ma
parte delle navi sono danneggiate dal maltempo (19 V).
La flotta parte da Tolone (19 V 1798), tocca Ajaccio, Genova e Civitavecchia.
Il tedesco Hompesch, Gran Maestro dei Cavalieri di Malta, consegna le fortezze
dell'isola in cambio di una grossa somma ed una pensione (10 VI). La popolazione
massacra i Cavalieri di Malta e Napoleone lascia un presidio di 3.000 uomini guidati
dal generale Vaubois.
La flotta riparte, tocca Candia (25 VI) e giunge ad Alessandria d’Egitto (1 VII 1798).
Nelson ha ricevuto altri 12 vascelli (5 VI) ed a causa della deviazione dei francesi per Candia
li ha preceduti di due giorni ad Alessandria (28 VI), è andato a cercarli ad
Alessandretta (in Siria) ed in Sicilia (19-24 VII).
L’Occupazione dell’Egitto.
L’esercito mamalucco ammonta a 5-10.000 cavalieri al seguito di 25 grandi bey e
numerosi bey minori discordi tra loro, ed a 20.000 fanti costituiti da servi privi di
valore militare. L’artiglieria è numerosa ma manca la capacità di
utilizzarla efficacemente.
I francesi prendono con lievi pedite Alessandria e risalgono il Nilo (7 VII) con una dura marcia per Damanhur e el-Ramanieh (10 VII),
con un primo scontro presso Shubra Khit (13 VII 1798),
mentre una divisione (Dugua) avanza su Rosetta.
Dopo un grosso scontro presso Embameh (21 VII 1798), passato
alla storia come "Battaglia delle Piramidi", Napoleone entra al Cairo (24 VII) dove la
popolazione saccheggia le case dei bey.
La sconfitta mamelucca è aggravata dalle discordie tra i bey:
Ibrahim bey è inseguito fino a Salehey'h dove ha luogo un combattimento
di cavalleria tra la sua retroguardia (1.000 mamelucchi) e la cavalleria francese dell'avanguardi
francese, che è accerciata ma è soccorsa dal 3° dragoni. Si distinguono
il capitano d'Estrè, Murat, Duroc, Arrighi e Leturque.
Ibrahim fugge oltre l'istmo di Suez.
Murad Bey ripiega verso l’interno, inseguito da Desaix nel medio
ed alto Egitto (fino al giugno 1799). Desaix è chiamato dagli egiziani “Il
Sultano Giusto”.
La vittoria francese è invece funestata dalla distruzione della flotta ad
Abu-Qir da parte di Nelson (1 VIII), dalla dichiarazione di guerra
dell’impero Osmano (9 IX),
dalle rivolte al Cairo, repressa sanguinosamente per vendicare l’uccisione del generale Dupuis e di Sulkowsky (21 X), da
altre rivolte sparse e dall’assassinio del generale di brigata Muireur, sorpreso solo
presso il campo da tre beduini (come altri soldati ed ufficiali francesi).
Napoleone dimostra il proprio genio anche in campo coloniale con l’impianto di fonderie,
polverifici, la confezione di abiti in cotone, più adatti al clima, la creazione
di una flottiglia fluviale sul Nilo per i rifornimenti e la fondazione di un istituto
di studi. Sono compilati un quadro comparativo delle misure egiziane e francesi, un
vocabolario francese-arabo ed un triplice calendario europeo-egiziano-copto.
I mussulmani chiamano Napolone "Sultano Kébir” (cioè “Padrone
del Fuoco”).
L’esercito è rafforzato con truppe locali creando una Legione Copta, una Legione
Greca ed alcuni battaglioni egiziani. È anche istituito un reggimento di
meharisti (cammelli da corsa), con soldati ed ufficiali francesi ed una Legione Nautica con
3.000 marinai rimasti dopo Abu-Qir.
I turchi preparano a Rodi un esercito con aiuti inglesi e russi, affidato a
Mustafà Pascià, mentre Ibrahim Bey è raggiunto a Ghaza da nuove
forze guidate da Ahmed “el-Djezzar” (cioè “Il Bloccatore”).
La Guerra del Re di Napoli.
I maltesi (10.000 uomini) si ribellano, assediano 3.000 francesi a La Valletta (X 1798) ed
accolgono gli Inglesi. L'isola accetta la sovranità di Ferdinando IV di Borbone re di
Napoli.
Nelson con 4.000 fanti occupa Livorno (11 XI) raggiunto da 300 cavalieri trasportati da chiatte
ed altri 30.000 uomini.
L'Austria dichiara che scende in campo solo se il regno di Napoli è attaccato (12 XI).
Ferdinando IV intima ai francesi di evaquare Malta e gli Stati Pontifici (22 XI). L’austriaco Mack
con 33.000 borbonici invade il Lazio (22 XI), difeso da 13.000 uomini guidati dal generale Jean
Antoine Etienne Championnet.
Ferdinando IV ed il generale Mack entrano a Roma. Championnet con 13.000 uomini sconfigge il
generale Mack con 20.000 uomini male istruiti e male inquadrati a Castellana.
MacDonald ottiene facilmente la resa della forte piazza di Gaeta.
In Toscana Kellerman avvolge 7.000 napoletani guidati dal francese esiliato Roger de Damas con si
apre a forza la strada fino ad Orbetello e si imbarca.
Ferdinando IV abbandona di nascosto Napoli (21 XII 1798) per Palermo, con l'aiuto di Nelson.
Lo scozzese comodorro Campbell, al servizio del Portogallo, incendia la flotta napoletana (3
vascelli, 1 fregata ed alcune corvette) affinché non cada in mano ai francesi.
Championnet entra combattendo a Napoli (23 I 1799). Mark si consegna ai francesi. È
dichiarata la Repubblica Partenopea (27 I).
La Spedizione in Siria.
Napoleone si mette in marcia con le divisioni di fanteria Bon, Reynier, Lannes e Kléber
(12.000 uomini), una divisione di cavalleria (Murat, 800 cavalieri e 100 meharisti), 52 cannoni
(Dommartin), un distaccamento del genio (Caffarelli du Falga) e giunge alle rovine di Pelusium
(XII 1798).
Le divisioni Reynier e Kléber sono lasciate ad assediare il villaggio fortificato
di El Arish preso con un ricco bottino in materiali grazie ad un attacco notturno (16
II). Frattanto Napoleone entra a Ghaza (20 II) costringendo el-Djezzar a ripiegare. A
Ghaza sono catturati magazzini ben forniti.
Un centinaio di prigionieri catturati a El Arish sono rilasciati sulla parola e si
danno alla guerriglia.
Napoleone prosegue con la presa ed il sacco di Jaffa (3-7 III 1799), la cui guarnigione
è catturata quasi interamente (3.500-4-5.000 uomini) ed è giustiziata
insieme ai prigionieri di El Arish a causa della penuria di viveri. Anche a Jaffa
è trovato un ricco magazzino, ma le truppe francesi sono colpite da una
violenta epidemia di peste.
L’avanzata prosegue con l’investimento di San Giovanni d’Acri (16 III, odierna Akka),
munita di artiglierie navali inglesi, difesa da Ahmed “el-Djezzar” con una forte
guaringione, l’appoggio della flotta inglese guidata dall’ammiraglio Sidney Smith e
con l’emigrato francese Antoine de Ph&eacutE;lippeaux (già rivale di Napoleone
alla scuola militare di Brienne).
La flottiglia francese che trasporta il parco d’assedio è catturata dalla flotta
inglese a Capo Carmelo (18 III).
I francesi procedono con i lavori d’approccio, lanciano alcuni assalti per una ventina
di giorni, sconfiggono un esercito di soccorso presso il monte
Tabor (16 IV 1799) e sono raggiunti via terra dall’artiglieria
d’assedio da Jaffa.
La resistenza incontrata e la peste costringono tuttavia a togliere l’assedio (20 V).
Tra i caduti ci sono l’aiutante generale Grésieux (di peste) ed il generale
Maximilien Cafarelli du Falga.
La ritirata avviene penosamente. A Jaffa 25 appestati sono avvelenati con l’oppio
affinché non cadano prigionieri (24 V). Il medico Nicolas Renée;
Desgenettes si inietta il virus della peste per dare coraggio ai soldati (vive altri
38 anni).
Il rientro al Cairo avviene a metà aprile con 40 cannoni nemici catturati, 50
bandiere e 6-10.000 prigionieri, al prezzo di 600 caduti di peste, 1.200 caduti nei combattimenti e 1.800 feriti.
La Fine della Spedizione in Egitto.
Napoloene è costretto a lasciare il Cairo (14 VII) per il ritorno di Murad Bey
nel Basso Egitto, ma il giorno successivo è avvisato che un corpo di spedizione
turco è sbarcato presso Alessandria (11 VII), quindi cambia obiettivo, raggiunge
i turchi sbarcati e li sconfigge ad Abu-Qir (23 VIII).
La vittoria di Abu-Qir è l’ultima impresa di Napoleone in Oriente. La situazione
politica europea (gli inglesi gli inviano la gazzetta francese di Francoforte del
10 giugno) gli consiglia infatti di salpare (23 VIII) con una piccola squadra navale
(2 fregate e 2 piccole navi) e rientrare in Provenza (9 X) sfuggendo alle navi inglesi
dell’ammiraglio Sydney-Smith. Con lui rientrano Berthier, Marmont, Murat, Lannes,
Andreossi, Monge e Berthellot.
In Adriatico i turchi occupato le isole Ionie (1799).
Il rientro di Napoleone non segna la fine dell’occupazione francese dell’Egitto.
Desaix riporta su Murad le vittorie di Sédiman, Samanhut, che gli frutta la provincia di Fayum,
e su Osman Hassan a Luxor, presso le rovine di Tebe. Beliard con 1.000 uomini sconfigge 10.000
mamelucchi ed arabi a Benhut.
Il generale Jean Baptiste Klèber assume il comando e tiene testa abilmente alle
armate nemiche ed agli insorti, fino al suo assassinio da parte di un volontario
mamelucco (14 VI 1800).
Gli succede il generale Jacques François de Menou, e solo dopo che Napoleone ha
costretto gli austriaci alla pace di Lunéville (9 II 1801), 17.000 anglo-turchi
guidati da Keith e Abercromby sbarcano ad Abu-Qir (8 III 1801), entrano al Cairo
(23 VI), ad Alessandria (31 VIII) e costringono i francesi alla resa.
Con il trattato di el-Arich (2 IX 1801) i francesi, i cui effettivi sono ridotti alla
metà, rientrano in patria su navi inglesi.
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