IL COLOMBO DI MARE (racconto estratto dal romanzo Il Colombo Divergente, di Carlo Menzinger)


Tre navi nella bonaccia alla ricerca di una nuova via che faccia giungere ancora copiosa la fragranza delle spezie al naso d'un occidente soffocato, già nella propria culla, dal peso della voluttuosa leggerezza del lusso. Novanta uomini ai bordi dell'infinito. Novanta uomini ai limiti dell'ignoto.
Alle vostre spalle una terra per alcuni ingenerosa, davanti una sorte sconosciuta, celata dal gran deserto d'acqua che v'attende. Tre navi pronte a solcare un sogno. E non un filo di vento. Anni di attese e di insistenze, di testardaggini e di disillusioni sono ora qui, concentrati in queste vele fiacche. Contro l'indifferenza degli elementi le due caravelle e la nao, infine, si muovono. E' la tua ostinazione, Cristoforo, a soffiare nelle vele. Il canale del Padre Santo scivola pigramente attorno a voi e vi ritrovate in mare aperto.

Finalmente ecco il vento! Ma è un vento avverso. Infausto auspicio? Questo viaggio non s'ha da fare!? Tesate le vele triangolari e bracciate i pennoni delle quadre, avviandovi verso sud con andatura di bolina. In sei giorni vi trovate nelle acque delle Canarie. Nonostante i cattivi presagi iniziali, il viaggio procede spedito quando una bestemmia rompe l'incanto: è Rafael Sermiento. Si è sfilato il timone della Pinta che beccheggia, oscillando inconsultamente. Martin Alonzo e Francisco Pinzon sbarcati dalla loro caravella arrivano da te come nere furie dagli occhi di sangue. "Qui ci sono dei sabotatori" ringhia Francisco "l'avevo detto! Quel timone non può essersi sfilato da solo. Qualcuno non vuol vederci superare le Canarie".
"Qualcuno?" lo provochi. Francisco non risponde ma sai bene cosa pensa. I Pinzon sono convinti, e non ne fanno mistero, che l'armatore della Pinta, Cristobal Quintero, abbia paura di arrischiare la propria nave in acque sconosciute e che cerchi di escluderla dalla spedizione. L'ipotesi ti pare possibile ma hai altri sospetti. In troppi non ti vorrebbero veder partire.
Martin Alonzo e Francisco Pinzon, capitano e governatore della Pinta, sempre più simili a torve Erinni che a candide Eumenidi, calano nella scialuppa e tornano verso la loro caravella. Le loro allusioni troppo evidenti non vengono gradite ed è sfiorata la rissa. Parole pesanti si levano in aria e ricadono come sonori ceffoni sulle orecchie dei marinai. Le mani dell'uno si stringono sulle camice dell'altro. Gli occhi lanciano saette appuntite come spade che cozzano tra loro fragorosamente. Tu, Colombo di Pace, salito a bordo come un angelo bianco, come un piccolo Dio, come uno scontato deus ex machina, come un antico padrone d'uomini, riesci a placarli. La tua voce si alza sopra quella dei marinai e si riversa come acqua sul fuoco smorzandone gli ardori. Gli occhi dei contendenti, prima di brace, si stemperano in cieco carbone.
Il timone viene riparato alla meno peggio in attesa di ricevere una miglior sistemazione alle Canarie. Ma l'Oceano non è clemente e ti ritrovi a guardare la Pinta, nuovamente priva di controllo, perdersi tra i cavalloni come una giumenta ebbra in calore, senza poter far nulla per salvarla mentre tu stesso, rimpiangendo ormai la calma piatta della partenza, cerchi di domare gli elementi imbizzarriti. Persa di vista la caravella, cerchi approdo, non senza difficoltà, alla Gran Canaria, dove vi trattenete fin tanto che non vi giunge notizia di una caravella disponibile a Gomera.

Questo nome stimola la tua fantasia? Ricordi bene la bella governatrice di Gomera, incontrata a Santa Fè. Cosa vai a fare a Gomera? Cerchi una nave o il suo sorriso, i suoi riccioli neri, la sua forte figura di donna emancipata? A Santa Fè il vostro non fu solo un rapporto di affari. Beatrice di Bobadilla è una che ama condurre le danze. Era giovane, vedova, bella e potente. Fu lei a sedurti, fu lei a provocarti, ad eccitare il tuo desiderio e poi ad allontanarti, non senza però aver dato, grazie alle sue conoscenze, il suo contributo al tuo grande sogno. Beatrice, infatti, era stata la compagna di giochi niente meno che della Regina Isabella quando questa, ancora bambina, viveva lontano dalla corte, ad Arevalo, in una sorta di dorato esilio dal quale ancora non poteva immaginare di rientrare tanto felicemente.

Beatrice non è stata la tua prima donna ma quanto era più esperta di te! Ti sentivi quasi in soggezione di fronte alla sua arte e… la fuggisti appena possibile. Amavi, in ogni cosa, condurre il gioco. Non eri abituato a lasciarti guidare. Non eri abituato a tanta spregiudicatezza. Ma ancora non l'hai dimenticata. I suoi occhi ancora ti bruciano l'anima. La tua carne ancora arde là dove ti ha sfiorato ogni volta che ripensi alle sue mani, alle sue labbra. Ai suoi sguardi di fiera inaddomesticabile. E a volte rimpiangi di esser fuggito via. Ed anche in questi giorni che sei nella sua isola, che ti pare di respirarne il profumo in ogni fiore, di vederne la figura in ogni ombra, soffri la sua mancanza. Rimpiangi di non aver lasciato che entrasse maggiormente nella tua vita e vorresti che tornasse per colmare quel vuoto. Ma a Gomera non scorgi le morbide spalle della governatrice, né trovi la nave che cerchi e fintanto che la Pinta non riappare nel porto di Las Palmas non puoi far altro che aspettare e fantasticare su un'isola lontana, misterioso fantasma d'Atlantide, che la gente di Hierro, l'isola più ad ovest delle Canarie, dice di scorgere all'orizzonte quando il tempo è favorevole. Poi percepisci che non è vero. Che non hai bisogno di lei. Che non la desideri. Che la tua vita con lei sarebbe stata annientata. Che con lei non saresti più stato veramente te stesso. Cristoforo non ha bisogno di donne che ne pervadano l'esistenza, ti scopri a pensare.

Le tue donne sono ombre nella sera, pronte a sparire con il sole al tramonto. Giorno per giorno. Una donna sola. Una donna per tutta la vita. Una donna che sia la tua vita. Una donna cui donare la tua vita. Una donna che ti doni la sua vita. Niente di tutto ciò ti interessa. Così cerchi di illuderti, d'illudere il dolore del tuo distacco da quella donna di cui veramente non puoi fare a meno.

Tutto ciò per te ha il suono claustrofobico delle catene e tu sei un animale selvaggio che in gabbia s'immalinconisce e muore. Sei una fiera che ha bisogno di grandi spazi per correre, esplorare e cacciare. Sei un marinaio e la tua sposa ha il passo ondoso del mare. Così cerchi di dipingerti, fiero nella tua solitudine di lupo di mare.

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