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Campagna di Russia (1812)

Guerre Napoleoniche

L’Espansione dell’Impero.

Poiché lo Czar Alessandro I sposta truppe ai confini del granducato di Varsavia, chiede a Napoleone una dichiarazione ufficiale che non intende restaurare lo stato polacco, non persegue con decisione il Blocco Continentale ed infine impone forti tariffe doganali alle merci francesi, soprattutto quelle di lusso (5 I 1811), Napoleone decide di riaprire la guerra contro la Russia.

I Preparativi per la Campagna di Russia.
La Francia mobilita 250.000 reclute della classe 1790 (XII 1810 - II 1811) ed il primo contingente di 120.000 uomini della classe 1791 (23 XII 1811). La Guardia Nazionale è organizzata in tre classi d’età (13 III 1811) dai 20 ai 25 anni, dai 26 ai 40 e dai 40 ai 60, per svolgere compiti di servizio in tutto l’impero. Il primo bando fornisce 88 coorti di fanteria ed artiglieria per un totale di 60.000 uomini (17 III 1811).
I reggimenti ricevono un nuovo tipo di bandiera (1811) con la lista delle grandi battaglie alle quali a partecipato tra Ulma, Austerlitz, Jena, Eylau, Friedland, Eckmühl, Essling e Wagram (sono utilizzate fino alla sconfitta del 1815). L'aquila imperiale è assegnata solo ai primi battaglioni.
L'artiglieria ammonta ad 8 reggimenti a piedi (9 nel 1813), 6 reggimenti a cavallo, 2 di pontonieri ed 8 battaglioni di treno (1810), più i 2 reggimenti a piedi ed uno a cavallo della guardia.
Sono predisposti magazzini per la marcia fino al Niemen più viveri ed acquavite su carri per altri 20 giorni di marcia e negli zaini per altri 4 giorni, oltre alle mandrie di bovini al seguito. In totale sono previsti 80.000 quadrupedi per i reparti di cavalleria, 30.000 per quelli d’artiglieria, 20.000 per i carriaggi. Sono allestiti 20 battaglioni di treno ed è nominato un ammiraglio per i trasporti fluviali. Danzica è rafforzata mentre Stettino è approntata come piazza di deposito.
Il I° C.A. (Davout), oltre il Reno dal 1809 con compiti di sorveglianza, è portato a 120.000 uomini (autunno 1811) e riceve l’incarico di coprire il raggruppamento delle truppe sull’Oder e sull’Elba.
Alla guerra contro la Russia si uniscono l’Austria (14 III 1812), che raduna presso Leopoli 30-34.000 uomini guidati dal feld-maresciallo Karl Philipp Schwarzenberg, e la Prussia (24 III 1812), che fornisce 50.000 uomini guidati dal feld-maresciallo Hans David Ludwing York. Bernardotte principe di Svezia invece si allea alla Russia (24 III 1812).
La Grande Armeé è ricostruita (III 1812) su 13 Corpi d’Armata pari a 43 divisioni di fanteria (292 battaglioni, dei quali 155 alleati) e 17 brigate di cavalleria (347 squadroni, dei quali 160 alleati) per un totale di 510.000 uomini, 15.000 cavalli, 130.000 quadrupedi, 950-1.300 cannoni ed 8.000 carri. Nei reggimenti francesi sono incorporati belgi, olandesi, italiani, dalmati, svizzeri e tedeschi delle regioni annesse all’Impero. In particolare i reparti di piemontesi, genovesi, parmigiani e toscani ammontano a 40 battaglioni e 30 squadroni mentre i reparti del regno d’Italia ammontano a 24 battaglioni e 20 squadroni.
Sono inoltre presenti truppe alleate napoletane, bavaresi, sassoni, prussiane, austriache, spagnole, portoghesi, tedesche della Confederazione del Reno e polacche (nessun corpo d’armata è esclusivamente francese).
La disposizione dell'armata francese è la seguente (III-IV 1812):


L’Invasione.
Lasciata Saint Cloud (9 V), Napoleone giunge in Sassonia, a Dresda (17 V), dove si trattiene alcuni giorni con i principali sovrani europei, compreso il suocero Francesco II d’Asburgo. Da Dresda sono emanati gli ordini d’avvicinamento alla frontiera russa (21-26 V).
Le informazioni dicono che le armate russe sono separate tra loro dalle vaste paludi di Polesie:

Il piano di Napoleone prevede l’avanzata su tre direttrici principali (dal 26 V al 6 VI, da giugno dovrebbe essere disponibile l’erba per i cavalli ed il bestiame):

L’invasione inizia come previsto:


La Manovra di Wilno.
La dieta di Varsavia proclama la restaurazione del regno di Polonia (26 VI). Il grosso raggiunge Wilno (28 VI), capitale della Polonia russa, ed è bene accolto dalla popolazione. Le truppe russe sono segnalate in fase di concentramento. Napoleone rimane inspegabilmente 17 giorni a Wilno, poi cerca di ingaggiare uno dei corpi russi:

La manovra è stata ostacolata dal maltempo, dalle difficoltà logistiche e dall’ottimo impiego da parte russa dei cosacchi per disturbare il nemico e nascondere i propri movimenti. Davout raggiunge Minsk (5 VII) ma non trova traccia di Bagratiòn, che si è ritirato con ampio giro per Koidonow e Nesviž (a sud-ovest) a Bobrujsk (est), dove oltrepassa la Beresina (9 VII).
Il centro dell’armata (esclusi quindi i C.A. X°, VII° ed il Corpo Austriaco) è ridotto a circa 250.000 combattenti a causa delle malattie e delle diserzioni, queste avvengono soprattutto tra i tedeschi. Al comando del VIII° C.A. (Westfaliani), Napoleone sostituisce Vandamme, troppo prudente nell’inseguire Bagràtion, con Junot.
I rifornimenti, soprattutto la carne, giungono regolarmente da Kaunas a Wilno grazie alle buone condizioni meteorologiche ed all’ottimo servizio di navigazione. L’erba fresca invece causa un’alta mortalità tra i quadrupedi, ed in pochi giorni 100 pezzi d’artiglieria, 400 cassoni e migliaia di carri sono inutilizzabili. La perdita di cavalcature colpisce anche i reparti di cavalleria, riducendone alcuni fino a 3/4 degli effettivi. Dalla Curlandia, Macdonald invia qualche migliaio di cavalli ben acclimatati.
Per la macinazione sono ideati mulini portatili azionati dall’uomo, ordinandone la costruzione in Germania, ma giungono all’armata a Mosca alla vigilia della ritirata, inoltre mancano i forni.

I Primi Combattimenti.
Napoleone intende ancora approfittare della divisione delle forze russe.

Murat, seguito da Eugene e Napoleone, procede per Vitsebsk ingaggiando violenti combattimenti presso Ostrowno (25-27 VII) contro con il generale Ostermann, distaccato da Barclay. I francesi entrano a Vitsebsk (28 VII) e nei giorni successivi presso Suray e Mogilev, tra la Dvina ed il Dnieper, sono raccolti la Guardia Imperiale, i C.A. I° (Davout), III° (Ney), IV° (italo-francesi di Eugene), V° (polacchi di Poniatowski), VII° (sassoni di Reynier) e la Riserva di Cavalleria al completo.
Barclay raggiunge Bagratiòn a Smolensk (4 VIII) mentre a nord Wittgenstein passa sulla sinistra della Dvina e sconfigge i 60.000 uomini di Oudinot, in soccorso del quale è inviato il VI° C.A. (bavaresi di Saint-Cyr).
I combattimenti locali proseguono con esito alterno: Legrand sconfigge Loulniew a Jakubowo (30 VII), il II° C.A. (Oudinot) ottiene la rivincita su Wittgenstein a Polosk (1 VIII), i russi sbaragliano una divisione francese a Inkovo (8 VIII), sul fronte sud il Corpo Austriaco (Schwarzenberg) sconfigge Tornàsof a Gorodeczna (12 VIII).

Oltre il Dniepr.
I francesi passano in forze il Dniepr sui ponti di Mogilev ed Orša più quattro ponti gettati presso Rossasna.
Murat con 3 Corpi di Cavalleria giunge davanti Krasnyj, dove si scontra con una divisione russa lasciata a sorvegliare la sinistra del Dniepr e che resiste tenacemente (14 VIII), poi prosegue fino a Smolensk (16 VIII) dove trova 200.000 russi di Baclay, Tolly e Bagratiòn fortificati davanti alla città, è raggiunto dal III° C.A. (Ney), ed il giorno seguente dai C.A. I° (Davout) e V° (polacchi di Poniatowski).
I russi ripiegano oltre il Dnieper coperti dalle fortificazioni di Smolensk, che è presa a forza dalle divisioni Friant, Gudin e Morand (18 VIII). I difensori incendiano la città e fanno saltare i ponti. Murat fa riparare uno dei ponti, passa con parte delle forze a guado (19 VIII) ed insiste nell’inseguimento verso nord con la cavalleria ed il III° C.A. (Ney).
Junot con l’VIII° C.A. (westfaliani) riceve l’ordine di avanzare a Pruditchevo per interdire la strada per Mosca ma si ferma a causa della presenza della cavalleria russa, senza impegnarsi in combattimento, è quindi esonerato dal comando e sostituito da Rapp.
Barclay per Pruditchevo (nord) ripiega verso Mosca (est). La sua retroguardia è raggiunta presso Gora Volutina dai C.A. I° (Davout) e III° (Ney), le cui divisioni Razout, Ledru e Marchand per quattro volte conquistano e perdono le posizioni russe. Gudin carica in testa alla propria divisione ma resta tra i caduti. Da parte russa è catturato il generale Toutchkoff.
Sul fronte sud Tornàsof è sconfitto dal VI° C.A. (bavaresi Saint-Cyr) presso Polotsk (18 VIII), incalzato dal Corpo Austriaco (Schwarzenberg) e deve ripiegare da Pruzana a Luck, in Volinia. Saint-Cyr si guadagna il bastone di maresciallo.
Le retrovie sono infestate dai cosacchi, favoriti dalla popolazione, che bloccano in particolare Vitebsk. Il territorio tra questa città e Smolensk è affidato alla 15a divisione (italiani del generale Pino). Sono inoltre in arrivo il IX° C.A. (Victor, 34.000 uomini freschi), che passa il Niemen, ed l’XI° C.A. (Augereau, 50.000 uomini), in procinto di attraversare la frontiera.
La linea di comunicazione francese è fissata per Orša, Minsk e Wilno. La situazione dei viveri si è stabilizzata, ma mancano medicinali e materiale sanitario (ci sono alcuni casi di vaiolo) e soprattutto c’è penuria d’acqua. L’insolito caldo è fastidioso per i francesi come per i russi.

La Battaglia della Moskova.
L’avanzata francese verso Mosca riprende a piccole tappe (25 VIII). L’avanguardia comprende la Riserva di Cavalleria al completo (Murat) ed il I° C.A. (Davout) ed è seguito dai C.A. III° (Ney), IV° (italo-francesi di Eugene), VIII° (westfaliani di Junot) raccolti.
Giornalmente avvengono combattimenti con la retroguardia russa, presso Smolensk, Vyazma, Gjatsk. Sono trovate ridotte e cumuli di legname bruciato. Barclay è sostituito dal feld-maresciallo Michele Ilarionovic Golenitchev Kutùsof che inizia a fortificare la zona ondulata e parzialmente boscosa della Moskova presso Borodino.
Napoleone fa occupare dalla divisione Companas, del I° C.A. (Davout), una ridotta a sud di Schwaradin (5 IX), difesa tenacemente dalla 27a divisione russa con 12 cannoni, che ripiega solo all’arrivo del V° C.A. (polacchi di Poniatowski).
Dopo un giorno di preparativi (6 IX), i francesi attaccano le posizioni avversarie presso Borodino (7 IX) che riescono a conquistare dopo dura lotta. I russi riescono a ritirarsi con gran parte dell’armata.
La Grande Armée (82.000 uomini, tra i quali 30.000 italiani) entra a Mosca (14 IX), quasi interamente incendiata dai russi, ma neppure questo successo è decisivo.
I russi rimangono a Krasnie Pakhara (17-26 IX), dove ricevono in rinforzo l’Armata del Danubio (53.000 uomini) che porta i loro effettivi a 110.000 uomini, poi Kutùsof ripiega a Tarutino (2 X) da dove minaccia le retrovie francesi, che fa devastare dai cosacchi. A nord i 50.000 russi del corpo di Wittgenstein avanzano da Riga e da Polatsk mentre a sud l’Armata di Moravia (Tornàsof, 65.000 uomini) respinge il Corpo Austriaco (Schwarzenberg) fino oltre Brzesc. Napoleone chiede di trattare ma lo Czar Alessandro I rifiuta.

La Ritirata di Russia.
Cade la prima neve (13 X). Murat respinge i russi da Wenkowo (17 X) ma la situazione logistica, militare, climatica e diplomatica obbliga la Grande Armée ad abbandonare Mosca (19-23 X), protetta dalla Giovane Guardia (Mortier), ed a ripiegare per Krasnie Pokhra e Naro Fominsk. Il Kremlino, sopravvissuto all’incendio, è fatto saltare.
Kutùsof elude abilmente Murat ed attacca il fianco della colonna francese a Malo-Yaroslawetz (23 X) ma è respinto dal IV° C.A. (italo-francesi del principe Eugene). Russi e Francesi si fronteggiano sul campo di battaglia di Malo-Yaroslawetz (25 X) e Napoleone per poco non è catturato dai cosacchi. Kutùsof ripiega (26 X) ed i francesi a loro volta riprendono la ritirata, molestati dai cosacchi.
Il "Generale Inverno" anticipa la sua discesa in campo ostacolando la marcia e compromettendo gravemente la situazione logistica. La temperatura scende a 4° sotto zero.
La ritirata deve essere deviata verso Mojaisk (26 X) ed è eseguita in 4 scaglioni, affidati a Murat, Ney, Eugene e Davout, per mezze tappe e su un’unica strada, fiancheggiati da quello che resta della cavalleria, ridotta dal freddo e dalla denutrizione.
Dopo una giornata di maltempo con una tempesta di vento e neve (2 XI), Kutùsof spezza la colonna interponendo i generali Miloradowitz e Raeffskoi con 25.000 uomini tra Eugene e Davout da Sut a Vyazma (3 XI). La Guardia Italiana torna indietro, occupa le alture che dominano la sinistra russa ed iniziano l'attacco per riaprire la strada all'aretroguardia. Dall'altro lato Davout respinge i russi, appoggiati a sinistra ad un bosco. Miloradowitz tenta invano di aggirare le ali avversarie con la cavalleria. Ney frattanto contiene Raeffskoi ed invia un reggimento di cavalleria oltre Wiasma, alle spalle di Miloradowitz. Dopo cinque ore di sanguinosi combattimenti l'ala destra russa è respinta dietro l'Ulitza perdendo il contatto con l'ala sinistra, che quindi ripiega. La strada della ritirata rimane aperta e la marcia è disturbata solo dai cosacchi.
Il ciglione del fiume Woop, presso Smolensk, obbliga la Eugene ad abbandonare 1.200 cavalli, 60 pezzi d’artiglieria e tutti i bagagli (9 XI).
Le retrovie rischiano di essere occupate dal nemico: A nord Wittgenstein sconfigge i C.A. II° (Oudinot) e VI° (bavaresi di Saint-Cyr) a Polatsk (19 X) costringendoli a ripiegare rispettivamente su Wilno e Kamen. I russi prendono Vitsebsk con i preziosi magazzini. A sud a Tornàsof si unisce l’ammiraglio Tchichagov con 10.000 uomini giunti dalla frontiera turca, insieme avanzano su Minsk fronteggiando il Corpo Austriaco (Schwarzenberg) e minacciano alle spalle il IX° C.A. (Victor) arrivato alla Berezina. Altre unità russe dalla Volinia minacciano Moriz.
Kutùsof sorpassa la Grande Armée, ferma a Smolensk, e la precede a Krasni. I 45.000 uomini abili rimasti lasciano Smolensk (13 XI) in quattro scaglioni guidati da Poniatowski, Napoleone (a piedi, con la Guardia), Eugene, Davout e Ney, e si aprono la strada verso Krasni con durissimi combattimenti. Ney con 30.000 uomini rimane isolato, passa sulla destra del Dniepr gelato e raggiunge il grosso a Orša, dove la Grande Armée è nuovamente raccolta (19 XI). La temperatura scende a 27° sotto zero (15-30 XI) uccidendo 30.000 cavalli.
Gli altri corpi francesi tengono aperta la via di ritirata. Il II° C.A. (Oudinot) trattiene Wittgenstein che avanza verso la Berezina; Tchichagov occupa Borisov (22 IX) e distrugge il ponte sulla Berezina prima di esserne cacciato (24 IX) dal IX° C.A. (Victor) che cattura 2.000 prigionieri, 6 artiglierie e 500 carri.
Napoleone finge di voler passare la Berezina a Borisov, poi devia per Studziancka dove fa erigere tre ponti di cavalletti e passa il fiume (26-27 IX) abbandonando numerosi feriti. Le truppe di Victor passano per ultime incalzate dai cosacchi ed incendiano i ponti. I francesi si aprono la strada combattendo (28 IX). Kutùsof non permette ai suoi di impegnarsi a fondo.
Napoleone cede il comando a Murat (5 XII), lascia l’armata segretamente e si affretta a Parigi annunciando il disastro nel 29° bollettino, dove specifica che "La Salute di Sua Maestà Non è Mai Stata Migliore". Murat raggiunge Wilno (9 XII). Al passaggio del Niemen, a Kaunas (10-12 XII), i sopravvissuti sono 23.000. I caduti e prigionieri della campagna ammontano quindi a circa 500.000 uomini.
York, con la convenzione di Tauroggen (30 XII), e Schwarzenberg concludono accordi separati con i generali russi e rientrano con le loro truppe rispettivamente in Prussia ed in Austria.
A Poznan Murat cede il comando ad Eugene (17 I) che porta i resti della Grande Armée oltre l’Oder e raggiunge Berlino (21 II).

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