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L’Espansione dell’Impero.
Papa Pio VII reclama i territori delle Legazioni (Romagna), rifiuta di convalidare i vescovi nominati
dall’Imperatore e non chiude i porti alle navi inglesi. Napoleone rompe le trattative (9 I 1808), fa occupare gli Stati Pontifici,
li unisce all’impero (decreto di Vienna, 27 V 1809) ed è quindi scomunicato da papa Pio VII (11 VI 1809). Il papa è
imprigionato a Grenoble (6 VII), poi a Savona (15 VIII), a Fontainebleau (20 VI 1812) ed è costretto ad accettare un nuovo
concordato (25 I 1813). Numerosi vescovi francesi contrari all'impero ed al concordato esulano in Inghilterra.
Napoleone divorzia da Joséphine Beauharnais (15 XII 1809) e sposa per procura Maria Luisa d’Austria,
figlia dell’imperatore Francesco II (Vienna, 11 III 1810), che gli dà il suo primo ed unico figlio legittimo (20 II 1811),
nominato Re di Roma.
All’impero francese sono annessi il regno d’Olanda (9 VII 1810), le Città Anseatiche,
parte della Westfalia, il Vallese (10 XII 1810), il granducato di Oldenburg (rivendicato anche dallo
Czar Alessandro I) e la Catalogna. Parte del Tirolo è ceduto dalla Baviera al Regno d’Italia.
I reggimenti olandesi sono incorporati nell'esercito francese numerandoli da 123 a 126 (1810).
La Luisiana, ultima colonia francese in Nordamerica, è venduta agli Stati Uniti 5 cent per ettaro
(1810). Oggi è l’unico stato americano con diritto non anglosassone.
Charles Bernardotte è eletto principe ereditario del regno di Svezia (1810).
Poiché lo Czar Alessandro I sposta truppe ai confini del granducato di Varsavia, chiede a
Napoleone una dichiarazione ufficiale che non intende restaurare lo stato polacco, non persegue con decisione il Blocco
Continentale ed infine impone forti tariffe doganali alle merci francesi, soprattutto quelle di lusso (5 I 1811), Napoleone decide di
riaprire la guerra contro la Russia.
I Preparativi per la Campagna di Russia.
La Francia mobilita 250.000 reclute della classe 1790 (XII 1810 - II 1811) ed il primo contingente di 120.000 uomini della classe 1791
(23 XII 1811). La Guardia Nazionale è organizzata in tre classi d’età (13 III 1811) dai 20 ai 25 anni, dai 26 ai 40 e
dai 40 ai 60, per svolgere compiti di servizio in tutto l’impero. Il primo bando fornisce 88 coorti di fanteria ed artiglieria per un
totale di 60.000 uomini (17 III 1811).
I reggimenti ricevono un nuovo tipo di bandiera (1811) con la lista delle grandi battaglie alle
quali a partecipato tra Ulma, Austerlitz, Jena, Eylau, Friedland, Eckmühl, Essling e Wagram
(sono utilizzate fino alla sconfitta del 1815). L'aquila imperiale è assegnata solo ai
primi battaglioni.
L'artiglieria ammonta ad 8 reggimenti a piedi (9 nel 1813), 6 reggimenti a cavallo, 2 di pontonieri
ed 8 battaglioni di treno (1810), più i 2 reggimenti a piedi ed uno a cavallo della guardia.
Sono predisposti magazzini per la marcia fino al Niemen più viveri ed acquavite su carri per altri 20 giorni di marcia e negli
zaini per altri 4 giorni, oltre alle mandrie di bovini al seguito. In totale sono previsti 80.000 quadrupedi per i reparti di cavalleria,
30.000 per quelli d’artiglieria, 20.000 per i carriaggi. Sono allestiti 20 battaglioni di treno ed è nominato un ammiraglio per i
trasporti fluviali. Danzica è rafforzata mentre Stettino è approntata come piazza di deposito.
Il I° C.A. (Davout), oltre il Reno dal 1809 con compiti di sorveglianza, è portato a 120.000 uomini (autunno 1811) e riceve
l’incarico di coprire il raggruppamento delle truppe sull’Oder e sull’Elba.
Alla guerra contro la Russia si uniscono l’Austria (14 III 1812), che raduna presso Leopoli 30-34.000 uomini guidati dal
feld-maresciallo Karl Philipp Schwarzenberg, e la Prussia (24 III 1812), che fornisce 50.000 uomini guidati dal feld-maresciallo
Hans David Ludwing York. Bernardotte principe di Svezia invece si allea alla Russia (24 III 1812).
La Grande Armeé è ricostruita (III 1812) su 13 Corpi d’Armata pari a 43 divisioni di fanteria (292 battaglioni,
dei quali 155 alleati) e 17 brigate di cavalleria (347 squadroni, dei quali 160 alleati) per un totale di 510.000 uomini, 15.000 cavalli,
130.000 quadrupedi, 950-1.300 cannoni ed 8.000 carri. Nei reggimenti francesi sono incorporati belgi, olandesi, italiani, dalmati,
svizzeri e tedeschi delle regioni annesse all’Impero. In particolare i reparti di piemontesi, genovesi, parmigiani e toscani ammontano
a 40 battaglioni e 30 squadroni mentre i reparti del regno d’Italia ammontano a 24 battaglioni e 20 squadroni.
Sono inoltre presenti truppe alleate napoletane, bavaresi, sassoni, prussiane, austriache, spagnole, portoghesi, tedesche della
Confederazione del Reno e polacche (nessun corpo d’armata è esclusivamente francese).
La disposizione dell'armata francese è la seguente (III-IV 1812):
Il X° C.A. (Macdonald, 32.000 uomini) è formato da 20.000 prussiani e da una divisione polacca.
Prende posto all’ala sinistra presso Königsberg.
Il V° C.A. (Poniatowski, 50.000 uomini) è formato da sassoni e polacchi. È a sud del
precedente lungo la Vistola, con una divisione a Danzica.
Il I° C.A. (Davout, 70.000 uomini) comprende 5 divisioni di fanteria, 3 brigate di cavalleggeri. È
sull’Oder, presso Stettino, poi avanza sulla Vistola tra Danzica e Torun (metà IV).
Il VII° C.A. (Reynier) è formato da sassoni e comprende 2 divisioni di fanteria (7.000 uomini) ed una
brigata di cavalleggeri. Si trova sull’Oder a sud del precedente, presso Guben, in appoggio ai polacchi, poi si avvicina a Varsavia
(metà IV).
I C.A. II° (Oudinot duca di Reggio, 42.000 uomini), compresa la divisione Merle con 12 battaglioni svizzeri (pari a 9.000
uomini), III° (Ney, 40.000 uomini) e VI° (Saint-Cyr), formato da bavaresi, sono sull’Elba, tra Magdeburgo e Dresda, poi avanzano
sull’Oder (metà IV).
L’VIII° C.A. (Jerôme re di Westfalia, 89.000 uomini) è formato da Westfaliani ed tedeschi. Si
trova sull’Elba con i precedenti, poi supera l’Oder e avanza verso Varsavia (metà IV).
Il IV° C.A. (Eugene Beauharnais vicerè d’Italia, 72-80.000 uomini) comprende la Guardia Reale Italiana
(il bresciano Teodoro Lechi), una divisione italiana (la 15a, guidata dal milanese Domenico Pino), due divisioni francesi ed una
brigata di cavalleggeri. Passa le Alpi (fine II) e avanza per la Franconia verso Dresda.
I C.A. IX° C.A. (Victor) e XI° (Augereau) sono in via di formazione, composti in gran parte da truppe
straniere, ed hanno il compito di sorvegliare le retrovie e le coste. Una divisione napoletana (7.000 uomini) raggiunge il XI° C.A. in
agosto.
La riserva di cavalleria (Gioacchino Murat re di Napoli) ammonta a 4 corpi per un totale di 11 divisioni.
La Guardia Imperiale ammonta a 40.000 uomini guidati dai marescialli Lefebvre, Mortier e Bessières, ed
giunge sull’Oder (metà IV).
L’Invasione.
Lasciata Saint Cloud (9 V), Napoleone giunge in Sassonia, a Dresda (17 V), dove si trattiene alcuni giorni con i principali sovrani
europei, compreso il suocero Francesco II d’Asburgo. Da Dresda sono emanati gli ordini d’avvicinamento alla frontiera russa
(21-26 V).
Le informazioni dicono che le armate russe sono separate tra loro dalle vaste paludi di Polesie:
La 1a Armata Occidentale, guidata dal generale lituano Michel Barclay de Tolly (di origine scozzese), è
formata da 6 C.A. e 3 corpi di cavalleria (compresi 16 reggimenti di cosacchi) per un totale di 127-130-150.000 uomini. è
a nord delle paludi di Polesie, distesa su 400 Km dalla Lituania, lungo il Niemen per Tilsit (odierna Sovetsk) fino a Kaunas, poi a
sud fino a Slonim. Il quartier generale è a Wilno.
La 2a Armata Occidentale, guidata dal georgiano generale principe Pietro Bagration, è formata da 2 C.A.
e da un corpo di cavalleria per un totale di 37.000 uomini (60.000 in altre fonti). è a sud delle paludi di Polesie, presso Luck,
nella fertile Volinia, con quartier generale a Slonim.
l’Armata di Riserva, guidata dal generale Tornàsof, ammonta a 5 divisioni di fanteria e 2 di cavalleria
per un totale di 30-40.000 uomini. è diretta dal basso Danubio in Voilinia per unirsi a Bagration.
All’interno la difesa è integrata dalle due piazzeforti di Drissa, sulla Dvina, e di Borisov, sulla Berezina,
erette nel 1811.
Il piano di Napoleone prevede l’avanzata su tre direttrici principali (dal 26 V al 6 VI, da giugno dovrebbe essere disponibile l’erba
per i cavalli ed il bestiame):
A nord Napoleone con la Guardia Imperiale, i C.A. I° (Davout), II° (Oudinot), III° (Ney), X° (Macdonald), i
Corpi di Cavalleria 1°, 2° e 3° (pari a 30.000 cavalieri) ed il Corpo Prussiano (York), per un totale di 250.000 uomini, avanza per
Allestein al basso Niemen, raggiungere Wilno (Vilnius, in Lituania) e minacciare il fianco destro russo.
Al centro il principe Eugene con i C.A. IV° (italo-francesi) e VI° (bavaresi di Saint-Cyr), per un totale di
67.000 uomini, deve avanzare fino al Narew ed ai Laghi Mansuri per assicurare il collegamento delle ali ed eventualmente attirare i
russi in avanti, affinché Napoleone possa schiacciarli sulle paludi del Polesie.
A sud Jerôme re di Westfalia con i C.A. VIII° (westfaliani), V° (sassoni e polacchi di Poniatowski), VII°
(sassoni di Reynier) ed il 4° Corpo di Cavalleria, per un totale di 110.000 uomini, da Varsavia deve raggiungere il Narew e tenere
impegnata l’armata russa a sud, fiancheggiato dal Corpo Austriaco (Schwarzenberg) che punta su Lublino.
L’invasione inizia come previsto:
Il grosso avanza al riparo della foresta di Wolkovysk ed occupa Lyck (20 VI), fiancheggiato all’estrema sinistra
(nord) dal X° C.A. (Macdonald), che occupa Tilsit, ed all’estrema destra dal 3° corpo di cavalleria, che occupa Prienai. L’armata a
nord, raggiunta da Napoleone a Wolkovysk (22 VI), inizia il passaggio del Niemen la sera del giorno successivo (23 VI) su tre ponti
presso Kowno (Grodno), e si raduna oltre Kaunas (26 VI), lasciando i C.A. II° (Oudinot) e X° (Macdonald) lungo il Niemen da
Tilsit a Kaunas, per garantire il trasporto dei rifornimenti via fluviale. I cosacchi ripiegano davanti l’avanzata francese.
Al centro l’armata di Eugene penetra per circa 80 Km in territorio russo (23 VI).
A sud la mancanza di strade obbliga l’armata di Jerôme ad avanzare in profondità e quando la
cavalleria supera Nowògrod, presso Lomza (20 VI) il VII° C.A. (sassoni di Reynier) è ancora a Varsavia. Il Corpo
Austriaco (Schwarzenberg), più a sud, da Lublino converge verso Siedlce, penetrando in territorio russo per un centinaio di
chilometri (23 VI).
La Manovra di Wilno.
La dieta di Varsavia proclama la restaurazione del regno di Polonia (26 VI). Il grosso raggiunge Wilno (28 VI), capitale della
Polonia russa, ed è bene accolto dalla popolazione. Le truppe russe sono segnalate in fase di concentramento. Napoleone
rimane inspegabilmente 17 giorni a Wilno, poi cerca di ingaggiare uno dei corpi russi:
Il II° C.A. (Oudinot) avanza verso Kedainiai ed il X° C.A. (Macdonald) verso Rascimiai, incalzando i 12-15.000
uomini del corpo del feld-maresciallo Luigi Adolfo Pietro Wittgenstein (della 1a armata occidentale), che sono raggiunti presso
Ukmerge ma riescono a disimpegnarsi ed a ritirarsi verso la Dvina.
Il III° C.A. (Ney) avanza verso Mejszagola, inviando qualche reparto verso Ukmerge, per appoggiare
eventualmente Oudinot o Murat.
Murat con 5 divisioni di cavalleria, 2 di fanteria ed una brigata di cavalleria ceduta da Davout, cerca gli 80.000
russi di Barclay lungo le strade di Švencioneliai e di Daugavpils.
Il I° C.A. (Davout) con il 1° ed il 3° Corpo di Cavalleria, per un totale di 36.000 fanti e 20.000 cavalieri (le
divisioni sono mischiate in tre colonne), avanza verso Ošmjany e Švencioneliai contro i 40-45.000 russi di Bagratiòn, che
non si fanno raggiungere e sfuggono verso est per Mosty, Nowgrodek, Nieswiez e Minsk.
A sud Jerôme, che poteva marciare contro Bagratiòn, rimane invece fermo cinque giorni a
Grodno in attesa di ordini, sistema i servizi e si guarda dal corpo guidato dal cosacco Platof, che si fa credere più
numeroso.
Napoleone con la Guardia rimane a Wilno, in attesa di Eugene da Prienai che perde un giorno credendosi
minacciato sulla destra da 30.000 russi.
La manovra è stata ostacolata dal maltempo, dalle difficoltà logistiche e dall’ottimo impiego da parte russa dei
cosacchi per disturbare il nemico e nascondere i propri movimenti. Davout raggiunge Minsk (5 VII) ma non trova traccia di
Bagratiòn, che si è ritirato con ampio giro per Koidonow e Nesviž (a sud-ovest) a Bobrujsk (est), dove oltrepassa la
Beresina (9 VII).
Il centro dell’armata (esclusi quindi i C.A. X°, VII° ed il Corpo Austriaco) è ridotto a circa 250.000 combattenti a causa delle
malattie e delle diserzioni, queste avvengono soprattutto tra i tedeschi. Al comando del VIII° C.A. (Westfaliani), Napoleone
sostituisce Vandamme, troppo prudente nell’inseguire Bagràtion, con Junot.
I rifornimenti, soprattutto la carne, giungono regolarmente da Kaunas a Wilno grazie alle buone condizioni meteorologiche ed
all’ottimo servizio di navigazione. L’erba fresca invece causa un’alta mortalità tra i quadrupedi, ed in pochi giorni 100 pezzi
d’artiglieria, 400 cassoni e migliaia di carri sono inutilizzabili. La perdita di cavalcature colpisce anche i reparti di cavalleria,
riducendone alcuni fino a 3/4 degli effettivi. Dalla Curlandia, Macdonald invia qualche migliaio di cavalli ben acclimatati.
Per la macinazione sono ideati mulini portatili azionati dall’uomo, ordinandone la costruzione in Germania, ma giungono all’armata a
Mosca alla vigilia della ritirata, inoltre mancano i forni.
I Primi Combattimenti.
Napoleone intende ancora approfittare della divisione delle forze russe.
A nord il X° C.A. (Macdonald) è presso Šiaulai, in Curlandia (odierna Lituania), minaccia Riga,
Pietrograd, copre le retrovie ed il basso corso del Niemen.
Murat con i C.A. II° (Oudinot), III° C.A. (Ney), il 1° e 2° Corpo di Cavalleria, e due divisioni cedute dal I° C.A.
(Davout), avanza da Daugavpils (tra Salakòs e Vidze) a Glebokie, con il compito di fronteggiare Barclay ed impedirgli di
scendere lungo la Dvina ed unirsi a Bagratiòn. Barclay invece da Polock risale la destra della Dvina lasciando 25.000 uomini
guidati da Wittgenstein nel campo fortificato di Drissa, dove Murat distacca il II° C.A. (Oudinot).
Il VI° C.A. (bavaresi di Saint-Cyr) e parte della Guardia, da Wilno raggiungono Švencioneliai (16 VII) per
supportare Murat.
Al centro Davout con il I° C.A. (privo di 2 divisioni), il 3° Corpo di Cavalleria e il resto della Guardia, da Minsk
avanza decisamente per Borisov ed Orša per interdire la strada di Vitebsk a Bagratiòn, affinché non possa unirsi al
corpo russo di Barclay.
Il IV° C.A. (italo-francesi di Eugene) è a Lipniszki.
Jerôme con i C.A. V° (polacchi di Poniatowski), VIII° (westfaliani di Junot) ed il 4° Corpo di Cavalleria,
avanza da Novogròdek (da dove può raggiungere Polock o Vitebsk) per ingaggiare il corpo russo di Barclay.
Tuttavia i rimproveri di Napoleone indispettiscono Jerôme che abbandona la campagna. L’ala destra è affidata a
Davout, che prosegue l’avanzata a sud-est contro Bagratiòn e lo incontra a Mogilev (23 VII) ma i russi, benché
molto superiori numericamente rispetto alle 2 divisioni francesi presenti, non si impegnano a fondo preferendo ripiegare per Stari
Bikhau, dove passano il Dniepr, e raggiungono Smolensk.
A sud il VII° C.A. (sassoni di Reynier), che è giunto a Mosty, ed il Corpo Austriaco (Schwarzenberg),
giunto a Pruzana, si trovano a dover affrontare una nuova minaccia. Infatti dopo la metà di luglio la rettifica della pace di
Bucarest tra Russia e Turchia (28 V) permette di richiamare dalla Moldavia il generale Tornàsof con 35.000 uomini, che per
la Volinia e Brzesc raggiunge Pinsk, sorprendendo per strada una brigata del VII° C.A. (sassoni di Reynier) che è catturata.
Da Pinsk Tornàsof minaccia Varsavia e le retrovie francesi costringendo Napoleone a distaccare il Corpo Austriaco
(Schwarzenberg) in sostegno di Reynier.
Murat, seguito da Eugene e Napoleone, procede per Vitsebsk ingaggiando violenti combattimenti presso
Ostrowno (25-27 VII) contro con il generale Ostermann, distaccato da Barclay. I francesi entrano a
Vitsebsk (28 VII) e nei giorni successivi presso Suray e Mogilev, tra la Dvina ed il Dnieper, sono raccolti la Guardia Imperiale, i
C.A. I° (Davout), III° (Ney), IV° (italo-francesi di Eugene), V° (polacchi di Poniatowski), VII° (sassoni di Reynier) e la Riserva di
Cavalleria al completo.
Barclay raggiunge Bagratiòn a Smolensk (4 VIII) mentre a nord Wittgenstein passa sulla sinistra della Dvina e sconfigge i
60.000 uomini di Oudinot, in soccorso del quale è inviato il VI° C.A. (bavaresi di Saint-Cyr).
I combattimenti locali proseguono con esito alterno: Legrand sconfigge Loulniew a Jakubowo (30 VII), il II° C.A. (Oudinot) ottiene
la rivincita su Wittgenstein a Polosk (1 VIII), i russi sbaragliano una divisione francese a Inkovo (8 VIII), sul fronte sud il Corpo
Austriaco (Schwarzenberg) sconfigge Tornàsof a Gorodeczna (12 VIII).
Oltre il Dniepr.
I francesi passano in forze il Dniepr sui ponti di Mogilev ed Orša più quattro ponti gettati presso Rossasna.
Murat con 3 Corpi di Cavalleria giunge davanti Krasnyj, dove si scontra con una divisione russa lasciata a sorvegliare la sinistra del
Dniepr e che resiste tenacemente (14 VIII), poi prosegue fino a Smolensk (16 VIII) dove trova 200.000 russi di Baclay, Tolly e
Bagratiòn fortificati davanti alla città, è raggiunto dal III° C.A. (Ney), ed il giorno seguente dai C.A. I°
(Davout) e V° (polacchi di Poniatowski).
I russi ripiegano oltre il Dnieper coperti dalle fortificazioni di Smolensk, che è presa a forza
dalle divisioni Friant, Gudin e Morand (18 VIII). I difensori incendiano la città e fanno saltare i ponti. Murat fa riparare uno
dei ponti, passa con parte delle forze a guado (19 VIII) ed insiste nell’inseguimento verso nord con la cavalleria ed il III° C.A.
(Ney).
Junot con l’VIII° C.A. (westfaliani) riceve l’ordine di avanzare a Pruditchevo per interdire la strada per Mosca ma si ferma a causa
della presenza della cavalleria russa, senza impegnarsi in combattimento, è quindi esonerato dal comando e sostituito da
Rapp.
Barclay per Pruditchevo (nord) ripiega verso Mosca (est). La sua retroguardia è raggiunta presso Gora Volutina dai C.A. I°
(Davout) e III° (Ney), le cui divisioni Razout, Ledru e Marchand per quattro volte conquistano e perdono le posizioni russe. Gudin
carica in testa alla propria divisione ma resta tra i caduti. Da parte russa è catturato il generale Toutchkoff.
Sul fronte sud Tornàsof è sconfitto dal VI° C.A. (bavaresi Saint-Cyr) presso Polotsk (18 VIII), incalzato dal Corpo
Austriaco (Schwarzenberg) e deve ripiegare da Pruzana a Luck, in Volinia. Saint-Cyr si guadagna il bastone di maresciallo.
Le retrovie sono infestate dai cosacchi, favoriti dalla popolazione, che bloccano in particolare Vitebsk. Il territorio tra questa
città e Smolensk è affidato alla 15a divisione (italiani del generale Pino). Sono inoltre in arrivo il IX° C.A. (Victor,
34.000 uomini freschi), che passa il Niemen, ed l’XI° C.A. (Augereau, 50.000 uomini), in procinto di attraversare la frontiera.
La linea di comunicazione francese è fissata per Orša, Minsk e Wilno. La situazione dei viveri si è stabilizzata, ma
mancano medicinali e materiale sanitario (ci sono alcuni casi di vaiolo) e soprattutto c’è penuria d’acqua. L’insolito caldo
è fastidioso per i francesi come per i russi.
La Battaglia della Moskova.
L’avanzata francese verso Mosca riprende a piccole tappe (25 VIII). L’avanguardia comprende la Riserva di Cavalleria al completo
(Murat) ed il I° C.A. (Davout) ed è seguito dai C.A. III° (Ney), IV° (italo-francesi di Eugene), VIII° (westfaliani di Junot)
raccolti.
Giornalmente avvengono combattimenti con la retroguardia russa, presso Smolensk, Vyazma, Gjatsk. Sono trovate ridotte e cumuli
di legname bruciato. Barclay è sostituito dal feld-maresciallo Michele Ilarionovic Golenitchev Kutùsof che inizia a
fortificare la zona ondulata e parzialmente boscosa della Moskova presso Borodino.
Napoleone fa occupare dalla divisione Companas, del I° C.A. (Davout), una ridotta a sud di Schwaradin (5 IX), difesa tenacemente
dalla 27a divisione russa con 12 cannoni, che ripiega solo all’arrivo del V° C.A. (polacchi di Poniatowski).
Dopo un giorno di preparativi (6 IX), i francesi attaccano le posizioni avversarie presso Borodino (7 IX)
che riescono a conquistare dopo dura lotta. I russi riescono a ritirarsi con gran parte dell’armata.
La Grande Armée (82.000 uomini, tra i quali 30.000 italiani) entra a Mosca (14 IX), quasi interamente incendiata dai
russi, ma neppure questo successo è decisivo.
I russi rimangono a Krasnie Pakhara (17-26 IX), dove ricevono in rinforzo l’Armata del Danubio (53.000 uomini) che porta i loro
effettivi a 110.000 uomini, poi Kutùsof ripiega a Tarutino (2 X) da dove minaccia le retrovie francesi, che fa devastare dai
cosacchi. A nord i 50.000 russi del corpo di Wittgenstein avanzano da Riga e da Polatsk mentre a sud l’Armata di Moravia
(Tornàsof, 65.000 uomini) respinge il Corpo Austriaco (Schwarzenberg) fino oltre Brzesc. Napoleone chiede di trattare ma
lo Czar Alessandro I rifiuta.
La Ritirata di Russia.
Cade la prima neve (13 X). Murat respinge i russi da Wenkowo (17 X) ma la situazione logistica, militare, climatica e diplomatica
obbliga la Grande Armée ad abbandonare Mosca (19-23 X), protetta dalla Giovane Guardia (Mortier), ed a ripiegare
per Krasnie Pokhra e Naro Fominsk. Il Kremlino, sopravvissuto all’incendio, è fatto saltare.
Kutùsof elude abilmente Murat ed attacca il fianco della colonna francese a Malo-Yaroslawetz
(23 X) ma è respinto dal IV° C.A. (italo-francesi del principe Eugene). Russi e Francesi si fronteggiano sul campo di
battaglia di Malo-Yaroslawetz (25 X) e Napoleone per poco non è catturato dai cosacchi. Kutùsof ripiega (26 X)
ed i francesi a loro volta riprendono la ritirata, molestati dai cosacchi.
Il "Generale Inverno" anticipa la sua discesa in campo ostacolando la marcia e compromettendo gravemente la situazione logistica.
La temperatura scende a 4° sotto zero.
La ritirata deve essere deviata verso Mojaisk (26 X) ed è eseguita in 4 scaglioni, affidati a Murat, Ney, Eugene e Davout, per
mezze tappe e su un’unica strada, fiancheggiati da quello che resta della cavalleria, ridotta dal freddo e dalla denutrizione.
Dopo una giornata di maltempo con una tempesta di vento e neve (2 XI), Kutùsof spezza la colonna interponendo i generali
Miloradowitz e Raeffskoi con 25.000 uomini tra Eugene e Davout da Sut a Vyazma (3 XI). La Guardia Italiana torna indietro, occupa
le alture che dominano la sinistra russa ed iniziano l'attacco per riaprire la strada all'aretroguardia. Dall'altro lato Davout respinge i
russi, appoggiati a sinistra ad un bosco. Miloradowitz tenta invano di aggirare le ali avversarie con la cavalleria. Ney frattanto
contiene Raeffskoi ed invia un reggimento di cavalleria oltre Wiasma, alle spalle di Miloradowitz. Dopo cinque ore di sanguinosi
combattimenti l'ala destra russa è respinta dietro l'Ulitza perdendo il contatto con l'ala sinistra, che quindi ripiega. La strada
della ritirata rimane aperta e la marcia è disturbata solo dai cosacchi.
Il ciglione del fiume Woop, presso Smolensk, obbliga la Eugene ad abbandonare 1.200 cavalli, 60 pezzi d’artiglieria e tutti i bagagli
(9 XI).
Le retrovie rischiano di essere occupate dal nemico: A nord Wittgenstein sconfigge i C.A. II° (Oudinot) e VI° (bavaresi di Saint-Cyr) a Polatsk
(19 X) costringendoli a ripiegare rispettivamente su Wilno e Kamen. I russi prendono Vitsebsk con i preziosi magazzini. A sud a
Tornàsof si unisce l’ammiraglio Tchichagov con 10.000 uomini giunti dalla frontiera turca, insieme avanzano su Minsk
fronteggiando il Corpo Austriaco (Schwarzenberg) e minacciano alle spalle il IX° C.A. (Victor) arrivato alla Berezina. Altre
unità russe dalla Volinia minacciano Moriz.
Kutùsof sorpassa la Grande Armée, ferma a Smolensk, e la precede a Krasni. I 45.000 uomini abili rimasti lasciano
Smolensk (13 XI) in quattro scaglioni guidati da Poniatowski, Napoleone (a piedi, con la Guardia), Eugene, Davout e Ney, e si
aprono la strada verso Krasni con durissimi combattimenti. Ney con 30.000 uomini rimane isolato, passa sulla destra del Dniepr
gelato e raggiunge il grosso a Orša, dove la Grande Armée è nuovamente raccolta (19 XI). La temperatura
scende a 27° sotto zero (15-30 XI) uccidendo 30.000 cavalli.
Gli altri corpi francesi tengono aperta la via di ritirata. Il II° C.A. (Oudinot) trattiene Wittgenstein che avanza verso la Berezina;
Tchichagov occupa Borisov (22 IX) e distrugge il ponte sulla Berezina prima di esserne cacciato (24 IX) dal IX° C.A. (Victor) che
cattura 2.000 prigionieri, 6 artiglierie e 500 carri.
Napoleone finge di voler passare la Berezina a Borisov, poi devia per Studziancka dove fa erigere tre ponti di cavalletti e passa il
fiume (26-27 IX) abbandonando numerosi feriti. Le truppe di Victor passano per ultime incalzate dai cosacchi ed incendiano i ponti.
I francesi si aprono la strada combattendo (28 IX). Kutùsof non permette ai suoi di impegnarsi a fondo.
Napoleone cede il comando a Murat (5 XII), lascia l’armata segretamente e si affretta a Parigi annunciando il disastro nel 29°
bollettino, dove specifica che "La Salute di Sua Maestà Non è Mai Stata Migliore". Murat raggiunge Wilno (9 XII).
Al passaggio del Niemen, a Kaunas (10-12 XII), i sopravvissuti sono 23.000. I caduti e prigionieri della campagna ammontano
quindi a circa 500.000 uomini.
York, con la convenzione di Tauroggen (30 XII), e Schwarzenberg concludono accordi separati con i generali russi e rientrano con
le loro truppe rispettivamente in Prussia ed in Austria.
A Poznan Murat cede il comando ad Eugene (17 I) che porta i resti della Grande Armée oltre l’Oder e raggiunge
Berlino (21 II).
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