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A-PAO-K’I (916-925).
Capo del clan Yeh-lü, è il fondatore del primo impero mongolo.
Verso il 911 dà rifugio ai cinesi che fuggono dal loro connazionale ribelle Liou
Jên-Kung e perciò i Kitan subiscono incursioni, saccheggi e schiavitù, ma
riescono infine a catturarlo ed a giustiziarlo (914).
Verso il 916 A-pao-k’i si stabilisce nella valle del Luan Ho con alcuni clan ed i rifugiati
cinesi. Gli altri capi Kitan tentano di deporlo ma egli li invita ad un banchetto e li fa
uccidere. Tutte le tribù lo riconoscono capo e assume il titolo di T’ien-Huang-Ti
(Imperatore Celeste).
L’impero si espande con dure lotte ad esito alterno contro gli Ku-Mo-Hsi (Hsi) a sud e gli
Shih-wei ("Capelli Neri") a nord. Entrambi sono infine sottomessi e forniscono contingenti
militari.
Fallisce invece l’espansione a sud, contro la Cina Settentrionale governata dalle Wu-tai (Cinque
Dinastie, 906-960), infatti contro la nascente potenza Kitan sorge la dinastia T’ang Posteriore,
fondata nel 923 dal turco Sha-t’o Li K’o-yung (o Li Ssu-yuan) abbattendo i Liang Posteriori, e
la lotta contro i Kitan è proseguita da suo figlio Li Ts’un-hsu.
A-pao-k’i si rivolge a ovest e nel 924 penetra a nord della vallata dell’Irkhon, sconfigge i
Kirghisi (Quirgiz), ne occupa l’antica capitale Ordu-Baligh e li caccia verso l’alto Jenisej e
le steppe occidentali. L’evento segna la fine dell’espansione turca verso est !
Nel 937 assume il nome dinastico LIAO, dal fiume della Manciuria.
Dopo aver occupato a oriente il Liao-Tung deve difendere questa terra dalle scorrerie che partono
dal P’o-hai (attuale golfo del Chih-li) e vi effettua una campagna accompagnato dai figli T’u-yu
e Yao-ku (925). Al principio dell’anno seguente assedia e prende l’antica capitale del Fu-Yu,
poi avanza contro Hu-han Ch’eng, capitale del P’o-hai dalla quale Ta Yin-Chuan esce e si
sottomette, ma poi si ribella e la città è assediata e presa. Ta Yin-Chuan
è deportato a nord del Jehol, la provincia del P’o-Hai è rinominata Tung-Tan ed il
figlio maggiore T’u-yu sale al trono conquistato.
Questa è l’ultima impresa di A-pao-k’i, che muore nel ritorno a Fu-yu Ch’eng.
TÊ-KUANG (925-947).
YAO-KU, figlio minore di A-pao-k’i, diviene imperatore con nome Tê-Kuang per volontà
della madre Shu-lu.
Il fratello maggiore T’u-yu è obbligato a risiedere a Liao-yang ma nel 930 fugge presso
l’imperatore cinese Ming-Tsung (926-934).
Nel 936 Shih Ching-t’ang, genero dell’imperatore T’ang Li Ssu-yuan, è inviato con il turco
Sha-t’o contro i Kitan ma preferisce accordarsi. Con il loro aiuto si impadronisce del potere e
fonda la dinastia Chin posteriore (937-946), ma deve pagare un tributo, cedere 16 prefetture
settentrionali dell’Hopei (centro di produzione del ferro) e dell’Shansi, compresa Yu (Pechino),
all’interno della Grande Muraglia, e far giustiziare T’u-yu.
Libero dal pericolo di perdere il trono, Te-Kuang sconfigge ed incorpora nell'impero gli Hsi
occidentali.
Nel 946 interviene contro Shih Ching-t’ang che ha smesso di inviare i tributi, prende la capitale
K’ai-Feng (Lo Yang ?), lo cattura lo deporta in Manciuria.
Te-Kuang muore l’anno seguente ed i disordini che seguono costringono i Kitan a ritirarsi dai
territori appena occupati.
WU-YÜ (947-951).
Figlio di T’u-yu, è nominato imperatore dai generali contro il cugino Lu-Hi, terzogenito
di Te-Kuang, favorito dalla madre Shu-Lu, ma entrambi vengono deportati.
Durante il suo breve regno si diffonde la scrittura ed ha inizio il periodo dei grandi monumenti
nestoriani e buddisti (949-1115).
SHU-LU (951-969).
Figlio di Te-Kuang.
Deve contrastare a sud la dinastia Chou (l’ultima delle "Cinque Dinastie", 950-960) e dà
protezione ai secondi Han posteriori, detronizzati dai Chou, che si rifugiano nello Shansi e
fondano un principato con capitale T’ai-Yüan (951-979).
Nel 959 l’imperatore Chou, Shih-Tsung, cade durante una spedizione contro i Kitan, e il generale
cinese Chao K’uang-yin (927-976) diviene imperatore, fonda la dinastia Sung ed unifica l’Impero
Cinese. I Liao non riconoscono il nuovo impero ed usano dare nome agli anni invece di seguire i
nomi Sung.
YEHLÜ HSIEN (969-982).
Nel 973 i Kitan subiscono le prime incursioni degli Jurcet (Jurgi, Yurchen o per i cinesi
Ju-Chen), nomadi pastori e cacciatori nella Manciuria orientale, e per facilitare la vigilanza
è costruito un muro di terra. Gli Jurcet sono in parte deportati e resi tributari dai
Kitan, assimilano il buddismo e la civiltà cinese.
L’avversario maggiore è però il giovane impero Sung che vuole riconquistare le 16
prefetture.
Nel 979 T’ai-Tsung, secondo imperatore Sung, conquista T’ai-Yüan e annette l’Han
settentrionale, poi assedia Yen-Ching (Pechino) ma a nord ovest di questa subisce una disastrosa
sconfitta presso il fiume KAO-LIANG-HO (979) dai Kitan guidati da Yeh-lü Liu-Ko, si
ritira fino a Cho-Chou (presso Paoting) e muore nel 997 (976-997).
Nota: L’esercito Kitan durante l'impero Liao risulta composto da soldati a cavallo di
professione organizzati in ordo (accampamenti), appoggiati da milizie tribali, milizie
ausiliarie cinesi e contingenti dei popoli nomadi sottomessi.
YEH-LU LUNG-HSU (982-1031).
Prosegue le lotte contro i Sung con esito incerto, e contro la Corea.
Nel 986 un esercito cinese occupa la regione di Ta-T’ung, l’altro marcia su Pechino ma non riesce
a passare Cho-Chou, è sconfitto presso I-Chou, ed i suoi resti sono sgominati al
passaggio dello Shao-Ho (a nord di Cheng-Ting e di Ho-chien). I Kitan prendono Shen-Cou (presso
Cheng-Ting) ma sono sconfitti presso Pao-Ting (989).
Nel 990 effettua spedizione contro i Coreani che mirano a riconquistare la riva sinistra dello
Ya-Lu e li sconfigge, poi riprende la lotta contro i Cinesi e giunge a K’ai-Feng separata dal
Fiume Giallo che non riesce a passare, ostacolato dai Sung (1004).
La lunga lotta si conclude con l’importante trattato siglato a SHAN-YUAN (1005), il cui
testo originale è giunto fino ai giorni nostri. I Kitan mantengono Pechino e T’a-tung, i
Cinesi pagano tributo in argento e sete, che si dimostra meno oneroso del mantenimento degli
eserciti, ed entrambi si riconoscono imperatori e "Fratelli". Per la prima volta nella storia
cinese uno stato straniero (barbaro) è riconosciuto su un piano di parità.
L’accordo dona alle due potenze un secolo di pace reciproca.
La potenza militare Kitan, impiegata ora verso l’Asia Superiore, la Manciuria e la Corea, non
dà buoni risultati.
Le città di Kan-Chou e Su-Chou, nel Kansu occidentale, sono conquistate agli Uguri nel
1009 ma non sono conservate. I Coreani, trovato un alleato negli Jurcet (1010), sconfiggono i
Kitan nel 1014.
Nel 1017 i Kitan invadono la Kasgaria e la regione dell’Issiq-Kol dei turchi Quaraqanidi,
giungendo a 8 giorni da Balasagun (una delle capitali) sul corso del Cu, a occidente
dell’Issiq-Kol, ma sono respinti da Tugan, sovrano quaraqanide di Kasgar.
I fallimenti hanno ripercussioni all’interno e nel 1029 le truppe del Pao-Hai acquartierate nel
Liao-Tuang si ribellano sobillate da un discendente dell’antica famiglia reale che si proclama
re e si installa a Liao-Yang, ma l'anno seguente è tradito da un ufficiale e giustiziato.
La rivolta è domata.
Sale sulla scena WU-KU-NAI (1021-1074) capo clan dei Wan-Yen dei Jurcet selvaggi, che riceve dai
Kitan il titolo di governatore per aver sottomesso alcune tribù ribelli.
TSUNG-CHÊN (1031-1055).
L’imperatore rinnova il trattato di Shan-yuan (1041) e si trova a dover fronteggiare il nuovo
impero Tanguto, fondato dagli Hsi-Hsia (affini ai tibetani) a nord e ad est delle montagne
Nan-Shan e del Nichsia, fino a Ordos e alla grande ansa del Fiume Giallo, a seguito del declino
della potenza del Tibet per lotte interne.
Questo regno, con capitale Chung-Hsiangm sullo Huangho, ha un’economia pastorizia e agricola,
oltre al controllo della carovaniera che attraversa il corridoio del Kansu, è governato
dall’aristocrazia e si oppone al buddismo.
Gli Hsi-Hsia respingono gli attacchi Kitan (1044), che poi tendono ad una politica conciliante
simile a quella tenuta con la Cina.
HUNG-CHI (1055-1101).
Durante il suo regno sale l’influenza degli Jurcet. Il successore Ho-Li-Puo (1059-1092) è
confermato nella carica di governatore. I suoi successori sottomettono le tribù della
Manciuria ed incutono rispetto ai Coreani.
YEN-HSI (1101-1125).
Nel 1102 il principe Kitan Hsiao Hai-Li raduna avventurieri e resiste alle truppe regolari ma
è domato dal capo Jurcet Wu-Ya-Shu (1061-1113) con il nipote A-KU-TA (o Aguda, del clan
Wan-yen). La testa del ribelle è portata a Yen-Hsi.
A-KU-TA (1114-1123) chiede la consegna di un capo clan Wan-yen suo rivale ospitato
dall’imperatore, ed il rifiuto è un ottimo pretesto per ribellarsi a sua volta (1114).
Le truppe Kitan sono sconfitte e Ning-Chang (oggi Ula), a nord di Kirin, viene occupata.
Alla fine dell’anno A-ku-ta sconfigge l’esercito inviatogli contro, alla confluenza dei fiumi
Sungari e Nonni e l’anno seguente si proclama imperatore con il nome dinastico CHIN (o Jin,
"Oro"), ottenendo l’alleanza dell’eunuco T’ung Kuan, influente alla corte Sung (alleanza
rinnovata nel 1117). Sconfigge nuovamente i Kitan presso la città di Ta-Lu-Ko, e nel
tardo autunno prende la città di Huang-Lung (oggi Nung-an). Altre città si
arrendono.
A fine anno ottiene un’altra importante vittoria contro i Kitan (700.000 Kitan secondo i Cinesi)
e lo stesso imperatore si salva a stento. A-Ku-Ta occupa il Liao-Tung, dove un ufficiale delle
truppe del Po-Hai ha capeggiato una ribellione, poi conquista la capitale settentrionale
Lih-Huang, nella regione dell’attuale Barin (1120) e Ta-Ting, capitale centrale, nel Jehol
(1122).
I Kitan sono relegati nel lembo occidentale degli antichi domini con la capitale occidentale
Ta-T’ung e Pechino.
L’imperatore Yen-Hsi, fuggito nello Shan-Hsi, cerca di organizzare l’ultima resistenza ma i Chin
occupano Ta-T’ung e giungono in contatto con gli Hsi Hsia, che aiutano e danno rifugio a
Yen-Hsi (1123).
WU-CH’I-MAI, successore di A-Ku-Ta, firma un trattato con gli Hsi-Hsia (1124) e l’anno
successivo il generale jurcet LOU-SHIH cattura nel deserto Yen-Hsi, che viene deportato a est del
Ch’Ang-Pai Shan, nella regione del Hu Cun, a nord-ovest della foce del T’u-men ed è
perciò chiamato "Principe della Riva del Mare".
È la fine dell’impero Kitan-Liao.
YEH-LÜ SHUN.
Nipote di Tsung-Chên, settimo imperatore Liao, a inizio torbidi si proclama imperatore a
Yen-Ching (Pechino) con il titolo di T’ien-Hsi Ti, e fonda l’effimero regno Pei Liao (Liao
Settentrionale) ma la regione e subito occupata dai Chin.
Nel 1122 è nominato imperatore dai generali e viene riconosciuto da metà impero ma
muore a 60 anni dopo aver cercato di accordarsi con i Chin.
La moglie tenta di reggere il trono, poi lo cede al generale Hui-li-Pao (dal gennaio al maggio
1123) che infine si sottomette ai Chin.
L’espansione Jurcet continua ai danni della Cina.
Nel 1126 attaccano nell’Huai la capitale Sung K’AI-FENG dove catturano l’imperatore HUI-TSUNG che
ha abdicato l’anno precedente ed il successore CH’IN-TSUNG, entrambi deportati.
Nel 1127 giungono allo Yangtze mentre le avanguardie del generale sung Yueh Tei penetrano fino a
Lo-yang (1140), finchè un trattato tra Jurcet e Sung pone il confine sul fiume Huai ed i
Sung pagano tributo (1142). Tra le due potenze ci saranno solo due brevi guerre (1161-1165 e
1206-1208).
Dal 1153 l’imperatore Chin governa da Yen-Ching (Pechino), principale capitale e l’assimilazione
della cultura cinese viene accelerata con una legge dell’imperatore Shih-Tsung (1161-1189).
Un censimento del 1183 segnala che la popolazione è composta per l’85% da Cinesi e per il
15% di Jurcet, Kitan, Coreani e altri popoli barbari. Dai Kitan i Chin assumono la religione
Buddista, seguita dalla maggioranza, la Grande Scrittura Ju-Chen adattata dalla Kitan verso il
1119, e la Piccola Scrittura dal 1138.
I Mongoli Kitan dal III sec. a.C. al X sec. d.C.
L'Impero Liao (X-XII sec.).
Il Regno Qara Qitai (XII - XIII sec.).
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