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La Società.
La storia dell’Asia Centrale è fortemente influenzata dalla sua geografia. La vasta zona
interna è delimitata dalle montagne a sud, dai grandi deserti centrali e dalle steppe a
nord. Manca del tutto il mare (decisivo nella storia europea).
Quest’area risulta abitata da popolazioni con diversità razziali e linguistiche, divisi in
tribù, clan, famiglie, ma uniti dal tipo di vita, nomade, dediti alla caccia, alla
pastorizia, ed alle attività consorelle di brigantaggio e scorta.
La società è guidata dagli aristocratici, relegando gli altri al ruolo di
semi-schiavi. Il capo è eletto tra quelli che dimostrano maggiori meriti ed illustri
antenati. Anche gli imperi sorgono a vantaggio dell’aristocrazia, la cui sottomissione non
può essere mai totale poiché la vita nomade permette sempre di spostarsi e cercare
nuove alleanze, o di scegliere a chi è più opportuno sottomettersi.
La Cultura e la Religione.
La cultura maggiormente diffusa, attraverso quel grande canale di idee che era la Via della Seta,
è quella Iraniana, mentre per i popoli più a oriente, come i Kitan, risulta
fondamentale l’influenza della progredita civiltà cinese.
Alla primitiva religione di tiro sciamanico si uniscono, senza soppiantarla, influssi buddisti
(notevole è il fatto che questa grande religione dall’India si è diffusa in tutta
l’Asia senza contemporanea penetrazione politica e militare), del confucianesimo (popoli presso
la Cina), Nestoriani ed infine dell’Islam.
In particolare i Khitan credono nell’esistenza di potenze soprannaturali buone e cattive,
presenti nello stendardo, nel tamburo, nella terra, negli alberi, nelle montagne, nel cielo,
nella luna e nel sole. La Dea-Terra è raffigurata come una vecchia ed è adorato
anche il Dio della Montagna Bianca. Sono venerati gli spiriti del fuoco e del metallo, spiriti
familiari, le anime dei familiari defunti e degli imperatori defunti. Le celebrazioni religiose
hanno luogo per l’elezione di un nuovo sovrano, una battuta di caccia o una guerra, con
sacrifici di cavalli, buoi, montoni e oche, in onore del Sole o del Cielo, ed ai funerali
dell’imperatore sono effettuati anche sacrifici umani. L’esorcismo e la divinazione sono
effettuate con ossa di animali.
La Guerra.
Gli eserciti nomadi si basano sulla cavalleria leggera armata di arco, che la vita nomade e la
caccia mantengono costantemente allenata. I migliori capi ottengono un’ottima disciplina che
permette di adottare le efficaci tattiche della finta fuga o dell’imboscata. Oltre all’arco, con
il quale sanno tirare anche all’indietro sopra la spalla, è molto usata la lancia, spesso
uncinata, e poi l’ascia, la mazza, la spada, la scimitarra, il laccio, il pugnale ed il
flagello.
Per protezione è diffuso lo scudo, corpetti di cuoio trattato e solo i capi dispongono di
maglie ad anelli o scaglie, mentre le vesti sono di pelliccia e di stoffe sgargianti. I Timuridi
sono gli unici ad impiegare catafratti (messi in difficoltà dai cavalieri leggeri
Uzbeki).
Anche il terrore è usato come arma, per intimidire gli avversari, specie contro popoli
stanziali, tanto più che le case ed i campi per un popolo nomade sono più un
impaccio da distruggere che una ricchezza da preservare. Solo il commercio è proficuo e
necessario sia alle civiltà nomadi che a quelle stanziali, nonché veicolo di
preziosi (per entrambi) scambi culturali, ma diviene spesso anche motivo di lotta. Il lungo
confronto tra civiltà nomadi e stanziali è finito con l’avvento dell’artiglieria
che ha permesso a Russi e Cinesi l’avvio della lenta distruzione delle popolazioni nomadi
(dal XVI al XIX secolo).
I Mongoli Kitan dal III sec. a.C. al X sec. d.C.
L'Impero Liao (X-XII sec.)
Il Regno Qara Qitai (XII - XIII sec.).
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