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Crioprecipitazione

 

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Crioprecipitato
Plasma criodepleto

 

Dal plasma derivano due ulteriori emocomponenti, riconosciuti entrambi dalle Raccomandazioni Europee (10a edizione - gennaio 2004):

 

Il crioprecipitato (noto anche come crioprecipitato di fattore anti-emofilico) ha le sue uniche indicazioni nella malattia di von Willebrand e nei deficit del fibrinogeno, sia congenito che acquisito.

In particolare, l'indicazione nella malattia di von Willebrand riguarda i pazienti che non rispondono alla desmopressina (DDAVP, 1-Deamino-8-D-arginina-vasopressina) o nei quali tale farmaco possa essere controindicato, mentre quella nei deficit del fibrinogeno riguarda i pazienti attivamente sanguinanti con un livello di fibrinogeno al di sotto di 100 mg/dL, come in corso di CID o nella trasfusione massiva.

La dose normalmente utilizzata nel deficit di fibrinogeno in un adulto è di 8-10 unità.

Sebbene utile nei pazienti con emofilia A come alternativa ai concentrati di fattore VIII, è attualmente meno utilizzato in quanto maggiormente a rischio di trasmissione per quanto riguarda le malattie infettive.

Il crioprecipitato può infine essere utilizzato nei deficit di fattore XIII (stabilizzante la fibrina) o, uso che sta tornando ultimamente in auge, per preparare la colla di fibrina che si usa topicamente per l'emostasi locale in vari interventi chirurgici.

Il plasma privo di crioprecipitato (criodepleto) trova unica indicazione come liquido di sostituzione nei pazienti con PTT sottoposti ad aferesi e che non rispondano all’impiego del plasma.

 

 Copyright© 1999/2005 - Francesco Angelo Zanolli - Ultimo aggiornamento in data 16/11/2005