Giulia Centurelli

Apostolato Dantesco

Nicola Gaetani Tamburini

In un contesto storico-culturale in cui una donna che prende la parola rappresenta piuttosto un’eccezione che la regola, ci sembra opportuno tentare di sottrarre alla dimenticanza la figura di Giulia Centurelli, una delle personalità femminili maggiormente impegnate nel Risorgimento marchigiano.

Se la perifericità del ruolo femminile rispetto alle produzioni di discorso, prima, e ai meccanismi della storia, poi, è stata tale da marginalizzarne operato ed azioni, attraverso un approccio diverso, ispirato a un tentativo di ricollocazione e di ricostruzione biografica di coloro che sono riuscite a ritagliarsi una porzione di territorio in cui esprimere se stesse secondo le possibilità del tempo, è possibile ripartire alla conquista di un nuovo spazio in cui la proposta di rivalutazione del personaggio sia lontana da una rappresentazione codificata del ruolo femminile.

Giulia Centurelli, nata ad Ascoli Piceno il 31 ottobre 1828 e morta a Roma il 24 gennaio 1872, si distinse nell’Ascoli risorgimentale come poetessa (si vedano 12 delle sue poesie) e pittrice (si veda uno dei dipinti a lei attribuiti - Interno con figure; Olio su tela; cm 66x78, la riproduzione in b/n di altri tre e un suo autoritratto conservato dal Comune di Ascoli) e come figura importante capace di abbinare a un vivace impegno intellettuale in favore degli ideali patriottici di libertà e d’indipendenza dallo straniero, un coinvolgimento come personalità attiva interessata alla sensibilizzazione delle menti giovanili per la redenzione dell’Italia.

Infatti, attraverso la sua partecipazione come simpatizzante agli incontri dell’Apostolato Dantesco, un’associazione patriottica ascolana sorta formalmente il 1° marzo 1855 e formata da giovani animati dall’indiscusso spirito patriottico e il cui principale promotore era Nicola Gaetani Tamburini, Giulia compì una formazione patriottica ben originale per una donna del suo tempo.
Si vedano alcune lettere indirizzate a Nicola Gaetani Tamburini con il commento di Bruno Ficcadenti.

Quando, alla fine del 1857, fu scoperta dalla polizia l’attività clandestina dell’Apostolato Dantesco, tutti coloro che ne facevano parte vennero incarcerati; Selva, cognato della Centurelli fu arrestato ad Acquasanta Terme; stessa sorte per Nicola Gaetani Tamburini e De Tommasi trovati in possesso di scritti antigovernativi e rinchiusi presso il Forte Malatesta con l’accusa di "delinquenze politiche"; anche Giulia fu condotta in carcere, ma subito dopo venne scarcerata e affidata alle Suore dell’Ospedale Civile di Ascoli Piceno.

Liberata l’anno successivo, e particolarmente entusiasta per la patria non più soggetta allo straniero il 19 Settembre 1860 scrisse questi versi intitolati Rendimento di grazie nel giorno della riscossa qui a lato riportati nella versione originale.

Testo tratto dal Sito
http://giornale.regione.marche.it/archivio/num0902/artcom38.htm

Lode al Signor, che dopo tanto affanno
Rivolge un guardo di pietade a noi.
Sorgendo al grido che
mandar nel danno
I figli suoi!
Col braccio steso, con la man possente,
Con noi fu sempre nelle pugne il Dio,
E il figlio indegno della franca gente
Dannò all’oblio!
"Come l’arena quando il turbo spira"
Andar disperse le villane squadre
Volgean le terga e si mordean per ira
Le mani ladre!
Per oltre a’ monti ricacciar lo strano
Li accordi il cielo ma medesma possa,
Fede e valore, e la divina mano
Non sia rimossa!

Nel novembre 1860 anche nelle Marche si tennero i plebisciti per accettare o respingere l’annessione allo Stato sabaudo. Lodevole, in tale circostanza, fu il coinvolgimento della Centurelli, unito a quello di altre signore ascolane nella raccolta di firme tra la popolazione femminile.
Si veda a tale proposito il
commento a proposito di una simile attività da parte del Tamburini

Per Giulia la scrittura ha rappresentato una delle modalità espressive, accanto alle altre arti da lei coltivate, che le ha consentito di lasciare una traccia di sé e allo stesso tempo è stata il mezzo attraverso il quale ha potuto ottenere il riconoscimento sociale del proprio ruolo di intellettuale, configurandosi pertanto come valida interlocutrice all’interno di una società di ordine tradizionalmente maschile.

Il 21 luglio1866, infatti, Sebastiano Scaramuzza, Professore di Filosofia nel r. Liceo Perticari di Senigallia e Segretario del Comitato Marchetti di Assistenza e d’incoraggiamento ai volontari studenti della stessa città, indirizzò una lettera a Giulia Centurelli nella quale si esortava la Signora a scrivere componimenti in versi o in prosa da rivolgere alle famiglie dei caduti in guerra.

Leggiamo qui a lato:

Illustre Signora,
Le stampe che a nome del Comitato giovanile di Senigallia io vi presento, manifestano a voi qual bene siasi proposta l’Associazione nostra, alla quale, come Membri Onorari, appartengono fin d’ora Deputati, Scienziati, Magistrati ed altri personaggi eminenti come sono G. Garibaldi, N. Tommaseo, il Vescovo di Pinerolo, l’Abbate Bernardi, il capo del Servizio Sanitario Garibaldino.
Vogliate [...] Donna, confortare dalla Vostra benevolenza efficace l’Opera nostra, raccomandandola agli italiani e alle italiane colla Vostra penna e colla Vostra voce, e permettendo a noi di scrivere il Vostro nome nel numero delle nostre Cooperatrici Onorarie.
Oltre a cotale favore che il Comitato degli Studenti promotore dell’Associazione Scolastica Italiana per l’assistenza e l’incoraggiamento dei Volontari, da Noi, o Signora, desidera una grazia, io loro Segretario vi domando per mio conto - ed è che Voi vogliate donarmi qualche vostro componimento nuovo in prosa o in verso per l’Album di cui si parla nel Programma - e qualche altro per un libro che porterà il titolo "La commemorazione dei Nostri Morti".
Quest’ultima sarà a Ricordo degli [...], Veneti, Romani, Trentini, [...], morti durante l’Emigrazione, o nel corso della guerra.
Ricordo da offrirgli alle famiglie dei loro superstiti. Queste povere famiglie videro partire i loro figli, i loro fratelli, i loro cari, e non li videro tornare più!!
Io lascio al vostro cuore, o Signora, la scelta del [...]
Ci sono credenti, operaj, [...], dotti, vecchi, fanciulli, madri, sorelle che morirono nella terra d’Esiglio - ci sono tanti dolori che aspettano da mesi o da anni una parola consolatrice cui nessuno più soavemente della donna sa pronunciare.
Scrivete due o tre componimenti in verso, scrivetene uno di brevissimo in prosa e Voi vi farete beata con altre egregie scrittrici a rendere meno dura la lacrima di chi piange nella gioja comune, o l’Angelo di Dio a Noi verserà sulla coscienza un sorriso ineffabile.
Io mi affido al Vostro cuore e spero che dentro Agosto potrò ammirare nuovamente la vostra valentia e benedire al pietoso animo Vostro.

Dall’analisi delle carte di Giulia Centurelli si presume che questa abbia risposto all’appello del Prof. Scaramuzza con i versi che trascriviamo a lato, datati 11 Agosto 1866, stampati presso la Tipografia Cesari e recanti il titolo:

Agostino Lombardi da Brescia, Maggiore dei volontari caduto sul Tirolo in Condino combattendo le patrie battaglie.


In occasione della morte di Nicola Gaetani Tamburini Giulia Centurelli scrisse i versi riportati nel volume biografico scritto dal nipote Emanuele Gaetani Tamburini, il quale a sua volta scrive nel 1877 un "Ricordo" su Giulia centurelli.

 

Si legga anche il testo pubblicato il 4 febbraio 1874 che ricorda Nicola Gaetani Tamburini.

’ lasciato la patria e la famiglia,
A’ baciato gli amici e se ne è andato:
Serene aveva nel partir le ciglia,
Con la gioia nel cor tutti à lasciato,
E volgendo il saluto alla sua terra
Lieto moveva per la santa guerra!

A’ suoi congiunti ed a gli amici cari
Di ritornar promette vincitore;
-Non sono i giorni dell’assenza amari
Quando si corre al campo dell’onore,
e le madri e le spose in Brescia nate
Sono dal cielo d’alto cor dotate.

Date gloria maggiore a chi pietoso
Sarà fra tutti di conforto al vinto:
La ferocia del cor non dà riposo,
Spinge a infierir fin anco con l’estinto
Cancellando dall’alma e dalla fronte
Di nostra umanità le sagre impronte!

Egli tutti precede e via discorre
Rapido sì che fantasia nol pinge;
Dove la strage è più crudele accorre,
Quivi mai sempre impavido si pinge,
E con voce possente grida a’ suoi:
Su vi mostrate quali siete eroi!

Spente le luci e pallido il bel viso
La man non lasciail ferro glorîoso;
Composto il labbro ad un sôave riso
Giace come uom che prende
alcun riposo;

Siccome un giorno soccorresti a Lei
Oggi l’Italia ti si volge in pianto,
Perché i suoi figli ti somiglin tutti
E cessino per Lei timori e lutti!

.

Figlio di Brescia gli fremeva in petto
Amor d’Italia ed odio all’oppressore;
Di Carlo Zima il nome benedetto
Lo sdegno santo gli avvivava in core,
E come allora che partia co’ Mille
Gli occhi di gioia gli mand‚r faville.

Lontano dalla patria il passo affretta
L’inno cantando che vittoria adduce;
Amor d’Italia lo sospinge e alletta,
Serena speme in fronte gli riluce,
E dice andando a’ suoi fratelli d’arme:
- Della vittoria rinnovate il carme!

Un aspettato rombo di moschetti
Chiama ciascuno a subita battaglia:
Chiuse falangi fendono coi petti
A nullo par che della vita caglia,
Da un affetto guidati, da un pensiero,
Libera Italia far dallo Straniero!

E s’avanza e s’affretta e fere e abbatte,
E d’ogn’intorno l’inimico uccide.
Oblòso di sé baldo combatte,
Né l’imminenza del periglio vide,
Chè giù dall’alto un’ignea palla scese
E freddo al suolo a un tratto lo distese!

Dischiusa in mezzo al petto è una ferita
Da cui fuggì la prezîosa vita!
Or tu nel cielo benedetto sei
Per l’opre egregie e pel morir
tuo santo:

Giulia Centurelli trascorse gli ultimi anni della sua vita a Roma dove insegnò nella Scuola Superiore Femminile e nella quale strinse una sincera amicizia con la Direttrice, la Signora Erminia Fuà-Fusinato.

Il 22 gennaio 1872, ossia due giorni prima della sua morte, a testimonianza di una vita spesa come cultrice delle arti, fu nominata socia effettiva dell’ Associazione Artistica Internazionale.

Un giornale locale, subito dopo la prematura morte, la ricorda definendola

"eruditissima dei grandi poeti italiani, nata a sentirne vivamente ogni bellezza molti versi scrisse anch’essa con elegante facilità e molti ne vide lodati e riprodotti nei più autorevoli giornali italiani".

Giulia Centurelli rappresenta una donna che, senza bisogno di incarnare modelli maschili, lasciò un’impronta indelebile della propria soggettività nella società marchigiana risorgimentale.
Fu una donna di lettere e di nobili ideali che si appropriò di una parola originale con cui esprimersi e di uno spazio proprio in cui agire, mossa dagli ideali risorgimentali che stavano animando, quindi, anche la provincia marchigiana, senza alcuna distinzione di genere.

Altre notizie biografiche tratte da 
altri studi e convegni
in occasione del 150° dell'Unità d'Italia:

Convegno Fidapa

Sito Toponomastica Femminile

Notiziario del Liceo classico di Ascoli
Stabili-Trebbiani "
La Voce" aprile 2011 n°2