Maria - di Nunzio Cocivera


Maria sorride posando il telefono, la sua amica Chiara che lavora al piano di sotto gli ha appena detto che ha un nuovo ragazzo; sorride, ma il suo sorriso si trasforma in una smorfia di dolore. Lei ha 30 anni, non ha più avuto una storia seria da quando aveva 20 anni. C’è stato quel breve periodo con Roberto, lui era stato esplicito: “O me la dai, o tutto finisce qui! E da lì, sono trascorsi 10 lunghi anni. Eppure lei, pur avendo avuto qualche spasimante, ai primi approcci, sempre accolti male perché la sua timidezza, i suoi pudori che da sempre hanno avuto il sopravvento sulle sue sensazioni, sui suoi desideri, quei terribili anni è ingrassata. Si vede poco attraente, la sua immensa moralità, i suoi tabù mentali non gli hanno permesso di tirare fuori la donna che c’è in lei, con desideri e voglie nascoste, sopite. La sua mentalità gretta e moralista le fa giudicare Chiara come una gran puttana: l’ha pensato troppe volte, tante che dovrebbe chiedere perdono all’amica più aperta, più emancipata e di conseguenza giudicata, additata.

A volte pensa anche lei che sarebbe bello lasciarsi andare tra le braccia di un uomo e gioire e godere come una puttana, ma non trova mai il coraggio di lasciarsi andare e soffre in silenzio, anche se a volte pensa che anche i suoi colleghi sposati sono uomini. A pensarci, il suo capoufficio sono anni che le fa il filo, vorrebbe farsela, e anche lei vorrebbe farsi lui con gioia e senza ritegno né vergogna. Nella sua mente, quegli amplessi vissuti, mai avuti ma sognati, sfiorati, immaginati nella sua camera, nel suo bagno, nel suo intimo più profondo.

Il giorno dopo, con stupore e sorpresa, ad un tizio neanche conosciuto telefonicamente, ma da un articolo sul giornale, la sua amica Chiara usando il nome di Maria e la sua descrizione, ha dato un appuntamento nella piazza della città Venerdì sera.

Quel Venerdì sera piove a dirotto, Maria sulla sua macchina aspetta, poi eccolo: circa 35- 40 anni, alto dentro un montone grigio, scende dall’ auto, indugia un po’ sulla soglia del bar, poi la pioggia battente lo costringe ad entrare.

Maria scende dall’auto, entra nel bar, prende un caffè. Lo guarda: è carino, sembra simpatico. Lui si vede notato, si avvicina e chiede.

-         “Sei tu?”

-         “No, si sbaglia!”

Lui si scusa, fa qualche passo indietro, si siede. Lei consuma in fretta il caffè, la paura l’assale, lui la guarda con insistenza, lei esce da quel bar come sollevata, non sa il perché di quella sua paura. E’ finita.

Ritorna alla sua vita monotona. Passano i mesi sempre uguali: sinora nulla di diverso. Quella sera del 20 Maggio, Maria è uscita a fare la spesa, poi con le borse in mano, sbircia le vetrine dei negozi senza neanche molto interesse. Poi un tuffo al cuore: è lui, l’uomo del suo appuntamento, abbracciato con una ragazza bassa, brutta… ridono felici, lui la bacia, sono innamorati!

Chi è quella schifosa che bacia il suo uomo?. D’istinto li segue, dentro di lei un senso di schifo, di repulsione, fanno schifo, si baciano in strada e lui, l’uomo che doveva essere suo, non si vergogna!. Quelle effusioni per strada, tra la gente, come ragazzini, fanno schifo. Li segue e dentro di lei cresce rabbia mista a odio per quella donna, si guardano un poco in giro: sono come estraniati dalla gente, si toccano, si baciano per la strada tra la gente, nei portoni, sono persone adulte, comportarsi così tra la gente senza amore, senza morale come ragazzini. Un crescendo di tensione emotiva, una confusione mentale, un’agitazione e un senso di repulsione, devo farli smettere.

-         “E che diamine, ci vuole un po’ di morale, e voi schifosi fate vergognare chi vi guarda, contegno. Cos’è questo schifo!”

-         “Ma cosa vuole?. Chi è quella pazza, la conosci?”

     -   “No, non credo, sarà malata! Scusi, signora, c’è l’ha con noi? Lei chi è? Cosa vuole?”

Maria si guarda intorno, si ricompone con stupore, con disaggio e con fastidio interiore, si ricompone.

-         “Scusate, scusate!”

Un po’ di gente si è fermata incuriosita dalle sue urla e dall’espressione stupita dei due malcapitati. 

Si avvia verso casa, due lacrimoni gli solcano il viso, ritorna verso casa con la sua anima piena di solitudine, vuota illusa.

 

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