UN FANTASMA AL MATRIMONIO DI MARIA SOLE


non riuscivo a crederci. Vedevo le cose che volavano via e la gente che urlava e poi c’era quel rumore….. era come se ci fosse un buco e tutta l’aria stesse uscendo fuori, era come un buco in un pallone enorme – facevo fatica a respirare tutti scappavano – vicino a me l’avvocato Nicosia agitava il bastone per aria e gridava Aspettatemi, aspettatemi – ve lo immaginate l’avvocato Nicosia che corre come un matto con le gambette che rotolano e il bastone in aria? – e la signora Macaluso era nuda, correva con il perizoma infilato nelle chiappe che era la sola cosa che gli era rimasta addosso – io correvo anch’io e pensavo Ci siamo è la fine del mondo e mentre correvo per scappare dal risucchio, davanti a me ho visto la sposa che volava via nel cielo – cioè ho visto che si alzava con tutti i veli e lo strascico e in un attimo era un puntino bianco nel cielo

stavamo chiacchierando, eravamo in piedi e parlavamo delle nostre cose

sì dicevamo che le stava bene a quella p-puntini della Carla che Antonio se ne fosse andato

sì insomma parlavamo delle nostre cose e io avevo in mano un flute di spumante e a un tratto tutto quello che c’era dentro è uscito fuori ho visto proprio una pallottola gialla che è uscita dal bicchiere e ha fatto splash sulla faccia della Gina e la Gina ha fatto due occhi così e io mi chiedevo cosa diavolo era successo quando ho sentito fsciiiiiiiii e ho visto il vestito della Macaluso che se ne volava via e tutti abbiamo visto che aveva addosso il reggiseno rinforzato e il perizoma e poi ci siamo tolte le scarpe e ci siamo messe a correre per scappare al risucchio

e la Macaluso piangeva e gridava aiuto e tutti le guardavano i buchi della cellulite

era un vestito di chiffon giallo e verde ero così contenta me l’aveva fatto la sarta da un modello di Valentino – devo dire un po’ ritoccato sui fianchi – ah,  mi stava da dio, giuro, non ce ne era uno che non girava la testa per guardare - la sarta me lo dice sempre Iole sei una bella donna, fatti un po’ guardare intanto che sei giovane – e io rido perché giovane non la sono mica più tanto -  e poi ho sentito come un fischio come se ti passasse vicino un treno e me lo sono sentito strappare di dosso ho proprio sentito che me lo sfilavano e ho pensato che era uno scherzo ho pensato a quei cretini degli amici di mio marito mi sono sentita tutti gli occhi addosso c’era un vento un risucchio se la davano tutti a gambe mi sono messa a correre anch’io

noi non abbiamo colpa, signore, eravamo davanti alla casa a curare i vecchi, gli altri erano tutti nel prato a bere e mangiare, i vecchi stavano bene, lui diceva sue cose che non si capisce niente quando parla, la signora Rosa guardava intorno diceva di questo e di quello, noi non potevamo vedere, signore, avevamo le spalle voltate abbiamo sentito gridare abbiamo visto la gente che scappava ma non sapevamo che cosa facevano e poi abbiamo sentito un rumore

io stavo andando a salutare i signori Pelati – erano sul prato con le filippine – quando ho visto quelle due che se la davano a gambe e subito dopo l’abete davanti alla casa stava venendo giù come un fuscello – era un albero davvero gigantesco - ho pensato oddio e ho visto i vecchi seduti al tavolino che ci sparivano dentro poi mi sono voltato a cercare aiuto e ho visto tutti che correvano allora l’ho sentito anch’io ho sentito un risucchio che mi strappava la tonaca di dosso avevo dei soldi nelle tasche non ho fatto in tempo a metterci le mani che sono volati in aria

ho visto il prete che correva sul prato dietro una nuvola di biglietti di banca e mi veniva da ridere allora ci siamo messi a urlargli dietro qualcosa ma non si sentiva niente e ci siamo buttati a terra sotto il palco dell’orchestrina e da lì guardavamo le donne che scappavano via in mutande e nell’aria volava di tutto non si può immaginare reggiseni portafogli occhiali scarpe

eravamo un po’ bevuti stavamo aggrappati sotto il palco a guardare c’erano le tartine e i ravioli che volavano nell’aria era uno spettacolo da non credere Cesare e gli altri dicevano è Una tromba d’aria ma io pensavo che non poteva essere una tromba d’aria io avevo sentito dire che in quel castello c’era un fantasma

eravamo lì sotto il palco e avevamo anche un po’ bevuto e allora mi è venuto in mente di raccontare questa storia: che il vecchio signore del posto, un guerriero con le palle con l’armatura il cavallo e la spada non ne poteva più del suo discendente segaiolo con tutti i matrimoni e i cattering del cazzo che faceva

ora è certo che per un po’ di matrimoni non ce ne fanno più

sì e poi sapete chi è venuto a nascondersi proprio sotto il palco? il discendente del fantasma

Sandro Pallavicini pelato come una biglia dio santo e piangeva come una fontanella faceva dei singhiozzi che si scuoteva tutto

mica solo singhiozzi, anche loffe da svenire

la prova provata che porta il parrucchino – si vergognava come un ladro è venuto a nascondersi sotto il palco e quando ci ha visto è scoppiato a piangere la prova provata che era un parrucchino, e c’era chi parlava di trapianto

io sono il cuoco io dico che no non può essere solo una tromba d’aria o un uragano o che altro, io che c’era qualcosa che non andava l’avevo capito da prima, alle tredici il capo mi ha detto butta i ravioli – sa i ravioli devono essere ben cotti a molti la pasta piace al dente ma il segreto del raviolo è che sia ben cotto - e io li avevo buttati e mezz’ora dopo erano ancora crudi, capisce? mezz’ora nell’acqua a bollore ed erano ancora duri e il capo era venuto a prendersela con me e io gli avevo detto che c’era qualcosa di strano e lui mi diceva che ero un imbecille e poi è volato via tutto tutto pentola e ravioli non so se ha un’idea di quanto siano grandi le pentole che usiamo noi
 
sono un’amica della sposa voglio dire mi spiace che sia finita così, dio ma com’è possibile, sparita….. com’è possibile? era il matrimonio dell’anno, ne parlavano tutti

I fantasmi non esistono. Per dimostrarlo, condurrò un ragionamento per assurdo: cioè vi farò constatare che se esistessero (per assurdo, appunto) se ne trarrebbero conseguenze incompatibili con la realtà. Per converso, siamo quindi costretti ad ammettere che non esistono.
Partiamo dalla definizione di fantasma: come si può immaginare, sull’argomento esistono teorie discordi (tra cui la famosa “stay-behinds” di Hans Holzer,  la teoria delle “fotografie sulla pellicola spazio-temporale” di Peter Underwood e la teoria delle “variazioni dell’intensità elettromagnetica” del prof. Eco) ma possiamo ragionevolmente concordare su un punto: i fantasmi sono la manifestazione nel mondo sensibile dello spirito di un defunto. Ora, nella maggior parte delle testimonianze di apparizioni, anche se non in tutte, lo spirito apparso sembra essere in grado di avere effetti sensibili, cioè agire, sul mondo. In realtà, se a un fantasma si attribuisse soltanto la capacità di apparire nel mondo, ma non quella di agire sul mondo, della loro esistenza non ci calerebbe granché. Diamola dunque vinta per un momento a quelli che sono convinti dell’esistenza di fantasmi capaci di avere effetti sul mondo, e riflettiamo con rigore sulle conseguenze che questo comporterebbe: lo spirito di ciascun morto avrebbe la possibilità di comparire nel nostro mondo fisico e di agire su di esso: è quindi ragionevole supporre – nessuno lo può negare – che gli spiriti tornerebbero a frotte per continuare i fatti in cui erano coinvolti nella loro vita materiale. Ma agli spiriti si attribuisce una durata eterna: bisogna quindi ammettere che ci sarebbero, sparsi in ogni luogo del mondo, milioni di miliardi di fantasmi (la sommatoria dei nati dalla comparsa dell’uomo) che verrebbero ad operare quaggiù. Se così fosse, il mondo sarebbe, per forza, interamente nelle mani dei fantasmi e non di noi viventi. Poiché, come tutti vedono, così non è, occorre ammettere che esiste una linea invalicabile tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti e quindi i fantasmi non esistono.

fantasmi? boh, ho visto i fiori partire e fare un mulinello nell’aria con tutto quello che c’era sui tavoli

c’era l’ing. Marcuri, quello che ha lasciato la moglie, che avanzava con il collo piegato – sapete? come fa lui per colpa della gobba – e la mano pronta per la stretta – bello abbronzato nel vestito nuovo con quel prato di nei in mezzo alla faccia, quando si è accorto di tutto quel mulinello di roba che volava nell’aria si è messo a guardarsi  intorno - a destra a sinistra in alto in basso – e non riusciva più a muoversi – era in mezzo a quel mulinello di roba che gli finiva in faccia e si vedeva che apriva bocca per gridare aiuto si vedeva la bocca che si apriva e si chiudeva e gli si leggeva sulle labbra Aiuto, Aiuto ma non si sentiva niente e poi gli si è infilato in bocca qualcosa di grosso e l’ing. Marcuri strabuzzava gli occhi diventava rosso io ho cercato di tirarlo fuori ma non ci riuscivo

ero con il dottor Federici, il farmacista non il notaio, c’era anche il geometra Fossa, che ha lo studio in via Roma, c’era Pesenti, mi sembra e altra gente del Rotary, eravamo al tavolo degli aperitivi, quello dove c’erano i pezzi di grana e le foglie di menta fritta che a me non piacciono, si parlava di borsa, Federici se ne stava col naso in aria con il distintivo del Rotare al petto, ha fatto segno di guardare, c’erano degli affari che venivano giù dal cielo, ci piovevano addosso, erano molli viscidi, Federici ha detto Sono ravioli e Fossa gli ha detto di stare zitto poi abbiamo visto arrivare giù qualcosa di molto pesante e Fossa è finito a terra con la pancia in aria e la testa piena di sangue Federici che è farmacista si è chinato per vedere poi è cominciato il risucchio una specie di tornado e abbiamo cercato di correre via

mi sono chinato a vedere cosa cavolo era successo il geometra Fossa respirava, ne sono sicuro perché aveva la pancia che andava su e giù ho cercato di sbottonargli il panciotto che gli stava molto stretto – lo portava per tenere dentro la pancia ma io  dicevo che gli faceva male allo stomaco -  poi ho dovuto scappare anch’io era impossibile rimanere lì io ho pensato alla bomba ho letto dei libri sulla bomba atomica e ho pensato che era successo quello mi sono messo a correre ho pensato ora vediamo il fungo e ho pregato Padre Pio

io ero vicino al gruppetto del Rotary, stavo saccheggiando il banco degli aperitivi - io ai matrimoni mi annoio a morte e ci vado senza neanche farmi la barba - questa volta però no, non si può dire che mi sia annoiato - ho sentito il farmacista tirare una bestemmia a denti stretti – però l’ho sentito – gli era scappata un’oliva sulla cravatta poi ho visto l’albero precipitare e ho pensato ai vecchi seduti sul prato e ho gridato ma nessuno mi stava a sentire

sono sicuro che Padre Pio mi teneva per mano e mi ha portato fuori dal disastro e quando mi sono sentito al sicuro mi sono messo a piangere per la commozione e gli ho chiesto di pensare anche al povero Fossa

non ricordo niente niente ho provato il più forte mal di testa della mia vita

ero in bagno e mi si è rotto davanti lo specchio è letteralmente andato in pezzi allora mi sono voltata e mi sono trovata faccia a faccia con il vecchio Garilli allora ho cacciato un grido perché deve sapere che era tutto nudo con la canottiera e basta e gli ho mollato anche una sberla perché mi guardava come un porco

devo aver sbagliato ad entrare nel bagno delle donne non lo so comunque ho sentito un fischio e lo specchio si è rotto e mi sono trovato davanti la moglie del presidente degli agricoltori nuda giuro nuda e ci siamo abbracciati per non farci portar via dal vento

gli ho guardato il pisello di sfuggita era piccolo come quelli che disegna Forattini, ha presente? mi faceva tenerezza, ci siamo stretti per non farci trascinare via

Se dopo la morte ammettiamo l’esistenza di una vita spirituale, allora dobbiamo anche pensare all’esistenza di un mondo metafisico parallelo al nostro mondo fisico. Come si è dimostrato, un turismo di massa dal mondo spirituale a quello fisico non è possibile, pena l’ingovernabilità del mondo fisico, ma è lecito chiedersi se può esistere una via di comunicazione sporadica tra i due mondi. In effetti questa possibilità non è razionalmente escludibile, anche se la via di comunicazione possiamo conoscerla solo avvalendoci della scarsa esperienza che abbiamo dal nostro lato. Ed è quello che cercherò di fare nel seguito.
A dir la verità, dalla nostra parte, la linea di demarcazione tra il mondo della materia e il mondo degli spiriti sembrerebbe superabile solo in quella transizione di stato che noi chiamiamo morte (tre volta corna). Per analogia, possiamo supporre nel mondo ultraterreno l’esistenza di un evento inverso (possiamo chiamarlo vita?) che provoca il ritorno degli spiriti da noi, non però come spiriti, ma come uomini. Le affascinanti dottrine dei ritorni ciclici cercano di dare una spiegazione di come questo continuo doppio flusso può essere regolato, ma ci porterebbero lontano dal nostro tema iniziale. E poi non c’entra coi fantasmi.
Un’altra teoria, detta della comunicabilità parziale o inversa, è che la barriera di demarcazione sia semipermeabile e che il passaggio dal mondo spirituale a quello materiale sia talvolta possibile, mentre non vale il viceversa. Non mi addentro nei dettagli dei casi in cui si ritiene che questa comunicazione sia possibile, perché si tratta, come è facile immaginare, di un vero e proprio campo minato. Basti dire che la maggior parte degli studiosi concordano nel ritenerla possibile solo in circostanze assolutamente eccezionali: il passaggio nel mondo dei vivi è un fatto personale (cioè della singola anima) ed isolato e quasi sempre legato al ritorno nel luogo o nella dimora della propria esistenza terrena. Questo tipo di ritorno noi lo chiamiamo infestazione  ed è frequente nei castelli in rovina e nelle grandi case di campagna, molto meno in certi appartamenti cittadini di due striminziti locali più servizi, in cui nessun defunto ambisce a tornare. Lo scopo dichiarato del fantasma infestante è scacciare gli attuali abitanti dalla propria antica dimora, sebbene non manchino testimonianze di casi di coabitazione, con accordi e concessioni reciproche. Per contrastare un tentativo di infestazione, la cosa migliore è rivolgersi ad uno scacciafantasmi. Gli scacciafantasmi sono professionisti qualificati equipaggiati con le più moderne attrezzature (come rilevatori di campi elettromagnetici e visori a raggi infrarossi) ed esperti in tecniche di autorilassamento, in metafonia e metavisione, oltre che in elettromagnetismo, come è ovvio. Naturalmente, in questo campo non si può pretendere l’esistenza di un modus operandi universalmente condiviso: le tecniche di disinfestazione sono diverse e varie almeno quanto i disinfestatori. Ma su un punto tutti gli scacciafantasmi concordano: per scacciare un fantasma, occorre interrompere il flusso di energia che gli deriva dall’amore verso i luoghi della sua lontana esistenza.


io sono un’amica di famiglia li conosco da sempre si può dire voglio dire solo questo che non si può permettere che succedano cose di questo tipo non è ammissibile no due si vogliono bene e si mettono insieme e potrebbero essere felici perché sì diciamolo se lo meriterebbero di essere felici - e i genitori? dove li mettiamo i genitori eh? i sacrifici che fanno per arrivare a quel giorno, perché sì diciamolo è a quel giorno poi che si pensa sempre no? il bel matrimonio e quando ci sei guarda te se possono succedere cose così no io dico non la si può far passare liscia qualcuno deve pagare

dovevate vedere come se la filava il Gecca sulla sua sedia a rotelle, l’ho visto partire come un treno a vela, era un missile e la mamma dietro a strapparsi i capelli ma con quel vento non ce la faceva, si aggrappava alle cose poverina e il Gecca tutto contento prendeva il volo

Cara Mary, mi dispiace proprio che sia finita così, anzi no, devo dire, non mi dispiace poi così tanto. Ieri mattina non hai idea di come mi sentissi, mi sentivo  con una specie di crampo allo stomaco, sono rimasta tutta la mattina a letto. Tu certo non te lo potevi immaginare, vero, come mi sentivo, o forse te lo immaginavi ma che ti importava? cosa poteva importarti di quella disgraziata chiusa in camera a piangere, a letto. A letto? E chi riusciva a starci a letto, tenevo le tapparelle chiuse e giravo in pigiama per la stanza come una belva con la bava alla bocca mi sedevo e un secondo dopo mi rialzavo con lo stomaco in gola e non potevo stare ferma e pensavo ecco ora si sta vestendo immaginavo proprio il tuo corpo con la pelle di latte che si infilava nell’abito i bottoni che ti ci chiudevano dentro bianca e pura in quella corazza immacolata. Bianca e pura? Be’, lasciamo perdere. E mi dicevo ecco adesso sta marciando verso l’altare tutti tengono il fiato e si scambiano gli sguardi e fanno sì con la testa Ah è proprio bella la sposa Ah la sposa e io a mordere il lenzuolo e inghiottire le lacrime e dire si vede che se lo merita, alla fine si vede che se lo merita lei quella stronza, se lo merita si vede sono le dodici e dieci e ancora il fatto non è concluso un miracolo può ancora succedere un miracolo e stringevo il telefonino tra le mani suona perdio suona e non suonava, ovvio che non suonava, perché mai doveva suonare, chi ci crede ai miracoli? solo certe povere disgraziate sfigate senza speranza come me
E invece? E invece? Volata via, la troia, sparita. Volata via col culo per aria. Dai che non ci credo. Io non ci credo. Eppure è vero: la troia è sparita. E ora piangono tutti e sono disperati e non sanno nemmeno cosa è successo. Loro sono disperati e io torno a vivere. E quel poverino di Mirco, ha preso per il culo anche lui, la troia,  l’ha lasciato con un palmo di naso a stringere aria. Ma stai pure dove sei, cara Mary, divertiti pure all’inferno o dove diavolo sei finita in mezzo ai fantasmi, che a Mirco ci pensiamo noi, ci pensiamo noi, non ti preoccupare a quel poverino.


Ma il termine “infestare” non rende giustizia al sentimento dei fantasmi verso le loro antiche dimore. Infestare si dice dei topi, dei piccioni. Trovo molto più appropriato, invece, il termine inglese “to haunt”, che ha la stessa radice di “home”, dimora, ed esprime un sentimento d’amore non verso un generico luogo, ma verso la casa dove l’esistenza terrena è accaduta. Sentimento che spinge un nudo spirito a tornare. Non tutti possono farlo, lo sappiamo. Non sappiamo in quali eccezionali circostanze si realizza l’inarrestabile passaggio della linea di demarcazione tra i nostri mondi, altrimenti invalicabile. Eppure in alcuni casi questo si realizza, anche se possono volerci secoli perché tutte le condizioni siano mature, pronte. E quando questo avviene, statene certi, dietro c’è sempre un animo di grande vigore e sensibilità, un animo capace anche nella vita materiale di imprese non comuni, nel bene e nel male.
Come mi è stato richiesto, ho compiuto uno studio sulla genealogia del Castello di L* con lo scopo di ricostruire il profilo sensoriale di tutti i suoi defunti abitanti, fino al proprietario attuale, che ne ha fatto un posto per banchetti. Non sono certo operazioni facili da condurre, come si può capire, e tanto meno leggere. Occorre andare indietro nel tempo e strappare alla muffa carte dimenticate da tutti, occorre interpretare, saper vedere cosa veramente si cela dietro fatti banali che nessuno più ricorda o al contrario dietro a vicende tanto famose da essere divenute leggende. Alcuni antichi antenati sono passati sulla terra senza nemmeno lasciare un’impronta, o forse questa impronta si è cancellata, forse perché veramente esile come il tocco di una foglia o forse perché era fin troppo impressa dentro la carne e i cuori dei contemporanei. Occorre saper intuire un’anima dietro alle linee goffe o false di pittori dilettanti o adulatori. Bisogna saper vedere negli angoli bui, dietro le pareti, dietro a mobili che hanno servito intere generazioni, dentro ai mattoni.
Bene. Ciò premesso, credo di aver riportato alla luce, tra tante vite più o meno insulse che si sono succedute nei secoli, un’esistenza che potrebbe fare al caso nostro. Non dico che sia per forza lui il fantasma: sia chiaro che in questo campo certezze non ce ne sono, per dare una parola più impegnativa ci vorrebbero molti pazienti appostamenti in loco.
Tuttavia il signor Oldomanno conte di L* fu un guerriero dotato di carattere non comune, nel bene e nel male, non c’è dubbio. E’ un capostipite, è all’origine di tutti i vizi e le virtù che si rivelano nei successori.
Si guadagnò il castello e la terra intorno per avere mozzato molte teste, senza pensarci su troppo, al soldo del Conte del Montefeltro. Poi, visse senza mollezze nel piccolo feudo appena conquistato, badando ad avere in quantità quello che gli piaceva: selvaggina giovane, di piuma e di letto. Siccome amava la caccia, mandava la sua masnada a reclutare le contadine di migliore carne e dietro promessa di un soldo per venire al castello, questi le abbandonavano nel bosco molto più nude che vestite, anche d’inverno. E il Conte partiva alla caccia equipaggiato di cavallo e di cani e quando le trovava, impaurite e tremanti come passerotti, le riconduceva al castello, dopo averle riscaldate a dovere dentro il  mantello. In tempo di pace, era il suo principale divertimento.
Un giorno inseguiva una giovane dalla pelle bianchissima. La inseguiva come una preda troppo più debole e tenera, godendosi la paura che la  faceva correre a perdifiato, scalza, sul sentiero. Al Conte bastava avanzare al piccolo trotto, fermarsi a fiutare le sue tracce, proseguire, spingerla dentro alla trappola. La vedeva, bianca in mezzo alle foglie, stremata, al bordo del torrente. La desiderava, era ormai sua, inerme, gli bastava allungare un artiglio. La giovane vide il Conte arrivare, si fece il segno della croce e saltò nell’acqua.
Questo episodio è descritto senza nessun velo in una lettera che il Conte stesso scrisse al Vescovo di P*, annunciandogli la sua intenzione di fare un pellegrinaggio lungo tutta la penisola, e di darsi poi alla vita eremitica per espiare. Morì infatti da eremita, impazzito a causa della solitudine, nel 1299, in una grotta della Sicilia.
 
io sono il fotografo. Avevo fatto una corsa in macchina a prendere un altro flash perché il mio non ne voleva più sapere di funzionare – e questo era strano, davvero molto strano – la macchina era nel parcheggio, fuori, stavo tornando indietro sul viale che va al castello e ho sentito come un trotto, come degli animali che corrono – allora mi fermo, guardo bene e no, cosa stava succedendo?, stavano arrivando di corsa, erano gli invitati che se la davano a gambe, mezzi nudi scamiciati e urlavano e correvano e in mezzo c’erano anche gli sposi lo sposo e la sposa per mano come correvano dio mio mi sono venuti i brividi e mi sono messo a correre anch’io e dietro avevo quel branco di sciamannati

scappavamo anche noi io avevo in mano la mano di Mary dovevo tirarla perché Mary con il vestito e le scarpe che portava non riusciva a correre e allora io la tiravo e scappavamo insieme sul viale con tutta la baraonda che stava accadendo e Mary aveva la guance di fuoco e gli occhi lucidi ma non piangeva no non piangeva io mi voltavo a guardarla e Mary non diceva niente nessuno diceva niente
avevamo già fatto tutto era tutto pronto domani mattina ci veniva a prendere lo zio Gigi per andare all’aeroporto – pensi adesso dovremmo essere al sole su una spiaggia ci pensa? ci pensa?- e in casa era tutto pronto i mobili e il resto era stata una gran fatica ma era tutto pronto avevamo scelto i rubinetti dei bagni e le piastrelle e il parquet nelle camere e avevamo sistemato anche la cameretta per i bambini – proprio una corsa contro il tempo - e la camera degli ospiti e nel soggiorno Mary ci aveva voluto un camino sotto la scala del soppalco e io ci avevo voluto l’home video e avevamo fatto il piano per invitare tutti gli amici a cena un po’ alla volta e a guardare i dvd con l’home video
e il letto l’avevamo scelto insieme un letto moderno non troppo morbido ma neppure tanto duro ci teneva tanto Mary alla nostra prima notte nel letto e io avevo comprato un pigiama nuovo di seta grigia
era tutta a posto la nostra casa in via Venti nel soggiorno c’erano tutti i regali li aveva sistemati la mia Mary sul pavimento non si passava neanche, era così precisa la mia Mary, qui quelli belli da tenere, lì quelli da portare indietro
correvamo per il viale insieme a tutti gli altri e io la stringevo forte per mano la mia Mary e mi voltavo a guardare come andava ce l’avevo per mano e a un tratto l’ho persa ho sentito la mano che mi scappava via mi sono voltato e Mary era nell’aria che volava via con il vestito bianco e le guance rosse come una bambolina e in un attimo non si vedeva più.


Si ringraziano per la loro testimonianza i signori: Silvio Rossi, Giovanna Preziosi, Giorgia Prestimballi, Iolanda Macaluso, Maria e Lorena Rodriguez, Don Luigi Nonfarmale, Nicola Cos, Pier Fernando Pitigrilli, Giò Pio, Ascanio Freschi Martini, Ugo Stroppi, Anna Karenina,  Leomagno Piccolomini, Massimo Bioricci, Gian Luca Freschi, Federico Federici, Massimo Viola, Natale Fossa, Eleonora Ficarelli, Renato Garilli, Patrizia Prestimballi, Leonardo Striscia, Serena Mai, Vincenzo Diodati, Mirco Tramaglino. Un ringraziamento particolare al dottor Vincenzo Passalardo per il suo dotto intervento sui fantasmi e la ricerca sul castello di L*.



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