Barbara


La festa non stava andando male. La mia casa in campagna faceva la sua figura in quella sera di fine maggio 1982 non ancora calda ma gia’ con l’odore del fieno che arrivava dai campi ed con i primi grilli canterini che si udivano nelle pause musicali. L’estate era alle porte e vi era in giro una gran voglia di godersela fino in fondo. Gli amici del nostro club privato “Cantina i 2 pozzi” avevano invitato alcune ragazze niente male e cio’ costituiva una piacevole novita’ in una compagnia gia’ fin troppo collaudata. Non ci annoiavamo affatto e tra un bicchiere e l’altro l’ambiente si andava riscaldando.
Ad un certo punto parte una canzone che a me e’ sempre piaciuta molto, My way cantata da Frank Sinatra. Credo di aver ben poco da spartire con l’uomo duro che fa il bilancio finale della propria vita rivendicando con orgoglio di aver sempre fatto a modo proprio. Ma trovo la musica molto coinvolgente. Ho sentito quindi una gran voglia di ballarmi un bel lentone. Attraverso il cortiletto in cerca di una compagna da invitare e vedo venirmi incontro una ragazza piccola e graziosa. Non era proprio quello che cercavo ma non potevo sapere che proprio in quel momento il destino mi stava venendo incontro. Con quel sedere un poco rotondetto ma ben disegnato, vita sottile, seno giusto e viso da gattina era in realta’ molto femminile. Il fatto e’ che aveva i tacchi a spillo che piu’ alti non si puo’, unghie lunghe laccate e affilate come artigli. Le ciglia poi parevano finte ed erano marcate da un rigone nero mentre a me son sempre piaciute le ragazze acqua e sapone in jeans e scarpe da ginnastica. Non e’ il mio tipo, ho pensato. Ma sarebbe stato scortese sottrarmi. Lei mi si appoggia delicatamente e sento subito una piacevole sensazione di tenerezza. L’intesa sui piccoli passi e dondolii vari con cui ci abbandoniamo alla musica e’ totale. Non e’ una cosa erotica ma piuttosto una specie di flusso magnetico che mi prende. Mi sento come a casa, al sicuro. Il contatto con lei mi da’ un senso di tepore assai gradito. Ora che ci penso bene mi sembra che lei indossasse un piccolo pullover di cashmere e forse questo ha avuto la sua importanza ma io preferisco pensare che non sia stata la qualita’ di un ammorbidente a cambiarmi la vita.
Insomma, come avrete gia’ capito l’ho sposata.
Ma non pensate che sia stata una cosa cosi’ semplice.

Io non ero piu’ un ragazzetto. Non che fossi scapolo per scelta ma avevo avuto una serie di storie finite senza esito. Prima con le persone forse giuste ma non ero pronto io. Poi ero pronto io ma forse non erano giuste le persone.
E cosi navigavo ormai tranquillamente verso i 40.  
Lei invece era fin troppo giovane.
Ti piace la campagna? le chiedo. Si mi piace. Allora mi butto a dire tutto il bene possibile sulla campagna e tutto il male possibile sulla citta’. Prendiamo per esempio la neve. In campagna rende tutto candido e immacolato, in citta’ si forma subito un impiastro scuro che le auto ti schizzano addosso. E che dire della nebbia? In campagna fa apparire tutto magico e surreale. In citta’ e’ solo smog che ti intasa i polmoni.
E poi dove li mettiamo i rumori della campagna?
Passata e’ la tempesta, odo augelli far festa
E la gallina tornata in su la via che ripete il suo verso.
Scriveva il Leopardi.
Ma in citta’, con il rumore che c’e’, come potreste sentire il verso di una gallina? E poi me lo dite che fine farebbe quel povero pennuto in mezzo al traffico di via Colombo?
No non c’e’ confronto e poi sono certo che io potrei vivere solo in campagna. Lei annuisce e sembra d’accordo su tutto.

Ma io non ero tipo da vendermi a buon mercato e le occasioni per metterla alla prova non sarebbero mancate.
Vedi questi tronchetti di legno? Sono troppo grandi per entrare nella stufa, occorre spaccarli con l’accetta prima a meta’ poi ancora a meta’ della meta’. A questo punto i pezzi entrano senza problemi. Guarda come faccio io!
Il taglio non e’ proprio perfetto ma faccio finta che lo sia, tanto lei non se ne accorge di certo. Ora prova tu.
Pam pam pam, una serie di colpi rapidi e precisi e la legna e’ bell’e sistemata. Ho giusto il tempo di fare un passo indietro per non essere colpito da qualche scheggia. E’ la fortuna dei principianti, penso, facendo finta che sia normale, ma il colpo e’ andato a segno.
Un’altra volta le dico: visto che la campagna e’ cosi’ bella perche’ un giorno invece di andare all’universita’ non vieni un po’ alla mia casa e ci mangiamo pane e salame con un bicchiere di vino? Me ne sto un po’ fuori a sistemare un paio di alberi nel frutteto mentre lei prepara la tavola. Quando rientro cosa mi trovo? Un magnifico piatto di lasagne fumanti in mezzo alla tavola! Ma come hai fatto? Visto che non avevo bisogno dei libri ho messo in borsa quello che mi serviva! Guardo perplesso la piccola borsetta posata su una sedia. Voi capite che per uno come me queste sono cose che contano ma ancora non mi davo per vinto. Rimaneva la prova del pane.
Dovete sapere che uno dei miei pallini, oltre a tutte queste cose della campagna, e’ quello di fare il pane nel forno a legna. Il vantaggio e’ che il pane puo’ durare anche due settimane tanto piu’ duro di cosi’ non puo’ diventare. La farina costa solo 700 lire al chilo e per il forno uso la legna di potatura del frutteto.
Impastare a mano una decina di chili di farina pero’ non e’ cosa da poco e quando lo facevo sentivo male alle braccia per un paio di giorni, tanto che stavo pensando all’acquisto di una impastatrice professionale. Avete gia’ capito in cosa consistesse la prova. Carico sul tavolo una dose di farina maggiorata e comincio ad impastare. Vedi come si fa? Vuoi provare? Lei prova e io non credo ai miei occhi. La pasta sembra muoversi come per incanto in un turbine di volute sotto la potente azione delle sue braccia che si muovono con grazia e precisione come quelle di un direttore d’orchestra.
In pochi minuti la pasta era perfetta!
A questo punto ero al tappeto e non avevo piu’ difese.
Voi capite, la legna, le lasagne poi ora anche il pane! Tutto cio’ era troppo anche per un tipo come me. Se poi consideriamo che avrei potuto risparmiare i soldi per la macchina della pasta tutto tornava a pennello. 
Pensate forse che io sia un po’ tirato? Beh sono nato e cresciuto in campagna e ho imparato a dare il giusto valore ad ogni cosa!
Per esempio il matrimonio lo potevamo fare da mio zio che era prete di montagna a Padri, frazione di Bettola,  in un posto da lupi dove nessuno dei suoi nipoti ha voluto sposarsi. Noi invece abbiamo detto si e lui non solo ci ha sposato gratis ma ha anche pensato al coro delle canterine di Bettola. Chi sono costoro? Intanto Bettola e’ la parrocchia piu’ importante della Valnure. Loro erano le ragazze del coro. Tutti sono capaci di fare eseguire da un professionista un pezzo di musica classica, per esempio l’Ave Maria di Schubert o quella di Gounot, ma un coro cosi’ non capita spesso di sentirlo. Ci sara’ anche stata qualche stonatina ma questo ha reso la cosa ancora piu’ autentica, spontanea, naif. Con quello poi che e’ successo al matrimonio direi che questa e’ la cosa che e’ filata piu’ liscia.

Cosa e’ successo? Ve lo racconto un’altra volta. Ora vorrei tornare alla mia storia.

Avrete gia’ capito che dopo il matrimonio mia moglie non ha piu’ toccato una accetta ne’ mai impastato il pane e che viviamo tranquillamente in citta’.
A volte mi capita di pensare a cosa sia che tiene insieme due persone. Certamente e’ qualcosa che sfugge a qualunque indagine di tipo razionale perche’ e’ certo che stando alla logica il mio matrimonio non doveva durare piu’ di una settimana. Invece siamo sposati da 16 anni e abbiamo due figli.
Ho letto che i mammiferi scelgono il partner soprattutto in base all’odorato. In questo modo si formerebbero le coppie con le piu’ alte probabilita’ di buona convivenza. Si faceva anche l’ipotesi che per quanto nella specie umana l’odorato sia assai debole, una qualche funzione la svolga ancora anche se a livello inconscio. In effetti a volte mi sembra che quando sono vicino a lei ci sia qualcosa che mi calma. Ma io preferisco pensare che non sia stata la qualita’ di qualche deodorante a cambiarmi la vita.
Ma non pensate che il mio matrimonio sia una storia tutta in rosa. Anche in casa nostra qualche volta la luna gira storta e io non ci penso due volte a dare la stura a tutto il contenzioso pregresso di tanti anni a cominciare dalla legna, dalla macchina per la pasta che mi e’ toccato di comperare, dalla campagna e dalla citta’.
Sapete cosa fa lei? Nulla di nulla. Le mie parole hanno su di lei lo stesso effetto che ha l’acqua sul vetro. E quando il temporale finisce e’ tutto come prima.
Una volta pero’ di fronte a tanta indifferenza mi e’ venuto di allungare le mani. Non intendevo nuocerle ma solo provocarla e vedere fino a che punto arrivava il suo controllo. Allora lei mi ha preso le mani con le sue e me le ha girate all’indietro. Le sue mani sono una realizzazione perfetta del principio della leva. Piu’ che mani sembrano schiaccianoci. Anche il rumore delle mie dita era secco e schioccante come quello delle noci che si rompono. Ho avuto appena il tempo di urlare la mia resa sopraffatto dal dolore. Non e’ stato molto dignitoso ma almeno ho evitato l’ortopedico. Pero’ ero contento perche’ avevo capito che sotto questa sua corazza di  indifferenza vi e’ una sensibilita’ delicata a cui nulla sfugge.
La cosa piu’ strana tuttavia e che ancora non capisco, e’ che, mentre ricordo perfettamente a memoria tutta la lista del contenzioso che ripeto nello stesso ordine e con le stesse parole, dopo ogni litigio non riesco invece a ricordare il motivo che l’ha provocato.
Avro’ sposato una strega?

| Home Page | Racconti Vecchi | Racconti Brevi | Racconti Nuovi | Racconti di altri | Il libro degli Haiku | La pagina dei Link | Archivio |