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Guido Morselli

   
   
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Roma Senza Papa, il primo romanzo edito di Morselli,  fu pubblicato da Adelphi nel 1974, a un anno dalla morte dello scrittore.

Guido Morselli, scrittore per sé

Se c'è un autore che tra tutti potrebbe ambire al titolo di "martire degli editori" e quindi essere una specie di eroe degli Aspiranti Scrittori, se non proprio un santo protettore, questo è Guido Morselli. La sua vicenda è nota: annoverato ormai tra gli autori importanti del Novecento, per tutta la vita fu rifiutato dagli editori, e solo dopo il suo suicidio, avvenuto nel 1973, il romanzo Roma senza papa fu pubblicato da Adelphi, grazie al giudizio positivo di Giuseppe Pontiggia. E Morselli divenne un caso editoriale. Ma nonostante il successo e l'interesse della critica, forse non è ancora entrato nel cuore dei lettori come altri grandi autori del Novecento. Quest'anno, anniversario della nascita, Adelphi lo ricorda con il primo volume dell'edizione critica di tutti i Romanzi (link qui). Il volume è corredato da una vasta cronologia di Valentina Fortichiari, la quale ha anche curato, per Rizzoli, una raccolta di immagini, testimonianze e documenti d'epoca sulla sua vita (Guido Morselli: immagini di una vita). Non si può invece dire che Morselli goda in rete lo stesso interesse. A parte un'intervista rilasciata dalla solita Fortichiari ad Infinitestorie (link qui), di degno di nota ho trovato solo una  pagina nella rivista Inclasse: Il cinico destino di un borghese antiromantico. Ma anche autori più conosciuti, in rete non hanno maggiore fortuna.

Certo, il caso di Morselli è  emblematico dell' incomprensione tra scrittori e editori, basta pensare al giudizio, quanto meno capzioso, di Vittorio Sereni a proposito del manoscritto del Comunista: "come collocare questo libro di cui si può dire solo ciò che non è?..... Diciamo che appartiene a una sorta di divertimento estravagante.... pubblicabile magari e anche godibile, ma secondo me sfasato rispetto alle necessità di un libro, del quale gli manca la struttura e l'equilibrio espressivo delle parti". Dunque: un libro pubblicabile e anche godibile, ma che non si può pubblicare perché non ha tutti i crismi del Libro così come Sereni lo immagina. Tra l'altro, Morselli visse in un periodo in cui pubblicare era più ardo di oggi, che gli esordienti sono persino di moda, e, forse anche per il suo carattere, fu  un isolato, un aspirante scrittore sconosciuto obbligato a passare per il vaglio di una intangibile commissione di "esperti". 

Di casi di incomprensione editoriale se ne conoscono molti, e sono convinto che almeno altrettanti non si conoscono affatto, perché i manoscritti e i loro autori non sono mai venuti alla luce. E a proposito del giudizio di un testo, ho saputo di un esperimento che con i libri non c'entra niente, ma io credo, è comunque istruttivo. L'esperimento è questo: una università francese ha sottoposto due vini, uno bianco e uno rosso, al giudizio di un gruppo di esperti. I quali hanno dato il loro dettagliato giudizio: colore, sapore, ecc. Ma nessuno di loro si è accorto che in realtà si trattava dello stesso vino: un vino bianco, che in metà dei bicchieri era stato colorato di rosso. Bene. Tutto sommato, si spiega, è "normale": la vista ci predispone a trovare certi sapori già noti. Bene, dico io. Ma a questo punto, mi chiedo: se è così facile scivolare su un terreno soggettivo per una operazione tutto sommato "semplice" come sentire un sapore, a quanti condizionamenti siamo mai esposti quando compiamo un atto complesso come giudicare un libro?  

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