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"Ho seguito una decina di corsi di scrittura in tutta Italia. Non per imparare a scrivere, ma per imparare a leggere." "Non voglio
rimanere per sempre un 'piccolo editore': vorrei affermare la mia
identità ed essere un gradino di più di un editore
piccolo" "Non sopporto i classici, amo McInnerny perché ha superato il minimalismo di Carver, ma non voglio legarmi a un genere"
Fabrizio Filios,
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Se
volete essere letti, leggetemi! Incontro con Fabrizio Filios, piacentino, giovane editore con le idee chiare e molti progetti Alcuni anni fa (non poi così tanti, a voler vedere) un editore "serio", soltanto a sentir parlare di mercato e conti economici, sarebbe inorridito. In quel periodo, si legge sui libri, gli editori erano molto pochi e molto austeri. Oggi, che parlare di mercato non fa più scandalo (anzi....) e persino le Ferrovie dello Stato si gloriano di aver chiuso in attivo il loro primo bilancio, ci sono tanti nuovi editori, che provano a fare questo mestiere senza ansie missionarie o cinture di castità politiche, e hanno il solo assillo, anche se non è un assillo da poco, di pubblicare i libri in cui credono facendo quadrare i conti. Il risultato è una vera fioritura di nuovi editori e di nuovi autori. Ho letto da qualche parte che nel 1980 furono pubblicati tredici esordienti italiani, nel 1995 più di duecento. Non c'è che dire, è un bel balzo. E anche volendo guardare ai libri fuori dal coro (autori dimenticati, stranieri mai tradotti) si otterrebbe un risultato analogo, credo. Forse qualcuno obietterà che si pubblica troppo, almeno in rapporto a quanto si legge. Ma se un testo arriva in libreria, il pubblico può decidere se merita o no, se non ci arriva è solo l'editore che decide. Questo pistolotto storico-morale me l'ha ispirato Fabrizio Filios, che due anni fa, facendo tutto da solo, ha messo in piedi una casa editrice, la Effedue-Edizioni, e oggi può contare su due collane di narrativa, una ventina di libri in catalogo (di cui dodici, quasi tutti esordi, nel 2001) e progetti ambiziosi per il futuro: nuove collane, dedicate alla saggistica e alla poesia, autori stranieri, edizioni raffinate per i libri di punta e un progetto che per il momento non può essere svelato. Che in due anni una persona intraprendete, decisa a fare l'editore come mestiere senza ubbie intellettuali, abbia potuto realizzare tutto questo partendo praticamente da zero, la dice lunga su come sono cambiati i tempi. Prima di essere editore, ma già con l'idea di diventarlo, Filios ha frequentato una decina tra corsi e seminari di scrittura, in tutta Italia. Non per imparare a scrivere, ma per imparare a leggere, a valutare (lo rifarebbe? forse no). Per il resto, si è fidato del proprio senso commerciale e ha scelto di essere indipendente ed autonomo su tutti gli aspetti, dalla grafica alla stampa alla distribuzione: in questo modo riesce a pubblicare (e vendere) quello che gli piace, e almeno a recuperare i costi. Certo, per il momento non ci si campa, ma l'impresa sta in piedi. Per il suo primo libro, nel 2000, si è affidato alla rete: ha trovato un autore interessante e l'ha pubblicato (è Fabio Paoletti, con Surfisti un thriller noir). Oggi gli arrivano una decina di manoscritti al mese e per la valutazione dei testi è aiutato da un paio di lettori, che sono anche suoi autori, e dalla consulenza del professore milanese Franco Romanò: ma ci tiene a precisare che la scelta definitiva spetta solo a lui. La sfida per il futuro è trovare e affermare la propria identità, l'aspirazione è diventare qualcosa di più di "piccolo". I nuovi editori, sembrerebbe, sono isolati almeno quanto i nuovi scrittori: ognuno va per la propria strada e lavora al proprio "marchio". Quanto al tasto stonato della distribuzione, facendo di necessità virtù, la scelta di Filios è saltarlo a piè pari: inutile dover stampare tante copie per finire (o non finire affatto) in un angolo buio di una libreria: perché i libri degli sconosciuti i librai in molti casi neanche li vogliono, e rimangono a languire dal distributore. E allora si vende andando nelle librerie amiche (come la milanese Tykkun) a presentare i libri, cercando il contatto con i lettori negli spazi dove ci si può incontrare: qualche centinaio di copie che vanno in mano a lettori forti, interessati. E' poco, ma basta a coprire i costi e, assicura Filios, a soddisfare un autore alla sua prima esperienza. Poi, nell'immediato futuro di Effedue c'è l'ingresso in Rete, con un sito a cui l'editore sta già lavorando, e la vendita on-line. Ecco, forse è proprio questo il punto dove i nuovi editori sono costretti a provare nuovi modelli: come raggiungere il lettore senza passare per il canale tradizionale delle librerie, che non offre spazio. E allora c'è chi vende via e-mail, chi si affida alla rete o a catene di librerie innovative come la Fnac, chi cerca di costituire distributori alternativi, chi ripete il modello americano della Instabook: le soluzioni sono molte, il problema, purtroppo, rimane. |
"Mandatemi pure i vostri i testi per una valutazione. Ma a un patto: prima dovete aver letto almeno qualcuno dei libri che ho pubblicato. Solo così possiamo conoscerci entrambi." Fabrizio Filios, editore |