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L'etichetta da inserire nel libro che si lascia, con il motto: LEGGI E PASSA! |
Chi
trova un libro trova un tesoro?
La pratica del bookcrossing (abbandonare un libro perché qualcun altro possa trovarlo) inventata in America un anno fa, ha già contagiato molti paesi del mondo. E in Italia più di settecento libri vagano alla ricerca di lettori. A ben pensarci, poche cose vengono così poco utilizzate come i libri, ai quali succede di passare alcuni giorni o settimane o mesi nelle mani del lettore e tutto il resto (anni se non secoli) nello scaffale di una libreria, da cui nel migliore dei casi può capitargli di sortire qualche altra volta per una seconda lettura o sfogliatina veloce, prima di finire da un rigattiere o concludere al macero la propria esperienza libresca. Visto quanto costano e anche quanto è difficile trovarli in libreria, se solo è trascorso qualche mese dalla prima edizione, passarseli di mano in mano è senz'altro un modo intelligente di sfruttarli meglio. In realtà, l'ideatore (geniale, perché no?) del bookcossing, Ron Hornbaker, non è partito da questa constatazione, bensì visitando un sito (www.phototag.org) che è una specie di passamano di macchine fotografiche. Un altro sito, famosissimo negli Stati Uniti, di questo tipo è WheresGeorge: si tratta di un gioco che ha l'obiettivo di tenere traccia, attraverso il numero di serie, del percorso delle banconote. Dunque, ha pensato Ron, cos'altro piacerebbe cercare alla gente? Siccome è da anni un appassionato lettore, imbeccato forse da una benevola musa avversa alla televisione, la prima cosa che gli è venuta in mente è: libri. E' nato così, nel marzo del 2001, www.bookcrossing.com. E l'idea ha avuto tanto successo, che nel giro di un anno ha contagiato persino un paese di incalliti non lettori come ha fama di essere l'Italia: anzi, con circa settecento libri messi in circolazione (dai miei controlli, questa cifra sta crescendo al ritmo di trenta e più al giorno) l'Italia è al secondo posto tra i paesi europei (nota per gli appassionati: c'è in giro la prima edizione (quella di Castelvecchi) di Woobinda). E anche la trasmissione radiofonica Fahrenheit ha lanciato una propria iniziativa, con tanto di sito Internet, battezzata passalibro. Ma, in pratica, come funziona il bookcrossing? E' molto semplice: si prende un libro di cui non dispiace troppo disfarsi (anche se poi si farà passare l'abbandono come un estremo atto di amore) ci si registra sul sito Bookcrossing, da cui si ottiene un codice unico di identificazione chiamato BCID e l'etichetta da attaccare al libro (in inglese). Fatto questo, si compie l'ultimo atto, il definitivo abbandono, per il quale occorre trovare un luogo adatto, simbolico, non si pensi di cavarsela genericamente con un banale treno (difficilissimo, tra l'altro, abbandonare di proposito qualcosa su un treno, c'è sempre qualche civile passeggero che cura attentamente ogni vostro gesto e vi avvisa (naturalmente non funziona se vi dimenticate qualcosa sul serio). Il bello del gioco è che c'è sempre la possibilità di vedere dove è finito il libro: infatti, se qualcuno lo ritrova, è invitato, dall'etichetta che avete apposto, a collegarsi al sito e registrare il ritrovamento. E poi di rimetterlo in strada ("in the wild") e fargli continuare la sua vita randagia. Siccome l'idea mi piace molto (è al passo con i tempi, in cui recuperare, condividere, riciclare è diventato chic) ho pensato a uno slogan per promuovere l'iniziativa, qualcosa del tipo: I soldi più girano più fanno ricchezza. Anche i libri. (è solo uno spunto per fare meglio...). E poi tre raccomandazioni per chi si appresta a cominciare il gioco: 1. Se separarvi dai libri che vi sono piaciuti vi costa troppo, liberate gli scaffali da quelli che detestate: di sicuro, troveranno in giro qualcuno che li apprezzerà. 2. Ogni autore dovrebbe immettere nel circuito un giusto numero di propri libri (proporzionale alla tiratura): sarebbe un modo elegante di farsi pubblicità. 3. Resistere alla tentazione di annettere uno di questi libri alla propria libreria (a proposito, qual è lo stato di questi libri? Continuano ad essere proprietà di chi li ha lasciati, o appartengono a chi li trova?). A meno che non sia quello che si è lasciato: se ci ritorna tra le mani, dev'essere un segno del destino. No? |
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