libero SESSO

 

Jonathan Safran Foer

 

 

 

 

 

Home Page 

Seriamente, perché

Racconti miei vecchi

Racconti miei nuovi

Racconti miei brevi

Racconti miei di altri

Il Libro degli Haiku

Il mio archivio

I miei Link

 


Jonathan Safran Foer (foto:  Grant Delin)

 

JSF in Rete

 

In inglese

 

- Sito ufficiale di JSF

 

- Forum di discussione di Ogni Cosa è Illuminata

 

- Sito ufficiale di Molto Forte Incredibilmente Vicino

 

- Antologia  di giudizi critici su Ogni Cosa è Illuminata

 

 

In italiano

 

- Intervista a JSF su Stradanove (17/9/2002)

 

- Recensione del Foglio su Ogni Cosa è Illuminata (27/4/2002)

 

 

 

 

Così incredibilmente vicino alla gloria


Jonathan Safran Foer è - o era - la più importante promessa della letteratura statunitense. Giovanissimo (è nato a Washington nel 1977), di origine ebrea, vive a New York con la moglie Nicole Krauss, a sua volta scrittrice (entrambi sono pubblicati in Italia da Guanda) ed è autore di due romanzi già molto noti e tradotti in parecchie lingue.

Il primo di questi, Ogni Cosa è Illuminata, è uscito nel 2002 ed è stato accolto dalla critica americana, e non solo, con un entusiasmo in alcuni casi forse addirittura eccessivo (il Times di Londra l’ha definito l’opera di un genio e ha scritto che dopo di questo “niente sarà più lo stesso”) a cui si sono aggiunte le lodi di scrittori affermati come Salman Rushdie e Isabel Allende. Ha vinto svariati premi (per esempio quello del Guardian per la migliore opera prima) e nel 2005 è diventato anche un film.

Ogni Cosa è Illuminata è la storia di un giovane studente ebreo americano (nel romanzo chiamato sempre l’eroe), che si affida ad una strampalata agenzia di viaggi ucraina per ritrovare Augustine, la donna che sessanta anni prima aveva salvato suo nonno dai nazisti. Con l’unico indizio di una vecchia foto, la spedizione formata dal giovane ucraino Alex, improbabile interprete coetaneo dell’eroe, da suo nonno autista semicieco e da un puzzolente cane, parte alla ricerca del mitico villaggio di Trachimbrod, di cui, si scoprirà, non rimane alcuna traccia, perché i nazisti lo hanno raso al suolo durante la seconda guerra mondiale.

La maggiore forza del romanzo è forse la tecnica narrativa: la storia è interamente raccontata dal giovane ucraino Alex, che, con la sua scarsa conoscenza dell’inglese, dà vita a un linguaggio spericolato, fresco e vivace, anche se in realtà tutt’altro che inconsapevole, efficace nella resa dei toni comici come di quelli tragici.

Ci sono, nel romanzo, altri due piani narrativi. Uno è costituito dalle lettere che Alex scrive all’eroe, quando gli manda a correggere i capitoli della storia: queste fanno da contrappunto alla storia raccontata (per esempio si apprende che i successi amatori proclamati da Alex sono solo spacconate) e introducono un’altra storia, anche questa comica e drammatica insieme: quella della famiglia di Alex. 

L’altro piano narrativo, più complesso e ambizioso, e anche meno felice, perché a tratti risulta noioso e forzato, è invece la storia surreale del villaggio di Trachimbrod, dalle origini fino al giorno della distruzione.

Il secondo romanzo di JSF, Molto Forte Incredibilmente Vicino, uscito nel 2005, ispirato ai fatti dell’11 settembre, non è stato accolto dalla critica con lo stesso favore del primo, forse perché ne ricalca lo schema senza però avere la stessa convincente originalità. Ma ha comunque raggiunto ottimi risultati di vendita.

Anche in questo caso la storia è raccontata da un narratore anomalo: un bambino di nove anni di nome Oskar, che insegue la figura del padre, scomparso nel crollo delle torri, vagando per New York alla ricerca di tutte le persone di nome Black. Anche qui, la storia è sorretta dal linguaggio fresco di Oskar, che si sposa al suo candido punto di vista sul mondo. E anche qui esiste  un altro piano narrativo, parallelo al primo, cerebrale e spesso davvero indigeribile, in cui il nonno e la nonna di Oskar, ognuno con la propria voce, raccontano la storia del loro rapporto.

I temi dei due romanzi sono quindi analoghi: in entrambi i casi la forza distruttiva della guerra penetra nel nucleo della famiglia, disintegrandolo. In entrambi i casi si fa un viaggio alla ricerca di qualcosa che ha a che fare con le proprie radici, ma non si riesce a coglierlo o a trovarlo.

Sono temi di grande tradizione letteraria. Sarà un caso, o forse no, che la critica (e i lettori) americana sia così attenta ad uno scrittore lontano dalla tradizione minimalista, geniale e letterario, che mette al centro del proprio narrare temi altisonanti. Che immagino sia, come i suoi eroi, vegetariano (o forse veganista come Oskar) e pacifista, oltre che politicamente corretto. Che viene da un ambiente di elevato livello culturale (laurea a Princeton, un fratello maggiore scrittore e giornalista). E che ora, dopo essere arrivato incredibilmente vicino alla gloria letteraria, è atteso dal compito più difficile: confermare di essere un genio prima che il mirino della critica inquadri qualcun altro.

Home Page