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del Foglio su Ogni Cosa è Illuminata (27/4/2002) |
Così incredibilmente vicino alla gloriaJonathan Safran Foer è - o era - la più importante promessa della
letteratura statunitense. Giovanissimo (è nato a Washington nel 1977), di
origine ebrea, vive a New York con la moglie Nicole Krauss, a sua volta
scrittrice (entrambi sono pubblicati in Italia da Guanda) ed è autore di due
romanzi già molto noti e tradotti in parecchie lingue. Il
primo di questi, Ogni Cosa è Illuminata, è uscito nel 2002 ed è stato accolto
dalla critica americana, e non solo, con un entusiasmo in alcuni casi forse
addirittura eccessivo (il Times di Londra l’ha definito l’opera di un genio e
ha scritto che dopo di questo “niente sarà più lo stesso”) a cui si sono
aggiunte le lodi di scrittori affermati come Salman Rushdie e Isabel
Allende. Ha vinto svariati premi (per
esempio quello del Guardian per la migliore opera prima) e nel 2005 è
diventato anche un film. Ogni
Cosa è Illuminata è la storia di un giovane studente ebreo americano (nel
romanzo chiamato sempre l’eroe), che si affida ad una strampalata agenzia di
viaggi ucraina per ritrovare Augustine, la donna che sessanta anni prima
aveva salvato suo nonno dai nazisti. Con l’unico indizio di una vecchia foto,
la spedizione formata dal giovane ucraino Alex, improbabile interprete
coetaneo dell’eroe, da suo nonno autista semicieco e da un puzzolente cane,
parte alla ricerca del mitico villaggio di Trachimbrod, di cui, si scoprirà,
non rimane alcuna traccia, perché i nazisti lo hanno raso al suolo durante la
seconda guerra mondiale. La
maggiore forza del romanzo è forse la tecnica narrativa: la storia è
interamente raccontata dal giovane ucraino Alex, che, con la sua scarsa
conoscenza dell’inglese, dà vita a un linguaggio spericolato, fresco e
vivace, anche se in realtà tutt’altro che inconsapevole, efficace nella resa
dei toni comici come di quelli tragici. Ci
sono, nel romanzo, altri due piani narrativi. Uno è costituito dalle lettere
che Alex scrive all’eroe, quando gli manda a correggere i capitoli della
storia: queste fanno da contrappunto alla storia raccontata (per esempio si
apprende che i successi amatori proclamati da Alex sono solo spacconate) e
introducono un’altra storia, anche questa comica e drammatica insieme: quella
della famiglia di Alex. L’altro
piano narrativo, più complesso e ambizioso, e anche meno felice, perché a
tratti risulta noioso e forzato, è invece la storia surreale del villaggio di
Trachimbrod, dalle origini fino al giorno della distruzione. Il secondo romanzo di JSF, Molto Forte Incredibilmente Vicino, uscito nel 2005, ispirato ai fatti dell’11 settembre, non è stato accolto dalla critica con lo stesso favore del primo, forse perché ne ricalca lo schema senza però avere la stessa convincente originalità. Ma ha comunque raggiunto ottimi risultati di vendita. Anche
in questo caso la storia è raccontata da un narratore anomalo: un bambino di
nove anni di nome Oskar, che insegue la figura del padre, scomparso nel
crollo delle torri, vagando per New York alla ricerca di tutte le persone di nome
Black. Anche qui, la storia è sorretta dal linguaggio fresco di Oskar, che si
sposa al suo candido punto di vista sul mondo. E anche qui esiste un altro piano narrativo, parallelo al
primo, cerebrale e spesso davvero indigeribile, in cui il nonno e la nonna di
Oskar, ognuno con la propria voce, raccontano la storia del loro rapporto. I temi dei due romanzi sono quindi analoghi: in entrambi i casi la forza distruttiva della guerra penetra nel nucleo della famiglia, disintegrandolo. In entrambi i casi si fa un viaggio alla ricerca di qualcosa che ha a che fare con le proprie radici, ma non si riesce a coglierlo o a trovarlo. Sono temi di grande tradizione letteraria. Sarà un caso, o forse no, che la critica (e i lettori) americana sia così attenta ad uno scrittore lontano dalla tradizione minimalista, geniale e letterario, che mette al centro del proprio narrare temi altisonanti. Che immagino sia, come i suoi eroi, vegetariano (o forse veganista come Oskar) e pacifista, oltre che politicamente corretto. Che viene da un ambiente di elevato livello culturale (laurea a Princeton, un fratello maggiore scrittore e giornalista). E che ora, dopo essere arrivato incredibilmente vicino alla gloria letteraria, è atteso dal compito più difficile: confermare di essere un genio prima che il mirino della critica inquadri qualcun altro. |
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