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Leucodeplezione

 

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Aspetti tecnici
Controllo di qualità

 

I leucociti sono contenuti in misura diversa nelle singole unità di emocomponenti. Si sono calcolati i seguenti contenuti medi:

  • sangue intero:

5 x 109

  • concentrato eritrocitario:

5 x 108

  • concentrato piastrinico da aferesi:

5 x 108

  • concentrato piastrinico da singolo donatore:

5 x 107

  • plasma fresco:

5 x 105

  • plasma fresco congelato:

non dimostrabili.

Il numero di leucociti diminuisce gradualmente durante la conservazione; essi vanno infatti incontro a fenomeni degenerativi con formazione di frammenti cellulari, rilascio di antigeni cellulari liberi e sostanze con varie attività (citochine).

Varie ricerche hanno consentito d'individuare una soglia di rischio legata alla quantità di leucociti trasfusi per ognuna delle principali reazioni indesiderate.  

E’ in ogni caso evidente l'impossibilità di raggiungere una sufficiente sicurezza in presenza di un residuo superiore a 1-5 milioni di leucociti/unità, risultando così del tutto inadeguata la sola rimozione del buffy-coat, che non consente di ottenere risultati inferiori ad alcune centinaia di milioni di leucociti/unità ed è in grado di ridurre soltanto il rischio di reazioni trasfusionali non emolitiche.

L'unica tecnica in grado di raggiungere la sicurezza desiderata è la filtrazione che, con i dispositivi più moderni, riesce a ridurre di oltre 10.000 volte (log 4) la carica leucocitaria iniziale e rende agevole il raggiungimento di valori di sicurezza anche a partire da unità di emazie prodotte senza eliminazione del buffy-coat.

La pratica della leucodeplezione si va quindi sempre più diffondendo nella routine delle strutture trasfusionali:

  • per l'azione sulla riduzione del potenziale infettivologico;

  • per prevenire le reazioni indesiderate dovute ai leucociti ed al maggiore degrado che si verifica durante la conservazione (per la concorrenza tra metabolismo dei leucociti e quello delle altre cellule), nonché al rilascio di citochine.

I vantaggi della leucoriduzione sono evidenti soprattutto nei pazienti che non siano già immunizzati e sensibilizzati. Essa risulta quindi avere massima efficacia se applicata all'inizio della terapia e non come rimedio a sensibilizzazioni conclamate.

Le tecniche per la leucodeplezione possono essere raggruppate in tre gruppi principali:

a.      pre-storage,

b.      post-storage;

c.      bedside.

a.       La filtrazione in linea pre-storage è il sistema più recente e sta avendo sempre maggior impiego. Essa deve essere attuata entro 2-3 ore dalla raccolta utilizzando dei contenitori che già possiedano nel sistema di prelievo il filtro per la deplezione; sono possibili più schemi operativi per ottenere sia la filtrazione di tutti gli emocomponenti che solo di alcuni.

I vantaggi che si hanno utilizzando questo sistema sono:

  • il sistema è chiuso e non presenta pericolo di contaminazioni;

  • si ha un’immediata disponibilità di prodotti filtrati,

  • viene evitata la formazione di microaggregati leucocitari da conservazione, che può rendere difficoltosa ogni manovra successiva di deplezione;

  • viene evitata anche la formazione di frammenti leucocitari che interviene dopo 72-96 ore di conservazione (non tutti trattenuti dai filtri);

  • non si ha accumulo di citochine leucocitarie;

  • diminuzione del lavoro in laboratorio.

Unico svantaggio riportato è la perdita della capacità battericida dei fagociti (in particolare dei polimorfonucleati) che si mantiene per due ore dopo il prelievo, fino a quando non intervengono i processi catabolici legati alla conservazione; per tale motivo si consiglia di effettuare la filtrazione dopo due ore dal prelievo.

b.        La filtrazione post-storage, detta comunemente filtrazione in laboratorio, è stata la prima tecnica utilizzata; si effettua su emocomponenti dopo conservazione e, una volta sottoposto a filtrazione, l'emocomponente deve essere trasfuso nel più breve tempo possibile, in quanto la metodica non assicura una totale sterilità (sistema semi-aperto).

Tra i vantaggi che si hanno utilizzando questa metodica vi è quello di poter effettuare dei controlli di qualità precisi e accurati (non possibili con la filtrazione bedside); ovvio svantaggio è che, se una trasfusione programmata viene sospesa, il prodotto deve essere eliminato.

c.        La filtrazione bedside (al letto del paziente) è una tecnica molto semplice, non richiedendo alcuna lavorazione; il filtro è inserito direttamente nella linea di somministrazione e la filtrazione si realizza al momento stesso dell'infusione del prodotto.

 

I fattori che stimolano l'applicazione di una strategia basata su una leucodeplezione globale sono:

  • l'evoluzione tecnica dei sistemi;

  • le prove in vitro delle capacità di rimozione di citochine, frazioni del complemento e i benefici clinici della riduzione delle reazioni nella trasfusione piastrinica;

  • la considerazione dei rischi infettivi noti e di potenziali nuovi rischi (malattia di Creutzfeldt-Jakob);

  • la necessità di implementare controlli di qualità sugli emocomponenti prodotti (Certificazione ISO dei Servizi Trasfusionali);

  • Linee Guida/Raccomandazioni vigenti e situazione logistica dei singoli paesi.

Dagli studi e dalle esperienze acquisite sull’efficacia clinica della leucodeplezione si sta attualmente facendo strada la convinzione che la rimozione dei leucociti, dapprima limitata soltanto a soggetti selezionati (pazienti politrasfusi con reazioni febbrili non emolitiche, candidati al trapianto con cellule staminali emopoietiche, neonati fino ad un anno di età, pazienti a rischio di infezione da CMV e da HIV, pazienti con alloimmunizzazione anti-HLA ed anti-HPA o con malattie ematologiche) debba essere estesa a tutti i pazienti trasfusi (leucodeplezione totale od universale).

Per quanto concerne il rischio infettivo, è ormai stato dimostrato con certezza che la leucodeplezione consente di ridurre in maniera significativa il rischio infettivo per quanto riguarda la trasmissione dei virus associati ai leucociti (CMV ed HTLV-I e II), mentre meno convincenti sono stati i dati relativi alla prevenzione della trasmissione degli altri virus, dei batteri e dei protozoi.

Per quanto riguarda i rischi immunologici, vi sono varie evidenze dell’efficacia preventiva della leucodeplezione per quelli relativi alle reazioni febbrili non emolitiche ed alla refrattarietà alle trasfusioni piastriniche dovuta ad un'alloimmunizzazione anti-HLA ed anti-HPA, mentre la malattia da Graft versus Host presenta delle caratteristiche tali da rendere necessaria per la sua prevenzione l'irradiazione delle unità trasfusionali con raggi g.

Per quanto riguarda infine l'efficacia della leucodeplezione nella prevenzione dell'effetto immunosoppressivo da trasfusione e della sua entità, sono pochi gli studi clinici controllati e randomizzati che consentono di avere dati attendibili perché non contaminati da fattori di disturbo come, ad esempio, la concomitanza di altre malattie oltre a quella in studio, le infezioni da catetere venoso profondo a permanenza ed altri. Resta quindi ancora aperto il quesito sull'importanza della leucodeplezione per la prevenzione di questo rischio.

 

Scelte economico sanitarie diverse hanno finora guidato nei vari Paesi la scelta di praticare o meno una strategia di filtrazione globale. Pur esistendo in Europa linee guida comuni che raccomandano una strategia di leucodeplezione globale degli emocomponenti, l'approccio di ogni singola nazione si evolve ancora secondo indicatori locali.

I protocolli di leucodeplezione più raccomandati sono i seguenti:

Concentrati

eritrocitari

ü     sistema di filtrazione chiuso (connessioni sterili);

ü     filtro in linea per sangue intero o concentrati eritrocitari

Concentrati

piastrinici

ü    sistema di filtrazione chiuso (connessioni sterili);

ü     filtro in linea per PRP (Plasma Ricco in Piastrine) o concentrati da buffy-coat;

ü     sistema di leucocodeplezione per pìastrino-aferesi

Plasma

 ü    filtro in linea

Il fatto che vengano previsti e raccomandati i protocolli sopra indicati permette di capire come sia preferita una filtrazione eseguita il più presto possibile e, ovviamente, in laboratorio, in quanto procedura meglio controllabile e riproducibile.

Negli Stati Uniti d'America il Blood Products Advisory Committee (BPAC) della Food and Drug Administration (FDA) si è espresso a favore della leucodeplezione, riconoscendo la filtrazione pre-storage il metodo preferibile e la filtrazione bedside un metodo alternativo per garantire comunque una trasfusione sicura e adeguata.

 

Dal punto di vista tecnico la struttura dei sistemi filtranti è specifica a seconda del momento della filtrazione (laboratorio o letto del malato) e delle caratteristiche di produzione dell'emocomponente (ad esempio, concentrato piastrinico random, da buffy-coat o da singolo donatore).

Questi aspetti hanno portato nei singoli paesi a scelte orientate a seconda soprattutto della loro disponibilità economica e della sensibilità al problema.

La richiesta dell'emocomponente leucodepleto è ad oggi mirata sia all'ottenimento di un beneficio clinico sia all'avere un prodotto sicuro con sempre le stesse caratteristiche.

Per ottenere ciò la tecnologia di leucodeplezione propone filtri disegnati e progettati in relazione al tipo/caratteristiche di emocomponente e al modo di produzione.

Se eravamo abituati a pensare al prodotto sangue finale e quindi al filtro idoneo, ora si pensa alla procedura migliore per produrre quello specifico emocomponente leucodepleto.

Ciò è possibile combinando e ottimizzando i punti cardine che influenzano il processo.

 

Attrezzatura

 

Filtro

 

Personale

 

Procedura

 

Da questa valutazione si sono realizzati sistemi di leucodeplezione per il laboratorio che permettono il costante monitoraggio della procedura e quindi la riproducibilità dell'emocomponente prodotto.

La leucodeplezione "pre-storage" eseguita prima della centrifugazione o appena dopo (pre-process, in-process) è la tecnica per eccellenza che permette di togliere il contaminante leucocita/pjastrina immediatamente e evitare la frammentazione cellulare e la produzione di metaboliti indesiderati.

La filtrazione in-linea richiede una riflessione da parte del Servizio Trasfusionale, relativa alla parte logistica, organizzativa e risorse umane. Dall'analisi esterna ed interna del settore di raccolta, produzione emocomponenti, stoccaggio ed invio ai reparti del sangue è possibile pianificare un piano d'azione per quella che sarà la scelta più efficace ed economicamente positiva per il Centro.

 

Un ruolo importante gioca il tipo di produzione dei concentrati piastrinici :

  • PRP                            da effettuare in giornata;

  • da buffy-coat              dopo 24 ore;

  • da singolo donatore       in giornata.

La percentuale di produzione da singolo donatore e da donatore random condiziona la scelta dei sistemi e il momento della leucodeplezione: pre-process/sangue intero o in-process/concentrato di emazie-piastrine/plasma.

 

Sul “momento” della filtrazione pre-storage si è aperto un dibattito in letteratura riguardo quanto tempo è bene aspettare dalla donazione.

Il problema biologico dibattuto è rispetto alla funzione di fagocitosi di batteri dei polimorfonucleati e in quanto tempo esso venga esplicato.

Non esiste al momento una precisa risposta a questo quesito e quindi non c'è una Linea Guida generale.

In generale il comportamento delle Banche del Sangue nei paesi dove viene attuata la leucodeplezione su tutti gli emocomponenti è il seguente: filtrare dopo circa 2-4 ore dalla donazione.

Per quanto concerne la temperatura di conservazione durante questo periodo, è preferibile mantenere il sistema a temperatura ambiente, anche perché a 4°C il potere di fagocitosi dei polimorfonucleati viene a mancare. Nei paesi del nord d'Europa è pratica conservare le unità raccolte per tutta la notte nelle cooling-plate dove la temperatura è monitorata a 20°C.

E' bene poi considerare l'abbinamento tra sistemi sacche/filtri e attrezzature.

Dal punto di vista tecnico la fase di centrifugazione è da tenere in importante considerazione poiché qualora si centrifughi sangue intero filtrato, in realtà si processa un "nuovo" emocomponente in cui non è più presente il buffy-coat che ottimizza la separazione tra plasma e rossi.

E' quindi buona norma rivedere il profilo di centrifugazione ed in particolare le fasi di accelerazione e decelerazione della macchina che influenzano la separazione del sangue intero filtrato.

L'uso, inoltre, di sistemi filtranti "in-process" comporta l'inserimento di sacche e filtri in contenitori rigidi: l'ottimizzazione di tale inserimento permette una miglior separazione e previene eventuali problemi come la rottura delle sacche durante la centrifugazione.

Da ultimo l'utilizzo di estrattori automatici, abbinato ai sistemi di filtrazione in linea, richiede una compatibilità, velocità e praticità di esecuzione della manovra.

 

 Copyright© 1999/2005 - Francesco Angelo Zanolli - Ultimo aggiornamento in data 16/11/2005