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La
tecnica della filtrazione ha origine in osservazioni di Fleming (1926) che
evidenziavano una leucoriduzione del sangue dopo il passaggio attraverso
colonne di ovatta di cotone. Sono occorsi circa altri 50 anni per arrivare ad un
presidio monouso con standard industriale come il Terumo IMUGARD® in
cellulosa naturale. Negli
anni si sono dunque succedute varie generazioni di filtri:
Col tempo si è inoltre passati dai filtri a colonna a quelli con forma piatta (flat
bed). Attualmente
la composizione differisce a seconda che i filtri debbano essere utilizzati per
rimuovere leucociti nei concentrati eritrocitari o in quelli piastrinici. La rimozione si realizza attraverso due meccanismi:
I
filtri in fibra hanno maglie di dimensioni maggiori dei leucociti ed il
meccanismo di filtrazione richiede la loro attivazione. I leucociti e le
piastrine attivati dal contatto con le fibre, riconosciute come materiale
estraneo, aderiscono alla loro superficie. L'interazione biologica, che
coinvolge il sistema del complemento, conduce ad un'adesione irreversibile che
intrappola i leucociti nel filtro. Un
limite importante è che un eccesso di leucociti nell'emocomponente può
condurre alla saturazione del filtro, con perdita drastica del potere filtrante
ed una importante compromissione del risultato finale. L'efficacia
dipende da:
Oltre
all'efficienza di filtrazione appare di fondamentale importanza la sicurezza
d’uso, che dipende dalla biocompatibilità del filtro. Taluni
filtri, inoltre, hanno la capacità di rimuovere per assorbimento i modificatori
della risposta biologica (BRM). Con
i filtri di 3^ generazione, rimane attualmente non del tutto risolto soltanto il
problema dei frammenti leucocitari (che sembra tuttavia possano essere rimossi
dai filtri in poliestere).
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