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Esistono attualmente varie strategie di risparmio del sangue. Una di queste, forse meno considerata, è una riduzione del numero di prelievi per il monitoraggio emato-chimico del paziente. E' stato infatti dimostrato come, nel corso di un periodo di degenza medio, un paziente possa essere soggetto fino a quattro prelievi al giorno con una perdita ematica che, nei Reparti di Terapia Intensiva, può raggiungere il litro di sangue (1). Per ridurre la quantità di sangue prelevata a fini diagnostici si può ricorrere a:
Nella chirurgia di elezione è attualmente
considerato fondamentale condurre un paziente ad un intervento con il migliore
assetto ematologico possibile; nella prevenzione delle anemie da perdita riveste
inoltre un ruolo fondamentale una corretta emostasi durante l'intervento;
infine, una chirurgia sempre più precisa, microinvasiva e video-laparoscopica
(tecnica già ampiamente utilizzata in interventi a colecisti, rene, prostata,
con traumatismo chirurgico minimo e senza richiesta trasfusionale) può
consentire ulteriori risparmi.
Per applicare convenientemente quanto sopra descritto, è fondamentale acquisire una buona conoscenza di tutti i presidi disponibili, sia farmacologici che chirurgici; tra questi, le procedure volte a massimizzare la disponibilità di ossigeno e a ridurne il consumo, così come varie tecniche operatorie ed anestesiologiche applicabili di concerto tra chirurghi ed anestesisti, cui è demandata la responsabilità di assistere adeguatamente il paziente nel delicato periodo peri-operatorio; Importante è infine l'estensione delle tecniche autologhe a tutti i casi in cui sia possibile applicarle. Tra queste, merita una menzione speciale la piastrinoaferesi, usata in chirurgia cardiaca e nei trapianti di fegato, che consente di reinfondere ai pazienti piastrine proprie, raccolte prima dell'intervento. E' stato calcolato che con tale tecnica è possibile ridurre la richiesta di trasfusioni piastriniche di circa il 40%.
1. N Eng J Med 1986; 314:1233-5
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