Nel cor

 

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«I fatti non cessano di esistere perché li ignoriamo.»

Aldous Huxley

 

Stilnovo SN 8806 - 2 CDS



Questo cofanetto di due CDs rappresenta l’ultima colonna del Tempio dell’Arte del Canto costruito idealmente da Nella Anfuso nella sua lunga attività di studiosa e di artista. Ella può ben dire come il poeta Orazio “Exegi monumentum aere perennius”.
Dal sec. XV ai primi decenni del XIX secolo, NELLA ANFUSO, unica nel nostro tempo, ripropone in tutte le sue caratteristiche tecniche ed estetiche la Grande Scuola di Canto Italiana.
Dalla pratica frottolistica dell’età umanistica allo “stile rappresentativo” dei Fiorentini della Camerata, dal “Parlar Cantando”di Seconda Pratica di Monteverdi al “Cantar di garbo” e “Cantar parlando” Cinque-Seicentesco, dalla virtuosità straordinaria (25 Trilli sullo stesso fiato) delle Arie preferite di Carlo Broschi Farinello e delle Cantate e Mottetti di Porpora, D. Scarlatti e Vivaldi alla raffinatezza del Canto poetico dei Caccini (Giulio e Francesca), di Jacopo Peri, Marco Da Gagliano, Filippo Vitali e gli altri Toscani del primo Seicento.
Con l’eccezionale strumento vocale di TRE OTTAVE (da Contralto grave a Soprano acuto) NELLA ANFUSO esegue, secondo le regole d’oro dei grandi teorici cioè la virtuosità “spiccata”,  i trilli, i passaggi, i gruppi, le diminuzioni e fa rivivere la sprezzatura, le esclamazioni, il crescere e scemar della voce, l’agilità martellata, il portamento e tutte le altre meraviglie del Canto di cui ella, unica nel nostro tempo, conosce i segreti.
Nel cofanetto “Il Canto Figurato da Mozart a Bellini” NELLA ANFUSO ripropone all’ascolto per la prima volta la vocalità e lo stile ”fiorito” dei musicisti vissuti fra il XVIII ed il XIX sec. Eseguite nelle tonalità originali, accompagnate da un Fortepiano originale viennese del 1830, sono Arie, Romanze, Scene e Variazioni spesso inedite. Tali sono le “Variazioni” della celebre Angelica Catalani, una delle ultime rappresentanti, nel primo Ottocento, della grande Scuola Italiana, ricordata anche da Stendhal.
Il testo musicologico della presentazione è di Nella Anfuso.

 

La ANFUSO e le sue Meraviglie

Angelica Catalani

Variazioni su “NEL COR PIÙ NON MI SENTO” di Giovanni Paisiello

 

Nella, sono rimasto estasiato dal “legato” e anche dallo “spiccato” superbo
nelle variazioni del “cor più non mi sento”. E’ un miracolo di virtuosismo!

 
Giorgio Novelli violinista
 

Signora Anfuso Lei è portentosa anche nel “Cor più non mi sento”.


Francesca (Lodi)

 

Ringrazio il mio amico Franco di avermi fatto ascoltare la Sua interpretazione del “Il cor più non mi sento”. Mai avevo sentito un canto così espressivo e virtuoso: comprerò i suoi CD!
 

Luca Anitore (Chiusi)

 

Ho diversi dischi di Lei, Signora Anfuso, compreso il Canto figurato del primo ottocento. Brava Dr.ssa Nella, mi è molto piaciuto il suo testo musicologico: una vera scoperta! Il Suo magnifico canto anche qui è veramente “Vero” e Bello in tutti i sensi a partire della variazioni tipo “Nel cor più non mi sento”e il resto!
Grazie per ciò che ci regala!
 

Arturo con Pierluigi e Sonia (Genova)

 

Madame Anfuso,

votre chant " Variazioni  nel cor  più non mi sento" est magnifique. Merci pour votre Belcanto!

Pierre Trocellier - Paris

 

«Tutta la verità attraversa tre stadi: nel primo viene ridicolizzata; nel secondo viene violentemente avversata; nel terzo viene accettata come lampante.»


Arthur Schopenhauer

CD CLASSICA
DA CONOSCERE


Il 'Canto Figurato'.
Un saggio di Jean Gallois.


Nella ANFUSO accompagnata
da Emanuela Marcante (Fortepiano)

IL CANTO FIGURATO DA MOZART A BELLINI


Con questa nuova registrazione, così importante come nuova, Nella Anfuso affronta oggi un campo poco conosciuto e, bisogna ben confessarlo, praticamente inesplorato: quello del famoso 'Canto figurato' che fiorisce alla fine del XVIII secolo fino agli anni 1835-40 circa. Si tratta contemporaneamente di una tecnica vocale, basata su dei testi teorico-pratici e dei documenti musicali ma ugualmente su una estetica ben caratterizzata, legata intimamente ad una tradizione vocale: si tratta dunque di un fenomeno sociologico, lo specchio di una data civiltà.
Da ciò si capisce che, se oggi si applica alle musiche ed alle opere di questa epoca una tecnica vocale posteriore, esse sono completamente sfigurate. Peggio: vengono tradite. Mutatis mutandis: chi accetterebbe oggi, dopo i lavori di Thurston Dart in particolare o di certi 'barocchisti', di ascoltare il Messia di Haendel interpretato con degli effettivi pletorici, 'vittoriani' di molte centinaia di strumentisti e coristi? Chi accetterebbe di ascoltare Lully con l'orchestra di Malher o Johann Sebastian Bach su un organo 'sinfonico' di Cavaillé-Coll? Essendo la musica il riflesso di una ben determinata 'civiltà', bisogna assolutamente - per evitare il rischio di rimanere fuori della verità 'storica' e quindi di tradire le opere - ritrovare la totale corrispondenza che esiste tra l'estetica e la tecnica del tempo. È (ricordiamo in particolare il recupero fondamentale operato da questa grande artista per lo stile e la vocalità di Monteverdi) ciò che Nella Anfuso ha realizzato nei precedenti dischi dedicati ad esempio, ne cito alcuni, a La Cantata Barocca Romana o al repertorio delle Canzoni Veneziane, e quelli che illustrano l'arte di un Jacopo Peri, d'un Vivaldi o d'un Porpora. Nel disco dedicato a quest'ultimo compositore — la sola registrazione che sia mai stata integralmente consacrata all'autore di Arianna e Teseo — il Professore Annibale Gianuario esponeva in maniera magistrale — chiara, scientifica, inconfutabile — i dati basilari, le caratteristiche stesse di ciò che ha potuto essere considerato come la grande scuola di canto di Porpora, morto nel 1768 — dunque dodici anni dopo la nascita di Mozart.
Il 'canto fiorito' al quale fa riferimento oggi la nuova registrazione di Nella Anfuso si inserisce logicamente in questa tradizione e, partendo da Mozart precisamente, giunge fino agli anni 1835-40, un'epoca che vede morire, curiosamente, i rappresentanti di questa antica tradizione ed avanzare sulla scena gli interpreti ed i compositori che ignorano già questa tradizione rigettandola come troppo limitativa (è il caso della Malibran) o come passata di moda (è il caso di Verdi, ad esempio).
È infatti curioso di constatare che i musicisti scelti da Nella Anfuso si ritrovino in un lasso di tempo molto corto come dei veri e propri contemporanei: Paganini, nato nel 1782, è morto nel 1840; Bellini vivrà dal 1801 al 1833; ancor più curioso il destino di Angelica Catalani e di Giuliani, nati entrambi nel 1781 e morti nel 1829. Questo coffret di due dischi riflette dunque una fetta di storia, di civiltà.
Basandosi sui suoi lavori precedenti e su dei testi inconfutabili, Nella Anfuso, che, lo sappiamo, continua la tradizione ereditata dalla sua Maestra Guglielmina Rosati Ricci, allieva di Cotogni e Di Pietro, mostra con la penna e la voce ciò che è stato il Canto Figurato e a contrario ciò che non si fa oggi quando certi soprani lo eseguono. Su cosa si basa questa tecnica vocale? Sulla virtuosità certo, ma altrettanto sulla inventiva musicale e su una grande capacità espressiva, messe in risalto dalla fusione dei registri da cui derivano la purezza, l'omogeneità e l'esecuzione di conseguenza 'spiccata' della virtuosità: passaggi, volatine, gruppetti, trilli 'graniti'. Tutti questi dati, precisi, evidentissimi, si legano — senza soluzione di continuità — alla grande tradizione italiana del secolo precedente. E qui si può notare quanto questa tradizione abbia impregnato l'Europa classica germanica: l'esempio di Mozart con l'aria Ridente la calma e ancora meglio di Beethoven con lo straordinario In questa tomba oscura sono qui per dimostrarlo. Ma, questa italianità fondamentale, la ritroviamo naturalmente messa in risalto nei compositori della Penisola che hanno in se stessi, come un germoglio che attende di essere fecondato, questo tesoro di un'altra epoca e che non domanda altro che di vivere. Per essi e da essi.
Da ciò questa parentela — insieme intellettuale e tecnica — che esiste tra la virtuosità strumentale e vocale. Nelle Variazioni su «Sul margine d'un rio» di Angelica Catalani si ritrovano gli stessi spiccati dell'arco del violino; e nelle sue variazioni sullo stesso tema (numero 8 del 1° CD) si nota come Paganini quando scrive per la voce non può esimersi dal pensare da violinista. In fondo questa tecnica della variazione non è anch'essa un trasferire alla voce una tecnica strumentale, in onore fin dal XVII secolo, tecnica che, sviluppandosi nel XVIII secolo, sembra completarsi e culminare nelle famose Variazioni Diabelli opus 120 di Beethoven? E veramente ciò lo specchio di un'epoca.
Un'epoca che rivive in questo coffret attraverso le quindici Arie e Romanze di Bellini, inedite, e che sono contemporaneamente delle gemme preziose. Non si dimentica presto lo stupendo Ma rendi pur contento di una rotondità elegante e calda, perfetta, di una sensibilità vibrante. Attraverso delle Romanze quali L'Abbandono o Torna vezzosa Fillide; attraverso questo puro gioiello che è la Ballata L'Allegro Marinaro, Nella Anfuso parte alla riscoperta, meglio alla conquista di Terrae incognitae ch'ella fa rivivere sia con scienza che con poesia. Con la sua voce calda, eloquente e trasparente, con cui sa realizzare degli effetti straordinari, ella ci restituisce queste arie così come erano cantate all'inizio del XIX secolo (e non come certi interpreti, che, ignorando la tecnica vocale del tempo, non riescono a farcele ascoltare) con le elisioni metriche proprie, con i loro passaggi, gruppetti, cromatismi e volatine di grande ampiezza sia ascendenti che discendenti.
Questi due dischi, che rimettono in causa molti dati estetici e musicali, sono importanti per tutto ciò che essi ci apportano di nuovo, di originario, di erudito. Ma anche per tutto ciò che essi ci apportano di poesia o di entusiasmo. Perché Nella Anfuso sa essere non soltanto musicologa. Spinta dal suo slancio, infiammata dalle sue convinzioni, resa ardente al massimo grado dal suo ardore poetico — la 'vis poetica' degli Antichi — ella porta tutto la sua cultura e la sua sensibilità nella “risurrezione” — la parola non è troppo forte — di questo repertorio dimenticato se non, troppo spesso, tradito. La Musica le dovrà molto.
A questa riuscita contribuisce l'eccezionale sostegno (discreto, efficace ed anche poetico) che le apporta Emanuela Marcante che suona su un fortepiano costruito a Vienna nel 1830 da un artigiano di origine italiana, Ferdinando Comeretto. Non si può andare più oltre nella esigenza d’autenticità.


Jean Gallois  - Paris

 

I

1)

V. Bellini La Ricordanza 7'22

2)

V. Bellini Vanne, o rosa fortunata 2'36

3)

V. Bellini

Quando incise su quel marmo (Scena ed Aria)

7'26

4)

V. Bellini

Malinconia, Ninfa gentile

1'45

5)

W. A. Mozart Ridente la calma 3'57

6)

L. v. Beethoven

In questa tomba oscura

3'00

7)

A. Catalani Variazioni su "Sul margine d'un rio" 6'48

8)

N. Paganini Variazioni su "Sul margine d'un rio" 5'23

9)

A. Catalani Variazioni su "Nel cor più non mi sento" di G.Paisiello 4'40

10)

M. Giuliani

Variazioni su "Di tanti Palpiti" di G.Rossini 6'45

II

11)

12)

13)

14)

15)

16)

17)

18)

19)

20)

 

V. Bellini

V. Bellini

V. Bellini

V. Bellini

V. Bellini

V. Bellini

V. Bellini

V. Bellini

V. Bellini

V. Bellini

 

Dolente immagine di Fille mia

Vaga luna che inargenti

L'abbandono (Romanza)

Ma rendi pur contento

Il fervido desiderio

L'allegro marinato (Ballata)

Almen se non poss'io

Per pietà bell'idol mio

Bella Nice che d'amopre

Guarda che bianca luna (Romanza)

4'14

4'07

4'18

2'38

2'56

4'57

3'38

3'25

3'04

6'03

 

21)

V. Bellini Torna vezzosa Fillide (Romanza)

10'58

 

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