pag. 5                                      Indice Islanda

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Il percorso attraversa alcune zone ricchissime di acque, rinvigorite dalle piogge della notte, fino ad attraversare la valle di Pjorsardalur, formata dall'omonimo grande fiume. Questa, dicono le cronache, era un tempo una splendida valle verdissima,  coperta successivamente dalle colate di lava del non lontano vulcano Hekla, forse il piu' famoso d'Islanda. Questo era considerato nel medioevo la porta dell'inferno, e una sua immensa eruzione verso l'anno 1100 distrusse quasi totalmente la regione circostante.

Dai giornali sappiamo che nel febbraio di quest'anno il vulcano si e' risvegliato, dopo alcuni anni di quiete,  con una eruzione durata alcune settimane. Dopo pochi chilometri infatti cominciamo ad avvistarne le conseguenze : il terreno circostante e' infatti completamente ricoperto da uno spesso strato di ceneri biancastre. Percorriamo il tratto di strada successivo in quasi completa solitudine, giungendo all'incrocio per Landmannalaugar. Il luogo e' di una desolazione assoluta, accentuata dalle basse nuvole che avvolgono il paesaggio.

Il vulcano HeklaDopo alcuni chilometri, il tipo di tracce lasciate dall'eruzione cambia completamente,  diventando uno strato di lapilli spesso almeno mezzo metro, nerissimi e scrocchianti sotto le suole degli scarponcini. Effettuiamo infatti un sacco soste, con innumerevoli fotografie ai panorami ed ai luoghi fantastici che attraversiamo. Il tempo nel frattempo e' migliorato, e tra le nuvole ci compare, cosa a quanto pare piuttosto rara, la mole sinistra del vulcano Hekla, che spicca dai nerissimi campi circostanti.

Proseguendo per la lunga strada, cominciano a comparire le cime che hanno dato nome al luogo, costituite da rilievi di rocce particolari e minerali che, sottoposti all'azione del calore (questa infatti e' una delle zone geotermiche piu' grandi d'Islanda) e degli agenti atmosferici assumono colori particolari. 

 

 

Dopo alcuni guadi di piccola entita' costeggiamo il grande lago azzurro di Frostatadavatn e giungiamo finalmente nella piana che costituisce il centro della zona di Landmannalaugar. Qui passiamo un ultimo guado di dimensioni decisamente maggiori e posteggiamo nella spianata.

 

 

Non ci sono costruzioni se non un rifugio, alquanto spartano, posto accanto al campeggio occupato da molte decine di tende, e con dei grandi servizi in comune. La temperatura si aggira sui 7-8°, con un leggero venticello, ma noi siamo ben attrezzati   e, dopo una breve passeggiata, visto che il rifugio non fa servizi di ristorazione, ci  sistemiamo nel nostro capace mezzo.

Qui ci prepariamo un bel pranzetto con i viveri che ci siamo portati, terminando con un bel te' caldo. Non lontano da noi ci sono sorgenti di acqua calda che sgorgano e formano una piccola piscina,   in cui decine di persone, sembra tutte rigorosamente germaniche, si affollano per un bagno.

 

 

 

La pianura e' circondata da  enormi colate di lava, e, dopo un po' di riposo, ci avviamo per il sentiero che sale su quella di Laugahraun, subito dietro al rifugio, e porta in una splendida posizione  panoramica.

 

Qui ci aggiriamo per un paio d'ore, nel tormentato terreno della colata lavica ormai coperta da uno spesso strato di muschio, in mezzo a cui spiccano molti tipi di minerali vulcanici tra cui delle belle ossidiane. A 360 gradi i panorami sono spettacolari e grandiosi, forse questo e' veramente il piu' bel posto d'Islanda. 

 

 

Purtroppo il tempo stringe, e la strada del ritorno e' molto lunga e accidentata, e quindi pian piano ci avviamo, non senza alcune altre soste, specie in corrispondenza delle splendide fioriture che ogni tanto spuntano dalle nere lave eruttate solo pochi mesi prima.

 

 

 

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