MYSTERI DELLA TERRA
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Atlantide Lemuria Gondwana
MU
Se l' uomo , fin da tempo immemorabile, non avesse provato la necessità di onorare i suoi morti abbellendone le sepolture proporzionalmente al grado di civiltà che via via andava raggiungendo, molte cose del passato non sarebbero giunte fino a noi. Dalle sepolture più famose, quelle dei Faraoni, abbiamo potuto verificare quale alto grado di civiltà avesse raggiunto quell' antichissimo popolo; tesori di sapienza che destano in noi meraviglia e perplessità.
Un' altra tomba, meno famosa, ha rivelato una possibile realtà ancora più stupefacente; una realtà, ben inteso, che resta tutt' ora avvolta in uno sconcertante mistero. Gran parte della Mongolia è occupata dallo squallido e pietroso deserto di Sha-Mo (Deserto dei Gobi). Là i paleontologi americani rinvennero i resti di un gigantesco animale, il BALUCHITERIUM, uno dei primi mammiferi vissuti in quella zona nel periodo dello Oligocene, ed alcune uova di dinosauro che provarono come quel preistorico animale fosse oviparo.
Mappa del Deserto dei Gobi
L' archeologo russo Prof. Koslow si dedicava invece agli scavi di una antica città, Kharo-Khota, che aveva goduto di fama e splendore quando Sha-Mo non era il deserto sterile ed ostile che si presenta oggi agli occhi dei visitatori, ma una regione fertile,ricca di vegetazione e di acqua. Kharo-Khota doveva risalire a circa 5.000 anni prima di Cristo, ma dopo i primi scavi, Koslow si accorse che qualche metro sotto le fondamenta della città apparivano segni di costruzioni ancora più antiche. L' archeologo iniziò allora ricerche a profondità maggiore, e rinvenne tracce di una città risalente a 18.000 anni fa, con resti di templi, colonne e tombe regali. Fu proprio in una di queste tombe che il Prof. Koslow si trovò di fronte ad una delle più sconcertanti scoperte. In una pittura murale erano effigiati due giovani sovrani: il loro stemma era rappresentato da un cerchio diviso in quattro parti, con al centro un segno uguale alla lettera "M". questo sigillo è di importanza eccezionale se si considera la data a cui viene fatta risalire la tomba.
Consideriamo per una attimo questo disegno: secondo la teologia occulta della antica religione ebraica, il cerchio rappresenta la Terra, le quattro suddivisioni le componenti principali e cioè aria, acqua, terra e fuoco, mentre la figura centrale ha un preciso significato politico o religioso come "L' occhio di Dio" o il "pentacolo di Ezechiele", simbolo quest' ultimo ripreso in seguito dalla Massoneria. Questa "M" posta al centro del sigillo rinvenuto potrebbe avere significato politico e costituire il simbolo del regno dei due sovrani. Non potendo ovviamente avanzare ipotesi più precise sul nome dell' ignoto Paese, gli studiosi si sono trovati concordi nel chiamarlo secondo la fonetica della lettera M, cioè Mu. E, d' altra parte il Deserto dei Gobi si chiama originariamente Sha-Mo, e questa desinenza si ritroverà in tutto ciò che può essere collegato al Regno misterioso.
Il presunto simbolo di Mu
Si deve dunque ritenere che nell' antico deserto sia fiorita una lontanissima civiltà, lentamente decaduta con il progressivo inaridimento della zona e quindi l' abbandono di un territorio divenuto ormai sterile ed inospitale per i suoi abitanti? No, la storia non è così semplice e limitata. Anche per Mu, come per Atlantide, bisogna risalire alle prime età della Terra.
INQUIETANTI
INTERROGATIVI
Dal secolo scorso, da quando cioè sono state intraprese ricerche
archeologiche su basi scientifiche, studiosi di fama
internazionale si sono spesso trovati di fronte ad inquietanti
interrogativi: miti, religioni, scritture e costruzioni
inverosimilmente appartenenti ad un medesimo ceppo, sono comuni
sia in Mongolia che in India, in cina, in Egitto e nell' America
precolombiana. La prima piramide egiziana, quella del Faraone
Djoser, è a gradini, esattamente come quelle asiatiche ed
americane; vasi cinesi simili a quelli delle più antiche
dinastie riproducono ornamenti e simboli analoghi a quelli che
decoravano il vasellame pre-Maya, mentre gli stessi diademi di
penne, che vengono considerati propri dei Pellerossa d' America,
erano portati dagli Egizi delle prime epoche.
Un grande studioso italiano, Egisto Roggero, nella sua opera "Il Mare" ha raccolto dati etnologici importantissimi. nel corso dei suoi viaggi ha potuto stabilire che tra le popolazioni delle Isole della Sonda, del Borneo, delle Molucche e delle Filippine, ne vive una di razza decisamente ariana. "E' la grande razza oceanica - scrive il Roggero - un grande popolo antico la cui storia ci è ignota. Sono forse i discendenti di un grande continente sfasciato i cui resti sarebbero questi atolli polinesiani? Molte circostanze potrebbero farlo supporre: Basterebbe questa: che lo stesso tipo di fisionomia di questi gruppi di isolani, come pure i loro idiomi, non differiscono che per gradazione di figura e di dialetti a distanza di centinaia e migliaia di chilometri: dall' America settentrionale alle spiaggie dell' Asia!"
La risposta a molti di questi interrogativi la dette, nel 1868 un colonnello inglese, James Churchward. Incaricato dal suo governo di presiedere alla distribuzione di viveri alla popolazione indiana, il Colonnello aveva trovato alloggio presso un Convento-Seminario buddista, ed essendo un appassionato studioso di religioni antiche, trascorreva le sue ore libere a discutere con i più saggi Monaci del monastero. Visitando i ruderi di un antico tempio, notò alcuni strani bassorilievi che non seppe, da solo, classificare. Un alto sacerdote, al quale si era rivolto, gli spiegò che gli autori delle sculture erano i "Naacals" (Grandi Fratelli), venuti in tempi remoti ad insegnare ed a propagandare la civiltà di Mu, la "Terra Madre". Secondo il monaco, infatti, tutte le più antiche civiltà del mondo, l' Egizia, la Fenicia, la Babilonese, la Caldea, la Cinese e l' Indù si erano formate grazie agli insegnamenti ed all' influsso della cultura di Mu. La scrittura stessa era uguale per tutti i popoli, ed a conferma di ciò, rivelò che i "Grandi Fratelli" avevano lasciato delle tavolette stilate nella prima lingua dell' umanità. Esse venivano conservate, come preziose reliquie, nei sotterranei segreti del convento.
Churchward, spinto da crescente curiosità, dopo infinite insistenze riuscì a vedere queste tavolette, e con l' aiuto del sapientissimo sacerdote, a decifrarle. Esse riportavano la storia della creazione della Terra, la successiva comparsa dell' uomo, il crescere ed il fiorire della civiltà di Mu, che non era solo un Regno, ma un vasto continente che doveva occupare gran parte dell' Oceano Pacifico. Il racconto si interrompeva bruscamente e ciò lasciava supporre che esistessero altre tavolette che dovevano completarlo. Nessuno dei monaci potè far altro per Churchward, se non indirizzarlo presso tutti i monasteri buddisti dell' India, che il Colonnello visitò uno per uno, senza però ottenere alcun risultato.
Per aver maggior tempo a disposizione, lasciò il servizio militare e proseguì le ricerche includendo nel suo itinerario tutte le terre tutt' ora esistenti che potevano aver fatto parte dell' impero di Mu: le isole del Pacifico del Sud, l' Asia centrale, la Nuova Zelanda ed il Tibet. Nel Tibet, solo a Lhasa, la sede del Dalai-Lama, solo nel più grande ed antico Monastero Buddista, potevano essere conservate le introvabili tavolette. Ma dal 1745 era stato vietato, con leggi severissime, l' ingresso a Lhasa a viaggiatori stranieri. Ancora una volta le lettere di raccomandazione degli amici monaci indiani gli aprirono le porte della "Città Proibita".
La sua costanza e la sua fede furono premiate: a Lhasa trovò le favolose tavolette. La storia adesso era completa.
DUE
GRANDI CATASTROFI
Mu era dunque stato un grande continente di forma vagamente
quadrangolare, con i lati rivolti rispettivamente l' uno verso le
coste dell' Africa orientale, e l' altro verso quelle dell'
America latina. La base inferiore era posta verso l' Antartide,
mentre la superiore univa le coste dell' America settentrionale
con quelle dell' Asia.
La zona dell' Oceano Pacifico dove avrebbe dovuto trovarsi il
continente Mu
Sette erano le grandi capitali di Mu, di cui una, Uighur, la più importante, sorgeva là proprio dove il Prof. Koslow aveva rinvenuto la tomba regale. Verso il 12.000 a. C. due grandi catastrofi colpirono il grande continente, ed ecco la descrizione dello spaventoso avvenimento come venne tradotta e pubblicata dallo stesso Churchward nel suo libro "The lost continent of Mu" (Il perduto continente di Mu): "Quando la stella Bal cadde là dove oggi non c' è che il mare, le sette città tremarono con le loro porte d' oro ed i loro templi, nacque una grande vampata e le strade si riempirono di denso fumo. Gli uomini tremarono di paura, ed una grande folla si assiepò nei templi e nel palazzo del re. il re disse: "Non vi avevo detto tutto questo?". E gli uomini e le donne, vestiti nei loro preziosi abiti, ornati dei loro meravigliosi monili, lo pregarono e lo implorarono:"Salvaci, Ra-Mu". Ma il re profetò loro che sarebbero dovuti tutti morire con i loro schiavi ed i loro figli e che dalle loro ceneri sarebbe nata una nuova razza umana".
Mentre il colonnello inglese esultava per la sua scoperta, ebbe notizia che un geologo americano, William Niven, aveva ritrovato nell' antico Messico alcune tavolette pre-Maya, con caratteri assai simili a quelle di Lhasa. "Nell' anno 6 del Kan, l' 11 Muluc del mese di Zac, avvennero terribili terremoti che continuarono fino al 13 Chen: Mu, la contrada delle colline d' argilla, fu sacrificata: dopo essersi due volte sollevata, scomparve durante la notte mentre la terra era continuamente scossa. Il suolo sprofondò e riemerse diverse volte in molti punti vicino al mare: Alfine la distesa si spaccò e si divise in molte parti, e per le sue convulsioni, sprofondò con i suoi 64 milioni di abitanti". Non possiamo non confrontare questa descrizione con quella relativa alla fine di Atlantide, della quale abbiamo già parlato.
La
posizione geografica dell' antico Messico, situato tra l'
Atlantico ed il Pacifico, permetteva ai suoi abitanti di
conoscere quello che avveniva nei due oceani, senza contare che
il paese può aver offerto ospitalità ai profughi che riuscirono
a lasciare le loro terre prima della catastrofe finale. Atlantide,
l 'altro favoloso continente, si trovava infatti nell' oceano
Atlantico, e le sue terre andavano pressappoco dallo stretto di
Gibilterra alle coste orientali dell' America centrale. Circa 12.000
anni fa, la caduta di un asteroide ne provocò la distruzione e
le acque dell' oceano la sommersero completamente. Ma il ricordo
della sua fiorente civiltà rimase vivo per secoli, ad essa
attinsero in seguito gli antichi Egizi, i Greci, da Solone a
Platone, da Teopompo ad Eliano.
Di Atlantide si parla nelle leggende dei primi abitanti dell'
America, ed un' altra tavoletta, rinvenuta anch' essa nel
territorio dei Maya, ne descrive appunto la scomparsa avvenuta
"l' undicesimo giorno Ahan Katun".
COINCIDENZE
La notevole coincidenza di date può far pensare che la fine di
Mu sia dovuta, di riflesso, all' asteroide precipitato su
Atlantide, la stella Bal. Infatti la caduta del corpo celeste
potrebbe aver provocato l' eruzione simultanea di tutti i vulcani
di Mu, che dovevano essere moltissimi, dato che tutt' oggi la
regione del Pacifico ne conta ancora 336 attivi, sui 430 dell'
intera Terra.
Un evento unico avrebbe posto fine a due grandi civiltà.
Le tavolette di Lhasa fanno supporre che gli astronomi di Mu avessero previsto l' eventualità di tale sconvolgimento, ed avessero cercato di offrire possibilità di salvezza al loro popolo. Solo così si può tentare di spiegare un altro mistero. Da troppo tempo si parla ripetutamente di gallerie e tunnel sotterranei e sottomarini per non incominciare ad interessarsi di ciò. Ne troviamo nell' America Meridionale, in Oceania, in Asia e nelle Hawai, dove sembra che colleghino tra loro le varie isole dell' arcipelago.
UN
LAMA SULLE ANDE
Questa notizia venne data da un giornalista americano, John
Sheppard nel 1944. Nell' estate di quell' anno, ai confini tra la
l 'Equador e la Colombia, lo Sheppard incontrò un mongolo
assorto in meditazione. Ciò era talmente insolito da spingere il
giornalista a chiedere informazioni. Seppe così di trovarsi di
fronte al tredicesimo Dalai Lama, che seppur ufficialmente
deceduto nel 1933, non era mai stato tumulato nella cripta a lui
destinata a Lhasa. Gli stessi monaci della "Città Proibita"
confermarono che il sant' uomo non era affatto morto ma,
attraverso una segreta galleria sotterranea, avrebbe raggiunto le
Ande per dedicarsi alla preghiera proprio là dove sarebbe nata
la prima religione lamaista. Ma chi ha scavato la galleria?
Qualche dotto Lama risponde enigmaticamente: "I Grandi
Fratelli che ci hanno dato la loro scienza quando il mondo era
giovane".
Sembra di sentire l' eco delle parole del sacerdote amico di
Churchward, ed i contorni del misterioso impero si delineano
sempre più precisi e reali, anche se le forze terribili della
natura lo hanno cancellato per sempre.
Le Piramidi di Giza La Sfinge Il Triangolo delle Bermuda Tunguska Nazca
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