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LA GUERRA DEI TRENTANNI

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La Rivolta Boema (1618-1621).

Guerra dei Trentanni.

La Seconda Defenestrazione di Praga.
L'imperatore Mattia II d'Asburgo chiede agli stati boemi di poter istituire una tassa per pagare le truppe nella guerra contro i turchi promettendo in cambio di chiamare l'asseblea nazionale entro un anno, per discutere le loro richieste (1614). I rappresentanti boemi tuttavia trovano quelli austriaci, slesiani e moravi poco interessati mentre quelli ungheresi nemmeno si presentano (1615).
All'assemblea successiva le divisioni permangono e Mattia II ottiene che come suo successore alla corona boema sia riconosciuto il cugino Ferdinando d'Asburgo arciduca di Stiria (17 IV 1617), educato in un collegio gesuita e già reponsabile delle persecuzioni contro i riformati in Stiria (dal 1598). Il giorno seguente Ferdinando d’Asburgo garantisce la “Lettera di Maestà” (“Litterae Majestaticae) che garantisce la tolleranza religiosa ai nibili ed alle città in Boemia, Slesia e Lusazia (concessa dall’Imperatore Rodolfo d’Asburgo nel VII 1609).
I funzionari di Ferdinando d'Asburgo fanno abbattere due chiese che i riformati erigono su terreni appartenenti a chiese cattoliche. I riformati si radunano per protestare (1618) ma si presentano solo i più radicali, guidati dal calvinista Henrik Matthias conte di Thurn. L'imperatore vieta i raduni e convoca il conte di Thurn a Vienna. L’assemblea dei “Difensori della Lettera di Maestà” decide allora di compiere un atto di protesta per convincere i boemi a smoversi, si reca al palazzo di Hradcany e getta tre rappresentati di Ferdinando d’Asburgo dalle finestre (23 V 1618).
L'atto è chiamato “Seconda defenestrazione di Praga” ed è generalmente considerato la scintilla che fa scoppiare la Guerra dei Trenta Anni.

Gli Interventi Politico-Militari.
I 13 “Difensori della Lettera di Maestà” si auto-nominano nuovo organo di governo, espellono i gesuiti (9 VI 1618), mobilitano 4 reggimenti di fanteria e 4 di cavalleria per un totale teorico 16.000 uomini sotto la guida di Henrik Matthias conte di Thurn e Friedrich von Hohenlohe, che si alternano il comando ogni due mesi.
I aiuto dei boemi intervengono 20.000 uomini compresi numerosi volontari fiamminghi e 2-4.000 tedeschi guidati dal lussemburghese Peter Ernest II conte di Mansfeld, detto "L’Attila della Cristianità" (già nella Guerra di Fiandra), inviati dall’elettore Friedrich V di Wittelsbach conte del Palatinato Renano ma in realtà pagati dal cattolico Carlo Emanuele duca di Savoia, cosa che i boemi ignorano.
La Moravia rifiuta di aderire alla ribellione e concede agli imperiali libero passaggio (VI 1618) mentre la dieta di Slesia non assume un atteggiamento chiaro (VI 1618).
I bomeni guidati da Henrik Matthias conte di Thurn prendono le cittadine boeme di Krmlov e Budjovice/Budweis (VI 1618), che non hanno aderito alla rivolta, garantendosi così il controllo degli accessi alla Boemia dall'Austria.
Johann Georg principe elettore di Sassonia proclama la sua neutralità e si offre come mediatore.
Il cancelliere Melchior Klesl vescovo di Vienna consiglia di risolvere il conflitto con la diplomazia ma è arrestato da Ferdinando d'Asburgo (20 VII 1618), che ha già iniziato ad arruolare truppe agli ordini del vallone Henri Duval Dampierre.
L'arciduca Alberto d'Asburgo governatore dei Paesi Bassi spagnoli, con aiuti finanziari del nunzio pontificio, invia in aiuto al fratello imperatore Mattia II un contingente di 6.000 fanti e 6.000 cavalieri (VIII 1618) che comprendono 2 reggimenti di 3.000 valloni guidati dai colonnelli Karl Bonaventura Bucquoy ed Hennin, un reggimento levato sul Reno e due reggimenti di 1.000 corazzieri valloni guidati da Jean Barroz "Gaulcher" e dal ceco Waldstein (altre fonti indicano 11.000 uomini in tutto).
Gli imperiali guidati da Henri Duval Dampierre invadono la Boemia (VIII 1618) ma sono respinti a Novy Hrady e ripiegano in Austria. Bucquoy con 14.000 imperiali attraversa la Moravia ed invade la Boemia (IX 1618) me è respinto da Thuen ed Hohenlohe con 16.000 uomini.

L’Offensiva Boema.
La Slesia si unisce alla Boemia (X 1618). Thurn riceve rinforzi, assedia e prende Pilsen (6-21 XI 1618) e marcia su Vienna ma Mansfeld è sorpreso e sconfitto da Bucquoy presso Sablat (10 VI 1619) perdendo 1.500 uomini tra caduti e prigionieri e numerosi bagagli (altre fonti indicano 15 sopravvissuti su 3.000, oppure 20.000 uomini iniziali). Thurn deve retrocedere.
Dopo la morte dell’Imperatore Mattia d’Asburgo (20 III 1619), suo cugino Ferdinando d'Asburgo è il candidato favorito. I Boemi dichiarano nulla la sua elezione a re di Boemia (19 VIII 1619) ed al suo posto eleggono Friedrich di Wittelsbach (26 VIII), riconosciuto dalle Provincie Unite, dalla Danimarca, dalla Svezia, dalla repubblica di Venezia e dai principi tedeschi dell’Unione Evangelica.
Un esercito imperiale guidato da Dampierre invade la Moravia ma è sconfitto dai boemi a Wisternitz (28 VIII 1619).
Friedrich V di Wittelsbach raduna l’Unione Evangelica (alleanza dei principi calvinisti) ma i membri riuniti a Rothenburg rifiutano di aiutarlo con il pretesto che la Boemia non ha aderito all'alleanza (IX 1619).

L'Intervento di Gábor Bethlen.
I boemi inviano ad Istambul una delegazione che offre al sultano Osman II si sottomettersi e versare un tributo ma questi rifiuta e si limita a concedere la libertà di dichiarare guerra all’Impero al vassallo calvinista Gábor Bethlen principe di Transilvania, al quale invia un beylerbeyi con delle unità d'artiglieria.
Gábor Bethlen solleva l'Ungheria contro gli Asburgo e si allea ai boemi (20 VIII 1619), sconfigge gli imperiali guidati da Wallenstein sul fiume Garam, invade la Slovacchia ed investe Bratislavia.
Anche la Moravia si unisce alla Boemia.

La Reazione Imperiale.
Ferdinando II è eletto Imperatore (28 VIII 1619). È il primo allievo di un collegio gesuita che sale al trono imperiale. L'Imperatore Ferdinando II nomina comandante delle truppe imperiali a Karl Bonaventura de Longueval conte di Bucquoy e raggiunge importanti successi diplomatici:


L'Invasione del Palatinato e della Boemia.
Il genovese Ambrogio Spinola governatore dei Paesi Bassi raccoglie 24-25.000 uomini in Lombardia, Olanda ed Alsazia, effettua una finta contro la Boemia, occupa Magonza (9 VIII 1620) ed invade il Palatinato Renano. Dall'Inghilterra giungono in soccorso 2.200 volontari guidati da sir Horace Vere che presidiano le piazze di Mannheim, Heidelburg e Frankenthal (Friedrich di Wittelsbach è sposato a Elisabetta Stuard, figlia di Giacomo I re d'Inghilterra).
Un esercito bavarese invade il Palatinato Superiore (23 IX 1620) mentre il grosso dei bavaresi guidato da Maximilian I di Wittelsbach e da Jan Tserclaes conte di Tilly si unisce agli imperiali guidati da Karl conte di Bucquoy ed entra in Boemia (26 IX 1620), raggiunto da 6.000 fanti e 1.000 cavalieri spagnoli e valloni guidati da Baltasar Marradas.
I boemi da Rokitzan si ritirano nella nebbia verso Praga ed occupano un’altura pianeggiante solcata da cave di gesso, chiamata Montagna Bianca, ritenendo erroneamente che gli avversari si ritirino. Gli imperiali invece attaccano e sconfiggono decisamente i boemi alla battaglia della Montagna Bianca (8 XI 1620).
I vincitori il giorno successivo entrano a Praga e la saccheggiano. L’elettore palatino Friedrich di Wittelsbach è costretto ad abbandonare il trono da poco ottenuto, è perciò soprannominato “Re di un Inverno”, ed è inoltre messo al bando dell’Impero (29 I 1621).
L’Unione Protestante si raduna a Heilbronn per condannare l'intervento militare (6 II) ma la minaccia dalle truppe di Ambrogio Spinola, la induce a licenziare le scarse truppe raccolte (accordo di Magonza, 1 IV). È il suo ultimo atto pubblico perchè dopo la chiusura del congresso (14 V) non torna più a riunirsi.
Karl von Lichtenstein è nominato governatore di Praga. La monarchia boema elettiva è abolita e trasformata in ereditaria, il sigillo imperiale è tolto dalla "Lettera di Maestà". 12 capi boemi sono condannati a morte, 28 alla prigionia ed al conte Schlick viene amputata la mano destra (21 VI 1621).
Peter Ernst II conte di Mansfeld conduce la guerriglia in Boemia utilizzando archibugieri a cavallo, infine si impegna con gli imperiali a cessare i combattimenti (10 X 1621).


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