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La Battaglia di Capo Siciè o Tolone (22 II 1744).

Guerra di Successione Austriaca (1744) - Guerra dell’Orecchio di Jenkin.

La Flotta Combinata Franco-Spagnola.
L’ammiraglio Juan José Navarro dispone di 3 vascelli da guerra (Real Felipe, 114 cannoni da 24, 36 e 12 libbre; Santa Isabel, 80; Constante, 70), 3 vascelli di scorta (América, Hércules e San Fernando, 64 cannoni da 18 e 12 libbre), 6 mercantili armati delle compagnie delle Indie (Brillante, Soberbio, Oriente, Poder, Halcón e Neptuno, da 52-54 cannoni da 18 libbre o minori).
L’ottantenne ammiraglio de Court de La Bruyére guida la flotta “ausiliaria” francese che ammonta a 12 vascelli da 64 cannoni, uno da 60 cannoni, uno da 68 e tre da 70-74 cannoni, 3 fregate, 2 burlotti ed una barca ospedale. De Court ha l’ordine di scortare gli spagnoli e di rispondere al fuoco solo se è attaccato, poichè la guerra tra Francia e Gran Bretagna non è ancora stata dichiarata.
L’avanguardia è guidata da de Gevaret, innalza pennone azzurro ed è formata da 7-9 vascelli francesi; il corpo di battaglia è guidato da de Court, innalza pennone bianco ed è formato da 6 vascelli francesi e 3 spagnoli; la retroguardia è guidata dall’ammiraglio Juan José Navarro, innalza pennone bianco e azzurro, ammonta a 9 vascelli spagnoli.
In tutto 26-28 vascelli con 16.500-19.100 uomini e 1.806 cannoni.

La Flotta Inglese.
La flotta inglese, guidata dall’ammiraglio Thomas Matthews, ammonta a 10 vascelli da 70 cannoni, 4 vascelli da 90 cannoni (fino a 30 libbre), 9 vascelli da 80, 9 vascelli da 60 cannoni o meno (fino 18 libbre).
l’avanguardia è guidata da contrammiraglio Martin Rowley, innalza pennone rosso ed ammonta a 9 vascelli; il corpo di battaglia è guidato dall’ammiraglio Mathews, innalza pennone azzurro ed ammonta a 10 vascelli; la retroguardia è guidata dal viceammiraglio Lestock, innalza il pennone di San Giorgio ed ammonta a 13 vascelli, ma è molto distanziata dalle altre due divisioni.
In tutto 32 vascelli (26-29 in altre fonti) con 15.000-16.585 uomini (alcuni dei quali forniti dal re di Sardegna), 1.180 cannoni, più 3 fregate, 3 burlotti e 3 brigantini per altri 210 cannoni.

La Battaglia.
L’avanguardia inglese si avvicina al centro avversario (Hércules, Constante, Poder, Real e Neptuno).
Matthews ordina l’attacco (ore 12:15) e con il proprio vascello da 90 cannoni ingaggia l’ammiraglia spagnola Real Filipe, seguito dal vascello Namur, poi anche dal Marlborough e dal Norfolk.
La retroguardia spagnola è troppo lontana per sostenere il centro. I vascelli Oriente e América lasciano il centro spagnolo e mantengono il contatto con l’avanguardia.
I capitani inglesi di altri 8 vascelli mantengono la linea e si limitano ad effettuare bordate da lunga distanza, con poca efficacia, mentre l’ammiraglia e gli altri tre vascelli sono duramente ingaggiati con gli spagnoli per mezz’ora. Il Marlbourough tenta di spezzare la linea spagnola ed è gravemente danneggiato. Il capitano è tra i caduti. L’Hércules resiste all’attacco di tre vascelli inglesi ed affonda un burlotto incendiario lanciato contro il Real Felipe. Sono impegnati a distanza ravvicinata 750 cannoni inglesi contro 368 spagnoli di minor calibro, contando anche quelli a distanza sono 812 cannoni spagnoli contro 1.410 inglesi.
I tre vascelli spagnoli in coda all’avaguardia tentano di prendere gli inglesi tra due fuochi ma ne sono impediti da tre vascelli in coda al centro inglese, che rompono la linea (contavvenendo agli ordini).
La retroguardia inglese si avvicina alla battaglia ma non riesce a prendervi parte.
Il centro spagnolo è soccorso dalla retroguardia (Brillante, San Fernando, Santa Isabel, Soberbio e Halcón).
Il vascello spagnolo Poder (60 cannoni) respinge l’attacco dal Princesa (70 cannoni) danneggiandolo, subisce poi l’attacco del Somerset (80 cannoni), al quale si uniscono il Bedford, il Dragón ed il Kinsgton. Il comandante Rodrigo de Urrutia è ferito.
Il Berwick, guidato dal capitano Edward Hawke (futuro ammiraglio), mette fuori combattimento il Neptuno, abbandona il suo posto all’avanguardia, abborda e cattura il Poder (l’unica preda della battaglia).
Dopo quattro ore di combattimenti, gli inglesi rompono il contatto, riparano alla meglio i danni e tornano all’attacco con 7 vascelli (ore 17:00).
Il Real Felipe è attaccato dal Namur, da altre due navi da 70 cannoni e da un burlotto incendiario, che è tenuto a distanza dal Brillante ed infine esplode. L’ammiraglia spagnola è soccorsa anche dal San Fernando e dal Santa Isabel, poi dall’Hércules. Gli spagnoli hanno in linea 502 cannoni contro un numero equivalente da parte inglese.
I vascelli francesi del’avanguardia si dipongono per soccorre il centro e gli inglesi si ritirano.
Il giorno seguente il Real Felipe è preso al traino dal Santa Isabel. La flotta franco-spagnola tenta inutilmente di raggiungere gli inglesi. Solo l’Hércules ha uno scambio a fuoco per tre quarti d’ora con alcuni vascelli inglesi.

Bilancio della Battaglia.
Gli spagnoli hanno 5 vascelli gravemente danneggiati, uno catturato (il Poder), ripreso dai francesi, 9 ufficiali caduti e 19 feriti, 140 uomini caduti e 448 feriti, molti dei quali muoiono.
Il Real Felipe da solo ha un terzo dei caduti e la metà dei feriti totali: 2 ufficiali caduti e 7 feriti (compreso l’ammiraglio), 45 uomini caduti, 79 feriti gravemente ed altri 154 feriti.
Gli inglesi hanno 12 vascelli danneggiati, 800 tra caduti e feriti.

Conseguenze della Battaglia.
La battaglia è nota soprattutto per il seguito giuridico. Sono deferiti alla corte marziale l’ammiraglio inglese (perché ha rotto la linea), il vice ed 11 capitani (su 29): uno dei capitani muore prima del processo, uno è radiato, sette sono sospesi e due assolti. Matthews è dichiarato inabile al comando.
Quelli che hanno rotto la linea impedendo l’accerchiamento sono radiati e solo in seguito reintegrati in servizio. Il comandante della retroguardia è assolto perché sull’ammiraglia, oltre il segnale d’attacco, era issato anche quello di mantenere la linea.
Dall’altra parte l’ammiraglio Navarro è decorato e promosso marchese de la Victoria mentre l’ammiraglio de Court è esonerato dal servizio.


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