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L’ interesse per l’impiego di emocomponenti con finalità diverse da quelle di supporto trasfusionale, si è rapidamente allargato nel corso degli ultimi anni a varie applicazioni cliniche ed ambiti specialistici. Si tratta del loro uso topico come adiuvante-potenziante dei naturali processi localizzati di emostasi, adesivi e riparativi. E’ antico quanto la medicina il tentativo di influenzare i processi di riparazione tessutale sia per favorire la rimarginazione di ferite quanto l’ induzione di una vera e propria rigenerazione di tessuti ampiamente danneggiati giungendo ai nostri giorni alla sostituzione di essi con i trapianti di interi organi. Già gli antichi greci perseguirono l'idea di un collante per rimarginare le ferite applicando su di esse delle resine vegetali per favorirne la cicatrizzazione. Analoga preoccupazione è stata quella di controllare le emorragie potenziando l'emostasi locale. Gli eventi bellici hanno costituito sempre uno stimolo alla ricerca di nuove soluzioni in tali ambiti e da essi nacque l'uso della fibrina umana quale emostatico. Ben presto si compresero anche le proprietà adesive della sostanza. Lo studio dell'impiego di questo preparato biologico denominato colla di fibrina (CDF) è andato affinandosi nel tempo con un decisivo impulso nell'uso clinico dal 1975. Da allora, oltre 3000 pubblicazioni ne hanno evidenziato caratteristiche e vantaggi applicativi. La necessità di disporne su ampia scala e un agevole impiego, ne ha favorito la produzione industriale a lato di altri emoderivati salvavita. In letteratura è riportato l’utilizzo della CDF anche come efficace veicolo biologico per il lento rilascio in situ di farmaci (antibiotici, anestetici e fattori di crescita), a secondo dell’ effetto ricercato, oltre che per la proprietà di favorire la cicatrizzazione delle ferite (1,2,3). La colla di fibrina è quindi un prodotto dalle caratteristiche biologiche e farmacologiche estremamente interessanti. Benché la sua introduzione nella pratica clinica risalga ormai a moltissimi anni fa e in letteratura siano reperibili un numero elevatissimo di articoli in cui vengono riportati i risultati dell’utilizzo della colla di fibrina in diversi campi di applicazione, ulteriori studi controllati e randomizzati sono necessari per definire i reali vantaggi e gli eventuali limiti che tali prodotti hanno in confronto con prodotti o strategie alternative. Numerosi studi hanno oramai dimostrato l'efficacia della colla di fibrina nel controllare uno stillicidio ematico locale, un sanguinamento da punti di prelievo o sutura, una perdita da vasi linfatici, raccolte sierose o emorragie parenchimali diffuse. La colla di fibrina non è invece in grado di controllare estese emorragie venose ed arteriose. Tale emocomponente ha trovato la sua più estesa applicazione in interventi di chirugia cardio-toracica e vascolare, ma se ne segnala un discreto utilizzo anche in neurochirurgia, nella chirurgia maxillo-facciale e stomatologica e nuove applicazioni sono attualmente allo studio in altri tipi di chirurgia (4). Uno dei principali limiti di cui le colle di fibrina del commercio attualmente soffrono è rappresentato dall’elevato costo ed in questa ottica l’uso di colle di fibrina prodotte in laboratorio può rappresentare una valida alternativa. E’ tuttavia necessario, per una larga diffusione dei prodotti “home-made” che vengano messe a punto, in collaborazione con i chirurghi, procedure di utilizzo standardizzate, per le diverse specialità chirurgiche.
Bibliografia
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