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Per
comprendere l'importanza storica di questo evento, bisogna conoscere la
situazione politico-culturale del 1500 in Italia, dove francesi e spagnoli
si contendevano a suon di battaglie sanguinose, le terre italiche o meglio
il Regno di Napoli . Nei primi anni del 500 i francesi, ben visti dai
potenti italici del nord e dal Papa Luigi XII, riuscirono a conquistare vari
avanposti importanti del nord Italia, fra cui Milano ma conoscendo la forza
dell'esercito spagnolo, dovettero scendere ad un compromesso per poter
abdicarsi parte del Regno di Napoli, e quindi con il trattato di Granada,
decisero una spartizione pacifica del sud Italia, dove La Puglia e la
Calabria andavano agli spagnoli, mentre la Campania e l' Abruzzo ai
francesi. Questa spartizione, per giunta segreta, accese la prima miccia che
poi scopiera nella disfida di Barletta, infatti questo accordo sfocio
in un disaccordo da parte di molti baroni e signori influenti del Regno di
Napoli, fino a sfociare in cruente battaglie dove diviene protagonista
Ettore Fieramosca . Intanto Federico, grande sostenitore di Fieramosca,
dovette rinunciare al trono e abdicare alla nuova spartizione di
poteri,andandosene in esilio .
Nel
1500 però nulla era permanente e quindi dopo brevi scaramucce tra i due
eserciti con vari sconfinamenti e strane interpretazioni del trattato di
Granada, giunsero a vere e proprie guerre per una nuova definizione dei
confini. Per alcuni anni la disputa si protrasse in qualche maniera, nei
limiti cavallereschi, come la sfida tra undici cavalieri francesi e
altrettanti spagnoli, nella città di Trani, dove però non si riuscì a
definire nessun vincitore. Intanto i francesi rinforzavano i loro eserciti
ai confini delle loro terre e quindi gli spagnoli iniziarono a spazientirsi
e a fare altrettanto, e fu qui che entra prepotentemente il nome della
città di Barletta.
Infatti
fu proprio a Barletta che gli spagnoli scelsero di stabilire il loro
quartier generale, dove poter amministrare sia i loro possedimenti del Regno
di Napoli e sia comandare i loro eserciti.
Intanto i francesi continuano la loro insaziabile voglia di conquista,
spingendosi fino a Canosa ed e in questo territorio che dopo vari
combattimenti, vengono fatti prigionieri dagli spagnoli, alcuni cavalieri
francesi, fra cui La Motte e portati a Barletta. Anche allora cerano
delle regole cavalleresche sul trattamento dei prigionieri e fu proprio per
questo che portati a cenare nella cantina di Don Diego de Mendoza
viene lanciata la sfida .
La Sfida
In
verità la sfida fu un abile stratagemma del comandante delle truppe spagnole
Cosalvo da Cordova che conosceva la superiorità numerica
dell'esercito Francese e quindi cercava di mantenere alto il morale del suo
esercito racimolando vittorie più di onore che di reale entità ma anche per
poter avvicinare di più il popolo italico al suo popolo e quindi avere un
alleato in più oltre che poter prendere tempo nell'attesa di rinforzi che
poi giunsero.
Ritornando alla sfida, Consalvo organizzò la cena tra i cavalieri Francesi,
prigionieri e i cavalieri spagnoli e Italiani con l'aiuto del Mendoza,
padrone della cantina ma senza essere presente, con l'auspicio che il
fervore degli italici e l'arroganza dei francesi potesse sfociare in
memorabile vittoria. Infatti con astuzia i cavalieri spagnoli elogiarono più
volte i cavalieri italiani durante il banchetto fino a paragonarli al valore
degli spagnoli e dei francesi, cosa che fece innervosire i francesi che con
La Motte lanciarono la sfida a Ettore Fieramosca e agli italiani.
Il Combattimento
Il combattimento si
svolse di pomeriggio nelle campagne tra Andria e Corato il 13 febbraio 1503.
I francesi dopo
essere partiti da Ruvo dove erano dislocati e sentita la messa d'augurio
nella chiesa di San Rocco, si avviarono verso il campo, mentre gli italiani
accompagnati dagli spagnoli, si recarono nella cattedrale di Andria, dove
durante la messa, prestarono Giuramento verso l'onore dell'Italia,
quindi si avviarono verso il campo del combattimento.
Arrivarono prima gli
italiani con cavalli ricoperti da forti corazze di cuoio e con mantelle che
riportavano i colori e gli stemmi di ciascun cavaliere, mentre i cavalieri,
rivestiti da robuste corazze e con un foulard azzurro donatagli da Isabella
D'Aragona come segno augurale, dopo poco arrivarono i francesi anch'essi
armati e corazzati di tutto punto e al seguito di una scorta di gentiluomini
, nobili e maestranze, il tutto in un mix di colori e di rumori che
spettacolarizavano le sfide di quel tempo.
All'epoca era
consuetudine che fossero presenti come spettatori solo i nobili, le
maestranze e i regnanti ma quell'evento così inusuale di vedere combattere
degli italiani contro l'oppressore, accese gli animi di molti cittadini e
forse anche la prima fiamma tricolore, cosi da spingere una gran folla,
formata da gente di Barletta, Trani, Andria, Ruvo,Corato e anche della
campania, a vedere la Disfida di Barletta !
Dopo vari giri di
campo coi cavalli ,per studiare il campo e poter decidere le ultime
strategie e dopo il saluto ai presenti, squillarono le trombe, e i cavalieri
gl'uni di fronte agl'altri si lanciarono al galoppo, scontrandosi
violentemente più volte e dopo vari scontri con diversi tipi di armi, la
battaglia volgeva al termine a favore dei valorosi italiani che diedero
l'ultimo colpo di grazia con il valoroso Ettore Fieramosca che
puntò dritto su La Motte, scontrandosi in un duello all'ultimo sangue, dove
La Motte nell'impeto di quei, cadde da cavallo e con un atto da alto profilo
cavalleresco il Fieramosca scese dal suo cavallo per lottare ad armi pari
con quel capitano francese, e dopo un breve duello corpo a corpo con le asce
e le spade, La Motte ormai sfinito e battuto, cadde ai piedi di Fieramosca
arrendendosi !
Il Ritorno
Trionfale
Una volta terminata
la sfida, i francesi furono fatti prigionieri perché erano talmente convinti
della loro vittoria che non si erano portati con sé 1300 corone che i
perdenti dovevano pagare agli avversari, e quindi dovettero sopportare
l'umiliazione del corteo trionfale nella città di Barletta, dove furono
denigrati e umiliati dalla popolazione. Una volta arrivati a Barletta, i
tredici cavalieri italiani guidati in testa da Ettore Fieramosca e Consalvo
da Cordova furono accolti dalla festa degli italiani e degli spagnoli e
quindi si diressero alla volta della chiesa di S. Maria Maddalena (oggi San
Domenico) dove li aspettavano le più alte cariche cittadine e spagnole per
conferire loro gli onori dovuti, dopodiché usciti dalla chiesa di San
Domenico si diressero in un mare di folla festosa alla volta della
cattedrale di Barletta per la messa solenne di ringraziamento, seguiti dalla
processione del clero cittadino con la madonna dell'Assunta, ribattezzata
Madonna della Sfida ! In seguito fu scolpita sul muro esterno della
cattedrale di Barletta una epigrafe in memoria della grande vittoria e i
tredici cavalieri italiani ricevettero varie onorificenze cavalleresche
oltre che alcuni possedimenti.
Epilogo della
Disfida
Da questo evento
si può comprendere l'importanza storica di questa sfida che va al di là
del fatto cavalleresco ma vede la prima importante autodeterminazione
dell'Italia come popolo e nazione, e anche se da lì a poco ci furono altre
sanguinose battaglie tra spagnoli e francesi e altrettanti trattati di
spartizione del sud Italia, nacque e si fece sempre più strada l'idea nel
popolo italiano di un' Italia unita. |
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