La Valle Anzasca I Paesi della Valle Altre Valli E' l' antica valle degli Antuates, una tribù dei Leponzi, è la valle attraverso la quale si raggiunge la parete est del Monte Rosa, l'unica parete alpina di tipo himalayano per difficoltà, imponenza, estensione ed altezza, è una immensa visione di roccia e ghiaccio che si spinge fino a 4635 metri dalla punta Dufour, che con le punte Nordend, Zunstein e Gnifetti, creano uno scenario mozzafiato, una vera gioia per gli occhi, un vero polo di attrazione per gli alpinisti ed escursionisti. La catena del Monte Rosa risale all'era terziaria, cioè fra i 35 e i 50 milioni di anni fa. Nell'era successiva, la quaternaria, si ebbero quattro grandi glaciazioni, durante le quali il ghiaccio modellò le rocce e i rilievi. Quando colmava la valle Anzasca, si stima che il ghiaccio raggiungesse lo spessore di 1500 metri: il ghiacciaio del Rosa è ancora un resto di quest'ultima glaciazione. Alcune delle rocce della zona subirono pressioni fortissime e fusioni di origine vulcanica a temperature molto elevate, per cui diventarono molto dure. Il grande calore di fusione sviluppò la fuoriuscita di sostanze gassose e vapore acqueo che favorirono l'infiltrazione nelle fessure delle rocce di vari minerali allo stato liquido. Le miniere d'oro e d'argento della valle sono la testimonianza di queste rivoluzioni geologiche La valle inizia a Piedimulera , dove possiamo osservare il palazzo Testone del '600 e le due torri del '500. Proseguendo si giunge a Calasca Castiglione che per le proprie costruzioni caratteristiche è considerato uno degli angoli più belli dell' "Ossola di pietra" . Si sale poi ad Antrogna, è in questa frazione che sorge anche la Parrocchiale di Sant’Antonio Abate. L’edificio impostato su tre navate, sormontato da una grande cupola e scandito nella sua facciata dalle cinque arcate di un massiccio pronao, si caratterizza per le dimensioni certamente inconsuete per un tempio di montagna; è conosciuta come “la cattedrale tra i boschi”. Proseguendo nella valle, troviamo Pontegrande, antico crocevia tra la valle Anzasca e la Valsesia. Si giunge quindi a Bannio Anzino, in passato capitale amministrativa e religiosa della valle, con origini gallo-romane del primo secolo a.C., come può testimoniare la scoperta di una necropoli celtica. Proseguendo si incontra Vanzone con S. Carlo e poi Ceppo Morelli e Campioli . A 1035 m. si trova Pestarena, detta il "paese dell' oro", per la presenza di alcune miniere rimaste attive sino al 1961. Più avanti si incontra Borca, a sinistra della quale si apre la Valle Quarazza. A Borca si possono visitare l'interessante Miniera d'oro della Guia, testimonianza delle numerose miniere aurifere che sino ad inizio secolo sono state operanti nella valle e la Casa-Museo Walser, presso la quale si raccolgono preziosi reperti dell'antica civiltà formatasi ai piedi del Monte Rosa. La Valle Anzasca si chiude a Macugnaga, proprio a ridosso della parete est del Monte Rosa. Località turistica di grandissimo interesse, offre un grande numero di strutture ricettive a disposizione dei visitatori. Macugnaga è una delle più importanti zone di insediamento dei Walser e della loro cultura nell'Ossola. Segni tangibile della loro presenza si possono osservare nelle caratteristiche costruzioni in legno e pietra, nella lingua e nel costume impreziosito da bellissimi ricami, che le donne portano ancora oggi. Il Dorf con la Chiesa Vecchia e il suo tiglio, vecchio oltre 7 secoli, sono la testimonianza ancora intatta di un antico mondo rurale che è riuscito a trasformarsi in una moderna stazione turistica, senza tradire le sue caratteristiche etnico-culturali ed architettoniche. Oltre alla funivia del Monte Moro che conduce fino a quota 2900 m. ed alla seggiovia che da Pecetto raggiunge il Belvedere, Macugnaga offre in inverno ai turisti un totale di 12 impianti di risalita che conducono a 38 km. di piste. | TOP OF PAGE Calasca Castiglione Bannio Anzino La Milizia tradizionale Ceppo Morelli Macugnaga Lago Effimero I Walser | CALASCA CASTIGLIONE Riuniti in unica entità amministrativa nel 1928, gli antichi comuni di Calasca e di Castiglione, hanno conservato la loro originale fisionomia di distinti borghi posti lungo la valle del torrente Anza sulla sua sponda sinistra. La sede comunale è ad Antrogna, già capoluogo del preesistente comune autonomo di Calasca. È in questa frazione che sorge anche la Parrocchiale di Sant’Antonio Abate. L’edificio impostato su tre navate, sormontato da una grande cupola e scandito nella sua facciata dalle cinque arcate di un massiccio pronao, è databile alla fine del XVIII secolo e si caratterizza per le dimensioni certamente inconsuete per un tempio di montagna; per questo è conosciuta come “la cattedrale tra i boschi”. Sempre in territorio di Calasca è il Santuario della Madonna della Gurva, piccolo edificio di culto eretto nel 1641 sopra un enorme masso a strapiombo su una forra del torrente Anza. Tradizionali sono i solenni festeggiamenti che ogni anno, in occasione della ricorrenza dell’Assunta, vedono al Santuario della Gurva la partecipazione della Milizia di Calasca. Si tratta, di una milizia territoriale di origine spagnola, nata nel XVII secolo, che si è conservata nei secoli adattandosi ai governi e alle varie dominazioni. Le attuali uniformi, sono di chiara origine napoleonica, mentre la funzione del corpo armato, avendo perso ogni connotazione guerresca o d’ordine pubblico, ha assunto il carattere di presenza folcloristica nelle consolidate ricorrenze paesane e di partecipazione festosa in manifestazioni anche al di fuori del territorio ossolano. In Calasca, sorge la signorile Villa Belli dimora dell’illustre famiglia calaschese ricordata per aver dato i natali al fisico Giuseppe ed al deputato, Giovanni. Sulla facciata della villa vi è una lapide con un medaglione, opera dello scultore Lusardi, a ricordare in Giuseppe Belli il più illustre figlio di Calasca. Accanto ad Antrogna e alla citata frazione della Gurva, completano il disegno dell’antico comune di Calasca le frazioni di Molini, Vicino, Borretta, Barzona e Calasca Dentro. Sull’ansa del torrente Anza, ma più a valle rispetto al capoluogo, si estende, il centro del piccolo borgo di Castiglione. Anche qui è la Parrocchiale di San Gottardo, a segnare, come elemento di spicco, un paesaggio di tetti in pietra addossati l’uno all’altro. La sua origine risale alla seconda metà del XVI secolo. Dell’epoca sono anche il prezioso pulpito in stile gotico recante i simboli dei quattro evangelisti nonché il grande affresco che segna la facciata con un’immagine di San Gottardo. Già frazioni del antico comune di Castiglione d’Ossola sono numerosissimi piccoli villaggi disposti sul crinale della montagna: Colombetti, ricordata per i notevoli elementi di grande pregio architettonico che ne compongono l’abitato, Pecciola, Porcareccia, Selva Vecchia, Pero, Case Paita, Cresta e Miggianella. A questo si deve poi aggiungere la frazione di Olino, oggi completamente disabitata. Di grande interesse paesaggistico è l’alpeggio di Drocala, posto al di sopra di Castiglione a una quota di 940 metri. Qui l’impostazione degli edifici, racchiusi al centro di un’ampia distesa di pascoli, ha conservato intatta nei secoli l’originalità dell’architettura. Nella realtà quello che è oggi un alpeggio è stato per secoli uno dei maggiori insediamenti della bassa valle Anzasca, nucleo centrale originario del paese di Castiglione. TOP OF PAGE PAESI DELLA VALLE | BANNIO ANZINO Bannio, capoluogo del comune, ha rappresentato nel passato e per il corso di molti secoli la capitale amministrativa e religiosa dell’intera valle Anzasca. Come centro abitato esisteva già nel primo secolo avanti Cristo come può testimoniare la scoperta in quel luogo di una necropoli celtica. I reperti rinvenuti negli scavi di queste antiche sepolture portano inoltre a ritenere che fosse già in corso un processo di romanizzazione di queste popolazioni galliche o che comunque non fossero infrequenti scambi commerciali tra questi antichi abitanti di Bannio e le popolazioni romane, indice di una vivacità economica e culturale che avrà modo di dimostrarsi anche in epoca cristiana: la Chiesa di San Bartolomeo in Bannio, fu certamente una delle prime a staccarsi, da San Vincenzo di Vergonte, chiesa matrice di tutta l’Ossola inferiore. Le linee seicentesche della Parrocchiale di San Bartolomeo, testimoniano della trasformazione del preesistente tempio, in stile lombardo, intervenuta nel 1644, pochi anni dopo l’ultimazione del maestoso campanile. L’impianto originale prevedeva infatti il canonico orientamento a levante dell’abside; nel Seicento su questo lato venne viceversa eretta l’attuale facciata, aggiungendo il coro su quello di ponente; ulteriori modifiche architettoniche sono da attribuirsi al tardo Settecento. Di pregevole fattura è l’altare maggiore di legno scolpito e laminato in oro, mentre in una cappella laterale della chiesa è conservato un grande crocifisso in bronzo cinquecentesco, vero gioiello dell’ arte fiamminga. Sulla grande piazza prospiciente la parrocchiale di Bannio si affacciano altri due edifici di culto: sono la Chiesa di Santa Marta, settecentesco riferimento per la confraternita della Santissima Trinità, e la Chiesa di Santa Maria Annunziata, eretta nel 1715 dalla confraternita del Gonfalone. Poco discosto dall’ abitato di Bannio, sorge il Santuario della Madonna della Neve. A questo oratorio, edificato tra il 1618 e il 1622, e alla festa che vi si celebra il 5 d’agosto è strettamente legata la storia e l’attività della Milizia tradizionale. Sorto sull’opposta sponda del torrente Oloccia, Anzino gode di una certa notorietà per la devozione a Sant’Antonio da Padova legata a un quadro, di pregevole fattura, custodito nella Chiesa di San Bernardo, la parrocchiale edificata nel 1640, oggi più conosciuta come Santuario di Sant’Antonio. Senz’altro originale è la storia di questo quadro. Per secoli l’emigrazione dal paese si è principalmente rivolta verso la lontana città di Roma, dove gli anzinesi erano andati formando una numerosa colonia. Furono proprio alcuni di loro che nel 1669 donarono il quadro di Sant’Antonio alla chiesa del paese d’origine: immediata fu la sua fama miracolosa, tanto da diventare meta di assidui pellegrinaggi delle genti della valle Anzasca e delle valli vicine. Il territorio del comune di Bannio Anzino comprende un’altra importante frazione, quella di Pontegrande situata più a valle: rappresenta, insieme al ponte da cui prende il nome, il passaggio obbligato per l’accesso al comune, ed antico crocevia con la Valsesia . Qui sorge la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, eretta nel 1670 alla sommità di un enorme masso erratico.TOP OF PAGE PAESI DELLA VALLE | LA MILIZIA TRADIZIONALE Originariamente la sua funzione doveva essere prettamente militare, corpo armato posto a difesa del territorio ossolano. La sua data di nascita è fissata al 1612: in quell’epoca in tutta l’Ossola il governo spagnolo, in lotta con il duca di Savoia, aveva infatti istituito queste “Milizie delle terre”. Ma già pochi anni dopo la sua fondazione, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Santuario della Madonna della Neve, la Milizia di Bannio aveva mutato la propria funzione, da militare a decorativa delle funzioni religiose: era diventata la guardia d’onore della Madonna. Non per questo doveva però mutare usi e abbigliamento: restava compagnia di uomini in armi con tanto di divisa guerresca, alabarde e archibugi. In questa sua funzione la Milizia poteva così sopravvivere alla cacciata degli spagnoli, al sopravvento della dominazione austriaca e restava immutata tradizione anche quando le terre ossolane diventavano, nel 1748, regno di Piemonte. Sarà successivamente il periodo napoleonico a portare una ventata di novità in questo piccolo esercito: le vecchie uniformi spagnole sono gettate alle ortiche per le fiammanti divise imperiali. Dureranno poco: la restaurazione si spingerà anche alla piccola comunità banniese e nel 1818 la Milizia è " piemontesizzata" nell’abbigliamento e nell’armamento. Il modello diventa quello severo della divisa del reggimento “Piemonte Reale”. La Milizia di Bannio, sessanta uomini di truppa agli ordini di un colonnello e otto ufficiali, ripete ancor oggi, ogni anno, i riti di una tradizione antica. Nel mese di luglio l’estrazione a sorte individua gli ufficiali e il colonnello in carica per l’anno, mentre il 5 di agosto viene prestato picchetto d’onore, con tanto di scariche di fucili caricati a salve, durante la festa del Santuario della Madonna della Neve. Tre immagini della Milizia tradizionale, un corpo nato nel Seicento con funzioni prettamente militari divenute, nel tempo, religiose: qui, la milizia in marcia e a cavallo durante la festa in onore della Madonna della Neve. TOP OF PAGE PAESI DELLA VALLE | CEPPO MORELLI La nascita del comune di Ceppo Morelli risale al 1865, quando fu decretata la fusione amministrativa di Prequartera e di Borgone, due antiche comunità che potevano vantare una propria autonomia risalente alla metà del XVI secolo. L’evoluzione storica delle località che formano oggi Ceppo Morelli è del tutto identica a quella dell’intera valle Anzasca, della quale rappresenta il comune più piccolo. Pur considerando la sua collocazione che potrebbe apparire marginale sotto il profilo sia geografico che culturale, non deve sorprendere la presenza a Ceppo Morelli di monumenti di particolare pregio architettonico. Tra questi va ricordata la Parrocchiale di San Giovanni Battista, risalente al XVII secolo, al cui interno è possibile ammirare un pregevole pulpito settecentesco in legno intagliato. La tradizione religiosa vuole custodita in questa chiesa una “Sacra Spina” della corona di Gesù Cristo, oggi conservata in un prezioso reliquiario realizzato con lamine d’argento. Nella frazione di Mondelli vi è inoltre una vera e propria curiosità: la Casa degli Specchi, una dimora signorile nella quale le pareti della sala da pranzo sono interamente ricoperte da specchi. Va infine ricordato il Santuario del Croppo, del Seicento, che per secoli fu meta di assidui pellegrinaggi. L’intero comune, con le sue frazioni, conserva il clima disteso degli abitati di montagna, immersi nel verde dei boschi e dei pascoli, e proprio per questo un discreto flusso turistico, alimentato anche dalla presenza di piste per lo sci di fondo, rappresenta una fonte di ricchezza per la collettività. TOP OF PAGE PAESI DELLA VALLE | MACUGNAGA E' uno degli insediamenti Walser più importanti di tutta l' Ossola. Gli alpeggi più antichi di Macugnaga, sono già citati in un documento del 22 giugno 999 redatto da Arnulfo, arcivescovo di Milano. Nella seconda metà del 1200 Gotofredo, conte di Biandrate e signore della Valsesia, sposò una ricca vallesana, Aldisia, la quale gli portò in dote la valle di Viège e la valle Anzasca. In tal modo le due valli poste ad oriente del Monte Rosa vennero a trovarsi sotto un unico dominio, favorendo così l' insediamento nella piana di Magugnaga delle popolazioni svizzere provenienti dalla vicina valle di Saas attraverso il Monte Moro. La coriacea popolazione di Saas, facente parte del gruppo etnico dei Walser, sempre tanto numerosa da essere costretta a ricercare continuamente nuovi luoghi abitabili, trovò in questo luogo condizioni climatiche più miti e favorevoli e praterie più generose, questo diede inizio alla costruzione delle baite della più grossa frazione, il Dorf e della “chiesa vecchia”. Macugnaga divenne presto parrocchia autonoma con diritto di tenere un’importantissima fiera annuale. Essa durava dal 16 al 31 agosto attorno al tiglio di chiesa vecchia, presieduta dal Podestà di Vogogna, con partecipazione di un gran numero di montanari persino della valle d’Aosta e delle vallate svizzere. Le lotte medievali fra ghibellini e guelfi sconvolsero anche l’Ossola col risultato che la valle Anzasca si mise di sua spontanea volontà sotto la signoria dei Visconti di Milano, e poi degli Sforza. In questo periodo viene consacrata la chiesa parrocchiale di Macugnaga Nel 1535 la valle passò sotto il dominio degli Spagnoli che imposero nuove pesantissime tasse. Le guerre successive tra francesi, spagnoli e austriaci non segnarono l’alta valle, ma Il capodanno del 1639 un furioso incendio distrusse oltre quaranta baite del Dorf e danneggiò la chiesa, e nel settembre successivo, una alluvione portò ulteriori danni al borgo già provato. Abbandonate le case e la chiesa, si pensò di costruirne una nuova, più bella e più grande. Secondo la tradizione fu un frate, Frà Lorenzo Battaglia di Ornavasso, a scegliere la località, guidando, con gli occhi bendati, tutto il popolo in processione e piantando la croce nel punto dove doveva sorgere la nuova parrocchiale, di grandiosità eccezionale se paragonata alla povertà della gente. La costruzione, iniziata nel 1709, fu completata otto anni più tardi. Nel 1800 si costituisce in Valle Anzasca la Guardia Nazionale: Macugnaga fa parte con Bannio del III Battaglione del Distretto di Vogogna Nel 1847 furono iniziati i lavori per la costruzione della strada della valle. Nel 1898 la rotabile, dopo 51 anni, raggiunse Staffa e qualche decennio più tardi anche Precetto. Il 22 luglio 1872, Ferdinand Imseng di Saas, ma residente a Macugnaga, con una guida ed un portatore conduce tre inglesi alla vetta della Dufour direttamente da Macugnaga. Inizia un'epoca di grandi ascensioni, temerarie e romantiche a cui sono purtroppo legate a parecchie tragedie, la prima delle quali causa proprio la scomparsa di Imseng assieme a Damiano Marinelli, e alla guida Battista Pedranzini. Questo evento provoca una sollevazione dell'opinione pubblica a tal punto che vengono proibite le ascensioni sul Rosa, ma il provvedimento non viene considerato, ed infatti, cinque anni più tardi, viene inaugurata la capanna Marinelli, sui pendii della grande parete, per aiutare gli scalatori che tentano le ascensioni dirette da Macugnaga. Ancora oggi è la figura della grande e mitica parete Est a regolare il flusso turistico e l’economia del paese. Macugnaga è diventata infatti la più importante, conosciuta ed attrezzata località turistica dell’ Ossola dove è possibile praticare vere e proprie ascensioni alpinistiche, che conservato sempre un fascino inalterato, escursioni trekking su numerosi sentieri con ogni tipo di difficoltà ed impegno, lo sci, su 38 km di piste, lo sci di fondo, il parapendio, il pattinaggio ed innumerevoli altre attivita, sempre godendo di una natura e di scenari tra i più unici, e strepitosi dell’ intero arco alpino. Il Dorf con la Chiesa Vecchia e il suo tiglio, vecchio oltre 7 secoli, sono la testimonianza ancora intatta di un antico mondo rurale che è riuscito a trasformarsi in una moderna stazione turistica, senza tradire le sue caratteristiche etnico-culturali ed architettoniche E’ inoltre possibile visitate il museo della “miniera della Guia” ed il museo della “casa Walser” a Borca, testimoanze del passato culturale ed economico dell’ intera zona.TOP OF PAGE PAESI DELLA VALLE | IL LAGO "EFFIMERO" E' nato un nuovo lago glaciale sulle Alpi, il più grande che si ricordi..... E' stato battezzato "Effimero" perché forse scomparirà o si modificherà in base agli umori del ghiacciaio del Belvedere, suo custode... E' stato "scoperto" il 21 giugno 2002, in precedenza esisteva solo un modesto bacino, che si è ingrassato rapidamente con lo scioglimento delle nevi raggiungendo, nella sua massima estensione, una superficie di 166.000 metri quadrati, un volume d' acqua di oltre 3.000.000 di metri cubi ed una profondità massima di 57 metri. Dopo una iniziale preoccupazione, il lago è stato abbassato di livello con una condotta artificiale dalla Protezione Civile, per portarlo entro limiti di sicurezza , ma non è stato svuotato per non cancellare la volontà della natura che in questo ambiente regna sovrana. In questo modo è diventato una interessante attrazione, non unicamente scientifica, ma anche per tutti coloro che amano la montagna ed i suoi fenomeni più incredibili. L' area del Lago Effimero sorge a 2160 metri di quota ed è a circa un' ora e mezza di facile sentiero dall' arrivo della funivia del Belvedere. Dal Belvedere si attraversa la parte inferiore del ghiacciaio su di un sentiero pianeggiante, per inoltrarsi poi nella valletta della Pedriola e salire quindi al rifugio Zamboni Zappa. Quindi si procede in una conca al limite del ghiacciaio, al cospetto della maestosa parete Est del Monte Rosa, una breve salita finale porta ai margini del Lago delle Loccie; qui un terrazzo panoramico permette di godere della vista di tutto il Lago Effimero e del sottostante Ghiacciaio del Belvedere. Il lago viene controllato e monitorato 24 ore su 24 per garantirne la sicurezza. ....Anche il Ghiacciaio del Belvedere da spettacolo.... In controtendenza con tutti i ghiacciai alpini, esso avanza rapidamente verso valle ad una velocità si circa 100 metri l' anno. Responsabile del fenomeno è soprattutto la grande frana che da tempo lacera la Est del Monte Rosa, scaricando sul ghiacciao una enorme quantità di rocce e ghiaccio, che ne hanno provocato l' accelerazione. Il questo modo il ghiacciaio si è impennato formando alle sue spalle la depressione colmata dal Lago Effimero e, nel suo percorso verso il Belvedere, si sono evidenziati crepacci e seraccate degni di un paesaggio imponente e grandioso, tale da mettere in soggezione l' uomo. |
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