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Tecniche autologhe

 

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La trasfusione autologa è una pratica che consente di trasfondere ald un paziente il suo stesso sangue, precedentemente prelevato ed adeguatamente conservato.

PREDEPOSITO DI SANGUE AUTOLOGO

Tutti i pazienti che debbano essere sottoposti ad un intervento di chirurgia elettiva per il quale si preveda un supporto trasfusionale dovrebbero predepositare il proprio sangue essendo questo, in assoluto, il più sicuro.

Con questa procedura si elimina infatti la quasi totalità dei rischi legati alla trasfusione: la trasmissione di malattie infettive, l'alloimmunizzazione verso antigeni eritrocitari, piastrinici e leucocitari, le reazioni emolitiche, febbrili e allergiche e la GVHD.

Il predeposito trova indicazione anche nei pazienti con gruppo raro o con anticorpi anti-eritrocitari, per i quali è difficile trovare sangue compatibile.

A differenza di quanto avviene per i donatori di sangue omologo non vi sono, per la donazione autologa, rigidi criteri di idoneità (notizie anamnestiche o abitudini di vita), neanche per quanto riguarda l'età dei pazienti. Se il paziente pesa meno di 50-55 kg può essere opportuno prelevare ad ogni donazione una minor quantità di sangue. Anche le donne in gravidanza possono predepositare il proprio sangue a partire dalla 13a settimana di gestazione, anche se la maggior parte dei predepositi avviene nel terzo trimestre.

Il medico del Servizio Trasfusionale è responsabile dell'idoneità alla donazione del paziente che non deve avere un ematocrito inferiore a 0,33 (33%) (emoglobina 11,0 g/dL).

Qualora i pazienti presentino al primo predeposito un'anemizzazione, prima di effettuare la donazione devono essere sottoposti ad una serie di accertamenti per individuarne la causa, dato che la somministrazione ripetuta di ferro può creare qualche difficoltà nell'inquadramento dello stato anemico. Condizioni cliniche che controindicano l'autodonazione sono una stenosi aortica severa, un infarto miocardico recente, un'angina instabile, un'ipertensione severa, una batteriemia o un trattamento antibatterico recente o in corso.

I pazienti inseriti in un programma di predeposito devono conoscerne tutti gli aspetti e sapere quali emocomponenti verrano raccolti e conservati a loro disposizione. Devono essere consapevoli che, pur avendo aderito ad un programma di predeposito, possono essere trasfusi anche con sangue omologo, qualora la quantità raccolta risultasse insufficiente per correggere perdite ematiche impreviste o per l'impossibiltà di eseguire il numero desiderato di predepositi.

Un protocollo generalmente adottato prevede la donazione di un'unità/settimana. L'ultimo predeposito deve essere eseguito almeno 72 ore prima dell'intervento chirurgico per evitare una possibile ipovolemia in sala operatoria.

A tutti i pazienti che eseguono il predeposito bisogna somministrare ferro per via orale.

Prima della trasfusione si deve verificare la corrispondenza fra gruppo AB0-Rh del paziente e gruppo AB0-Rh dell'unità prelevata.

Le unità prelevate si conservano generalmente ad una temperatura di 1-6°C per 35-42 giorni a seconda dell'anticoagulante/conservante utilizzato; nel caso sia necessario conservare le unità per un periodo più lungo e si disponga della tecnologia adatta, si possono anche congelare.

EMODILUIZIONE

L'emodiluizione costituisce un'altra forma di raccolta di sangue, sia pre- che intra-operatoria. Prima di un intervento chirurgico, si possono prelevare al paziente e conservare in sacche di plastica 1-3 unità di sangue; il volume prelevato viene compensato con soluzioni di cristalloidi e/o di colloidi e di conseguenza il sangue perso durante l'intervento avrà un ematocrito più basso. Al termine dell'intervento al paziente verrà infuso il proprio sangue. Questa procedura serve non solo a ricostituire la massa eritrocitaria del paziente ma anche a fornire piastrine vitali e fattori della coagulazione, dato che il sangue viene conservato solo per poche ore. È necessario un attento monitoraggio del paziente per prevenire un sovraccarico di liquidi ed una tecnica di prelievo accurata per assicurarsi che il sangue prelevato sia raccolto sterilmente, etichettato e conservato in maniera appropriata. Le unità di sangue raccolte possono essere conservate per 8 ore a temperatura ambiente o per 24 ore a temperatura fra 1 e 6°C, avendo però l'avvertenza di incominciare la conservazione a questa temperatura entro 8 ore dall'inizio della raccolta.

RECUPERO INTRA-/POST-OPERATORIO

Il recupero intraoperatorio è una pratica che prevede la raccolta del sangue dal campo chirurgico o da un circuito extracorporeo al fine di ridurre le necessità di sangue omologo.

Il recupero è controindicato quando vi è il rischio che il sangue raccolto sia contaminato da batteri o da cellule neoplastiche. E' invece indicato quando si possa supporre che avvenga una perdita di sangue >20% del volume ematico stimato; più del 10% dei pazienti sottoposti alla procedura richiedono una trasfusione, in media maggiore di un'unità.

Per la raccolta è necessario attenersi sempre a un protocollo scritto che preveda tutti i passaggi, compreso quello del lavaggio degli eritrociti. Il sangue non deve essere raccolto da ferite o siti contaminati da germi, contenuto intestinale, cellule neoplastiche, liquido amniotico. Deve essere accuratamente evitata l'aspirazione di farmaci emostatici topici, disinfettanti ed antibiotici non per uso EV.

Il sangue recuperato non può essere trasfuso ad altri pazienti e deve essere filtrato prima della trasfusione. Una volta raccolto e sottoposto sterilmente ad opportuni lavaggi con soluzione salina allo 0,9%, può essere conservato fino a 6 ore a temperatura ambiente e fino a 24 ore a 1-6°C, con l'avvertenza di iniziare la conservazione a questa temperatura entro 6 ore dall'inizio del recupero. Il sangue raccolto intraoperatoriamente con altri sistemi deve essere trasfuso entro 6 ore dall'inizio della raccolta.

Vi sono anche delle tecniche che consentono di recuperare il sangue nel postoperatorio, ad esempio dai drenaggi del torace o dalle articolazioni. Questo sangue, defibrinato ed incoagulabile, contiene grandi quantità di prodotti di degradazione del sistema fibrinogeno-fibrina; viene raccolto, con o senza lavaggio degli eritrociti e filtrato prima della trasfusione che deve avvenire entro 6 ore dall'inizio della raccolta.

 

 Copyright© 1999/2005 - Francesco Angelo Zanolli - Ultimo aggiornamento in data 16/11/2005