|
La
plasmaferesi terapeutica ha avuto negli ultimi anni un grande sviluppo nel campo
di alcune malattie neurologiche, nei cui confronti le terapie farmacologiche a disposizione mostrano
spesso solo scarsi risultati; in tali casi il
plasma-exchange si è dimostrato un presidio terapeutico talora importante.
Tra
tali condizioni vi sono la Miastenia gravis in cui, asportando gli anticorpi
anti-recettori per l'acetilcolina, è possibile intervenire rapidamente nei
momenti acuti della malattia e le
polineuropatie tipo Guillain-Barré nelle quali sono stati riportati successi
addirittura clamorosi.
Nella Miastenia la plasmaferesi si rivela
efficace in un gruppo selezionato di pazienti ed in associazione a terapia immunosoppressiva, per il controllo a breve termine di sintomi severi mentre
nella sindrome di Guillain Barré tale procedura sembra in grado di ridurre la
mortalità, il periodo di respirazione assistita ed il progressivo
deterioramento clinico dei soggetti colpiti.
L'aferesi
terapeutica rappresenta uno dei tentativi terapeutici più diffusi anche in molte
altre neuropatie, in particolare nelle neuropatie croniche periferiche,
eterogeneo gruppo di manifestazioni patologiche che possono essere classificate
in tre differenti gruppi:
L'impiego dell'aferesi terapeutica appare indicato soltanto in alcune delle patologie citate e precisamente:
A2 Chronic Inflammatory Demyelinating
Polyradicoloneuropathy (CIDP)
A4
Polineuropatia cronica con paraproteine circolanti B1 Mononeuropatie multiple di tipo infiammatorio
B2
Mononeuropatie multiple di tipo vasculitico
C
Neuropatia motoria multifocale Nonostante le notevoli acquisizioni degli ultimi anni, restano ancora da chiarire importanti aspetti su quando iniziare e come condurre il trattamento.
A proposito del primo punto, se
l'impiego dell'aferesi terapeutica viene definito
giustificato da molti studiosi soltanto quando la compromissione raggiunge un
grado avanzato (quando il paziente
non è più in grado di camminare), altri autori avanzano la considerazione che, se il danno è
avanzato, minaccia di divenire irreversibile e di rendere inevitabile un mancato
recupero funzionale.
Nemmeno sulla conduzione del trattamento esiste
un'uniformità
di vedute.
In genere,
vengono
inseriti in un protocollo di aferesi i pazienti che non abbiano
risposto alle terapie con cortisonici e/o immunosoppressori, sia in
considerazione del grado dell’infermità sia in relazione al tipo di
patologia. Per tutti i pazienti è prevista una valutazione neurologica dopo le
prime 5-6 sedute di aferesi terapeutica. Lo scambio plasmatico prevede la sostituzione di un volume teorico plasmatico del paziente a seduta, con impiego come liquido di rimpiazzo di albumina umana al 4% e soluzioni cristalloidi.
La sospensione
graduale delle sedute aferetiche permette di attenuare eventuali fenomeni di
rebound. Proprio per l'estrema variabilità spontanea che caratterizza spesso queste sindromi patologiche, è in conclusione evidente come soltanto da un'attenta valutazione degli effetti terapeutici in studi clinici controllati e randomizzati sarà possibile giungere a conclusioni definitive e stabilire una correlazione diretta fra miglioramenti clinici e plasmaferesi.
|
|