Chi ringraziare

 

 

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:

in celu l’ai formate clarite et pretiose et belle…

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,

la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta…

 

Non eri agnostico?

 

Che c’entra? Il Cantico di san Francesco è altissima poesia, non preghiera.

 

Eppure per me è giusto ringraziare Dio per quello che ha voluto donarci.

 

Intanto, come puoi stabilire quello che è giusto? Giusto in assoluto o in relazione a una serie di valori concordati?

Detto per inciso, tali valori assomigliano molto agli assiomi che si introducono nel ragionamento matematico e dai quali si parte per scoprire o generare teoremi.

 

Perché hai detto “scoprire o generare” teoremi? che distinzione c’è?

 

Dal punto di vista pratico, nessuna. Dal punto di vista filosofico c’è distinzione fra i matematici platonici, la maggioranza, che ritengono che i teoremi siano già “là fuori” in attesa di essere scoperti, e i matematici formalisti che ritengono di generare qualcosa che prima non esisteva, semplicemente attraverso la manipolazione di simboli secondo regole predefinite.

Questi non necessariamente attribuiscono un significato ai teoremi che dimostrano. Semplicemente si godono la loro correttezza formale all’interno del rispettivo paradigma.

Chi voglia dire in russo di avere dimostrato un teorema, dice qualcosa che corrisponde all’italiano “Ho ricevuto un teorema”, quasi a sottolineare la convinzione che le verità matematiche esistano indipendentemente dalla loro scoperta e che una qualche entità si incarichi di affidarle o trasmetterle al ricercatore di turno.

Per quanto riguarda il concetto di “giusto in assoluto”, i filosofi si interrogano da millenni senz’altra soluzione che fare intervenire una divinità all’origine di questo giudizio, e così si ritorna daccapo.

 

Secondo te, io ne dico una giusta?

 

Ecco un uso involontariamente ironico della parola “giusto”!

Persino le parole “ha voluto donarci” possono essere considerate prive di senso. Presuppongono un dono, concetto che può risultare incoerente, in quanto il dono dovrebbe essere qualcosa che si aggiunge liberamente a un quid già esistente, ma può benissimo darsi che ciò che chiamiamo dono sia qualcosa che emerge necessariamente dal quid.

Valga ancora l’esempio del triangolo. Una volta creata una figura piana a tre lati rettilinei, non posso successivamente decidere di farle il dono dei tre angoli. Questi sono impliciti necessariamente nella figura così concepita.

 

Certo, non si può parlare di dono dei tre angoli al triangolo!

 

Se non posso parlare di dono, non posso neppure parlare di volontà di donare. Non c’è, semplicemente, scelta.

 

Allora, che cosa proponi come ringraziamento per questa splendida giornata di sole?

 

Intanto, tieni conto dell’alternativa: il Signore o ha potuto e voluto liberamente creare “questa splendida giornata di sole”, o non ha avuto scelta né di crearla né di farla così splendida, poiché il mondo materiale viaggia per conto suo, seguendo le sue regole.

Nel primo caso, non ha fatto altro che realizzare il suo piano, del quale non siamo che pedine.

Nel secondo caso non sapremmo neppure chi ringraziare. Dio? Ma se non ha avuto scelta! Il mondo? Ma se non si tratta che di un meccanismo indifferente alla sorte delle sue creature!

 

Possiamo sempre provare gratitudine in termini di sentimento.

 

Sì, come nel Cantico.

 

 

Abbi fede in Dio ma tieni legato il tuo cammello.

Anonimo, presumibilmente arabo

 

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