Gagliardi Giannino, Ascoli e la Cassa di Risparmio dal 1842 al 2000,
Ascoli Piceno: Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, 2000 (pp. 60-61).
 
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L’Apostolato dantesco. Nel marzo 1855 si costituisce ad Ascoli l’ ”Apostolato o Società dantesca” con il programma - come si legge nello statuto - di fornire “un’educazione veramente politica, onde dimostrare col fatto a chiunque che una vera educazione è quella che può condurre allo scopo cui anela la generale intenzione che è quella i rendersi liberi, di mantenersi senza ostacoli in una perenne libertà.” (v. Piattelli).

Ispiratore della società è il monsanpolese Nicola Gaetani Tamburini, conosciuto con il nome evocatore di italo dagli altri soci, dei quali vanno menzionati l’impiegato delegatizio Francesco Augusto Selva “Ferruccio”, il doganiere Gaetano BaldacelliArnaldo da Brescia”, gli studenti Luigi PalmariniArgillano”, Temistocle Mariotti, “Galileo”, Alessandro Corsini “Vidacilio”, Pietro De Tommasi di Monsampolo “Michelangelo”, Annibale Menghi “Bruto”, Raffaelo Montori di Teramo “Masaniello”, la poetessa e scrittrice Giulia Centurelli, Francesco Orazi di Castorano, Serafino Balestra e don Antonio Caraffa di Monsampolo, i fratelli Carlo e Romolo Piattelli, Emidio Pacifici Mazzoni, Romano Giacomini, il conte Baldassarre Saladini.

Sospesa ogni attività durante l’epidemia colerica del 1855, la società si riorganizza nel 1856, ma è scoperta dalla polizia, la quale procede all’arresto del Gaetani Tamburini, della Centurelli, del Selva e dell’Orazi (dicembre 1856).
Nei mesi successivi sono incarcerati anche il Menghi, il Corsini, il Mariotti, il De Tommasi, il Palmarini e il Baldacelli.

L’accusa per tutti è quella di “lesa maestà” per aver costituito una società “apparentemente letteraria”, ma in realtà “politica” e, in quanto priva della prescritta autorizzazione governativa, “segreta e, perciò, proibita”.

Il processo si celebra a Roma davanti al Tribunale della Sacra Consulta nell’autunno del 1858. La sentenza, pronunciata il 17 dicembre, riconosce gli imputati colpevoli di “aggregazione tendente a promuovere la ribellione contro il Sovrano e lo Stato.
Il Gaetani Tamburini, il Palmarini, il Baldacelli, il Menghi e l’Orazi sono condannati a dieci anni di reclusione; il Corsini e il De Tommasi a cinque perché minori; il Mariotti a quattro anni di “opera pubblica” (lavori forzati).
La Centurelli è prosciolta per intervenuta amnistia. La sentenza riguardante il Selva non è pronunciata in attesa dell’ “esito di altra causa di cospirazione contro lo Stato, che lo vede imputato”.

Nella Pasqua del 1859 tutti i condannati sono liberati con la sola eccezione del “celebre repubblicano” Gaetani Tamburini, reo “di essersi permesso di conservare relazioni con il Calindri stato capo della provincia” ascolana durante la Repubblica Romana e con altri “sovversivi” teramani.
Rinchiuso nel
Forte Malatesta, il Gaetani Tamburini verrà liberato la sera del 19 settembre 1860 dopo la fuga dell’ultimo delegato di Ascoli.