"Qualcosa di sconosciuto si muove..."

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LO YETI

In tutte le zone montuose del mondo c' è una leggenda che parla di una strana creatura umanoide, dalla goffa andatura, che lascia sul terreno o sulla neve orme enormi, troppo grandi per essere di origine umana. In molte comunità isolate come quelle dell' Himalaya, si vive nella costante paura di questo mostro, che tutti conoscono con il nome popolare di "abominevole uomo delle nevi", o Yeti.

Gli Yeti hanno cominciato ad essere avvistati fin da Quattrocento, ma è solo nell' Ottocento che se ne comincia a trovare segnalazioni scritte.

Nel 1832, il primo residente britannico nel Nepal, B.H. Hodson, fornì la descrizione di una creatura mai conosciuta prima di allora, la quale "si spostava in posizione eretta, ma era ricoperta di pelame nero e lungo, ed era senza coda". Nel 1899, il maggiore inglese L.A. Waddel riferì di avere scoperto enormi impronte di piedi nelle nevi del Sikkim.

Ma fu solo nel 1951 che gli scalatori inglesi Eric Shipton e Michael Ward scattarono una serie di fotografie di impronte umanoidi lunghe più di 30 cm e larghe 20, nelle nevi della catena himalayana di Gauri Sankar. Shipton affermò che le impronte erano troppo grandi per essere quelle di un orso e troppo recenti per essere state dilatate dal disgelo.

Nessuno è mai riuscito a catturare uno Yeti, ma gli indizi continuavano ad accumularsi anno dopo anno. Nel 1948 un cercatore svedese di uranio, Jan Frostis, aveva sostenuto di essere stato attaccato e gravemente ferito ad una spalla da due Yeti che aveva incontrato presso Zemu Gap nel Sikkim.

Una spedizione organizzata dal quotidiano londinese Daily Mail trovò impronte ed escrementi che, sottoposti ad analisi, risultarono prodotti da una creatura che, come l' uomo, seguiva una dieta mista di carne e vegetali.


Il presunto scalpo di uno Yeti ed una sua orma

Le ultime testimonianze degne di fede sullo Yeti himalayano (se si esclude quella di R. Messner di pochi anni fa), ci vengono dall' inglese Lord Hunt e da sua moglie, che nel 1978 compirono un viaggio nel Nepal in occasione del 25° anniversario della prima ascensione dell' Everest. Tornarono con fotografie molto nitide di orme gigantesche ed impressionanti scoperte intorno al loro rifugio.

Quattro anni prima, sempre nel Nepal, una giovane pastorella che accudiva il suo gregge sui contrafforti dell' Himalaya a più di 4000 metri d' altitudine era stata assalita da uno Yeti.

Le cronache giornalistiche riferiscono spesso notizie relative alle tracce che lo Yeti lascia sul terreno nevoso e i resoconti delle ricerche meticolose che spedizioni scientifiche fanno di questo "abominevole uomo delle nevi". Il fatto che molto spesso si torni a parlare, con una certa evidenza di questi argomenti è la prova che lo Yeti non è ancora passato nel bagaglio delle leggende locali, ma si è conquistato, a buon diritto, il primo posto fra quegli esseri quasi umani la cui esistenza, però, non è ancora stata provata.

Secondo una teoria, gli Yeti potrebbero essere gli ultimi discendenti del "Gigantopithecus", una specie di scimmia gigante i cui resti vennero ritrovati dal paleontologo olandese Ralph von Koenigswald. negli anni Trenta, von Koenigswald trovò in diverse località dell' Asia dei denti che potrebbero essere stati di una scimmia alta dai tre ai quattro metri.


La rappresentazione dello yeti in base alle testimonianze raccolte

Un' altra teoria, prospettata dal sovietico Porsnev, avanza l' ipotesi che si tratti di "uomini di Nehandertal" sopravvissuti fino ai giorni nostri.

Harlan Sorkin, un esperto ricercatore che ha studiato le varie testimonianze sugli Yeti, crede che la creatura tante volte segnalata sia il risultato di una deviazione genetica intervenuta in una famiglia di grandi scimmie. Ed ha fatto giustamente notare: "Il gorilla è stato scoperto solo nei primi anni dell' 800. Riuscite ad immaginare che cosa pensò chi lo vide la prima volta?"

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