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Se Hitler avesse avuto il cellulare

 


Se Adolf Hitler avesse avuto il cellulare, probabilmente non sarebbe diventato l’uomo freddo e spietato che tutti conosciamo. Probabilmente anche sua madre Klara sarebbe riuscita ad estraniarsi dal suo mondo oppressivo, da un marito che la tiranneggiava, avrebbe potuto concedersi piacevoli svaghi fatti di sms complici con qualche uomo del paese.

Klara per Alois, il marito, fu più che altro una serva ed una fattrice, la matrigna dei suoi due figli, nati dal precedente matrimonio di Alois con Fanni.

Per Adolf invece, Klara fu la prima di una lunga serie di donne frustrate ed adoranti che gli permise di sviluppare un ego spropositato e rancoroso.

Mannaggia agli sms mancati!

Prendiamo Carla, una contadinotta provinciale, alla quale il cellulare non fa difetto, magari casalinga, con diversi marmocchi da accudire, con marito iracondo e possessivo. Unico svago la messa, il catechismo ai parrocchiani, le gite in montagna con le altre mamme. Uno straccio d’uomo, in queste situazioni, non è difficile trovarlo. Non serve che sia aitante, muscoloso o particolarmente intelligente, basta uno zerbino utile per redimere una vita scialba e noiosa, per ricamare la realtà con una fibra di corda.

Carla avrebbe obbedito più volentieri agli ordini del padrone, sicura che lo zerbino stesse aspettando una risposta all’ultimo messaggio, all’ultima frase d’amore; ed anche se non ci fosse stato nessuno scambio sessuale, Carla e lo zerbino avrebbero goduto di quel niente su cui costruire un niente ancora più gigantesco.

La realtà la celi solo con l’illusione.

Invece no.

Klara amava e vezzeggiava e viziava il suo Adolf come poteva e più che poteva, specialmente dopo la morte degli altri suoi figli di letto, specialmente dopo le frustate che il marito dirigeva verso un  bambino di soli tre anni.

E se non c’è illusione a sopperire alla realtà, cosa resta?

Altra realtà, da indirizzare, sviare, incanalare in un sogno di grandezza.

No sms, no party!

Solo frustate, fino a trentadue senza che Klara osasse difendere il figlio, trentadue numeri, scanditi uno per uno, senza che Adolf  versasse nemmeno una lacrima.

Sembra sciocco ma un cellulare avrebbe potuto allentare la paura, l’ansia, rinvigorire la speranza; avrebbe potuto essere per Klara una sorta di confidente, non il destinatario dei messaggi ma proprio quell’oggetto inanimato, contenitore capiente e muto.

Sarebbe stato impossibile colmare le carenze affettive di Klara con pochi e brevi messaggi di pseudo amore ma tale carenza non si sarebbe almeno moltiplicata, trasferendosi con quell’intensità nel figlio.

La catena non si è spezzata, anzi, nel passaggio ad Adolf si è rinsaldata.

 

Se Adolf Hitler avesse avuto il cellulare, invece di spedire una lettera a Stefanie Richter, comunicandole che stava per partire per Vienna allo scopo di iscriversi all’Accademia di Belle Arti e che sarebbe tornato per sposarla, le avrebbe telefonato o mandato un messaggio. E lei, bionda e prosperosa diciottenne avrebbe potuto rispondergli, incuriosirsi, rintracciarlo.

Invece così non fu e la promessa di matrimonio si risolse in carta straccia.

Nemmeno un vago ricordo per Stefanie che seppe, solo molti anni dopo, che il crudele sterminatore nazista era follemente innamorato di lei.

Tanto innamorato da sognare rapimenti romantici, da leggere al devoto amico August svariate poesie d’amore dedicate all’amata, da pensare di morire affogato nel Danubio, da rincorrere fama e successo nel mondo artistico.

Un numero di cellulare, forse, avrebbe salvato milioni di ebrei.

Prendiamo Antonio, goffo giovanotto inesperto che passeggiando per il paese vede Stella, se ne invaghisce, la fa seguire, scopre dove abita, conosce i dettagli significativi della sua esistenza. E’ bella, altolocata e colta. Antonio è uno spiantato senza arte né parte.

Ma possiede un cellulare, non uno di quelli che ti spiano fotograficamente anche mentre fai pipì ma uno di quelli anonimi con i tasti che si ingrippano, con il display grigio e impersonale. Un cellulare da sfigato ma che manda messaggi.

Tanto lei dal messaggio non vede marca e costo d’acquisto.

 

. Sei la mia primavera, una leggiadra castellana che cavalca su prati cosparsi di fiori, dalle lunghe vesti di velluto blu scuro mosse dal vento…

 

Probabilmente Stella si sarebbe fatta una sana risata ma, visto che la curiosità è donna, avrebbe probabilmente avuto il vezzo di vedere in faccia il cretino in questione, se non altro per togliersi la soddisfazione di snobbarlo.

Oppure no, oppure se ne sarebbe innamorata perdutamente.

O ancora avrebbe intessuto una dolce amicizia.

E Antonio non si sarebbe diretto a Vienna e non si sarebbe fatto respingere dall’Accademia e forse si sarebbe potuto creare un compromesso più accettabile per la storia del mondo.

Invece no.

Altre donne affascinarono il giovane Adolf o meglio lui ne affascinò diverse, vecchie e ricche, donne da cui trasse benefici economici e politici.

Andato a monte il primo amore, il Fuhrer si concentrò sui suoi ideali, sulla propria ascesa, decidendo di sfruttare il magnetismo che emanava per liberare la Germania, anche schiavizzando le donne. 

 

Se Adolf Hitler avesse avuto il cellulare avrebbe imparato ad amare prima che ad odiare, perché esercitare la pazienza su tasti che s’ingrippano è un ottimo esercizio che sviluppa la mansuetudine.

 

 

 

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