Indice |
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Bibliografia | ||
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INDICE | |||
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Epica Greca | TITANOMACHIA | Olimpici | Titani |
GIGANTOMACHIA | Olimpici | Giganti | |
CENTAUROMACHIA | Lápiti | Centauri | |
ALCIDE | Tebani | Mini | |
LE DODICI FATICHE | Eracles & C. | 12 Fatiche | |
LE PÀRERGA | Eracles & C. | Avversari | |
BELLEROFONTE | Bellerofonte | Avversari | |
MELEAGRO | Etoli | Cureti | |
I SETTE CONTRO TEBE | Tebani | Argivi | |
ERETTEO | Ateniesi | Eleusini | |
ODISSEA | Ulisse & C. | Avversità | |
Roma Classica | ROMA | Romani | Etruschi |
COLOSSEUM | Gladiatori | Gladiatori | |
Belve | |||
Legionari | |||
Epica Nordica | MABINOGION | Isola dei Potenti | Irlandesi |
VINLAND | Vichinghi | Skraellingar | |
MÀG TUIRED | Tuatha-da-Danaan | Fir Bolog | |
MÀG TUIRED | Tuatha-da-Danaan | Fomorian | |
Battaglie Zooepiche | BATRACHOMYOMACHIA | Topi | Rane |
GERANOMACHIA | Pitikos | Grù | |
LA MOSCHEIDE | Formiche | Mosche | |
DOMIZIANO IL MOSCHICIDA | Mosche | Romani |
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La Titanomachia è un episodio della Teogonia (Origine degli Dei) che descrive la
ribellione di Zeus contro il padre Crono, a fianco dei quali combattono i titani.
La Teogonia è un poema di un migliaio di versi ed è attribuita al poeta
Esiodo, vissuto nel VII secolo a.C., ma riferimenti alla Teogonia ed alla Titanomachia
si trovano anche nell'Iliade.
Gli Olimpici.
Zeus pone il campo sull'Olimpo (in Tessaglia) ed al suo fianco combattono le seguenti
divinità:
Sei zii titani; il più anziano Oceano, sua sorella e moglie Tethys (genitori dei 3.000 fiumi e delle 3.000 oceanidi, ninfe delle sorgenti e dei laghi), Iperione, sua sorella e moglie Teia (genitori del sole Elio, la luna Selene e l'aurora Eos), Temi (La Legge) e Mnemosine (La Memoria).
I suoi tre zii ciclopi Bronte, Sterope e Arge, che gli forgiano fulmini (simboleggiati dall'aquila), lampi e tuoni.
I suoi cinque fratelli maggiori (con doni dei ciclopi): Demetra, Estia (la romana Vesta), Era (moglie di Zeus), Ades (con copricapo di pelle di cane che rende invisibile) e Poseidone (armato di tridente).
Sua cugina l'oceanide Stige con i suoi figli Kratos (Potere), Bia (Violenza), Zelos (Emulazione) e Nike (Vittoria).
Suo cugino Prometeo, figlio del titano Giapeto.
Sua figlia Atena, nata armata dalla testa di Zeus.
I tre Ecatonchiri (Centomani), Coito, Briareo e Gie, fratelli dei titani dotati di 50 teste e 100 braccia, relegati nel Tartaro.
Sua sorella e moglie Rea, detta "Grande Madre".
Gli altri suoi quattro fratelli Ceo, sposo della sorella Febe, Crio e Giapeto (il cui figlio combatte nel campo opposto).
Astreo, figlio di Crio, ed altri figli dei titani.
Tifeo, figlio di Gea e del Tartaro, mostro con cento teste di drago, tocca il cielo con la testa, con una mano oriente e l'altra occidente, ha il corpo circondato da vipere e lancia fiamme dagli occhi.
Olimpici |
(14 elementi): |
Strongold (Olimpo), 1 He e comandante (Zeus), 1 Wb (Oceano e Teti), 4 Bd (Iperione, Teia, Temi e Mnemosine), 1 Wb (Bronte, Sterope e Arge), 6 Ho (Demetra, Estia, Era, Ade, Poseidone, Atena, Stige & C.), 1 God (Coito, Briareo e Gie). |
Titani |
(15 elementi): |
Strongold (Otri), 1 He e generale (Crono re dell'Universo), 1 He (Rea), 4 Wb (Ceo, Febe, Crio e Giapeto), 8 Ho (figli dei titani), 1 Dr (Tifeo). |
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Un centinaio di giganti, violenti e sanguinari, nati dal sangue di Urano caduto sulla
terra, si ribellano a Zeus ed assaltano l'Olimpo.
A fianco di Zeus combattono sua moglie e sorella Era, i suoi fratelli
Poseidone, Ade, Estia e Demetra, i suoi figli Apollo, Artemide (avuti da Leto), Ares, con
il cocchio da guerra, ed Efesto (da Era), Ermes (dalla ninfa Maia), Persefonte (da
Demetra), Afrodite (da Dione), Dioniso (dalla mortale Semele), Eracles (dalla mortale
Alcmena) ed Atena.
Tritone, figlio di Poseidone, combatte suonando una conchiglia marina il cui suono
spaventa gli avversari.
I giganti sono guidati da Encedalo, sono armati di massi e tronchi e tra loro si
distinguono Alcioneo, Porfirione, Agrio, Polibote, Pallante, Titio ed Eurito.
Dai Campi Flegrei (secondo alcuni presso Napoli) i dua aloadi (fanciulli giganti) Oto ed
Edialte cercano di raggiungere il cielo costruendo una montagna di massi e tronchi
d'albero, ma sono uccisi da Apollo.
Encedalo con molti altri giganti è sepolto sotto un vulcano e gli dei riportano la
vittoria sterminando tutti gli avversari.
Zeus priva della capacità di profetizzare la nonna Gea, sospettata di aver aiutato
i giganti, e divide il domino dell'universo con Poseidone, al quale affida il mare, ed
Ade, al quale assegna il mondo sotterraneo.
Questa lotta è un elemento ricorrente nell'arte greca ed è citata anche
nell'Odissea. Una delle rappresentazioni più note è il fregio colossale
sull'acropoli di Pergamo, fatto realizzare dal re Eumene II (verso il 168 a.C.), i cui
frammenti sono custoditi al museo di Berlino.
Olimpici |
(11 elementi): |
Strongold (Olimpo), 1 He e generale (Zeus), 2 Sp (Nettuno e Atena), 2 Bw (Apollo, Eracles e Tritone), 1 Kn (Ares su cocchio), 5 Bd (Era, Poseidone, Ade, Estia, Artemide, Demetra, Efesto, Ermes, Persefonte, Afrodite e Dioniso). |
Giganti |
(12 elementi): |
Strongold (Campi Flegrei), 1 Wb e generale (Encedalo), 1 Ch (Gea), 1 Wb (Alcioneo, Porfirione ed Agrio), 1 Wb (Polibote, Pallante ed Eurito), 15 Ho (Giganti). |
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Piritoo re dei Lápiti, figlio di Zeus e Issione, vive con il suo popolo alle falde
dell'Olimpo ed alle sue nozze con Ippodamia invita anche il centauro Euritione, che
però cerca di oltraggiare la sposa. L'affronto è vendicato
tagliandoli naso e orecchie, ma i centauri scatenano una guerra.
I feroci centauri sono armati di sassi e bastoni e pongono il campo sulle boscose alture
del Pelio.
I Lápiti ricevono l'aiuto di valenti eroi, come Teseo e Nestore, sconfiggono gli
avversari, e li costringono a riparare sul promontorio di
Malea, in Laconia.
La lotta è descritta nell'Illiade, nell'Odissea ed è raffigurata i numerose
opere d'arte greche, ad esempio sul Partenone di Atene (V sec. a.C.) e sul tempio di Zeus
ad Olimpia.
Lápiti |
(10 elementi): |
Strongold (Falde dell'Olimpo con Ippodamia), 1 Sp e generale (Pritoo), 1 He (Teseo), 1 He (Nestore), 7 Sp (Lápiti). |
Centauri |
(12 elementi): |
Strongold (Pelio), 1 Kn e generale (Euritione), 11 Kn (Centauri). |
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Da Zeus e Algmene nasce Alcide, dal greco alkè che significa "forza", che
però diviene vittima dei tentativi di vendetta operati dalla gelosa Era.
Ancora in culla è assalito da due serpenti inviati dalla dea, ma il piccolo li
strozza. L'indovino tebano Tiresia predice per il fanciullo un glorioso avvenire, ed in
gioventù l'eroe è istruito da Castore e dal centauro Chirone.
Il maestro di musica Lino invece è tra le sue prime vittime, infatti gli rompe la
testa con la lira.
Per punizione Alcide deve fare la guardia alle percore sul monte Citerone, dove è
affrontato da un leone ma ha la meglio e lo uccide.
Di ritorno a Tebe incontra i messi inviati a riscuotere un tributo per conto di Ergino re
dei Mini di Orcomeno (in Beozia), li sfigura e provoca un conflitto.
Grazie ad Alcide i tebani ne escono vincitori e Creonte re di Tebe lo premia concedendogli
sua figlia Megara in moglie.
Era tuttavia gli invia contro Lyssa ("L'Insania") ed Alcide, colto da pazzia, uccide sia la
moglie che i figli e deve lasciare Tebe.
Tebani |
(10 elementi): |
Strongold (Tebe), 1 Kn e generale (Creonte re di Tebe, su carro), 1 He (Alcide), 1 He (Castore e Chirone), 7 Sp (Tebani). |
Mini |
(10 elementi): |
1 Kn e generale (Ergino re di Orcomeno, su carro), 1 Sk (serpenti), 1 Be (Leone), 1 Dr (Lyssa), 6 Sp (Mini). |
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Alcide, per espiare i suoi delitti, è inviato dall'oracolo di Tebe al servizio
di Euristeo re di Tirinto, che gli fa compiere le celebri "12 fatiche". L'Eroe riceve
dalle sue gesta enorme gloria e cambia il proprio nome in Eracles, da
Era-Klèos, cioé "Glorioso a Causa di Era". Armato di clava e
vestito di pelle di leone, è l'eroe nazionale greco ed il suo ciclo di leggende ha
assorbito numerose leggende locali.
Le Àathla (Fatiche) sono fissate a 12 in età allessandrina e
corrispondono ai 12 segni zodiacali:
Uccide strozzando l'invulnerabile leone di Nemea, nell'Argolide, figlio di Chimera e del cane Ortro. Per commemorare l'evento istrituiesce i giochi chiamati "Nemeee".
Affronta l'Idra di Lerna, nell'Argolide, figlia di Tifeo ed Echidna, munita di 9 teste (che in altre leggende diventono 100 o 10.000), il cui alito incenersice. Eracle con un masso schiaccia l'unica testa invulnerabile, taglia le altre ed affinchè non ricrescano ne brucia il collo con l'aiuto di suo nipote Oilao, che gli porge i tizzoni. Il sangue dell'Idra diviene un veleno insanabile per le sue frecce.
Insegue e cattura il cinghiale di Erimanto, in Arcadia.
Insegue per un anno e cattura la cerva di Cerinea, monte tra l'Arcadia e l'Acaia. La cerva è sacra ad Artemide, ha corna d'oro e piedi di rame.
Affronta gli uccelli di Stifalo, lago dell'Arcadia, muniti di artigli, rostri ed ali in bronzo, che scagliano come dardi le loro penne di bronzo. Eracles li stana con due nacchere donategli da Atena e li uccide a colpi di freccia (o con una fionda).
Affronta le Amazzoni di Tescmira, nel Ponto Eusino, per imposessarsi della cintura della loro regina Ippolita. Ippolita è disposta a donargli la cintura ma Era provoca il conflitto dal quale Eracles (con i suoi seguaci) esce vincitore dopo aver ucciso Ippolita.
Devia il fiume Alfeo per ripulire le stalle di Augia re degli Epei, in Elide. Poichè Augia non gli consegna la ricompensa promessa (1/10 del suo bestiame), Eracles scatena una guerra. In sua assenza il suo esercito è sconfitto ma egli lo vendica uccidendo Augia ed i figli. La vittoria è celebrata istituendo i giochi olimpici.
Cattura il toro di Creta e lo porta ad Euristeo, che vuole offrirlo in sacrificio ad Era ma la dea lo rifiuta in quanto le ricorda un'impresa di Ercole ed il toro è liberato (è ucciso in seguito da Teseo).
Con i suoi compagni sconfigge Diomede re dei violenti e feroci Bistoni, in Tracia, che sono sterminati. Diomede è dato in pasto alle sue quattro cavalle antropofaghe, poi Eracles le porta ad Euristeo che le libera.
Raggiunge l'isola Eritea, al limite occidentale dell'Oceano, e sconfigge il tricorpore
Gerione (essere a tre corpi dalla cintola in sù), il gigantesco pastore Euritione
ed il cane bicipite Ortro con coda-serpente, figlio di Tifeo ed Echidna. I buoi di Gerione
sono portati ad Euristeo.
Di passaggio al confine tra l'Europa e la Libia, pianta le colonne Abile e Calpe, chiamate
colonne d'Ercole.
Uccide il drago a cento teste Ladone, figlio di Tifone ed Echidna, a guardia del giardino delle Esperidi, riportando tre pomi d'oro ad Euristeo (questa fatica altre volte è innestata allo scambio di posto con Atlante nel sorreggere la volta celeste).
Aiutato da Atena e da Emes, ottiene da Ades il permesso di affrontare il cane infernale Cerbero, lo incatena e lo porta ad Euristeo, che fugge a nascondersi in un apposito vaso gigante e lascia libero Eracles. L'eroe prima però riporta Cerbero negli inferi.
Eracles & C. |
(9 elementi): |
1 He e generale (Eracles), 1 God (Atena), 1 He (Iolao), 6 Sp (Seguaci). |
12 Fatiche |
(12 elementi): |
Giardino delle Esperidi (Strongold), 1 Be
(Leone di Nemea), 1 Be (Idra di Lerna), 1 Be (Cinghiale di Erimanto), 1 Be (Cerva di
Cerinea), 1 Fl (Uccelli di Stimfalo), 1 Re (Amazzoni), 1 Sp (Epei), 1 Be (Toro di Creta),
1 Be (Cavalle di Diomede), 1 Wb (Gerione, Euritione ed Ortro), 1 Be (drago Ladone),
1 Be (Cerbero). |
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Oltre alle "Docici Fatiche", ad Eracles sono attribuite numerossissime imprese minori,
dette Pàrerga (appendici), compiute non perchè obbligato ma per sete di
gloria e voglia di aiutare gli uomini.
Per noi giocatori forse bastavano le imprese precedenti, ma già che abbiamo un
eroe così tanto vale impiegarlo al massimo.
Ci scusi Eracles se abbiamo lasciato fuori qualcuna delle sue imprese (le Hordes
valgono come "varie ed eventuali"):
Sconfigge i centauri.
Uccide un mostro marino presso Troia il cui re Laomedonte rifiuta di compensarlo con i cavalli di Zeus, come promesso. Con sei navi Eracles sconfigge i troiani ed uccide Laomedonte.
In Libia affronta il crudele gigante re Anteo, figlio di Poseidone e Gea, che costruiva un tempio con i teschi degli stranieri sconfitti. A contatto con la terra Anteo rigenera le sue ferite, perciò Eracles lo tiese sollevato e lo stritola.
Uccide il pugile Erice re degli Elimi che ha rubato un bue a Gerione.
Uccide il gigante Alcioneo sull'istmo di Corinto.
Sconfigge in battaglia ed uccide Busiris re dell'Egitto
Sconfigge in una gara di tiro con l'arco Eurito re di Ecalia che rifiuta di concedergli la mano della figlia Iole, come aveva promesso.
Non avendo risposta dall'oracolo di Apollo, ne ruba il tripode (è una delle raffigurazioni più diffusa nell'arte greca) e sfida Apollo ma Zeus separa i combattenti.
Al servizio di Omfale regina di Lidia mette in catene gli astuti e cattivi Cercopi presso Efeso.
Guida una spedizione guerresca contro Neleo re di Pilo, in Messenia.
Guida una spedizione guerresca a fianco di Aleo re di Tegea contro Ippocconte re di Sparta.
Sconfigge il dio del fiume Acheloo, in Etolia, che gli contendeva la mano di Deianira.
Uccide il centauro Nesso che ha tentato di oltraggiare sua moglie Deianira.
Lotta contro i Driopi alle falde del monte Egimiio, in Tessaglia.
Combatte con Egimiio contro i Lapiti.
Con Iolao ed Atena sconfigge il gigante Cicno, figlio di Ares, che uccideva e rubava le offerte ai pellegrini diretti a Delfi.
Per Evantro re di Pallanteo (sul monte Palatino) sconfigge Kakòs ("Cattivo"), mostro che lancia fuoco dalle narici. In ricordo erige l'Ara maxima.
Dichiara guerra allo spergiuro Eurito e lo sconfigge.
Eracles & C. |
(10 elementi): |
1 He e generale (Eracles), 1 God (Atena), 8 Sp (seguaci). |
Avversari |
(18 elementi): |
1 Strongold (Tempio di Delfi),
1 Re (centauri), 1 Lk d'acqua (mostro marino), 1 Wb (Anteo), 1 Wb (Erice),
1 Wb (Alcioneo), 2 Ho (Busiris ed egiziani), 1 Bw (Ecalia), 1 Ho (cercopi),
2 Ho (Laomedonte e troiani), 2 Ho (Neleo e messeni), 2 Ho (Ippoconte e spartani),
1 Be (Kakòs), 1 Ho (Lapiti), 1 Ho (Driopi). |
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Ipponoo, figlio di Glauco re di Corinto e di Eurinome, uccide accidentalmente suo fratello, è costretto ad esiliare e farsi
purificare da Preto re di Tirinto.
Antea, moglie di Preto, s’innamora di Ipponoo, è respinta e si vendica accusandolo di aver tentato di violentarla. Preto
lo invia presso il suocero Giobate re di Licia con la missiva di ucciderlo e Giobate, non volendo trasgredire le regole
dell’ospitalità, lo invia ad uccidere la Chimera, figlia di Tifone ed Echidna, mostro a forma di leone, serpente e capra che
sputa fiamme (rappresenta l’anno arcaico della Mater Magna).
L’indovino Poliido gli consiglia di catturare il bianco cavallo alato Pegaso, figlio di Medusa e Poseidone. Dopo numerosi
tentativi falliti, l'eroe vede in sogno una briglia dorata (il sogno è inviato da Atena), la costruisce e cattura il cavallo alato.
È per questo considerato il fondatore dell'equitazione.
Ipponoo, in groppa a Pegaso, affronta la Chimera, la bersaglia di frecce e la trafigge nella gola con una grossa lancia la cui punta di
piombo si fonde e brucia il mostro dall’interno. La Chimera è chiamata anche Bellero (latino Villosus) e l'eroe
è quindi detto Bellerofonte (“Uccisore di Bellero”).
Giobate invia Bellerofonte a combattere le guerriere Amazzoni (significa “Coloro che non hanno seno”), armate d’arco, ed i
montanari Solimi a loro alleati. Bellerofonte e Pegaso si tengono fuori tiro e li sconfiggono lanciando loro grossi massi.
La terza prova è contro i pirati di Licia guidati da Chimarro, la cui nave ha la prua a forma di Leone e Serpente, infine
Bellerofonte sconfigge i guerrieri licii di Giobate che gli ha fatto tendere un agguato e rifiuta le grazie delle donne licie, che volevano
rabbonirlo.
Giobate interroga l’eroe e scopre la verità, quindi lo nomina suo erede e gli dà in moglie la figlia Filonòe.
Bellerofonte si vendica di Antea, finge di voler fuggire con lei su Pegaso e la fa precipitare dall’oceano, infine decide di raggiungere
l’Olimpo ma Zeus invia un tafano che morde Pegaso facendo precipitare l’eroe, costretto a vivere zoppo, cieco e solo.
Pegaso è accolto nell’Olimpo ed infine trasformato in costellazione.
Bellerofonte & C. (10 elementi):
1 FH e generale (Bellerofonte e Pegaso), 1 Ma (Indovino Poliido), 8 Sp (seguito).
Avversari (11 elementi):
Strongold (città con donne licie), 1 Bd e generale (Giobate con la Guardia), 2 Bd (Guerrieri Lici),
1 Dr (Chimera), 3 Re (Amazzoni), 2 Bw (Solimi), 2 Wb (Pirati di Chimarro).
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Eneo re di Calidone (in Etolia) compie offerte agli dei ma dimentica Artemide, che per
vendicarsi invia a devastare le sue terre l'enorme cinghiale Calidonio.
Secondo l'originaria leggenda dell'Etolia, la bestia è affrontata da Meleagro,
figlio di Eneo, ma il mito diviene panellenico così a Meleagro sono aggiunti altri
eroi: Admeto, Giasone, i fratelli Peleo e Telamone, i gemelli Castore e Polluce, Ida,
Teseo, Piritoo, Melanione e l'abile e bellissima Atlante.
Con l'aiuto di numerosi cani, tra i quali si ricordano Ormeno, Marpsa, Corace, Egerte e
Metepone, il cinghiale è stanato ed ucciso, ma Artemide non demorde, sobilla i
vincitori, che si contendono le spoglie della belva come trofeo e scatenano una
guerra.
I cureti della città di Pleurone, aiutati da Apollo, assalgono gli etoli ma i loro
comandanti sono uccisi da Meleagro che si attira adosso le maledizione della
madre Altea, sorella degli uccisi.
Meleagro si ritira irritato dai combattimenti. I cureti respingono gli etoli dentro
Calidone, assediano la città e durante un assalto riescono ad appiccare alcuni
incendi. A questo punto però Meleagro è convinto dalla moglie Cleopatra
a tornare a combattere e riporta la vittoria.
La dea della vendetta Erinni, figlia di Urano e della Notte, sale dall'Averno e rapisce
l'eroe vittorioso che non è più rivisto.
Etoli |
(11 elementi): |
Strongold (Calidone), 1 He (Meleagro), 1 Sp e comandante (Eneo re di Calidone), 1 Ch (Cleopatra), 1 Be (Cani), 7 Sp (Etoli). |
Cureti |
(9 elementi): |
Strongold (Pleurone), 1 Sp e generale (zii), 1 Ma (Altea), 1 God (Artemide ed Apollo), 1 Be (Calidonio), 4 Sp (Cureti), 1 Dr (Erinni). |
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Eteocle e Polinice, figli di Edipo re di Tebe, si accordano per regnare un anno ciascuno,
ma Eteocle, scaduto il suo primo anno di regno, rifiuta di cedere il trono al fratello,
costretto a fuggire.
Polinice trova l'aiuto del genero Adrasto re di Argo, che assume il comando ed assegna
a sorte le sette porte di Tebe a sette eroi. Eteocle ha quindi il vantaggio di scegliere
chi debba affrontare i singoli eroi.
La porta Pretoe, a oriente dell'acropoli, all'etolico Tideo, fratello di Melagro, che ha l'elmo a tre creste e lo scudo che raffigura la luna circondata dalle stelle. È affrontato dal tebano Melanippo dietro il fiume Ismeno.
La porta Elettra, a sud-est dell'acropoli, al violento argivo Capaneo, che per insegna ha un uomo nudo con una torcia e la scritta dorata "Arderò Tebe". La difesa della porta è affidata a Polifonte, sacerdote di Artemide.
La porta Neite, a nord-est dell'acropoli, all'argivo Eteoclo, che sullo scudo ha raffigurato un uomo che sale una scala verso una torre. È affrontato da Megareo, discendente dei guerrieri nati dai denti del serpente che infestava una fonte presso Tebe.
La porta del Tempio all'argivo Ippomedonte, nipote di Adrasto, che ha sullo scudo raffigurato Tifeo. È affrontato da Iperbio, che sullo scudo ha raffigurato Zeus, il vincitore di Tifeo.
La porta a nord dell'Acropoli il giovane arcade Partenopeo, sul cui scudo c'è raffigurata la Sfinge che ha tra gli artigli un tebano (il leone alato con testa di donna un tempo infestava Tebe). La difesa della porta è affidata ad Attore, fratello di Iperbio.
La porta Omoloida, a sud-est dell'acropoli, presso la porta Elettra, all'indovino argivo Anfiarao. La difesa della porta è affidata al giovane ed abile Lastene.
La settima porta è affidata al tebano Polinice, che ha sullo scudo la Giustizia, raffigurata come una donna, che promette ad un guerriero dorato di tornare a Tebe e governarla. Contro di lui esce suo fratello Eteocle.
Durante la lotta tutti gli eroi attaccanti perdono la vita, tranne Adraso.
Melanippo uccide Tideo. Meneceo, cugino di Eteolce e Polonice, si uccide gettandosi dalle
mura su consiglio dell'indovino Tiresia. Capaneo mentre scala le mura della città
si vanta che neppure gli dei potrebbero fermarlo, ed è fulminato da Zeus, causando
la fuga dei suoi che subiscono una strage da parte dei tebani.
Etocle e Polinice si affrontano in duello e si uccidono a vicenda. Gli assedianti fuggono
ma il carro di Amfiarao è inghiottito dalla terra ed egli muore, mentre Adraso
si salva grazie alla velocità del suo cavallo Arione.
Sebbene vittoriosi, i tebani hanno gravi perdite ed il detto "vittoria cadmea" (dal nome
dell'acropoli di Tebe) diviene proverbiale per indicare una vittoria pagata ad un prezzo
troppo altro.
Dieci anni dopo i figli dei sette eroi, chiamati Epigoni, tornano ad assediare la
città per vendicare la morte dei loro padri, la saccheggiano e la incendiano.
La leggenda è descritta da Eschilo e da Euripide.
Tebani |
(10 elementi): |
Strongold (Tebe), 1 Kn e generale (Eteocle re di Tebe, su carro), 1 God (Zeus), 2 Ch (Polifonte e Tiresia), 3 Kn (Melanippo, Megareo ed Iperbio, su carri), 2 Bd (Attore e Lastene), 1 Sp (opliti tebani). |
Argivi |
(10 elementi): |
1 He e generale (Adrasto re di Argo, su
carro), 1 Ch (indovino Anfiarao), 6 Kn (Polinice, Tideo, Capaneo, Eteoclo, Ippomedonte e
Partenopeo, su carri), 2 Sp (opliti argivi, etoli ed arcadi). |
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Eretteo, mezzo uomo e mezzo serpente, diviene il primo sacertote di Atene, poi il suo primo
re.
Eumolpo re di Eleusi, figlio di Poseidone, si allea ai traci ed invade l'Attica.
Eretteo uccide Eumolpo e si accorda con gli eleusini, che ottendono il sacerdozio perpetuo
di Demetra e Cora per gli eredi di Eumolpo.
In onore di Eretteo gli atenesi elvano il tempio omonimo sull'acropoli. Dopo morto Eretteo
diviene la costellazione di Arturo, perchè è ritenuto il primo ad aver
usato il carro a quattro cavalli.
Atenesi |
(11 elementi): |
Strongold (Atene), 1 He e generale (Eretteo re di Atene, su carro a quattro cavalli), 2 Kn (carri), 8 Sp (opliti ateniesi). |
Eleusini |
(11 elementi): |
1 He e generale (Eumolpo re di Eleusi), 2 Kn (carri eleusini), 4 Sp (opliti eleusini), 4 Wb (traci). |
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A Ulisse re di Itaca passa dieci anni sotto le mura di Troia e dopo la caduta della città ne impiega altri dieci per ritornare
ad Itaca, atteso dalla moglie Penepole e dal figlio Telemaco. Durante la strada deve affrontare numerose avversità:
Ulisse & C. | (10 elementi): | 1 He e generale (Ulisse), 1 God (Atena), 6 Sp (Greci), 2 Sh (Greci Arceri). |
Avversità | (12 elementi): | Strongold (Palazzo di Itaca con Proci), 1 Bh (Polifemo), 1 Art (Lestrigoni), 1 Ma (Circe),
1 Lk d'Acqua (Sirene), 1 Lk d'acqua (Scilla), 1 Lk d'acqua (Cariddi), 1 Ma (Calipso), 4 Ho (Ciconi, Lotofagi ed altri). |
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L'inizio della storia romana è avvolto nella leggenda ed è stato variamente narrato dagli storici latini delle epoche posteriori.
Nel 508 a.C. Porsenna lars di Chiusi marcia su Roma ma incontra la fiera resistenza di Orazio Coclite, Spurio Larzio e T. Erminnio, che da soli impediscono all'intero esercito etrusco l'attraversamento del ponte sul Tevere, dando ai Romani il tempo di distruggerlo.
Gli Etruschi pongono il blocco alla città.
Il romano Caio Muzio, penetrato nel campo etrusco per uccidere Porsenna, assassina invece un suo funzionario ed è catturato. Per punire il proprio sbaglio pone la mano sul fuoco, guadagnandosi l'ammirazione degli avversari ed il soprannome di "Scevola" (Mancino). Avvisa inoltre che altri 300 concittadini hanno giurato di assassinare Porsenna il quale decide quindi di abbandonare l'assedio.
Romani |
(11 elementi): |
Strongold (Roma), 1 He (Orazio Coclite & C.), 1 Re e comandante (consul e celeres), 1 Re (celeres), 6 Sp (milites), 1 Sk (Caio Muzio "Scevola"), 1 Lk (la Lupa Capitolina). |
Etruschi |
(12 elementi): |
1 Kn e generale (Porsenna lars di Chiusi), 3 Re (cavalieri), 8 Sp (fanti). |
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All'inizio del III secolo a.C., a Roma si introduce l'usanza etrusca di far combattere
alcuni schiavi in occasione dei funerali dei patrizi.
La prima testimonianza risale al 264 a.C. : tre coppie di gladiatori si affrontano nel
Foro Boario per commemorare la morte di Giunio Bruto Pera e già nel 216 a.C., per
il funerale di Marco Antonio Lepido, le coppie di gladiatori sono 22.
Dal 105 a.C. i combattimenti sono organizzati dallo stato ed in breve le attività
connesse si espandono e raggiungono livelli mai immaginati precedentemente. Vengono
organizzati la ricerca degli schiavi, il commercio, il trasporto ed i mercati
specializzati.
I giochi (sempre gratuiti) divengono popolarissimi e, benché costosi, sicuro mezzo
di propaganda per raccogliere consensi e prestigio. Numerosi patrizi lanciati nella
carriera politica si indebitano per organizzare giochi fastosi, tra questi lo stesso
Giulio Cesare, il cui reclutamento di gladiatori preoccupa il Senato al punto di varare
una legge che ne limiti il numero.
Attorno ai giochi c'è inoltre un grosso giro di scommesse.
Tra gli Imperatori scesi nell'arena ricordiamo Caracalla ed il singolare caso di Lucio
Aurelio Commodo, detto "L'Ercole Romano"; Dopo aver combattuto 730 volte contro uomini e
belve, alcuni congiurati lo fanno strozzare da un gladiatore nell'arena
(1 I 193 d.C.).
La tradizione, la passione e l'utilità sociale dei combattimenti tra gladiatori si
dimostra più forte delle stesse leggi imperiali. La prima legge che li vieta
è emanata dall'imperatore Costantino "Il Grande" (il primo imperatore battezzato,
ariano, santo per la chiesa ortodossa), seguita da quella emanata da Teodosio I, anche
lui detto "Il Grande" (394 d.C.).
Tuttavia l'imperatore Onorio celebra con giochi di gladiatori la vittoria del proprio
generale Stilicone sui Visigoti a Pollentia (402 d.C.). Il monaco orientale Telemaco si
getta nell'arena e viene trucidato, ottenendo un nuovo decreto che vieta i giochi
(405 d.C.).
Ludi Magni: in onore dei patrizi (4-19 IX).
Ludi Plebei: per commemorare il ritiro dei plebei sull'Aventino (5-16 XI).
Ludi Apollinares: in onore del dio Apollo (5-13 VII).
Ludi Megalenses: in onore della Magna Mater Dea (La Grande Madre, 5-11 IV).
Ludi Cerales: in onore della dea Cerere (12-20 IV, subito dopo i precedenti).
Ludi Capitolini: per commemorare la cacciata dei Galli, alla quale hanno contribuito le sacre Oche Capitoline (15 X).
Ludi Tarentini: istituiti nel 509 a.C. per celebrare la cacciata del re, in onore di Proserpina dea della primavera e degli inferi, Plutone, Giunone, Apollo, Diana, Cerere e le tre Parche.
Ludi Secolari: caduti in disuso i precedenti, sono ripristinati con questo nome su indicazione dei Libri Sibillini, da celebrarsi ogni 110 anni, la durata massima della vita umana, affinché tutti li vedano una volta.
I Gladiatori:
Gli schiavi destinati all'arena sono obbligati a lottare per sopravvivere ma ricevono anche
un trattamento migliore, perchè devono essere in forma. I più abili e
fortunati diventano i beniamini del pubblico e sono considerati dei veri eroi.
I gladiatori sono istruiti in apposite scuole (ludi gladiatori) da allenatori
professionisti (lanisti). L'imperatore Augusto possedeva due di queste scuole a
Roma.
Non mancano combattimenti semi-comici a cui prendono parte squadre di donne e di nani.
L'addestramento dei gladiatori è ripreso da Caio Mario ed applicato anche ai
legionari, inoltre gli stessi gladiatori sono utilizzati contro i legionari per
addestramento.
Ricordiamo anche il medico Claudio Galeno (129-200 d.C.) che ha approfondito le sue
conoscenze mediche curando i gladiatori a Pergamo ed è noto per aver eseguito le
prime dissezioni dei cadaveri.
A seconda dell'armamento i gladiatori si dicono:
Reziarii: con tridente e rete.
Mirmillones: prende il nome dal pesce raffigurato sull'armatura ed è armato inoltre con spada corta e larga, piccolo scudo ed elmo.
Lacqueatori: con tridente e laccio.
Andabati: armato solo di spada.
Thraces: con scudo convesso e corta spada ricurva, detti poi Secutori.
Essedari: su carro.
Sanniti e Galli: con armi tipiche di questi popoli.
L'Arena:
L'arena è allestita nei modi più fantasiosi, con costruzioni, finte colline
e boschi. A volte i combattenti devono difendere gruppi di vittime, incatenate ad un
edificio o una collina, dall'attacco di altri gladiatori o delle belve, altre volte
è riempita d'acqua ed i gladiatori combattono vere battaglie navali
(naumachiae).
Dapprima i giochi si svolgono un po' ovunque o nel teatro, poi sono costruiti gli
anfiteatri (due teatri uniti), necessari con la diffusione dell'utilizzo delle belve. Si
ha notizia di almeno 130 di queste costruzioni, di 43 delle quali rimangono le rovine in
Italia (10), Spagna (4), Britannia (1), Africa (5), Gallia (12), Balcani (7) ed Oriente
(4). I più noti sono quelli di Pola, Verona (il terzo per grandezza, distrutto
nel 1148 da un terremoto e restaurato nel corso del XV° secolo), Pompei, Pozzuoli,
Capua, Venosa, Leptis Magna e naturalmente il Colosseo a Roma.
Gli anfiteatri sono protagonisti delle seguenti vicende storiche:
27 d.C.: Il crollo dell'anfiteatro di Fidene durante un combattimento tra gladiatori, nel quale periscono 20.000 spettatori, è attribuito dalla cattiva costruzione ed alla mancata realizzazione delle fondamenta da parte del costruttore Attilio per lucrarci sopra.
52 d.C.: L'Imperatore Tiberio Claudio celebra l'inaugurazione del canale scavato per prosciugare il lago Fucino facendo combattere i gladiatori prima una numachia sul lago, poi sui ponti gettati sullo stesso canale, ma all'apertura delle chiuse i calcoli si rivelano errati, il prosciugamento non riesce e le tribune sono inondate.
69 d.C.: I legionari della XIII Gemina si schierano contro Vitellio e per punizione sono condannati a costruire un anfiteatro a Cremona ma lo stesso anno prendono le parti di Vespasiano e partecipano al feroce sacco della città seguito alla battaglia di Bedriaco.
79 d.C.: L'erruzione del Vesuvio del 24 giugno seppellisce nell'anfiteatro di Pompei 63 persone, compresi alcuni gladiatori incatenati ed una nobildonna a fianco del suo gladiatore-amante.
70-80 d.C.: A Roma è eretto il Circo Flavio, detto
Colosseo perché costruito dove sorgeva una statua di Nerone nei panni del dio
Helios alta 30 metri. Alto 4 piani (56 metri), più due piani sottorreannei, munito
di 32 ascensori, 80 file di gradinate (le più basse sono proprietà privata
dei patrizi ed hanno il nome scolpito), velarium (copertura mobile manovrata da
una squadra di 100 marinai), capace di 45.000 spettatori (o fino 87.000), ornato con tutti
i tipi di colonne e capitelli greci; realizzato con 100.000 tonnellate di travertino e
300.000 di ferro; è la più grande rovina dell'antichità.
Il terzo piano, distrutto da un incendio nel 217 d.C., è ricostruito in pietra.
Una profezia di Beda "Il Venerabile" dice che finché ci sarà il Colosseo ci
sarà anche Roma, e con Roma il mondo.
Le Belve:
Nell'arena scendono anche le belve, raccolte in tutto il mondo conosciuto: dall'Ircana e
l'India le tigri, dalla Cilicia e la Caria le pantere, dall'Italia e la Galizia i lupi,
dalla Spagna i tori, dall'Africa leoni, leopardi, iene, coccodrilli, gazzelle, bufali,
elefanti e rinoceronti, dal nord orsi, renne, cerve, alci e uri. Non sono invece stati
identificati animali chiamati addaces e pygargi.
Queste sono affrontate dai gladiatori (bestiarii) in singoli duelli o finte cacce (venationes), da altre
belve, oppure sono loro a dare la caccia a scimmie o condannati inermi (ad bestias), una delle morti più
infamanti, subita anche da numerosi cristiani.
Metello porta a Roma 150 elefanti, uccisi a frecciate nel circo. Pompeo vi porta 600 leoni
e 400 pantere. Giulio Cesare fa arrivare a Roma 400 leoni, 36 coccodrilli e 40 elefanti.
Durante l'innaugurazione del teatro di Marcello (sotto Augusto) sono uccise 600 belve.
Quando l'imperatore Tito innaugura il Colosseo (80 d.C.) ben 9.000 tra belve ed
altri animali sono uccisi nel Circo, mentre quando Traiano celebra il trionfo sui Daci
(102 d.C.) il numero di belve in 123 giorni raggiunge le 11.000.
Le Rivolte:
Nell'era repubblicana si scatenano ben tre grosse rivolte di schiavi : Le prime due in Sicilia (135-133 e 105-102 a.C.), la terza (73-71 a.C.), più violenta e famosa, è guidata proprio da un gladiatore trace: Spartaco, che raduna fino a 70.000 schiavi e dopo alcuni successi facendo base sul Vesuvio è infine sconfitto e ucciso dalle legioni del console Licinio Crasso (71 a.C.); 6.000 schiavi catturati e non reclamati sono crocifissi sulla via tra Capua e Roma.
Ora possiamo scendere noi nell'arena e... Ave Imperator, Morituri te Salutant !
Gladiatori |
(10 elementi): |
Strongold (vittime incatenate o Vesuvio), 1 He e generale, 1 He, 4 Bd, 4 Wb. |
Belve |
(12 elementi): |
1 Be e generale, 6 Be (leoni, tigri), 2 Kn (tori, bufali), 1 Bh (rinoceronti o elefanti), 2 Lk (pantere, leopardi). |
Legionari |
(12 elementi): |
Strongold (casa patrizia o campo romano), 1 Bd e generale, 9 Bd, 2 Re. |
TARA (Mabinogion) |
Isola dei Potenti | (9 elementi): | 1 Bh e generale (Re Bran "Il Benedetto"), 1 He (Pryderi del Dywed), 1 Sk (Nyssen e Evnyssen), 2 Bd, 3 Sp, 1 Sh. |
---|---|---|
Irlandesi | (16 elementi): | Strongold (Tara, con il Calderone della Rinascita), 1 Bd e generale (Matholuch Re d'Irlanda), 2 Bd, 3 Sp, 1 Sh, 9 Ho (Corpi animati). |
VINLAND, XI sec. d.C. (Saghe Nordiche) |
Vichinghi | (9 elementi): | Strongold (villaggio vichingo), 1 He e generale (Leif Eriksson), 2 He (Thorrald Eriksson, Freydis Eriksson), 5 Bd (guerrieri vichinghi), 1 Sh (arcieri vichinghi). |
---|---|---|
Skraellingar | (11 elementi): | Strongold (capanne indiane), 1 Wb e generale (capo indiano), 1 Ma (uomo-medicina), 5 Wb (guerrieri indiani), 2 Sh (indiani arcieri), 2 Sk (indiani furtivi). |
MÁG TUIRED, 1.895 a.C. (Epica Irlandese) |
I Fir Bolog.
Eochaid mac Eirc, re dell’antica popolazione Fir Bolog e re supremo di Ériu (Eire), chiamata
“Isola di Smeraldo”, è disturbato dai sogni che gli annunciano l’invasione dei
Tuatha-da-Danaan (Túatha-dé-Dánann o Popolo della dea Danu).
Il sogno si avvera. I Tuatha-da-Danaan chiedono la metà dell’isola e si preparano a sostenere
la richiesta con le armi.
Si ritiene che i Fir Bolg siano un’etnia di piccola statura, pelle scura, capelli neri ed armi in
pietra, ma le antiche cronache li descrivono anche come giganti che tengono sempre un occhio
chiuso, oppure come guerrieri bene armati. La loro arma tipica è chiamata craisech ed
è una lancia a lama larga e accuminata.
Il saggio Fintan consiglia ai Fir Bolg di erigere un r´th (forte) sulla collina oggi
chiamata Ben-Levi, ai piedi delle montagne di Mayo, che possono offrire loro rifugio in caso di
sconfitta, e di preparare un Pozzo delle Guarigioni, una buca che druidi riempono di erbe capaci
di guarire qualsiasi ferita.
I guerrieri sono inquadrati in 12 fianna guidati dal giovane Crib.
I Tuatha-da-Danaan.
I Tuatha-da-Danaan, sbarcati di nascosto a Corco Belgatan (lunedì primo maggio 1.895 a.C.), sono
guidati dal re Nuad mac Echtaich, armato della Clíam Solais (Spada di Luce), che uccide ad
ogni fendente ed accompagnati da quattro potenti fílid (druidi), ciascuno porveniente
da una delle quattro città incantate del Nord: Morfesa da Falias, Esras da Gorias, Uiscias
da Findias e Semias da Murias.
Il capo spirituale è il druido Eochaid “Ollathair” (Padre di Tutti) “Dagda
Mór” (Grande dio Buono), armato di una pesante mazza, trascinata su ruote, che uccide
ad ogni colpo ma capace anche di resuscitare chi ha ucciso.
L’eroe Manannán mac Lir, detto “Cavaliere del Mare Crestato” possiede un cocchio capace di correre
sia sulla terra che sul mare, capacità posseduta anche dalla sua cavalla Aonbarr. È
armato di una corach di nome Scúabtuinne che raggiunge da sola il bersaglio e di una
spada di nome Fregarthach che infligge ferite mortali.
L’abile guaritore Dían Cécht è accompagnato dai suoi tre figli Míach,
Ochtriuil e Airmed, abili quanto lui.
Dopo lo sbarco i Dannaan bruciano le loro navi oscurando il cielo con il fumo per tre giorni e tre
notti; facendo cosí credere che siano giunti con delle navi volanti.
I Tuatha-da-Danaan si ritiene siano di etnia scandinava, alti, biondi, con gli occhi azzurri ed
armi in metallo, disponendo di abili fabbri. Chiamano sleg la lancia.
Gli invasori ammontano a 7 fianna e prendono posizione sul colle oggi chiamato Knockmaa,
dove erigono un forte con palizzate e fossati.
Mentre erigono le fortificazioni, le tre druiesse Badb Chatha, Macha e Mórrígan (guerriera
sanguinaria che cambia in corvo, confondendo i guerrieri, o altre forme) fanno piovere per tre
giorni sui Fir Bolg, e solo dopo tre giorni i druidi Césarn, Gnathach e Ingnathach riescono
a rompere l’incantesimo.
La Battaglia.
Tra i due avversari si trova una pianura di Mág Nía, tra i fiumi Lough Mask e Lough
Corrib. È l’attuale pianura di Moytura, nella contea di Sligo.
I due eserciti si preparano a combattere. Alcuni eroi avversari giocano una partita a
iománaíocht (hockey su prato), vinta dai Fir Bolg. I Danaan caduti durante la
partita sono sepolti ed il luogo è chiamato Glenn Cairn Aillem (Valle del Tumulo
dell'Incontro).
Ciascuna tribù si impegna a schierare solo 4 fianna alla volta.
Secondo gli Annali del regno d'Irlanda o dei “Quattro Maestri”, la battaglia inizia il solstizio
d’estate dell’anno 1.895 a.C..
Edleo mac Allda, dei Tuatha-da-Danaan, è il primo caduto, ucciso da Nercon ui Semeoin ed il
primo giorno termina con il vantaggio dei Fir Bolg.
I feriti, guariti dai druidi con le Pozze di Guarigione, tornano a combattere il secondo giorno
durante il quale Sláine mac Echdach è ucciso dal sanguemisto Eochaid “Bress” (Il
Bello) mac Elathain, Danaan da parte di madre e Fomorian da parte di padre. Lo scontro è
favorevole ai Danaan ed i druidi curano nuovemente i feriti grazie ai “Pozzi di Guarigione”.
Al tramonto del terzo giorno, dopo duri combattimenti, Crib è ucciso dal druido Eochaid
“Ollathair” “Dagda Mór”.
Il quarto giorno ai Fir Bolg si unisce Fintan con i suoi 13 figli, veterani di molte battaglie, che
formano la guardia di Eochaid mac Eirc. La battaglia è furiosa ed ha esito alterno. I druidi
lanciano incantesimi mentre i poeti incitano le truppe con i loro canti.
Tra i Danaan si distigue ancora Eochaid “Bress” mac Elathain, che uccide 150 uomini.
Tra i Fir Bolg si distinguono Sláine, figlio di re Eochaid, che abbatte numerosi avversari, e Sreng
mac Sengainn, armato di due lance, spada, mazza di ferro, elmo a quattro punte e scudo rosso
brunito, che tronca il braccio destro a re Nuad, prontamente soccorso dal druido Eochaid
“Ollathair” “Dagda Mór”. Sláine e Sreng mac Sengainn cadono ad opera
di Lugaid, figlio di re Nuad, che é a sua volta ucciso.
Re Eochaid, colto dalla sete, cerca una sorgente ma i druidi Danaan le hanno tutte prosciugate,
quindi si reca con una sconta di 50 guerrieri alla spiaggia di Trácht Éthaile ma
è sorpreso da 150 guerrieri Danaan guidati dai tre fratelli Cisarb, L&ucute;an e
L&uacyte;achra, figli di Nemed mac Badra, ed è ucciso. È l’ultimo re dei Fir
Bolg.
Da parte Danaan cadono Echtach, padre di re Nuad, la valorosa Emmass, Fíachra,
Étargal, Tuirill Píccreo e Sláinde.
L’oscurità pone fine ai combattimenti. I caduti sono 100.000; la pianura si copre di tumuli
di pietre ed è quindi chiamata “Mág Tuired” (Pianura dei Pilastri).
Il quinto giorno i 500 guerrieri Fir Bolg rimasti ingaggiano battaglia e riescono a penetrare nel
ráth dei Dannaan ma il loro capo Sreng mac Sengainn accetta di porre fine ai
combattimenti ed aprire trattative.
Conseguenze della Battaglia.
A causa dell’elevato numero dei caduti, il ráth dei Fir Bolg è chiamato “Recinto delle Mute”,
perchè le mute di cani mangiano i corpi dei caduti, o “Recinto delle Pozze di Sangue”, a
causa del sangue dei feriti.
I Tuatha-da-Danaan concedono ai valorosi Fir Bolg di risiedere in una determinata zona dell’isola e
questi scelgono il Connaught (odierno Connemara).
Privo di un braccio, re Nuad è deposto e le donne scelgono come re Eochaid “Bress” mac
Elathain (1.894 a.C.).
I Tuatha-da-Danaan introducono nell’Isola la musica, la poesia, l’arte, la scienza, la magia, la
lavorazione del ferro ed erigno grandi forti in pietra, i cui resti sono ancora visibili.
Bress è lasciato in vita purchè insegni ai Tuatha-da-Danaan come seminare, mietere e
lavorare la terra. Inizia il periodo chiamato “Prima Età dell’Oro”.
Tuatha-da-Danaan | (9 elementi): | 1 Sp e generale (re Nuad mac Echtaich, con la Clíam Solais), 1 He (Manannán mac Lir “Cavaliere del Mare Crestato”, su carro), 1 Ma (druido Eochaid “Ollathair” “Dagda Mór”, fílid), 1 Ma (druidesse), 5 Sp (fianna). |
---|---|---|
Fir Bolog | (10 elementi): | Strongold (r´th, sulla collina di Ben-Levi), 1 He e generale (Crib), 1 Ma (druidi con Pozzo delle Guarigioni), 8 Sp (fianna). |
MÁG TUIRED, 1.863 a.C. (Epica Irlandese) |
I Fomorian.
Eochaid “Bress” mac Elathain re dei Tuatha-da-Danaan e re supremo di Ériu favorisce i
Fomorian, dall’aspetto mostruoso, imponendo di versare loro dei tributi.
Dopo sette anni i Tuatha-da-Danaan lo depongono ma egli prende tempo e ripara in Lochlann
(Norvegia), presso i Fomorian, che con un ponte di barche raggiungono Bealtaine, nella baia di
Ballysadare, guidati dal re Indech Mac de Domnan ed accompagnati dal gigantesco ciclope Balor
“Sguardo Truce”. Il suo unico occhio ha il potere di distruggere qualunque cosa.
Il dio Lug balla per favorire la loro vittoria.
I Tuatha-da-Danaan.
Nuad mac Echtaich, con un un nuovo braccio d’argento messogli dall’abile artigiano Dían
Cécht è reintegrato nella carica di re (1.887 a.C.) ed ottiene il soprannome di
“Argetlamh” (“Mano d’Argento”).
I Tuatha-da-Danaan sono guidati dall’eroe Lúg “Lámfada” (“Lungobraccio”),
detto “Samildánach” (Colui che Unisce Ogni Arte), di padre Danaan e madre Fomorian,
il cui grido di battaglia è “Eire go Bragh!”, armato con la Sleá
Bua (Lancia della Vittoria), che non manca mai il bersaglio.
I druidi sono incaricati di confondere il nemico e raccogliere i caduti; Goibhniu il fabbro,
Luchta il carpentiere e Credne Cerd il falegname forniscono nuove lance e spade in sostituzione di
quelle rovinate durante la battaglia.
La Battaglia.
I due eserciti avversari si scontrano a Samhain, presso Mág Tuired, luogo della battaglia
avvenuta 27 anni prima.
Balor con il suo occhio uccide numerosi Tuatha-da-Danaan, compreso Nuad “Argetlamh”, ma
è ucciso da Lúg “Lámfada”, che lo colpisce all’occhio con una fionda
esclamando “Torna sotto le onde”.
I Fomorian si danno alla fuga, inseguiti anche da Dagda, dio dei Danaan, e lasciano l’Irlanda.
Conseguenze della Battaglia.
Nuad “Argetlamh” è sepolto sul campo di battaglia, sotto un pietrone, con un tesoro
guardato da un gatto nero, e Lúg “Lámfada” diviene re supremo di Ériu.
La grande maga e regina Morriga cura i feriti e la terra, avviando la “Seconda Età
dell’Oro”.
I Tuatha-da-Danaan dominano in Irlanda per 196 anni e sono infine soppiantati dai Milesian, o
Scoti, che li relegano nel sottosuolo.
Tuatha-da-Danaan | (9 elementi): | Strongold (r´th, con Goibhniu, Luchta e Credne Cerd), 1 Sp e generale (re Nuad mac Echtaich “Argetlamh”), 1 He (Lúg “Lámfada”), 1 Ma (Morriga e druidi), 1 God (Dagda), 5 Sp (fianna). |
---|---|---|
Fomorian | (11 elementi): | 1 Bd e generale (re Indech Mac de Domnan), 1 Bh (Balor “Sguardo Truce”), 9 Wb (fomoriani). |
|
La Batrachomyomachia, attribuita alla scuola chiamata Omero Minore, è un breve
poemetto che descrive la guerra tra i topi e le rane, svoltasi in una unica giornata.
È il primo esempio di poema zooepico e può vantare innumerevoli
imitazioni, anche illustri.
Rodipagnotte (ha già perso un figlio per colpa di una trappola ed uno mangiato da un
gatto) intende vendicare la morte del figlio Rubamolliche, avvenuta per annegamento per
colpa di Gonfiagote re della palude.
I topi si armano con usberghi di cuoio felino e giunchi, gambiere di mezzi baccelli di fava,
scudi di fondi tondi di lucerne, elmi di gusci di noci e lance di aghi bronzei donati loro
dallo stesso Marte.
Le rane minacciate si armano con corazze fatte di bietole verdi, gambiere di foglie di malva,
scudi di foglie di cardi, elmi di gusci di chiocciole e lance di giunchi aguzzi. Quindi
attendono l'assalto sulla riva dello stagno per gettare i topi nell'acqua e farli morire
annegati.
Il poema descrive una mischia confusa dove risaltano i nomi dei topi e delle rane.
Bietolaio elimina Saccheggiapignatte, Rodipagnotte uccide Strillone, Bazzicatane uccide
Bellettone ma è schiacciato da un sasso lanciato da Godipalude a sua volta colpito da
Leccaluomo che, benché ferito da Altostrilla, mette in fuga Cavolifago, lo insegue e lo
uccide.
Palustre uccide Poppacacio, Rosicchiaprosciutto mette in fuga Succhiabasilico ma è ucciso
con un sasso da Sguazzanelonda.
Leccapignatte uccide Giacinelfango ma viene tirato in acqua da Masticalaglio, a sua volta
ucciso da Rubabriciole che viene sporcato di fango da Guazzanelbrago, lo uccide con una
grossa pietra ma viene ucciso da Strillonide.
Nella mischia si distingue anche il giovane Scavizzolabriciole, finché Rodipagnotte
riesce a colpire Gonfiagote e le rane perdono terreno.
Giove è convinto da Giunone ad intervenire per fermare la battaglia ed i suoi fulmini colpiscono
entrambi gli eserciti ma non sortiscono alcun effetto, quindi decide di inviare soccorsi
alle rane : arrivano Branchiricurvi, Incudinidorsi, Movidisbiego, Tuttossi, Camminallindietro,
Ampispalle, Pellidiscaglie, Bocchedipinza, Pupillenelpetto, Ottopidi, Bicorni e
Perimperforabili, cioè i granchi, che grazie alle loro tenaglie fanno letteralmente a pezzi i
topi, messi quindi in fuga prima di sera.
Il sole tramonta sulla ritrovata pace.
Topi |
(10 elementi): |
1 He e generale (Rodipagnotte), 1 Pa (Scavizzolabriciole), 8 Sp (Topi con aghi bronzei). |
---|---|---|
Rane |
(9 elementi): |
Strongold (Palude), 1 He e generale (Gonfiagote re della Palude), 6 Wb (Rane con giunchi aguzzi e pietre), 2 Bh (Granchi). |
|
L'unione tra Denoe ed il piccolo Nicodamas, del popolo dei Pitikos (alti
meno di 30 centimetri) è allietato dalla nascita di un figlio, cui viene
dato nome Mopso.
L'evento è degnamente celebrato con un ricco e sontuoso banchetto al
quale partecipano gli invitati più illustri, compresi dei, semidei ed
eroi ma che viene funestato da un disguido.
Le dee Artemide ed Era giungono alla festa indispettite e furiose per
non aver ricevuto l'invito e senza dare tempo alle scuse o alle spiegazioni
sfogano la loro rabbia direttamente su Denoe, che perde le sue
sembianze di donna e assume quelle di una Gru.
Anche l'intelletto di Denoe è adeguato alla sua nuova forma e l'unico
desiderio rimasto è quello di accudire a suo figlio, travolgendo anche
Nicodamas pur di raggiungerne la culla.
Il numeroso piccolo popolo dei Pitikos si unisce al suo compagno e riesce
a cacciare la grossa gru, ma questa raggiunge gli altri uccelli della sua
razza e dà inizio ad una feroce guerra.
La lunga lotta ha profondamente mutato i Pitikos.
Erano graziosi e allegri, vestivano semplicemente e abitavano in leggere
capanne mentre ora, costretti ad indossare poco efficaci armature di
bronzo ed elmi, e a portate grandi scudi rotondi, lunghe lance e spade
oltre a dover risiedere in grotte inaccessibili nutrendosi principalmente
di carne di gru, si sono lentamente sgraziati e imbruttiti.
Il loro ingegno li spinge a costruire vane macchine da guerra ed a provare
ogni sotterfugio per raggiungere i nidi dei loro implacabili avversari e
distruggerne le uova.
Gru |
(10 elementi): |
Strongold (Nido), 1 Ab e generale (Gru Reale), 3 Ab (Gru Reali), 6 Fl (Gru). |
---|---|---|
Pitikos |
(17 elementi): |
1 He e generale (Nicodamas), 14 Ho, 1 Sk, 1 Ar. |
|
Il poema zooepico Moscheide narra in latino maccheronico la guerra tra le mosche e le
formiche. L'autore è il frate benedettino Teofilo Folengo (nato a Mantova nel 1491 e
vissuto a Padova), che si firmava Merlini Cocai (in dialetto veneto i cocai sono i
gabbiani).
Il maggior vantaggio nel rigiocare questa battaglia è che per miniature si possono usare veri
insetti, se si ha il coraggio e tanta tanta pazienza di andare a catturarli.
Antefatti.
La città di Moschea, in Italia Meridionale, capitale del regno delle mosche, è più florida di
Milano, Firenze o Venezia grazie al commercio che svolge in tutto il mondo. Infatti le mosche si
trovano in tutto il mondo.
Il prestigio raggiunto da questi insetti è dimostrato dal fatto che ad un banchetto la mosca si
serve prima del re, dell'imperatore o del papa.
Neppure l'Impero Romano è riuscito a sottomettere Moschea ma ora è minacciata dalle formiche che
hanno già occupato Crapa, la città ricavata dal teschio di un cavallo.
Lo schieramento delle Formiche.
All'arrivo dell'esercito delle mosche, le formiche si schierano in cinque falangi una dietro
all'altra:
La prima falange è composta da 8.000 pidocchi, parte montati su locuste guidate da Fidfolgel "Furfa" re di Cutica, di fede Guelfbellina, armato di una spada ricavata dalla gamba di una cicala e con un seme di fungo come scudo.
La seconda falange è composta dalle cimici guidate da Putrifola re di Lattiera armata di pallottole di grani di cicerchia infuocati.
La terza falange è formata dalle formiche guidate dal loro re Granestore con una lancia fatta di fruscello di fieno, a cavallo di una forbicetta.
La quarta falange è formata dalle pulci giunte con 80 navi di gusci di noci. Le pulci combattono facendo alti salti e sono guidate da Caganiello re di Lasena (Ascella) e della Selva Canina.
La quinta falange è formata da altre formiche guidate dall'eroico duca Myrnuca, la cui rocca è ricavata da una noce cava.
Crapa rimane presidiata da 300 pidocchi (che non dormono e non fanno dormire gli altri) e dai ragni, parte montati su cicale, guidati dal loro grosso re Muschirur armato di mazza fatta di un rametto di Saggina. La difesa è completata da alcune bombarde che lanciano proiettili infuocati e da numerose trappole fatte di ragnatela.
Lo schieramento delle Mosche.
Le mosche ed i loro alleati pongono il campo all'interno del cranio di un bue morto e si
schierano anche loro in cinque falangi una dietro l'altra:
La prima falange è formata dalle zanzare giunte con 80 galee fatte di conchiglie, armate solo dei loro denti, parte a cavallo di lucciole, guidate dal loro re Sgnifer "Cosinus", armato di una lancia ricavata da un corno di lumaca.
La seconda falange formata è da 6-700.000 formicaleoni a piedi guidate dal loro erculeo, impetuoso e spietato re Myrpredone, armato di un giavellotto ricavato da una punta di spiga e protetto da un'ala di pipistrello.
La terza falange è formata da 100.000 mosche, parte montate su rapidi grilli, guidate dal loro re Sanguileone, a cavallo di un grillo nero, armato di una lancia ricavata da un crine di maiale, protetto da un'armatura ricavata da un cece nero, un guscio di fava come panciera e da mezzo guscio di fagiolo come scudo.
La quarta falange è formata da 600.000 tafani a cavallo di maggiolini, parte con balestre,
ed a piedi armati di picche e schioppi, guidati dall'eroico tafano Scannacavalla re di Lisea
(cognato di Sanguileone) che monta una cetonia ed ha come spada il pungiglione di una vespa che
ha ucciso in duello.
I loro bagagli sono trasportati da 30 scarafaggi muniti di sonagli.
La quinta falange è formata da 100 stendardi di moscerini, parte a cavallo di veloci
platte addestrate a mordere, armati di vinaccioli che tirano con precisione, altri a piedi
armati di picche di spighe di frumento e granelli concavi di spelta come scudi.
Sono guidate dal loro prode e crudele re Siccaborone, a cavallo di una platta, armato di una
storta ricavata da un'unghia umana, protetto da ali di parpaglione e mezza ganascia di tarlo
come scudo.
La Battaglia.
Zeus e gli dei dell'Olimpo, allarmati dal trambusto, guardano cosa stia succedendo e poi si
ritirano, timorosi di intervenire in una così grande lotta. L'unico contento è
Plutone, che allerta i suoi servitori affinché facciano spazio negli inferi, questi
già pregustano il ricco banchetto.
Il primo urto avviene tra i pidocchi e le zanzare. Fitfolgel re dei pidocchi disarciona Sgnifer
re delle zanzare, gli toglie lo stendardo ed i suoi pidocchi mettono in rotta le zanzare. Sul
terreno restano un migliaio di caduti di entrambi i campi.
Intervengono allora i formicaleoni, subito affrontati dalle cimici. Putrifola re delle cimici
lancia un grano infuocato contro Myrpredone re dei formicaleoni che riesce a evitarlo ed il
proiettile abbatte otto formicaleoni. Myrpredone ed i suoi lentamente perdono terreno.
Nella mischia entrano allora le mosche guidate da Sanguileone che uccide Fitfolgel e porta la
locusta di questo a Signifer, circondato dalle cimici. I pidocchi fuggono inseguiti.
Muovono quindi le formiche guidate da Granestore che uccide Signifer. Le mosche subiscono una
strage, sono volte in fuga ed inseguite. Sanguileone avanza verso Granestore ma per strada
affronta Purtifola in un lungo duello.
Decisi a rovesciare la situazione, avanzano i tafani guidati da Scannacavalla che viene
attaccato da Granestore. Entrambi gli eroi hanno le cavalcature abbattute. Quindi anche le pulci
guidate da Caganiello intervengono a fianco delle formiche. L'accanita mischia è simile ad una
pentola di fagioli che bolle.
I Moscerini, ultima risorsa delle mosche, entrano nel combattimento guidati da Siccaborone,
subito sfidato da Caganiello che viene ucciso causando la fuga delle cimici. Siccaborone uccide
poi Granestore mettendo in fuga le pulci ed insegue Putrifola fino a Crapa. Le pulci abbandonano
alabarde, balestre e scudi per fuggire più velocemente, in molte preferiscono morire gettandosi
nel fossato piuttosto che cadere sotto i colpi di Siccaborone e dei moscerini.
L'ultima falange delle formiche entra allora in campo guidata da Myrnuca e rovescia nuovamente la
situazione mettendo in fuga i tafani, le zanzare, le mosche e la coorte di formicaleoni.
Frattanto Siccaborone attacca Crapa da dove Muschifur tira grani di fava, merli e mattoni della
città. Siccaborone penetra da solo nella fortezza, viene chiuso dentro e catturato da una rete
di ragno, ma riesce ugualmente ad uccidere Muschifur e resiste agli attacchi dei pidocchi che
gli lanciano contro fagioli e semi aguzzi di spinaci.
La battaglia volge a favore delle formiche.
Myrnuca, ultimo capitano rimasto per le formiche, è raggiunto dai ragni ed insieme assalgono i
tafani e grazie alle efficaci ragnatele sbaragliano mosche, moscerini, zanzare e formicaleoni.
Pezzi di insetti volano ovunque e giungono fino alla tavola degli dei dell'Olimpo. Solo
Scannacavalla riesce ad aprirsi un varco e fuggire.
Sanguileone, ancora deciso a rovesciare le sorti della battaglia, assale Myrnuca che riceve una
ferita ma riesce a uccidere il suo assalitore. Anche Myrpredone allora fugge ma è raggiunto e
ucciso da Myrnuca.
Le mosche ed i loro alleati sono in piena rotta, inseguiti dai vincitori.
Infine anche Siccaborone, rimasto solo in Crapa è colpito da un grosso fagiolo e muore.
Il destino di Moschea è segnato.
Formiche |
(13 elementi): |
Strongold (Crapa), 1 He e generale (Granestore), 1 He (Myrnuca), 3 Ho (formiche), 1 Be (Muschifur), 1 Be (ragni), 1 Re (Fidfolgel), 1 Ho (pidocchi), 1 Sh (Putrifola), 1 Ho (cimici), 1 Re (Caganiello), 1 Ho (pulci). |
---|---|---|
Mosche |
(14 elementi): |
Strongold (teschio di bue),
1 He e generale (Sanguileone), 2 Ho (mosche),
1 Re (Sgnifer "Cosinus"), 1 Ho (zanzare),
1 Kn (Myrpredone), 2 Be (formicaleoni),
1 Kn (Scannacavalla), 2 Ho (tafani),
1 He (Siccaborone), 1 Ho (moscerini). |
Opzione A: |
Moltiplicare le Ho di entrambi gli eserciti per 2, per 3, per quanto si vuole | |
Opzione B: |
Gli eserciti sono espandibili a piacere tenendo conto che esistono oltre 800.000 specie diverse di insetti, delle dimensioni da 0,2 mm a 25 cm (più grandi di un colibrì). |
|
Ecco un'altra battaglia zooepica, tratta dal poema "La Moscheide, ovvero Domiziano Il Moschicida", di Giovan Battista
Lalli (1572-1637), di Norcia, che ha inoltre tradotto l'Eneide in dialetto bernesco.
L’imperatore Domiziano, punto in viso da una mosca mentre sogna l’amata Olinda, dichiara di voler sterminare questi
insetti per "Lesa Maestà" ed uccide personalmente le prime quattro (ma su 100 colpi di bastone 96 sono a vuoto).
I suoi consiglieri tentano invano di dissuaderlo ed infatti il suo decreto causa l’ilarità generale in tutto
l’impero.
Domiziano si fa costruire un balestrino lungo 5 dita, arma precisa e decorata di fini intarsi, con la quale abbatte
tutte le mosche nella stanza che non possono fuggire perché tutte le aperture sono state bloccate. Solo Morsellina
riesce a scappare per una fessura della porta, raggiunge Campo Vaccin e porta l’allarme alle mosche.
Re Raspone accoglie la dichiarazione di guerra ed invia in Puglia il corriere Orchino (a cavallo di un grillo) ad
avvisare l’alfiere Serpentino di radunare le forze.
Il valoroso Sanguillo, duca e colonnello maggiore delle mosche, sfida Domiziano a duello, e dopo fieri discorsi inizia a
colpirlo. L’imperatore è soccorso dalle proprie guardie armate di lancia, alle quali promette 1.000 talenti purché gli
portino la mosca "viva o morta", ma nella confusione solo l’abile Coradino riesce a ferirla di striscio alla testa.
Maggior successo ha una dama alla quale un drappello si avvicina incautamente fidandosi del dolce aspetto, è
interamente schiacciato.
L'esercito delle mosche marcia contro Roma:
Raspone re delle mosche è portato da quattro scudieri, ha un sottile elmo d’oro e uno scettro d’oro con il motto "Or chi non cede alla mia gloria immensa, S'a' i sommi regi ancor precedo a mensa?",
Serpentino alfiere di Puglia ha lo stendardo di una buccia di cipolla con raffigurato Atlante disturbato da una mosca, con il motto "Ferma! Io cedo, io ti confesso: Più mi sei grave tu ch'il cielo istesso",
Vincitore capitano di Sicilia con un milione di mosche e l’insegna che raffigura due mosconi che abbattono un toro con il motto "Or qua rimira, e in te ritorna, Tu che superbo al cielo ergi le corna!",
Il grosso Scannaleone d’Insubria armato d’asta conduce sette milioni di mosche delle Alpi, con l’insegna che raffigura un leone disturbato da una mosca ed il motto "Or chi non vede Il mio poter, s'anco il leon mi cede?",
Martinel di Romagna guida innumerevoli zanzare e la sua insegna raffigura il sole che tramonta accompagnato dalle mosche mentre con la notte giungono le zanzara, il motto dice "Divisum imperium",
Sanguinaccio gran capitano dei tafani guida numerosi dei suoi ed ha due insegne: una raffigura un cavallo morso al collo da una mosca ed il motto "Come animal sì fiero, Così domar Domizïano io spero", l’altra un cane che non riesce a prendere la mosca che lo disturba ed il motto "Abbaia pur se sai, Roman mastin, che perditor n'andrai".
Domiziano si arma con un ventaglio durato, utile per colpire come per parare gli attacchi delle mosche, di una frusta di
cuoio con fregio d’oro e di una mazza ferrata con cento punte, ma prima che possa indossare qualche indumento protettivo
è assalito dalle mosche che lo accecano di morsi e lo avvolgono completamente. Tra gli assalitori cadono i capitani
Sanguillo, Pizzica, Magnacascio e Magnavacca, Fasciolin, Pennacchin, Vario, Morsillo, Malandrin, Vinciguerra, Orlino,
Spacca, Mordentino, Dentale, Orso, Cangrillo ed altre mosche meno famose.
Alle grida dell’imperatore accorrono i suoi servi ma vista l’enorme quantità di mosche subito fuggono. Tornano dopo
essersi riparati il viso e armati di bastoni colpiscono l’avversario ma anche Domiziano, che tuttavia è posto in salvo.
Le mosche, essendo mezzogiorno, si dedicano sacco delle mense.
Domiziano cattura Zaramellina, le strappe le ali e la lascia affogare in un catino, dove è raggiunta dall’amante
Guastasonno che sceglie di condividerne la sorte (il tragico canto si chiude con il motto "O meraviglia! Or che
non puote Amore, S'anco alle mosche tiranneggia il core?").
L’imperatore continua spietato la caccia. Le mosche che riesce a catturare le rinchiude, impicca, brucia o getta in
pasto ai ragni, inoltre emette un decreto che condanna alla frusta chiunque distrugga una ragnatela, sorte da
infliggere anche alle scope.
Il mago arabo Alcabizio procura all’imperatore uno scudo infernale che attiri le mosche e le uccida avvelenandole, ma è
ucciso da alcuni contadini che lo fanno sbranare dai loro cani, ritenendolo responsabile del cattivo tempo. Lo scudo
infernale è preso dalla musa Aletto che lo porta a Domiziano, questo monta a cavallo ed inizia la strage. Le mosche
fuggono ma il prode Zuccarin le riporta all’attacco proponendo di combattere ad occhi chiusi, guadagnandosi il titolo
di "Gran Consigliere" e il premio di cento barili di caviale. Una mosca cavallina assale la pancia del cavallo di
Domiaziano, che cade disarcionato e deve nuovamente ritirarsi.
Le mosche e le zanzare infestano Roma per trecento giorni e Raspone chiama in suo aiuto anche il suo partente re
Grillondo con grilli alati e cornuti usciti dall’oceano che devastano le campagne.
I romani eleggono duecento capitani assegnano a ciascuno di loro duecento soldati-scopatori, fanti armati di scope e
vesti lunghe adatte a spazzare i grilli per chiuderli in gabbia mentre un milione di cinghiali è impiegato per
distruggerne le uova.
Benchè la guerra non sia finita, Raspone premia le mosche più valorose : Gelsomino è nominato colonnello per aver
morso l’imperatore in fronte, il capitano Belgatto è creato conte per aver superato le mura del giardino imperiale,
Fronzillo è nominato consigliere di stato per aver colpito l’imperatore, Falcetta, Lillo, Zerbinel, Zarapica e
Torcimondo sono nominati capitani.
Serpentino alfiere di Puglia spera di essere nominato Gran Vicerè di Puglia ma è accusato di tramare con Domiziano
dall’invidioso Trappolin. Accusato ed accusatore si scontrano a duello armati di asta di spiga di frumento, spada
d’argento, elmo e corazza di smalto, montati su un grillo, e la morte di Trappolino svela l’innocenza di Serpentino.
Frattanto Domiziona è ucciso da una congiura e la guerra ha fine.
Mosche |
(13 elementi): |
1 Fl e generale (Raspone re delle Mosche), 1 FH (Serpentino alfiere di Puglia), |
---|---|---|
Romani |
(10 elementi): |
Strongold (Giardino Imperiale), 1 He e generale (Domiziani), 1 Ma (Alcabizio), 1 Art (Scudo Infernale), 5 Bd (legionari), 1 Ho (Servi), 1 Be (Cinghiali). |
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