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LA GUERRA DEI TRENTANNI

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La Battaglia di Rocroy (19 V 1643).

Guerra dei Trentanni - Periodo Franco-Svedese.

Gli Spagnoli.
Il portoghese Francisco de Melas reggente dei Paesi Bassi schiera l'esercito spagnolo davanti a Rocroy, trascurando di erigere trinceramenti:

Sono inoltre attesi altri 4-6.000 uomini guidati da Giovanni barone di Beck. In totale sono presenti 6-8.000 cavalieri (15 reggimenti), 18.000 fanti (18 battaglioni) e 12-18 cannoni, oppure 20-23-26-27-28.000 uomini in tutto (1/3 di cavalleria).

I Francesi.
Il ventiduenne Louis II di Borbone duca d’Enghien (figlio del principe di Condè) schiera le truppe di fronte agli spagnoli:

I 6-7.000 cavalieri sono inquadrati in 24 reggimenti e 7 compagnie (32 squadroni), compresi 2.000 cavalleggeri e 1.200 dragoni "Del Cardinale". Il 60% della cavalleria fa parte di reggimenti composti da un solo squadrone.
I 15-16.000 fanti sono inquadrati in 21 reggimenti (15 battaglioni) con 15 cannoni.
È presente anche Charles II duca di Créqui. Altre fonti indicano in tutto 22-23.000 uomini o 3-4.000 meno degli avversari.

La Battaglia.
Alle tre del mattino i picchieri del reggimento di Piccardia liberano la stretta striscia di bosco dai 500 moschettieri spagnoli. Il duca d’Enghien invia il maresciallo Jean de Gassion con parte della cavalleria dell’ala sinistra contro il fianco della cavalleria di Albuquerque che si gira ad affrontare questa minaccia, è caricato frontalmente dal duca d’Enghien con il resto della cavalleria (8:00), è soccorso dalla riserva ma è egualmente sconfitto e messo in fuga.
Frattanto sull’altra ala gli spagnoli respingono la cavalleria di La Fertè, che è ferito e catturato, caricano la fanteria svizzera e la respingono prendendo i cannoni. I pezzi sono ripresi da l’Hopital ma una nuova carica della cavalleria spagnola li riprende, e da questo lato attacca la fanteria francese al centro con 30 cannoni. L’ala francese è soccorsa dalla riserva ma gli spagnoli restano in vantaggio.
Al centro i forti spagnoli, leggermente più in alto, costringono la fanteria francese alla difensiva.
Il duca d’Enghien lascia che Gassion insegua la cavalleria di Albuquerque ed attacca la fanteria spagnola sul fianco ma è respinto, allora carica i fanti tedeschi della terza linea, li respinge in disordine sui fanti valloni in seconda fila, sconfigge queste due schiere e le mette in fuga. Visto ciò, gli italiani ed un battaglione spagnolo si ritirano verso nord-est. Il duca d’Enghien disperde la cavalleria di Melas.
La fanteria spagnola, rimasta sola, si chiude in quadrato su una lieve altura, rinforzata da cannoni, sperando nell’arrivo della colonna guidata da Beck. I reggimenti Picardie e La Marine (a destra), Scozzesi e Svizzeri (al centro), Piémont e Rambures (a sinistra), preceduti dagli enfants perdue, sono respinti dal micidiale fuoco a salve a comando, effettuano altri tre attacchi congiuntamente alla cavalleria ma sono sempre respinti.
I francesi piazzano 12 cannoni. Al ritorno di Gassion e Senneterre dall’inseguimento il tercio è attaccato da tutte le parti e perde il comandante Pedro Enrico d’Azevedo de Fuentès.
Gli spagnoli propongono la resa ma prendono l’avanzata del duca d’Enghien per accettarla per un nuovo attacco ed aprono il fuoco. I francesi indignati effettuano un deciso attacco sbaragliando gli avversari che vengono massacrati nonostante gli ordini del duca d’Enghien: 4.500 spagnoli sono caduti o catturati mentre 1.500 riescono a fuggire.

Bilancio della Battaglia.
Al prezzo di 2.000-2.500 caduti ed altrettanti feriti i francesi causano agli spagnoli 7-8.000 tra morti e feriti (40.000 in altre fonti), catturano 6-7.000 prigionieri (tra i quali Andrea Montecuccoli), 18 cannoni, 170-200 tra bandiere e stendardi, la portantina di de Fuentès (ancora oggi a Parigi), numerose armi e la cassa militare.
Gli scampati spagnoli sono 7.660, dei quali solo 1.500 veterani dei tercios.
Il tercio de Nápoles ottiene il soprannome di "El Sangriento" o "Tercio de la Sangre", il tercio de Canarias è distrutto. La sconfitta mette fine al mito di invincibilità della fanteria spagnola.


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