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LA GUERRA DEI TRENTANNI

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La Battaglia di Lützen (16 XI 1632).

Guerra dei Trentanni - Periodo Svedese.

Gli Imperiali.
Wellenstein richiama velocemente Pappenheim (sera del 15) e schiera le sue truppe. Ha da tempo adottato il tipico schieramento svedese abbandonando le massicce formazioni di quadrati (che erroneamente si trovano in numerose fonti ed illustrazioni che riguardano questa battaglia):

In tutto 5.750 cavalieri e 8.150 fanti a inizio battaglia. Fonti diverse sulle forte totali, comprese quelle la cui presenza è dubbia, indicano 4.000 cavalieri e 8.000 fanti, o 6.700 cavalieri e 10.000 fanti, o 7.500 cavalieri e 8.200 fanti, o 10.000 cavalieri e 6.900 fanti, oppure 12-15-20-23-27-28-33-40.000 uomini con 21-24 cannoni pesanti e numerosi pezzi reggimentali (60-66 pezzi in tutto).
Nelle file imperiali combattono anche Silvio Piccolomini, Borso d’Este, Raimondo Montecuccoli (che guida anche la cavalleria del cugino Ernesto, assente) ed Andrea Montecuccoli.

Gli Svedesi.
Gli svedesi assumono il loro classico e collaudato schieramento:

In tutto 6.200 cavalieri (25 squadroni) e 12.800 fanti o 18-19-20.000 uomini con 20-26 cannoni pesanti e 40 leggeri (o 100 cannoni in tutto).

La Battaglia.
La battaglia inizia con uno scambio di colpi di artiglierie e moschetti mentre Gustavo Adolfo prega davanti l’esercito (8:00).
Gli Svedesi si limitano ad eseguire due finti attacchi.
Quando la nebbia si dirada (ore 10:00), la cavalleria imperiale di Holk inizia la tradizionale tattica del caracollo ma è caricata dalla cavalleria svedese guidata da Gustavo Adolfo ed è sconfitta mentre la fanteria svedese conquista i fossi e gira i cannoni sfasciando due battaglioni. La finta riserva imperiale fugge. Il reggimento di cavalleria di Lohe lascia l’ala destra imperiale per soccorrere l’ala sinistra.
Wellenstein da fuoco al villaggio di Lützen disturbando con il fumo l’ala sinistra avversaria, con la cavalleria croata tiene impegnata l’ala di Bernhard di Sassonia-Weimar, con 3 reggimenti di cavalleria soccorre la fanteria imperiale, con un feroce corpo a corpo riconquista il fosso ed i cannoni respingendo gli attaccanti, che lasciano migliaia di caduti.
Gustavo Adolfo con lo squadrone di Sondermanland (finlandesi) disperde i cavalleggeri polacchi e croati, lascia a Gustav Horn il compito di inseguirli ed interviene al centro con il reggimento Steinbock e con Franz Albrecht principe di Sassonia-Lüneburg contro i corazzieri di Ottavio Piccolomini e Raimondo Montecuccoli, ma la sua guardia è respinta, rimane isolato con pochi cavalieri della scorta ed è ucciso dal capitano dei moschettieri toscani Malenchini. È l’ultimo sovrano che muore su un campo di battaglia. La spada che portava nella sua ultima battaglia, di importazione Veneziana, è ora nel museo di Stoccolma.
Le truppe svedesi iniziano a sbandarsi ma Bernhard di Sassonia-Weimar le rianima, riconquista il fosso, le due batterie imperiali che vengono girate, e respinge i fanti imperiali in disordine. Sono colpiti anche i carri di munizioni alle spalle degli imperiali.
Contro il fianco destro svedese giungono 8 reggimenti di cavalleria guidati da Pappenheim, ai quali si uniscono i cavalieri già sconfitti. Wellenstein lancia in avanti la fanteria e gli imperiali riprendono tutte le posizioni, ma Pappenheim è ferito mortalmente da due palle di moschetto. Il reggimento di cavalleria Gotz, che ha cambiato ala all’arrivo di Pappenheim, torna all’ala sinistra accompagnato dal reggimento di Piccolomini, poi torna sull’ala destra.
La seconda linea svedese, ancora intatta, concentra il fuoco dell’artiglieria contro il centro e l’ala destra imperiale, riprende il fosso e le due batterie e rimane padrona del campo di battaglia.
La cavalleria di Poppenheim fugge mentre gli altri imperiali si ritirano su Lipsia abbandonando per strada l’artiglieria ed i carriaggi, nonostante l’arrivo delle fanterie di Poppenheim.

Bilancio della Battaglia.
Gli imperiali hanno 3-4.000 caduti o 6-12.000 tra morti e feriti, gli svedesi 1.500 caduti (o 4.500-6.000-10.000 caduti e feriti tra sassoni e svedesi).
Il generale imperiale Holk, soprannominato "Hol Kuh" (Hol Vacca), si proclama vincitore (muore di peste l’anno seguente). A Praga Wellenstein fa giustiziare 13 ufficiali e 5 soldati ritenuti responsabili della sconfitta (14 II 1633). Ottavio Piccolomini ha tre cavalli uccisi sotto di sé. Per il valore dimostrato, l’aretino Alessandro Borri è ascritto alla nobiltà boema e riceve due baronie.


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