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Gli Imperiali.
Wellenstein richiama velocemente Pappenheim (sera del 15) e schiera le sue truppe. Ha da tempo adottato il tipico schieramento
svedese abbandonando le massicce formazioni di quadrati (che erroneamente si trovano in numerose fonti ed illustrazioni che
riguardano questa battaglia):
Davanti lo schieramento c’è la strada verso Lipsia, affiancata da due fossi che vengono approfonditi e
presidiati da moschettieri con 7 cannoni.
l’ala sinistra, guidata da Holk, è appoggiata al fosso di Flossgraben, comprende i 4 reggimenti di
cavalleria di Gotz (400 corazzieri), di Goschutz (250 archibugieri) ed H.L. Westfalen (500 archibugieri) e la maggior parte dei 600
cavalleggeri croati, appoggiati da 150 moschettieri comandati appostati presso uno stagno.
In rinforzo all’ala sinistra è previsto l’arrivo di Gottfried Heinrich conte di Pappenheim (ha ricevuto l’ordine alle 2 del mattino) con 5 reggimenti di cavalleria: Bonninghausen (500 corazzieri), Sparr (300 corazzieri), Bredow (300 corazzieri), Lamboy (250 archibugieri), Merode (100 dragoni); 3 reggimenti di cavalleggeri croati (650 uomini) e 6 reggimenti di fanteria (2.700 fanti). Altre fonti indicano 5-8.000 cavalieri.
Al centro in prima fila sono schierate 5 brigate in quadrato per un totale di 5.000 uomini, forniti da sinistra a
destra dai 6 reggimenti Baden (500 uomini), Comargo (800 uomini), Grana (1.000 uomini), Waldestein (1.500 uomini), J.P. von
Breuner (500 uomini) e dal reggimento del sergente generale Rodolfo di Colloredo (700 uomini),
La seconda fila al centro comprende 2 brigate in quadrato di 1.000 uomini ciascuna, fiancheggiate da 6
compagnie di cavalleria, e la terza linea di cinque insegne di 500 fanti e 2 squadroni di cavalleria (12 squadroni), forniti dai
reggimenti di fanteria Kehraus (1.200 uomini), P.F. von Breuner (500 uomini) ed Alta-Sassonia (800 uomini), e dai reggimenti di
archibugieri a cavallo W. Westfallen (250 uomini) e Loyers (500 uomini),
L’ala destra, guidata da Wellenstein, da Mattia Galasso conte di Campo e da Dallas, è appoggiata al
villaggio di Lützen presidiato da 400 uomini, è formata dai 4 reggimenti di cavalleria di Desfours (300 corazzieri),
Holk (250 corazzieri), Trcka (100 dragoni), Piccolomini (500 corazzieri, in prevalenza maremmani) e Lohe (250 corazzieri) frammisti
a 150 moschettieri comandati e sul fronte 14 cannoni ben piazzati su un’altura presso 4 mulini a vento e comandati da Mattia de’
Medici (futuro granduca di Toscana).
la riserva è simulata schierando civili locali. Da Ellemburg è atteso l’arrivo di Hatzfeld con due
reggimenti di cavalleria (1.100 uomini), un reggimento croato (300 cavalleggeri) e 3 reggimenti di fanteria (1.720 uomini), ma non
giunge in tempo per partecipare alla battaglia.
In tutto 5.750 cavalieri e 8.150 fanti a inizio battaglia. Fonti diverse sulle forte totali, comprese quelle la cui presenza è dubbia,
indicano 4.000 cavalieri e 8.000 fanti, o 6.700 cavalieri e 10.000 fanti, o 7.500 cavalieri e 8.200 fanti, o 10.000 cavalieri e 6.900 fanti,
oppure 12-15-20-23-27-28-33-40.000 uomini con 21-24 cannoni pesanti e numerosi pezzi reggimentali (60-66 pezzi in tutto).
Nelle file imperiali combattono anche Silvio Piccolomini, Borso d’Este, Raimondo Montecuccoli (che guida anche la cavalleria del
cugino Ernesto, assente) ed Andrea Montecuccoli.
Gli Svedesi.
Gli svedesi assumono il loro classico e collaudato schieramento:
L’ala destra, guidata da Gustavo Adolfo II Vasa re di Svezia (con il tipico corsaletto in pelle d’alce, su un
cavallo bianco) e da Stalhankdske comprende 6 squadroni (1.850 cavalieri scelti svedesi e finlandesi) frammisti a 5 distaccamenti di
200 moschettieri comandati, ciascuno con 2 pezzi reggimentali, seguiti da altri 9 squadroni (1.080 cavalieri) guidati da Bulach.
Al centro la prima linea è guidata dal conte Nils Brahe e comprende 4 brigate precedute da 4 batterie
per un totale di 26 cannoni: la brigata Svedese (guidata da Kyle, 1.576 uomini), la brigata Gialla (Guardia Reale, guidata da Brahe,
1.221 uomini), la brigata Blu (Winckel, 1.110 uomini) e la brigata Verde (Leslie, 2.036 uomini) chiamata "brigata del duca Bernhard"
(perché il suo contingente è il piů numeroso).
Il reggimento Henderson (228 uomini) forma una piccola riserva.
La seconda linea al centro è guidata dal conte Knyphausen e comprende le altre 4 brigate: Bose detta
"del duca William" (1.726 uomini al soldo del duca di Sassonia), Knyphausen (1.120 uomini,), Thurn (1.252 uomini, compresi
502 al soldo dell’Assia-Cassel) e Mitzlaff (1.834 uomini).
Lo squadrone de colonnello Ohm (300 cavalieri) forma una piccola riserva.
L’ala sinistra è guidata da Bernhard di Sassonia-Weimer e da Gustav Horn conte di Bjorneborg
comprende 5 squadroni (1.550 cavalieri, compresi gli Assiani) frammisti a 5 distaccamenti di 200 moschettieri comandati, ciascuno
con 2 pezzi reggimentali, seguiti da altri 5 squadroni (1.430 cavalieri) guidati da Ernst von Anhalt.
In tutto 6.200 cavalieri (25 squadroni) e 12.800 fanti o 18-19-20.000 uomini con 20-26 cannoni pesanti e 40 leggeri (o 100 cannoni in
tutto).
La Battaglia.
La battaglia inizia con uno scambio di colpi di artiglierie e moschetti mentre Gustavo Adolfo prega davanti l’esercito (8:00).
Gli Svedesi si limitano ad eseguire due finti attacchi.
Quando la nebbia si dirada (ore 10:00), la cavalleria imperiale di Holk inizia la tradizionale tattica del caracollo ma è caricata
dalla cavalleria svedese guidata da Gustavo Adolfo ed è sconfitta mentre la fanteria svedese conquista i fossi e gira i cannoni
sfasciando due battaglioni. La finta riserva imperiale fugge. Il reggimento di cavalleria di Lohe lascia l’ala destra imperiale per
soccorrere l’ala sinistra.
Wellenstein da fuoco al villaggio di Lützen disturbando con il fumo l’ala sinistra avversaria, con la cavalleria croata tiene
impegnata l’ala di Bernhard di Sassonia-Weimar, con 3 reggimenti di cavalleria soccorre la fanteria imperiale, con un feroce corpo a
corpo riconquista il fosso ed i cannoni respingendo gli attaccanti, che lasciano migliaia di caduti.
Gustavo Adolfo con lo squadrone di Sondermanland (finlandesi) disperde i cavalleggeri polacchi e croati, lascia a Gustav Horn il
compito di inseguirli ed interviene al centro con il reggimento Steinbock e con Franz Albrecht principe di Sassonia-Lüneburg
contro i corazzieri di Ottavio Piccolomini e Raimondo Montecuccoli, ma la sua guardia è respinta, rimane isolato con pochi
cavalieri della scorta ed è ucciso dal capitano dei moschettieri toscani Malenchini. È l’ultimo sovrano che muore su
un campo di battaglia. La spada che portava nella sua ultima battaglia, di importazione Veneziana, è ora nel museo di
Stoccolma.
Le truppe svedesi iniziano a sbandarsi ma Bernhard di Sassonia-Weimar le rianima, riconquista il fosso, le due batterie imperiali che
vengono girate, e respinge i fanti imperiali in disordine. Sono colpiti anche i carri di munizioni alle spalle degli imperiali.
Contro il fianco destro svedese giungono 8 reggimenti di cavalleria guidati da Pappenheim, ai quali si uniscono i cavalieri già
sconfitti. Wellenstein lancia in avanti la fanteria e gli imperiali riprendono tutte le posizioni, ma Pappenheim è ferito
mortalmente da due palle di moschetto. Il reggimento di cavalleria Gotz, che ha cambiato ala all’arrivo di Pappenheim, torna all’ala
sinistra accompagnato dal reggimento di Piccolomini, poi torna sull’ala destra.
La seconda linea svedese, ancora intatta, concentra il fuoco dell’artiglieria contro il centro e l’ala destra imperiale, riprende il fosso e
le due batterie e rimane padrona del campo di battaglia.
La cavalleria di Poppenheim fugge mentre gli altri imperiali si ritirano su Lipsia abbandonando per strada l’artiglieria ed i carriaggi,
nonostante l’arrivo delle fanterie di Poppenheim.
Bilancio della Battaglia.
Gli imperiali hanno 3-4.000 caduti o 6-12.000 tra morti e feriti, gli svedesi 1.500 caduti (o 4.500-6.000-10.000 caduti e
feriti tra sassoni e svedesi).
Il generale imperiale Holk, soprannominato "Hol Kuh" (Hol Vacca), si proclama vincitore (muore di peste l’anno
seguente). A Praga Wellenstein fa giustiziare 13 ufficiali e 5 soldati ritenuti responsabili della sconfitta (14 II 1633).
Ottavio Piccolomini ha tre cavalli uccisi sotto di sé. Per il valore dimostrato, l’aretino Alessandro Borri è
ascritto alla nobiltà boema e riceve due baronie.
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