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LA GUERRA DEI TRENTANNI

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L'Italia e la Guerra della Reggenza di Savoia (1635-1642).

Guerra dei Trentanni.

Il Trattato di Rivoli.
Vittorio Amedeo I duca di Savoia aderisce all’alleanza anti-imperiale tra Francia e Svezia con il trattato di Rivoli (11 VII 1635).
Al trattato aderiscono Odordo Farnese duca di Parma, il duca di Mantova ed il duca di Modena, con l’approvazione del papa.

La Battaglia di Buffarola o Tornavento (22 VI 1636).
Vittorio Amedeo I guida 500 cavalieri e 5.000 fanti ai quali si uniscono 2.000 cavalieri ed 8.000 fanti francesi guidati da Carlo de Blanchefort duca di Lesfiguiéres e maresciallo di Crêqui, da Giovanni di Caylard de Saint-Bonnet maresciallo di Toiras e governatore di Casale e da Philippe de Clerembault.
Paolo Beso Ferrero-Fieschi principe di Messerano espelle il presidio spagnolo da Crevacuore (1636).
I franco-sabaudi dal campo presso Oleggio lanciano una serie di scorrerie sulla sponda dentra del Ticino, poi gettano un ponte di barche (14 VI 1636) e si fortificano presso Tornavento, attorno al Panperduto, raggiunti da Vittorio Amedeo I di Savoia da Borgo Ticino.
Diego Felipe de Guzmàn marchese di Leganés e governatore di Milano e don Martin de Galiano con 1.500-4.000 cavalieri e 7-10.000 fanti spagnoli avvicinano il campo da Abbiatagrasso a Castano Primo (21 VI) ed il giorno seguente attaccano le posizioni dei franco-sabaudi presso Lonato Pozzolo (22 VI 1636). Sono presenti il tercio de Saboya, il tercio Nuevo de Nápoles ed un contingente di cavalleria napoletana guidata dal napoletano conte Gherardo Gambacorta.
Martin de Aragona con la cavalleria disturba i francesi presso Tornavento mentre Leganés attacca i sabaudi presso Buffarola. Il maresciallo Toiras cade al forte di Fontanelle ma i francesi resistono dando il tempo ai sabaudi di passare il Ticino su un ponte di barche e soccorrerli. Dopo 15 ore di dura lotta gli spagnoli si ritirano in ordine incalzati dagli avversari, senza perdere i cannoni e senza lasciare prigionieri. Gherardo Gambacorta con i suoi compagni respinge un battaglione francese ma è colpito da due palle di moschetto. Gli spagnoli lasciano 1.500 caduti contro 4.000 francesi (3.000 totali in altre fonti).
Entrambi si dichiarano vincitori ma le gravi perdite subite dai francesi li costringono a tornare in Piemonte.

La Battaglia di Monbaldone delle Langhe (8 IX 1636).
Vittorio Amedeo I duca di Savoia ed il maresciallo di Crêqui sconfiggono gli spagnoli pur subendo gravi perdite. La fanteria spagnola è presa d'infilata dall'artiglieria nemica. Vittorio Amedeo carica a cavallo.

La Francia Perde gli Alleati Italiani.
Odoardo Farnese duca di Parma abbandona l’alleanza con la Francia (1637), passa con gli Asburgo e prende Parma.
Dopo un banchetto offerto dal maresciallo di Crêqui, muoiono Vittorio Emanuele I duca di Savoia (7 X 1637) ed il comandante della fanteria sabauda Augusto Manfredo Scaglia di Verrua. La vedova Maria Caterina di Borbone detta "Madama Reale", sorella di Luigi XIII di Borbone re di Francia, diviene reggente per il cinquenne Francesco Giancinto e dopo la sua morte (4 X 1638) del fratellino quattrenne Carlo Emanuele II.
Muore Charles de Nevers duca di Mantova (24 IX 1637) lasciando il ducato al figlio Carlo II, che ha 8 anni. La vedova Maria Gonzaga duchessa di Rethel è favorevole all'Austria ma i francesi rimangono in possesso di Casale.
Tommaso Francesco di Savoia principe di Carigliano ed il cardinale Maurizio di Savoia (Principisti), fratelli di Vittorio Emanuele I, al servizio degli Asburgo dal 1634 ed appoggiati dalla Spagna, contendono la reggenza a Maria Cristina di Borbone. I due partiti sono chiamati rispettivamente "Principisti" e "Madamisti".
Presso Crevalcuore (31 VIII 1638) ha luogo la rivincita della disfida di Barletta ed i trenta cavalieri italiani al servizio della Spagna sconfiggono nuovamente i trenta cavalieri francesi avversari.
La flotta francese sconfigge quella spagnola al largo di Genova (2 IX 1638).

La Guerra della Reggenza di Savoia (1638-1642)
Tommaso di Savoia principe di Carignano raccoglie truppe a Ivrea, assolda mercenari bavaresi ed ungheresi, invade il canavese , occupa Asti, Biella, Chiavasso e la Valle d'Aosta, frattanto a sud il cardinale Maurizio di Savoia occupa la contea di Nizza, invade il Piemonte (IX 1638), occupa Cuneo, Mondovì e Saluzzo.
Tommaso di Savoia saccheggia i dintorni di Torino (IV 1639), difesa da Madama Reale che ha inviato i quattro figli al sicuro a Chambéry. La capitale è presa di sorpresa (VII 1639) ma la guarnigione francese nella cittadella resiste. Madama Reale riesce a fuggire e raggiunge i figli a Chambéry.
I francesi guidati da Henry di Lorena conte d’Harcourt sconfiggono Tommaso di Savoia a La Rotta (10 XI 1639), bloccano la città (10 V 1640), difesa da 1.000 cavalieri e 5.000 fanti, e sono a loro volta accerchiati dagli spagnoli guidati da da Diego Felipe de Guzmàn marchese di Leganés e governatore di Milano. D’Harcourt dice che si arrenderà solo dopo che i cavalli avranno mangiato tutta l'erba intorno a Torino e gli uomini avranno mangiato tutti i cavalli. Tommaso di Savoia ed il marchese di Leganés si scambiano messaggi sparando palle di cannone, metodo chiamato "Cannone-Corriere" e con lo stesso metodo gli assedianti rivevono sale e medicinali. I francesi ottengono la resa della città (18 IX 1640).
All'epoca gli Spagnoli dispongono in Lombardia di 35.000 uomini.
Diego Felipe de Guzmàn marchese di Leganés e governatore di Milano con 20.000 spagnoli ed 800 piemontesi guidati dal cardinale Maurizio di Savoia, assedia Casale il cui presidio mantovano ammonta a un migliaio di uomini ed è rinforzato da 300 cavalieri e 200 fanti francesi guidati da La Tour. Con gli spagnoli ci sono Luis de Buenavides Carillo Toledo marchese di Caracenas ed il napoletano marchese Serra.
In soccorso giunge Henry di Lorena conte d’Harcourt con 2.300 cavalieri e 7.000 fanti, parte dei quali entra nella fortezza assediata. Con i francesi combattono Philippe d’Houdancourt conte de La Motte, i generali piemontesi Villa e Panezza. I francesi evitano le trincee tenute dai napoletani ed assaltano in un altro settore, anche se più ripido, in tre colonne. La battaglia è detta di Casale (29 IV 1640). Gli assalitori prendono le trincee sloggiando la fanteria avversaria e respingono il contrattacco della cavalleria spagnola. Gli sconfitti lasciano 3.000 caduti e feriti, 1.800 prigionieri, 18 cannoni, 24 bandiere, tutte le munizioni e gran parte dei bagagli.
Turenne, che sta riprendendosi dalle farite a Lione, riceve da Mazzarino l'ordine di ultimare la conquista del Piemonte (1 III 1641).
Turenne con 8.000 uomini investe Ivrea e lancia un assalto da 4 direzioni, appoggiato da 2 cannoni da 24 libbre (23 III). Il reggimento Gardes-Française è respinto con gravi perdite. La città è soccorsa da Tommaso di Savoia con 8.000 uomini (24 III). Il conte d'Harcourt si schiera a battaglia ed affida a Turenne 5 reggimenti di carabins (2.000 uomini) che prendono gli spagnoli sul fianco ma si disordinano. D'Harcourt con 5 reggimenti di fanteria (5.000) uomini ripristina la situazione e permette a Turenne di ripiegare. Gli spagnoli si ritirano.
Turenne riprende il riposo a Torino, poi torna con rinforzi ad Ivrea (12 V). Tommaso di Savoia attira d'Harcourt a Chiavasso, lontano dall'assedio, e Turenne respinge un attacco di 1.500 cavalieri spagnoli. D'Harcourt leva l'assedio.
Il conte d'Harcourt con 11.000 francesi blocca Cuneo (28 VII 1641), difesa da 1.500 piemontesi e spagnoli guidati dal conte di Vivalda. Gli assedianti piazzano due batterie ma i difensori con una sortita le distruggono. I francesi prendono una controscarpa ma i difensori fingono di averla minata incendiano alcuni barili, li inducono ad abbandonarla e la rioccupano. Gli assediani proseguono la guerra di mina ed aprono una breccia (IX). I 600 difensori rimasti, a corto di viveri, consegnano la città (16 IX 1641).
La pace di Torino stabilisce la co-reggenza tra i fratelli e la cognata (14 VII 1642) ed obbliga la Francia a restituire le piazze occupate (l’ultima torna sabauda nel 1645).


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