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LA GUERRA DEI TRENTANNI

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L'Italia e la Guerra di Castro (1642-1645).

Guerra dei Trentanni.

Il Ducato di Castro.
Alla morte di Francesco Maria II della Rovere duca d’Urbino (20 IV 1641) i suoi dominî sono incorporati nello Stato Pontificio da papa Urbano VII (Maffeo Barberini) che fa occupare il ducato di Castro e di Ronciglione ai suoi nipoti Teddeo e cardinale Antonio Barberini.
Dopo inutili trattative il papa scomunica Odoardo Farnese duca di Parma (I 1642) che riveve aiuti polici ed economici dalla Francia, da Ferdinando II de’ Medici granduca di Toscana, da Francesco I d’Este duca di Modena (1642) e dalla repubblica di Venezia.
Urbano VII ottiene il permesso di far transitare le truppe per il ducato di Modena (26 VII 1642), dichiara guerra al duca di Parma (11 VIII 1642) e nomina maestro di campo generale Luigi Maffei, che in Romangna dispone di 8.000 uomini (elevati sulla carta a 20.000). Il conflitto è chiamato "Guerra di Castro" o "Guerra Barberina".
Toscana, Venezia e Modena formano la Lega dei Principi (VIII 1642). Il duca di Modena richiama dalla Germania Raimondo Montecuccoli.
Odoardo Farnese con 3.000 cavalieri invade la Romagna, respinge i pontifici, occupa Forli, Faenza e giunge sul lago di Trasimeno (IX 1642).
Si aprono trattative di pace ad Orvieto, mediate dalla Francia, ma il trattato è subito rotto dal papa.
Sul fronte italiano sono impiegati 60.000 italiani, tedeschi e francesi. Lo stato Pontificio è devastato.

Lo Scontro di Codigoro.
Pontifici e Veneziani frattanto si fronteggiano sulle due rive del Po di Volano. Presso Ferrara ha luogo il piccolo scontro di Codigoro (4 VII 1642). I veneziani sono guidati dal provveditore Niccolò Dolfin, che dispone di 100 cavalieri, 760 fanti, 60 guastatori e 2 cannoni. I Pontifici sono guidati da Federico Conti ed ammontano ad 800 cavalleggeri e 600 fanti. I veneziani attaccano in tre colonne ma dopo due ore di combattimenti sono respinti. I pontifici saccheggiano ed incendiano Codigoro.

La Guerra di Nonantola.
La cittadina di Nonantola è assediata da 12.000 pontifici guidati da Gonzaga, Achille d'Estampes de Valençay e dal cardinale Antonio Barberini legato pontificio.
Raimondo Montecuccoli dispone di 4.000 uomini, con il colonnello Panzetti a capo della cavalleria.
Montecuccoli attacca gli assedianti e dopo breve combattimento li mette in fuga (18 IV 1643). Gonzaga, prima ferito, è poi ucciso da un colpo di cannone assieme al suo confessore. Achille d'Estampes de Valençay ed il cardinale Barberini riescono a fuggire.
Montecuccoli è ferito presso Bassano mentre assale la retroguardia pontificia. Gli sconfitti si disperdono lasciando 200 caduti pontifici, 600 caduti estensi e 200 prigionieri. Gli estensi lasciano 25-30 caduti.
L’episodio è chiamato "Guerra di Nonantola".

Lo Scontro di Pitigliano.
I pontifici pongono l’assedio alla cittadina Medicea di Pitigliano (15 X 1643) con 800 cavalieri e 4.000 fanti guidati da Cesare degli Oddi.
Il principe Mattia de’ Medici, già a Lutzen, guida l’esercito del granducato per il fratello Ferdinando II de’ Medici, ed invia in soccorso 2.000 fanti e 7 compagnie di cavalieri, che prendono un palazzotto nei pressi della cittadina assediata (23 X), facendo 150 prigionieri, lo riperdono nella notte e lo riconquistano al mattino seguente.
I pontifici attaccano con la cavalleria al centro, appoggiata da due cannoni, e la fanteria alle ali (24 X). Strozzi contrattacca il centro avversario con la cavalleria seguita dalla fanteria. I pontifici sono sbaragliati e lasciano 400 caduti, 648 prigionieri, 6 cannoni, petardi, munizioni e bagagli. La battaglia è detta anche di Mongiovino.

La Pace di Venezia.
La pace di Venezia-Ferrara (31 III 1644), mediata dalla Francia decreta lo "Status Quo Ante". Odoardo Farnese riottiene il ducato di Castro ed il papa gli toglie la scomunica. Il conflitto è chiamato anche Guerra Barberina o Guerra di Parma mentre in una lettera imperiale è definito "dieses Welsche Unwesen" (Un Terribile Affare di Stato); di fatto ha impedito alla Francia di unire i suoi possibili alleati contro gli Asburgo.
Urbano VII muore poco dopo (29 VII 1644); il successore Innocenzo X Pamfili è filo-spagnolo nonché nemico personale del cardinale Mazzarino.

La Battaglia della Mora (19 X 1645).
In Piemonte Tommaso di Savoia prende la rocca di Vigevano. Gli spagnoli (c’è anche Fernando Ravanal) si trincerano sul fiume Mora, presso Novara, per separarlo dal corpo francese del conte Du Plessis, che è trattenuto da un corpo spagnolo, compreso il tercio de Saboya.
Tommaso di Savoia fa attraversare il fiume da un distaccamento ed attacca, trovando una difesa accanita. La battaglia diviene generale. Dopo alcune ore gli spagnoli devono abbandonare la riva del fiume ed il campo lasciando 4.000 caduti, molti feriti e numerosi prigionieri contro lievi perdite da parte sabauda.


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