Indice |
| Regolamenti |
Bibliografia | ||
Ultime Modifiche | Link |
LA DISPOSIZIONE DI MARCIA FRANCESE.
Carlo VIII di Valois re di Francia, di ritorno in patria dopo aver occupato
il Napoletano, supera il passo della Cisa, scende nella valle del Taro e
presso Fornovo trova l’esercito della Lega di Venezia deciso a dargli
battaglia.
L’avanguardia francese è guidata dal maresciallo Pierre
de Rohan sire di Giè ed è composta da 270 lance d’ordinanza
(unità amministrative di sei uomini: un cavaliere, due arcieri a cavallo e
tre non combattenti), da 80 uomini d’arme italiani (unità amministrative
impegate nelle condotte rinascimentali italiane composte da quattro uomini: due
cavalieri e due non combattenti) guidati dal fuoriuscito milanese Gian Giacomo
Trivulzio, seguiti da 3.000 picchieri mercenari Svizzeri, con vestiti variopinti e
cappelli piumati, schierati in quadrato, appoggiati da archibugieri e da alcune
colubrine.
Il centro è guidato da Carlo VIII con la guardia reale
formata dagli Arcieri Scozzesi (in pratica dei cavalieri pesanti) e da due bande
di "Gentiluomini dal Becco di Corvo" (La banda è formata da un centinaio
di cavalieri provenienti dalle famiglie nobili che possono così dimostrare il
loro valore al re o, all’occorrenza, servire da ostaggi. Il nome è dovuto al
tipo di elmo. Ciascuno ha due arcieri a cavallo al seguito). Il corpo comprende 250
lance d’ordinanza ed i balestrieri Francesi a cavallo.
La retroguardia è guidata da Louis II de la Trémoille detto "Le Chavalier Sans Reproche” (Il Cavaliere Senza Macchia) ed è composta da 300 lance d’ordinanza.
A destra, presso il Taro, la colonna è fiancheggiata da
14 grossi cannoni, 28 cannoni medi e 18 pezzi minori serviti da 1.000 artiglieri.
I moderni cannoni francesi sono montati su affusti, trainati da cavalli
(invece che da buoi) e sparano palle in ferro (invece che in pietra).
A sinistra della retroguardia, lungo le falde del monte, avanzano
un migliaio tra somieri e conducenti con le salmerie ed il bottino della campagna
(tappeti, quadri, libri, mobili, porfidi, marmi, piante).
Per i Francesi combattono anche i condottieri italiani Paolo Vitelli, Francesco Secco
(settantaduenne), Ferrante d’Este (figlio di Ercole I d’Este duca di Ferrara), Battista
Fregoso, Camillo Secco e Teodoro Trivulzio conte di Musocco (figlio di Gian Giacomo
Trivulzio), investito cavaliere dal re prima della battaglia.
L’esercito, in tutto circa 9-10.000 uomini, passa il Taro sfilando lungo la
riva sinistra.
LO SCHIERAMENTO DELLA LEGA DI VENEZIA.
Giovanni Francesco III Gonzaga marchese di Mantova guida l’esercito della
Lega di Venezia, alla quale hanno aderito la repubblica di Venezia,
Ludovico Sforza duca di Milano detto "Il Moro", il papa, Ferdinando "Il
Cattolico" re di Castiglia e Massimiliano I d’Asburgo re dei Romani.
L’ala destra, che ha il compito di bloccare l’avanguardia
francese, è guidata da Gianfrancesco Sanseverino conte di Caiazzo, al soldo di
Ludovico "Il Moro", ed è composta da 400 uomini d’arme, 1.700 fanti
Ducali, 300 fanti Tedeschi e l’artiglieria.
Contro il centro della colonna francese, con l’intenzione di
spingerla contro il fianco del monte e disordinarla, muove lo stesso marchese di
Mantova con 5-600 uomini d’arme personali, 5-600 balestrieri montati
e 5.000 fanti Veneziani.
L’ala sinistra è inviata contro la retroguardia francese,
è guidata da Bernardino Fortebraccio, comandante delle forze di Venezia, ed
è formata da 350 uomini d’arme. I cavalleggeri, 600 balestrieri a
cavallo e 800 stradioti (cavalleggeri Dalmati o Albanesi armati di giavellotti
o balestre impiegati dalla repubblica di Venezia contro i Turchi, poi introdotti anche
nelle guerre d’Italia), devono aggirare la retroguardia avversaria per colpirne il
fianco sinistro.
In seconda linea si trovano Annibale Bentivoglio con 200
lance (all’ala destra), Antonio da Montefeltro con 490 lance (al centro)
e 250 lance colleonesche (all’ala sinistra). Le lance italiane sono
composte da quattro uomini: due cavalieri, armati meno pesantemente degli
uomini d’arme, e due non combattenti.
Il campo viene presidiato da 300 lance e 1.000 fanti
scelti veneziani.
Sono in arrivo (e non prendono parte alla battaglia)
l’artiglieria pesante veneziana, 1.000 cernite Friulane guidate da Nicolò
Savorgnan ed altre 3.000 cernite Veneziane. Le cernite sono fanti
raccolti dalla repubblica di Venezia nei propri territori, scarsamente addestrati
(il nome viene da cernere, scegliere).
Al soldo della Lega combattono inoltre Luigi della Torre e
Ludovico "Pico" della Mirandola. L’esercito al completo ammonta a
2.200-2.500 uomini d’arme, 2.000 cavalleggeri, 8.000 fanti
professionisti e 4.000 cernite, per un totale di circa 26.000
uomini, 5.000 al soldo di Milano e gli altri di Venezia.
Il buon piano ha due grosse pecche; non tiene conto delle recenti piogge che
hanno ingrossato il Taro e coinvolge da subito i principali comandanti,
impedendo loro di controllare l’andamento generale della battaglia.
LA BATTAGLIA.
L’attacco dell’esercito della Lega inizia a metà pomeriggio.
L’artiglieria francese ottiene scarsi risultati, a causa del terreno bagnato
(sembra che in tutto i 42 cannoni abbiano causato la perdita di 10 uomini
!) e viene attaccata da 300 fanti italiani e 300 tedeschi del Caiazzo,
subito respinti dagli Svizzeri. Il resto della fanteria, armata di picche,
partigiane e balestre, è affrontata dal quadrato svizzero dal quale escono
alcuni uomini armati di spadone a due mani con il quale tagliano le picche
italiane. L’avanguardia francese mette in fuga il corpo del conte di
Caiazzo.
Gli stradioti riescono ad aggirare i francesi, ma dopo un primo
scontro preferiscono saccheggiare i carriaggi.
Il Gonzaga ha perso tempo per guadare il Taro più a monte trovandosi più
vicino a Fortebraccio ma con il fianco destro scoperto, inoltre anche i
suoi cavalleggeri e parte dei fanti si gettano sui bagagli. Dopo appena
un’ora di combattimenti Gonzaga è sconfitto. I Francesi, temendo la
superiorità numerica della Lega, non insistono nell’inseguimento e si
limitano a respingere gli ultimi attacchi avversari guidati dal conte di
Pittigliano.
Alcuni cavalieri della Lega cercando un guado per ritirarsi sorprendono il
re isolato, ma questi è subito soccorso dai Gentiluomini a Becco di Passero
e da altri cavalieri che respingono gli attaccanti. Le riserve della Lega
non intervengono perché Rodolfo Gonzaga, zio di Francesco, che aveva il
compito di chiamarle, è caduto all’inizio dell’attacco.
Il giorno seguente passa in trattative e con l’oscurità i francesi
abbandonano il campo di battaglia verso Parma.
BILANCIO DELLA BATTAGLIA.
Entrambi gli eserciti si dichiarano vincitori. La Lega resta padrona del
campo, ha preso più prigionieri, le selmerie e i padiglioni del re
(compreso il suo taccuino pornografico), ma lascia 1.500-2.500 caduti, tra
i quali i condottieri Rodolfo Gonzaga, Ranuccio Farnese, Giovanni
Piccinino, Galeazzo da Correggio, Roberto Strozzi, Alessandro Beroaldi e
Bernandino da Montone, contro appena 1.000 caduti francesi, inoltre ha
fallito l’obiettivo principale, cioè fermare i francesi e il re.
REGOLAMENTO: Armati.
SCALA EFFETTIVI: Circa 1.000 uomini per cavalleria, 2.000 per FT,
500 per LHI e 250 per SI.
REGOLE ADDIZIONALI.
CONDIZIONI DI VITTORIA: La Lega di Venezia deve vincere entro il turno 10, altrimenti la vittoria va ai Francesi.
GUADO DEL TARO: Lungo il corso del Taro sono disposte 12 carte capovolte, 6 delle quali rappresentano i guadi. Quando un’unità giunge a contatto con una carta può voltarla e scoprire se quel punto è guadabile (per tutta l'unità anche se è in linea).
RISERVE DELLA LEGA DI VENEZIA: Le unità di riserva della Lega di Venezia (2 MA) sono schierate normalmente ma intervengono solo se a inizio turno il giocatore ottiene con 1D6 risultato inferiore al numero di turno (es. al turno 3 deve ottenere 1 o 2).
CARIAGGI FRANCESI: I cariaggi francesi inducono alla Carica Obbligatoria qualsiasi unità della Lega di Venezia.
ARTIGLIERIE: Il terreno, ammorbidito dalle recenti pioggie, riduce i rimbalzi delle palle dei cannoni che quindi applicano un fattore -1 al tiro.
FRANCESI Carlo VIII di Valois re di Francia (CR=H4,L3. BP=4. Init=5.) Unità | Descrizione | FV | Prot. | Armi | Mov. | BP
| Avanguardia
| 1 HC | Lance Francesi | 5[2]0 | +2 | lance | 15" | 3
| 1 SI | Francesi | 2[1]1 | +2 | balestre D=18" | 9" | 1
| 2 FT | Svizzeri | 8[5]1 | +1 | picche | 6" | 4
| 1 SI | Svizzeri | 2[1]1 | +2 | archibugi D=12" | 9" | 1
| 1 ART | Colubrine | 2[0]0 | +1 | D=15"(+1)-30" | - | 2
| Corpo | di Battaglia 1 KN | Lance Francesi | 6[2]0 | +3 | lance | 12" | 3
| 1 KN | Scozzesi | 6[2]0 | +3 | lance | 12" | 3
| 1 HC | Gentiluomini | 5[2]0 | +2 | varie | 15" | 3
| 1 LC | Cavalleggeri | 1[0]0 | +1 | balestre D=18" | 18" | 2
| 1 SI | Francesi | 2[1]1 | +2 | balestre D=18" | 9" | 1
| 1 ART | Cannoni | 2[0]0 | +1 | D=18"(+1)-36" | - | 2
| Retroguardia
| 1 KN | Lance Francesi | 6[2]0 | +3 | lance | 12" | 3
| 1 FT | Francesi | 6[3]0 | +1 | picche | 6" | 4
| |
---|
LEGA DI VENEZIA Giovanni Francesco III Gonzaga marchese di Mantova (CR=H4,L3. BP=4. Init=5.) Unità | Descrizione | FV | Prot. | Armi | Mov. | BP
| Corpi | di Battaglia 3 KN | Uomini d’Arme | 6[2]0 | +3 | varie | 12" | 3
| 1 MA | Uomini d’Arme | 5[1]0 | +2 | varie | 15" | 3
| 1 LH | Stradioti | 2[0]0 | +1 | giavellotti | 12" | 3
| 1 LC | Cavalleggeri | 1[0]0 | +1 | balestre D=18" | 18" | 2
| 4 FT | Milizie | 6[0]1 | +1 | lance | 6" | 4
| 2 SI | Balestrieri | 2[1]1 | +2 | balestre D=18" | 9" | 1
| 1 ART | Colubrine | 2[0]0 | +1 | D=15"(+1)-30" | - | 2
| Riserva
| 2 MA | Uomini d’Arme | 5[1]0 | +2 | varie | 15" | 3
| |
---|
GIOCATORI: Alessandro e Franco (Francesi),
Rodolfo e Stefano (Lega di Venezia).
MINIATURE: 25 mm, formato delle unità Standard.
Ci siamo schierati come da regolamento, di nascosto uno dall’altro. Il
Francese, potendo mantenere una tattica difensiva, ha adottato lo
schieramento simile a quello storico. L’avanguardia è più articolata (H2,
L1), seguita dal grosso con le unità pesanti coperte da quelle leggere (H1,
L1) e dalla retroguardia (H1).
Più ragionato è lo schieramento della Lega di Venezia, che raggruppa
sull’ala destra le unità di cavalleria più forti e all’ala sinistra i
cavalleggeri, con il compito di aggirare il fianco sinistro avversario.
I due eserciti sono molto dissimili, più "moderno" il Francese, con i forti
picchieri svizzeri ed un notevole volume di fuoco tra cannoni, archibugi,
balestre ed archi, più medioevale quello della Lega di Venezia, penalizzato
dalle regole addizionali e avvantaggiato solo dal numero.
L’obbligo di vincere in dieci mosse costringe i Veneto-Ducali ad attaccare a
testa bassa, ed anche se i guadi sono presto trovati le unità sono
rallentate nell’attraversamento del Taro (-3") e dalle fanterie al seguito,
subendo il tiro dell’avversario. Le unità leggere della Lega sono presto
eliminate, poi cadono i primi fanti e cavalieri.
Solo i cavalleggeri dell’ala sinistra passano velocemente il ponte cercando
di aggirare l’ala avversaria priva di tiratori, ma i Francesi riescono a
pararsi loro davanti costringendoli a ripiegare altrettanto rapidamente e
limitarsi al tiro dalla distanza (è stato fondamentale per i Francesi
vincere l’iniziativa).
I Veneto-Ducali continuano ad avanzare sotto il tiro avversario, perdendo
l’unità di uomini d’arme al centro (1° BP). La risposta è limitata al tiro
delle colubrine, che riescono ad eliminare qualche arciere scozzese della
guardia reale.
I cavalieri dell’ala destra passano il Taro, disperdono i balestrieri e gli
archibugieri, che gli hanno causato solo lievi perdite, e caricano il
quadrato dei picchieri svizzeri, la più forte unità in campo, che infatti
resiste all’impeto.
Le fanterie Veneto-Ducali avanzano lentamente e quelle centrali sono
eliminate una ad una dall’intenso tiro avversario (2° e 3° BP), debolmente
contrastato dalle colubrine. Dopo ripetuti solleciti, le riserve della Lega
iniziano ad avanzare per sostenere i propri alleati (è il IV° turno).
Frattanto prosegue bilanciata la mischia contro gli Svizzeri, che resistono
eroicamente al pericoloso avvolgimento dei più numerosi cavalieri
Veneto-Ducali sostenuti dall’intervento personale del Gonzaga. Ed è invece
la cavalleria dell’avanguardia francese (compresi gli italiani del
Trivulzio) a caricare sul fianco i cavalieri avversari sbaragliandoli (4°
e 5° BP). Sul terreno rimane lo stesso Gonzaga (6° BP) e metà degli
Svizzeri.
Risultato finale : Lega di Venezia sei unità chiave perdute (Gonzaga
compreso), Francesi una (gli Svizzeri).
Si torna a casa (con tutti i bagagli).
Indice | Regolamenti | Bibliografia | Inizio Pagina |