NAPOLEONE IV
Il Piccolo Principe.
La resa di Napoleone III al re di Prussia, a Sedan (2 IX 1870), determina la fine del secondo impero.
L'imperatrice Eugenia Maria di Montijo si rifugia in Inghilterra, dove già c'è suo figlio quattordicenne
Eugène Louis Jean Joseph Bonaparte (è nato a Parigi il 16 III 1856). Napoleone II li raggiunge al castello di
Chislehurst, nel Kent (20 III 1871), e complotta per riprendersi la corona imperiale ma muore di malattie due anni
dopo (9 I 1873).
Il partito Bonapartista in Francia dispone di una trentina di deputati (1871), che salgono a 76 (1876) e 104 (1877),
togliendo voti al partito regio. Eugène Bonaparte frattanto studia alla scuola militare di Woolwich (1872-1875). I
bonapartisti lo chiamano "Napoleone IV" o "Principe Imperiale", ma tra i francesi è noto sprattutto per le parole di
una canzone che dice "L'Empereur, sa Femme et le Petit Prince".
Alla Ricerca di Una Guerra.
Maxime du Camp ha frequenti colloqui con Eugène Bonaparte e riporta alcune sue frasi. Il giovane afferma di essere
destinato ad un grande ruolo politico, espone i suoi proggetti per una Francia federale e dichiara che "La guerra ha la sua
utilità, impedisce alle nazioni di diventare mediocri".
Eugène Bonaparte intende prima di tutto farsi conoscere dai francesi e chiede inutilmente al governo della repubblica
il permesso di andare a combattere nel Tonchino (1878).
L'occasione successiva si presenta con l'annessione della Bosnia-Erzegovina da parte dell'Impero Austro-Ungarico, ma la madre
Eugenia gli ricorda che è il figlio del vincitore di Solferino e che potrebbe trovarsi a combattere contro i turchi,
alleati alla Francia. Eugène Bonaparte scrive egualmente a Francesco Giuseppe offrendo il suoi servizi, ma
l'Imperatore d'Austria declina l'offerta.
Nel Sudafrica gli inglesi subiscono il massacro di Isandlawna (22 I 1879), ad opera degli zulù di re Cetywayo,
perdendo 500 soldati britannici del 24o reggimento di fanteria e 600 ausiliari indigeni. I vincitori catturano i cannoni,
un migliaio di fucili ed un centinaio di carri di viveri e munizioni. Gli inglesi approntano un corpo di spedizione di
10.000 uomini. Eugène Bonaparte si dà da fare ed ottiene l'autorizzazione da partire per l'Africa, non come
ufficiale britannico ma come osservatore, affiancato non ad un'unità combattente bensì allo stato
maggiore.
Eugène Bonaparte scrive un testamento politico ai suoi partigiani in Francia, dichiarando di voler continuare
l'opera di Napoleone I e Napoleone III, e s'imbarca sul "Danube" (28 II 1879).
La Battaglia Inattesa.
Dopo essere sbarcato a Durban (1 IV), Eugène Bonaparte è provvisoriamente assegnato ad una batteria
d'artiglieria, poi è nominato aiutante del colonnello Harrison, incaricato dei rilievi topografici, e si mette
in marcia con l'esercito (25 IV).
Eugène Bonaparte è al seguito di una trentina di esploratori veterani con i quali penetra profondamente nel
territorio zulù (18-20 V). In un'occasione il principe carica una sessantina di zulù, dimostrando di possedere
il consueto impeto francese. Tornato al campo; un ufficiale britannico gli domanda se ancora non si sia fatto uccidere;
Eugène Bonaparte risponde che preferisce essere colpito da una zagaglia che da una pallottala sparata chissà
da dove, almeno dimostrerebbe che ha affronatato il nemico.
L'avanzata britannica procede. Eugène Bonaparte è inviato con una pattuglia guidata dal tenente Carey ad
esplorare una zona ritenuta sgombra, sulla riva sinistra del Blood, per cercare un luogo adatto dove la II divisione possa
accamparsi. La pattuglia comprende un sergente, 5 soldati europei ed una guida africana, tutti senza carabine (1 VI 1879).
Nessuno è incaricato di precedere o fiancheggiare il gruppetto; è un semplice spostamento di routine.
Verso le 16:00 il cielo comincia ad imbrunire (nell'emisfero meridionale è inverno). La guida africana avvista una
banda di zulù e dà l'allarme. Il tenente Carey grida "Si Salvi chi Può!". I soldati saltano sui cavalli
e fuggono mentre gli zulù aprono il fuoco. La guida africana è uccisa. Un soldato è disarcionato dal
cavallo ed è ucciso da un colpo di zagaglia. Il tenente e gli altri soldati riescono a fuggire. Eugène
Bonaparte cerca di salire a cavallo ma la staffa si rompe; cade, si sloga la spalla e perde la spada, il suo cavallo
fugge.
Il principe affronta una trentina di zulù armato solo di pistola, resiste a 17 ferite di zagaglia ma
dopo un minuto di lotta è ucciso, appena ventiduenne. La sua morte è in seguito raccontata da 7 degli
zulù presenti, catturati ed interrogati dai britannici, che affermano "Somigliava ad un Leone".
Il suo corpo è inumato a Londra (12 VII).