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LA GUERRA DI INDIPENDENZA MESSICANA

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José María Morelos y Pavón “Caudillo de la Independencia” (1810-1815)

Guerra d'Indipendenza Messicana.

L’Ejército Morelista.
Il sacerdote meticcio José Maria Morelos y Pavón, già alunno di Hidalgo nel collegio di San Nicolás (1799), riceve l’appoggio dell’associazione massonica Los Guadalupe e l’incarico di organizzare l’insurrezione nel sud del paese (20 X 1810).
A Carácuaro forma la sua prima banda, con 25 uomini (25 X). A Tecpan (7 XI 1810) si uniscono a lui Juan José Galeana, suo figlio Antonio e Pablo Galeana con il un piccolo cannone chiamato “El Niño”, acquistato da una nave inglese, il primo pezzo d’artiglieria di Morelos, ed Hermenegildo Galeana detto “Tata Gildo” (frase affettuosa per Fratello Hermenegildo). Dagli Stati Uniti giungono armi e pochi volontari.
Le sue truppe salgono a 3.000 uomini. Chiamate morelista, sono meno numerose di quelle di Hidalgo ma più disciplinate, innalzano la bandiera bianca ed azzurra (i colori di Moctezuma), sfruttano la mobilità, si disperdono per estendere la guerriglia e si radunano per investire le principali piazze o affrontare l’esercito realista.
Le bande sono chiamate gavillas de bandidos o gavillas de bandoleros

La Prima Campagna di Morelos - Los Bravos.
Gli uomini di “Tata Gildo” si distinguono a El Valdero (13 XI 1810), dove “El Niño” fa strage dei realisti guidati da Luis Calatayud. È la prima vittoria di Morelos, che poi è attaccato da Francisco París a Llano Grande (8 XII), lo respinge, si ritira coperto a Avila, che sostiene un altro combattimento a La Sabana (13 XII).
Gli insorti avanzano contro Acapulco. Julián ávila Camacho sconfigge i realisti guidati da Francisco Paris presso il ranch di Tres Palos (13 I 1811). Morelos investe Furte de San Diego (7 II), ma è respinto con gravi perdite e deve limitarsi a bombardare il porto. Il secondo tentativo (14 II) deve essere interrotto dopo 9 giorni per l’arrivo di un esercito realista che lo obbliga ad abbandonare parte dell’artiglieria.
Al campo de Los Coyotes i realisti bloccano un gruppo di ribelli guidato dal colonnello Hernández, che è malato. Dopo sei giorni Hermenegildo Galeana prende il comando ed effettua una sortita salvando quasi tutti gli uomini (29 III 1811). Grazie a questa azione Hermenegildo Galeana è nominato luogotenente da Morelos (13 V), che raduna altre truppe tra i quali Leonardo Bravo con i suoi cinque figli chiamati “Los Bravos” (Miguel, Máximo, Juan, Nicolás e Victor, mentre Casimiro rimane neutrale), Vincente Guerrero (26 V) e Mariano Matamoros y Guridi u Orive (18 XII). Francisco Ayala, capitano della milizia privata di La Acordada, si unisce ai ribelli per sfuggire alla caccia dei realisti, che l’hanno confuso con il ribelle Ignacio Ayala.
Morelos occupa Chilpancingo (24 V), Tixtla (26 V), sconfigge i realisti guidati da Fuentes (16 VIII), si impossessa di Chilapa e Tlapa (XI). Valerio Trujano si unisce a Morelos con 17 uomini (IX 1811).
Il capitano di marina Rosendo Porlier, che guida due battaglioni formati da marinai sbarcati dalle navi a Veracruz, dà la caccia ai guerriglieri sui Cerros de Toluca (fine 1811). Al Cerró del Calvario (chiamato poi Cerro de Oviedo, odierno parco Matlatzinca) attacca un grosso gruppo di indigeni, contadini e minatori guidati da José María Oviedo, che dopo dura lotta riesce a fuggire verso Tenango ma lascia un centinaio di prigionieri. I ribelli sono condotti a Tenago (per l’odierna Calle de Victimas) e fucilati (nell’odierna Plaza de los Mártires).

La Infiel y Criminal Villa.
Dopo la cattura di Hidalgo, Ignacio López Rayón con un’abile ritirata da Saltillo a Zitácuaro salva i 3.500 insorti rimasti, sconfigge i realisti presso Zitácuaro (22 VI) ed installa in questa città una Junta Nacional (19 VIII 1811). A lui si unisce José María Liceaga.
Il generale Felix María Calleja del Rey scrive al viceré un Reglamento in 14 punti con i suggerimenti per contrastare la guerriglia dei ribelli (VI 1811): difesa regionale autonoma organizzata su compagnie urbane di vecinos honorado in ogni cittadina, con addestramenti settimanali, e l'obbligo di tenere armati in base alle dimensioni alle haciendas (50-30 uomini) ed ai renchos (6-8 uomini), con il compito di pattugliare le strade, guidati da un comandante de armas nominato dal generale di divisione. Le truppe regolari vanno disposte in modo da supportare le bande regionali. Il possesso illegale di armi deve essere punito con la deportazione. Il vicerè adotta con successo parte dei suggerimenti in alcune zone, emana un decreto sulle modalità per eseguire le condanne a morte in modo che vi assista più gente possibile (IX 1811) ed intuisce a Città del Messico una nuova forza di polizia chiamata junta de Policí y Traquilidad (fine 1811).
Calleja scrive al viceré che la ribellione è lontana dall'essere repressa, come un'idra alla quale rispuntano le teste (20 VIII 1811), investe Zitácuaro difesa da 600 uomini e numerosi indios, la prende (1 I 1812), dichiara che “Esta infiel y criminal villa” debba essere “arrazada, incendiada y destruida” (5 I 1812) ed entra in trionfo a Città del Messico.

Seconda Campagna di Morelos.
Morelos lascia parte delle truppe a bloccare Acapulco ed avanza verso la capitale in tre colonne, una affidata a Miguel Bravo ed a Valerio Trujillo (verso Oaxaca), una ad Hermenegildo Galeana (verso Toluca). La colonna di Morelos investe e prende Puebla (10 XII 1811) poi anche Taxco.
I realisti guidati da Francisco Garrote sorprendono i ribelli di Hermenegildo Galeana mentre si lavano nel fiume presso Chichihualco. I neri non hanno tempo di vestirsi e combattono nubi (parecían demonios) ed i realisti sono messi in fuga lasciando 100 prigionieri e 100 fucili. Bloccato a Tixtla dai realisti, Hermenegildo Galeana fa suonare le campane facendo credere che arrivi Morelos, rianima i suoi e costringe gli avversari a levare l’assedio abbandonando 8 cannoni, 200 fucili e 600 prigionieri.
Hermenegildo Galeana si scontra il brigadiere Rosendo Porlier a Tecualoya, perde José María Oviedo ed un cannone ma entrambi reclamano la vittoria. Poi si unisce a Morelos che sconfigge Porlier a Tenancingo (23 I 1812) dove si distinguono Nicolás Bravo, ed il colonnello Mariano Matamoros, che recupera il cannone che Geleana ha perduto a Tecualoya.

L’Assedio di Cuautla.
L’indisciplina dei comandanti costringe Morelos a ritirarsi a Cuautla de Amilpas, dove dispone di 1.000 fanti e 2.000 cavalieri ai quali si unisce un altro migliaio di volontari. Juan Nepomuceno Almonte, figlio di Morelos, guida una compagnia di ragazzi chiamata “Los Emulantes”. Un’altra fonte indica 5-6.000 difensori in tutto.
I conventi di San Diego e di Santo Domingo, e l’hacienda di Buena Vista sono incorporati nelle difese ed affidati rispettivamente ad Hermenegildo Galeana, Leonardo Bravo e Mariano Matamoros. La cittadina è circondata da alberi, canneti e piantagioni di banane. Sono presenti anche Nicolás e Miguel Bravo.
Félix María Calleja si accampa nella vicina cittadina di Pasulco (17 II 1812) ed assale Cuautla con 3 divisioni per un totale di 8.000 uomini (19 II).
La cittadina è assalita da quattro colonne realiste (ore 7:00): a nord i granatieri guidati dal colonnello Pedro Segarra, contro San Diego una batteria d’artiglieria guidata da Juan Nepomiceno Oviedo, contro la trincea di El Encanto il battaglione provinciale del Guanajuato guidato dal colonnello conte Diego de Rul, a ovest contro San Diego altra artiglieria guidata dal conte di Alcaraz.
Hermenegildo Galeana uccide il colonnello Pedro Segarra. Juan Nepomiceno Oviedo è ucciso con molti dei suoi mentre piazza le artiglierie. Il conte di Alcaraz è respinto. Solo il battaglione provinciale del Guanajuato supera la trincea di El Encanto ed avanza contro San Diego ma il ragazzo Narcisz Mendoza, dei “Los Emulantes”, vede un cannone carico, apre il fuoco a mitraglia e respinge i realisti. Galeana riordina i suoi e rioccupa le posizioni con l’aiuto di Morelos, Matamoros e Leonardo Bravo. Cade anche il colonnello Diego de Rul. Narcisz Mendoza è detto “El Niño Artillero”.
Dopo tre attacchi e 6 ore di combattimenti i realisti sono respinti e per rappresaglia uccidono a colpi di baionetta 37 civili, donne e bambini dei dintorni.
Il brigadiere Ciriaco del Llano giunge con rinforzi, è sconfitto dal capitano Vincente Guerrero e da Leonardo Bravo a Izúcar (18 II) ma si unisce a Calleja che dispone così di 12.000 uomini. I realisti mettono l’assedio a Cuautla (29 II) ed iniziano a bombardare la cittadina (10 III).
Per proteggere le sorgenti di Juchitengo, Hermenegildo Galeana fa erigere un torrione quadrato ed un terrapieno, inutilmente attaccato dal colonnello José Antonio Andrade con il battaglione Lobera, 150 patrioti di San Luis, 100 granatieri e 3 cannoni. Cade il colonnello Garduño, colpito da alla testa da un proiettile di grosso calibro (18 III).
I realisti guidati da Buenavista tentano un assalto in una zona giudicata poco presidiata (25 III) ma Mariano Matamoros nasconde numerosi difensori, accoglie gli attaccanti con una scarica e li respinge con gravi perdite.
Hermenegildo Galeana invia Aguayo e Carranza ad attaccare di notte la ridotta di El Calvario, da dove le batterie battono il convento di San Diego (30 III). L’attacco di sorpresa riesce ma il capitano Gil Riaño cade e l’ex-sergente Garrido è ferito gravemente. I realisti rioccupano la posizione e catturano una bandiera ai ribelli.
Durante l’assedio si distinguono anche tre eroine: La Humana Costeña porta acqua ai soldati, La Barragana guida un gruppo di insorti e sfugge a cavallo dai realisti dopo essere uscita in esplorazione fino a Tetelcingo, Cuellar trasporta polvere agli assediati raccolta a Coahuixtla da suo marito.
Hermenegildo Galeana fa erigere un baluardo con parapetto al Almeal (3 IV) ma la popolazione ed i difensori iniziano a soffrire la fame, la sete e si diffondono alcune epidemie (9 IV). Matamoros con un centinaio di uomini effettua una sortita notturna, raccoglie viveri e rinforzi e torna 6 giorni dopo con Perdiz ed un convoglio (21 IV). Hermenegildo Galeana effettua una sortita in appoggio ma il convoglio è respinto lasciando 37 caduti, tra i quali Perdiz.
Calleja interrompe il bombardamento per quattro ore ed offre il perdono in cambio della resa (1 V) ma Morelos risponde “Ofrezco igual gracia a Calleja y los suyos” (Offro eguale grazia a Calleja ed ai suoi).
Dopo 72 giorni (58 d’assedio) il maltempo e la mancanza di viveri costringono Morelos ad aprirsi un varco ed abbandona la cittadina (2 V) riuscendo a salvare gran parte delle truppe. Calleja, che nell’assedio ha lasciato più caduti degli insorti, fa radere al suolo Cuautla e rientra a Città del Messico (V 1812).
Morelos promuove Matamoros ed Hermenegildo Galeana marescialli da campo, Narcizo Mendoza “El Niño Artillero”, è promosso alfiere e dopo l’indipendenza del Messico raggiunge il grado di colonnello (gli è eretta una statua a Cuernavaca).
Si dice che Napoleone Bonaparte, informato dell’assedio, abbia esclamato: “Con uomini come Morelos conquisterei il mondo”.

Ignacio López Rayón e la Villa Heroica.
Durante l’assedio di Cuautla la guerriglia prosegue nelle altre parti del paese, tenendo impegnate le forze realiste.
José María Cos fonda il giornale “Ilustrador Nacional” (V 1812), che cambia poi nome “El Ilustrador Americano” ma è ostacolato dal governo e dalle autorità ecclesiastiche e cessa di essere pubblicato (IV 1813).
Don Ignacio López Rayón guida la guerriglia nella Valle de Toluca, sconfigge Lerma (V 1812) ed è assediato a Tenago da Castillo e Anastasio Bustamante. Alla difesa partecipa la popolazione ma la cittadina è presa con un assalto (2 VI). Sono catturati e fucilati Reyes, Jiménez, Cuéllar ed il dottor Carballo. La cittadina riceve dal congresso il titolo di “Villa Heroica”.
Francisco Ayala, già a Cuautla, si fortifica nell’hacienda di Temilpa ma è sconfitto (VI 1812) e fucilato con il figlio Rafael. Nella lotta è caduto l’altro suo figlio omonimo Francisco.

Valerio Trujano e la Tierra del Sol.
In Oaxaca frattanto Valerio Trujano sconfigge i realisti guidati da Manuel Güenduláin a Cuicatlán, occupa Huajuapan (5 V 1812), ed è assediato da Régules Villasante con 1.100 regi con 14 cannoni. Alla difesa della cittadina, chiamata “Tierra del Sol”, partecipano gli abitanti guidati dai fratelli Antonio (diciottenne inquadrato nella locale Sección de Caballería) e Manuel León y Loyola, Hipólito del Corro, Ubaldo Martínez, José María Herrera e Don Manuel Alencaster. Le campane sono fuse ricavandone cannoni.
I regi sconfiggono i rinforzi degli insorti guidati da Sánchez e Tapia, catturando i viveri ed i cannoni, sono raggiunti da altre truppe guidate da Caldelas ed iniziano gli attacchi, che diventano quotidiani (dal 10 V).
Un corriere riesce a fuggire e chiede aiuto a Morelos che invia Miguel Bravo con 1.800 uomini ma è sconfitto, quindi interviene personalmente, concorda una sortita e sconfigge i più numerosi assedianti (23 VII 1812), causando loro la perdita di 400 caduti, 300 prigionieri, 30 cannoni, 1.000 fucili ed i bagagli. L’evento, ritenuto miracoloso, è attribuito al “Señor de los corazones” e tuttora festeggiato dalla città con l’Expoferia. è il più lungo assedio della guerra d’indipendenza (111 giorni). Valerio Trujano è promosso colonnello.

Nicolás Bravo.
Juan Labaqui guida un convoglio di farina ed altro materiale da Veracruz a Puebla, scortato da 300 fanti, 60 cavalieri e tre pezzi d’artiglieria leggera, ma è attaccato a San Agustin del Palmar (19 VIII 1812), da 400 insorti e 200 indios guidati da Nicolás Bravo. I realisti si asserragliano nel villaggio e resistono due giorni. Gli insorti dominano le difese dalle alture del Calvario e con un attacco alla baionetta prendono il paese, catturano il convoglio, causano 40 caduti (compreso Labaqui) e 200 prigionieri. Il reggimento spagnolo è distrutto.
Morelos contatta il governo inglese e chiede di acquistare 8.000 fucili, 200 pistole e 6.000 spade (27 VIII 1812).
I realisti catturano all’hacienda de San Gabriel Leonardo Bravo, che Morelos si offre di riscattare in cambio di 800 prigionieri ma il viceré rifiuta e lo fa fucilare (13 IX 1812). Morelos ordina a Nicolás Bravo, figlio di Leonardo, di fucilare 330 realisti in rappresaglia ma questo al momento dell’esecuzione li grazia e li lascia liberi.
Il viceré Francisco Javier Venegas annuncia la costituzione promulgata a Cadige in marzo (30 IX 1812) istituendo le delegazioni provinciali, ma tra i 652 eletti ci sono numerosi indipendentisti e nessun castigliani, quindi le sospende.
Il colonnello Valerio Trujano con 100 uomini è sorpreso da 400 realisti a Tehuacán (6 X 1812), interrompe la fuga per salvare il figlio dalla casa che i realisti hanno incendiato di proposito e muore.

La Presa di Oaxaca.
Morelos prende Orizaba (29 X 1812), dove cattura l’intera riserva di tabacco del governo, ed investe Oaxaca (10 XI 1812), dove si distingue il colonnello Vincente Guerrero. A lui si unisce Miguel Antonio Fernández Félix, che cambia nome in don Guadalupe Victoria e pronuncia la frase “Va mi espada en prenda, voy por ella”. La cittadina è costretta alla resa (25 XI 1812) e Morelos fonda il settimanale “Correo Americano del Sur” (II 1813), pubblicato per quattro mesi.
Sul lago Chapala l’aborigeno Encarnación Rosas ed il prete Marcos Castellanos sollevano le popolazioni indigene armate solo di fionda (fine 1812) che dopo la distruzione dei loro villaggi da parte di José de la Cruz si fortificano sull'isola di Mezcala (si arrendono dopo un assedio nel 1816).
José Francisco Osorno e Carlo Maria de Bustamante organizzano il “Departamento del Norte” nelle regioni di Llanos de Apan e Sierra de Puebla. La capitale Zacatlán è fortificata e dotata di un ospedale, nel vicino forte San Mugyel Terango è impiantata una fabbrica d’artiglieria. Le truppe ammontano a 4.000 cavalieri, compresi i volontari “Los Trompetas” (II 1813).
José Francisco Osorno con 3.000 uomini sconfigge i realisti guidati da Diego Rubin de Celis nell’hacienda de Mimiahuapan (15 I 1813).
Matamoros, promosso brigadiere, conquista il convento fortificato di Santo Domingo nella regione di Oaxaca (25 XI 1812), scende a sud e sconfigge il realista Manuel Dambrini nel Chiapas, a Tonalá (19 IV 1813).

Il Colpo di Stato di Calleja e Las Fiebres Misteriosas.
Calleja partecipa alla protesta di parte delle truppe contro Venegas, lo destituisce e ne prende il posto (III 1813), accresce l’esercito a 40.000 uomini tra truppe di linea e milizie provinciali, aumenta le tasse ed ordina di giustiziare chiunque collabori con i ribelli.
Le truppe realiste reduci dall’assedio di Cuautla diffondono un’epidemia nella capitale (VI 1813) causando la morte di 20.000 cittadini ed altre 35.000 persone dei dintorni. L’epidemia, chiamata “Las Fiebres Misteriosas” o “Epidemia di Cuautla”, è il più grande disastro della guerra.

La Spedizione di Gutiérrez e Magee.
Il colonnello messicano José Bernardo Maximiliano Gutiérrez de Lara ed il tenente americano Augustus William Magee (irlandese nato a Boston) raccolgono volontari in Louisiana, innalzano una bandiera verde e passano il confine con il Texas (7 VIII 1812). La spedizione è segretamente appoggiata dal segretario di stato americano James Monroe.
I ribelli assediano e prendono Presidio La Bahía (7 IX 1812 – 19 II 1813). È il più lungo assedio nella storia texana, durante il quale Augustus Magee muore misteriosamente (6 II 1813).
I ribelli, raggiunti da numerosi indiani, salgono a 6-900 uomini e procedono verso San Antonio. Manuel María de Salcedo governatore del Texas e Simón de Herrera governatore del Nuevo Leon con 950-1.500 uomini approntano un’imboscata presso la confluenza dei fiumi Rosillo e Salado (29 III 1813) ma dopo un’ora di combattimenti sono messi in rotta lasciando 100-330 caduti, numerose armi e munizioni, 6 cannoni, 1.500 cavalli e muli. I vincitori hanno 6 caduti ed ottengono la resa di San Antonio (1 IV 1813). Salcedo ed Herrera sono condotti sul luogo della battaglia e giustiziati (3 IV).
I ribelli dichiarano l’indipendenza del Texas, installano una Junta de Gobierno (6 IV 1813) e stampano la “Gaceta de Tejas”, il primo giornale texano, ma sorgono dei disaccordi e numerosi americani abbandonano l’impresa. Il generale José Álvarez de Toledo y Dubois depone Gutiérrez, assume il comando dell’esercito (4 VIII), circa 3.000 uomini, proprio mentre il generale realista Joaquín de Arredondo con 1.830 uomini marcia contro i ribelli.
Il generale José Álvarez de Toledo y Dubois prepara un’imboscata con 1.400 uomini americani, texani, indiani, messicani ribelli e neri tra i fiumi di Atascosa e Medina nella foresta paludosa chiamata El encinal de Medina. I realisti scoprono le posizioni dei ribelli ed un contingente guidato dal tenente Antonio López de Santa Anna li attira fuori dalle loro posizioni. Il grosso li attende trincerato, appoggiato dall’artiglieria e la cavalleria presso il fiume Medina (18 VIII 1813). Dopo quattro ore di intensa battaglia Arredondo sta per ordinare la ritirata ma i ribelli sono respinti lasciando numerosi caduti e prigionieri, che sono giustiziati. Si salva solo un centinaio di uomini. I vincitori hanno 55 caduti e rioccupano San Antonio, ponendo fine alla prima repubblica del Texas. Le rappresaglie colpiscono chi ha colloborato con i ribelli.
La battaglia di Medina è la più sanguinosa del Texas, i caduti superano per numero quelli di tutta la seconda rivoluzione texana (1836).

La Terza Campagna di Morelos - Il Siervo de la Nación.
Morelos investe Acapulco (6 IV 1813) e con un duro combattimento la prende (12 IV), assedia Fuerte de San Diego (20 IV), sconfigge i realisti a Tehuacán (23 VI), mina il forte e costringe il governatore Pedro Vélez alla resa (20 VIII). Nei combattimenti si distingue l’eroina María Manuela Molina detta “La Capitana”, al comando di una compagnia di insorti.
Nicolás Bravo frattanto conduce la guerriglia attorno Veracruz e fortifica San Juan Coscomatepec (V 1813), investita dal conte de Castro Terreño con una divisione composta dal battaglione de Asturias ed altri corpi per un totale di 1.000 uomini e 4 cannoni, compreso il colonnello Cándano (5 IX 1813). Machorro guida i difensori mentre Nicolás Bravo disturba gli assedianti dall’esterno. Dopo 24 giorni di assalti respinti il viceré invia l’abile Luis del Aguila, ma gli assediati rendono inservibili i 2 cannoni più grossi, interrano i cannoni minori e compiono una sortita (4 X 1813) mettendosi in salvo. Luis del Aguila rade al suolo il villaggio e fucila le immagini dei santi.
Morelos convoca il primo congresso indipendente a Chilpancingo (13 IX 1813), con rappresentanti di tutte le province e presenta il documento “Sentimientos de la Nación”, con il quale propone l’indipendenza messicana, riforme politiche e sociali. Il congresso lo nomina generalissimo ma Morelos cambia il titolo in “Siervo de la Nación”.
Mariano Matamors avanza in soccorso di San Juan Coscomatepec, si unisce a Nicolás Bravo e poiché l’assedio è finito attaccano un convoglio di tabacco a San Agustin del Palmar (X 1813) difeso da José de la Peña con 700 uomini, compreso un reggimento spagnolo veterano delle Guerre Peninsulari che è distrutto. Gli spagnoli lasciano 215 soldati caduti e 368 prigionieri, compreso il colonnello Cándano che è fucilato. Mariano Matamoros è promosso generale e diviene il braccio destro di Morelos.

La Quarta Campagna di Morelos - La Controffensiva Realista.
Morelos tenta di soccorrere José Francisco Osorno, assediato ad Ozumba, ma è sconfitto da Porlier e Luis del Águila a Ojo de Agua (18 X), prende Orizaba (29 X) ma è nuovamente sconfitto da Luis del Águila a Puente Colorado (1 XI) perdendo l’artiglieria. Raduna quindi 5.600 uomini (20.000 in altre fonti), compresi Matamoros e Nicolás Bravo con le loro bande, ed investe Valladolid ma è preso alle spalle dalle truppe di Iturbide e respinto con gravi perdite (23 XII 1813). A sud della città, sulle colline di Santa Maria, alcuni reparti degli insorti non si riconoscono e si sparano tra loro. La notte successiva il campo è attaccato di sorpresa da don Agustín de Iturbide con 190 cavalieri e gli insorti sono dispersi.
Nicolás Bravo si fortifica a Garita del Zaponte ma è attacco dai realisti di don Agustín de Iturbide, perde tutta la fanteria, tre cannoni, i carriaggi e 233 prigionieri, che sono fucilati.
Ciriaco del Llano e don Agustín de Iturbide attaccano con forze preponderanti Morelos che si è fortificato nell’hacienda di Puruarán (5 I 1814), presso Valladolid, e lo sconfiggono gravemente catturando tutti i cannoni, numerose armi e 100 uomini, che sono giustiziati. Nicolás Bravo si salva a stento. Mariano Matamoros protegge la ritirata me è catturato e Morelos offre invano 200 prigionieri per la sua liberazione.
Calleja ordina che in caso di cattura i ribelli siano immediatamente fucilati (22 I 1814), sorte subita da Matamoros a Valladolid (3 II 1814).
Una colonna realista guidata da José Gabriel Armijo avanza verso sud, sconfigge i ribelli di Victor Bravo presso Chilpancingo e costringe il congresso a fuggire a Tlacotepec. José Gabriel Armijo rioccupa Tixtla, Chilapa e Chilpancingo, sconfigge Guerrero, Galeana e los Bravo a Rosáinz (19 II 1814), obbligando il congresso ad una nuova fuga, ed infine riprende Acapulco (14 IV). Melchor Alvarez frattanto rioccupa Oaxaca (29 III 1814).
Hermenegildo Galeana cade in un’imboscata dei realisti guidati da Avilés ad El Salitral, in Coyuca. Mentre fugge a cavallo sbatte la testa contro un grosso ramo ed è ucciso dai realisti (27 VI 1814). Morelos alla notizia della sua morte esclama “Me han dejado sin brazos, ya no soy nada!”. Morelos è sconfitto a Las Ánimas perdendo l’equipaggiamento e l’archivio.

Il Colpo di Stato di Ferdinando VII.
Il trattato di Valençay (11 XII 1813) pone fine alla guerra tra la Spagna e la Francia di Napoleone, che riconosce Ferdinando VII. Le cortes chiedono il giuramento della costituzione di Cadige ma Ferdinando VII “El Deseado” entra in Spagna (22 III 1814), annulla la costituzione e tutti gli atti delle cortes (4 V 1813).
Ferdinando VII richiama i gesuiti, perseguita i liberali e trascura inizialmente i problemi nelle colonie. Il viceré Calleja scioglie le delegazioni provinciali della Nueva España.

La Constitución de Apatzingán.
Morelos (dichiara di aver riportato 40 vittorie) redige la Constitución de Apatzingán (X 1814), ispirata a quella francese del 1793 e quella spagnola del 1812. Il congresso dichiara l’indipendenza dalla Spagna e da qualunque altra nazione, riconosce la religione cattolica come unico culto, dichiara il rispetto della proprietà privata, la sovranità del popolo che elegge i suoi rappresentanti, la separazione di poteri legislativo, esecutivo e giuridico, l’eguaglianza di fronte alla legge, il divieto agli stranieri di occupare posti pubblici, l’abolizione dei monopoli di stato e la spartizione dei latifondi. La tortura è proibita. Sono istituite le feste nazionali Virgen de Guadalupe (12 dicembre) e l’anniversario del Grito de Dolores (16 novembre).
Llano e Iturbide cercano di sloggiare Ignacio López Rayón dalla fortezza montana di Coporo ma sono respinti (4 III 1815).

La Fine di Morelos.
Iturbide con una rapida marcia minaccia il congresso ad Apatzingán mentre il grosso degli insorti guidato da Teran è a Puebla. Morelos con 500 uomini scorta il congresso verso Puebla, chiama Teran e Guerrero ma i corrieri sono intercettati ed i realisti guidati dal colonnello Manuel de la Concha, avvisati da un traditore, lo raggiungono a Tezmalaca. Morelos invia verso Tehuacán i pochi membri del congresso scortato da Nicolás Bravo e rimane con 50 uomini a proteggerne la fuga, è attaccato dai realisti guidati dal tenente Matías Carranco e catturato (5 IX 1815). Per ordine del viceré Calleja, Morelos è fucilato a San Cristóbal Ecatepec (22 XII 1815).
I realisti occupano le provincie meridionali e la costituzione di Apatzingán non entra mai in vigore.


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